Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Ricorda la storia  |      
Autore: _Aelite_    13/01/2010    4 recensioni
Neve. Rende tutto più bello.
“Rimanendo là sotto sentirai gli spifferi -continuò-  prenderai un raffreddore e ti ammalerai. E a quel punto Takanori conquisterà il mondo!” disse, e si accucciò davanti alla finestra a sua volta, avvicinandosi a Yutaka.
“E questa è la prima di una lunga serie. Non vuoi nemmeno immaginare cosa succederebbe al mondo, se il nano malauguratamente riuscisse nel suo intento, vero?”
Ma la neve non cade per sempre.
E a volte, di colpo, smette di farlo.
[ReiKai dedicata a Mya, con tutto il mio affetto e la mia riconoscenza.]
Introduzione modificata per uso di codice html pesante.
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aoi, Kai, Reita
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

*Snow Scene*

La camera da letto era totalmente in penombra. Solo la figurina di Yutaka, col mento appoggiato sugli avambracci e gli occhi sognanti intenti a scrutare la neve che cadeva dal cielo, era illuminata dal chiarore di qualche lampione in strada.
Imbiancava tutto, lenta, silenziosa; non si vedeva quasi più nulla, là fuori, e dal suo cantuccio scuro e appartato poteva godersi il silenzio venutosi a creare fuori, attorno e dentro di lui. Un silenzio estremamente piacevole, avvolgente come l’abbraccio di una madre.
Non era molto tempo che la osservava: eppure erano bastati pochi minuti perché lei, tranquilla e gentile, coprisse tutto il mondo con una coltre tanto morbida quanto gelida.
Probabilmente si sarebbe addormentato, se fosse rimasto qualche attimo ancora immerso in quel silenzio, nascosto in quell’angolino di sogno tutto suo.
Invece sobbalzò, quando un peso gli atterrò malamente sulle spalle e sulla schiena; dalle labbra gli uscì un gridolino spaventato, e si girò di scatto, come un gatto colto di sorpresa mentre tende un agguato.
“Ryo, non farlo mai più.” Sbottò, leggermente irritato. Era così concentrato sul silenzio e sulla neve, che non si era accorto dell’ingresso di Ryo nella stanza. Il biondo, dal canto suo, lo guardava divertito: quando Yutaka realizzò di avere una coperta sulla schiena, infatti, ricevette un sorriso imbarazzatissimo.
“Vengo in pace...” rispose l’altro, mostrando due tazze fumanti che a giudicare dall’odore dovevano essere colme di cioccolata bollente, tazze che furono appoggiate poco dopo sul comodino accanto alla finestra, accompagnate da uno dei rari sorrisi del biondo.
“Rimanendo là sotto sentirai gli spifferi -continuò-  prenderai un raffreddore e ti ammalerai. E a quel punto Takanori conquisterà il mondo!” disse, e si accucciò davanti alla finestra a sua volta, avvicinandosi a Yutaka.
“E questa è la prima di una lunga serie. Non vuoi nemmeno immaginare cosa succederebbe al mondo, se il nano malauguratamente riuscisse nel suo intento, vero?” Si appoggiò una mano sulla fronte, con fare teatrale; Yutaka rise. Rise come faceva solo con lui, una risata intima: come i sorrisi sotto le coperte, dopo una nottata passata tra gemiti e ansiti.
“Parliamo di pantaloni rosa shocking leopardati e manette di pelo brillantinate?” Azzardò il moro: la neve, nel frattempo, continuava a cadere. La loro breve conversazione cadde insieme a lei, invece, confondendosi in una lieve risata da parte di entrambi.
Ryo circondò le spalle di Yutaka con un braccio, coprendo entrambi con la coperta e attirandolo a sé, in modo da tenerlo caldo: a quell’altezza, gli spifferi c’erano davvero.
Quando sentì il suo innamorato che si accoccolava a lui, gli lasciò un bacio tra i capelli.
“Sono sicuro che sarai divino con quel taglio, Yutaka...” sussurrò. Yutaka, dal canto suo, non ne era propriamente convinto: quello stile avrebbe dato una mano di vernice abbastanza pesante al suo personaggio.
Il fatto che Ryo adorasse l’idea, però, bastava a cancellare ogni dubbio.
Lasciò che colui il quale lo faceva sentire Yutaka più di ogni altro continuasse a coccolarlo come lui solo sapeva e aveva il permesso di fare; appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassando tutto il corpo e  accennando ad un sorriso.
Era tutto così dannatamente perfetto...
“Ah, ho fatto la cioccolata!” esclamò d’un tratto il biondo, dopo qualche minuto di silenzio assorto.
“...tu devi smetterla di rovinare i bei momenti, Ryo. Sto cominciando a pensare che tu abbia una predisposizione genetica.”
Ricordava anche troppo bene, infatti, il momento in cui provò a confessargli il suo amore la prima volta: loro due, soli, il sole che si accasciava tra le fronde degli alberi sull’orizzonte, Yutaka preoccupato e in crisi, intento a cominciare una frase di senso compiuto e proprio sul fulcro della situazione... “Ehi Yutaka! Ma quelli sono colombi o piccioni?” chiese, additando uno stormo di uccelli...che per amor di precisione, erano gabbiani.
A prescindere da questa sua abilità, per quel che accadde dopo, Yutaka fu disposto a perdonargli quella e tutte quelle che sarebbero seguite da quel momento in poi.
Questo e altro, per amore.
Prese la tazza ormai tiepida tra le mani e bevve un sorso di cioccolata.
“Buona...” sussurrò, deliziato. Il suo Ryo ricordava tutto; di aggiungere il cacao un po’ alla volta, di mettere tre cucchiaini di zucchero nella sua e una spruzzata di cacao amaro sulla pellicina che si formava appena sotto il bordo della tazza piena.
“Si? Dai, fammi assaggiare...” prima che potesse protestare, dicendo che lui aveva la sua tazza personale con tanto di panna montata, rubò un sorso di cioccolata direttamente dalle sue labbra, leccandole dolcemente.
“Mhh...non ho sentito bene...” sussurrò, e si addentrò dolcemente tra quei lembi di carne leggermente macchiati di cacao. Ancora non si capacitava di come Ryo riuscisse a nascondere tutta quella dolcezza, tutta quella delicatezza, tutte quelle accortezze che applicava giorno dopo giorno, notte dopo notte, e solo per lui.

E Lui. Ryo.

Lui, che come la neve aveva impiegato pochi minuti per rendere tutto il suo mondo più bello, coprendo ogni cosa con il suo manto bianco, col suo candore nascosto.
Persi nel loro angolino di sogno, con la neve che cadeva solo per loro, continuarono a giocare così, senza fare nient’altro.
Non ce n’era bisogno; non c’era bisogno di sesso, di parole, di gesti di qualsiasi tipo, in quel momento.
Solo loro, i loro respiri intrecciati, i loro cuori palpitanti sintonizzati sulla stessa, identica frequenza; quasi come se i loro strumenti fossero parte del loro amore.
Là fuori, i fiocchi di neve danzavano a ritmo con loro, volteggiando nel vuoto e adagiandosi al suolo.
Quando si staccarono, i loro sguardi si unirono come in un bacio.
Negli occhi di Yutaka, la muta richiesta di un “stai con me per sempre, sempre così.”
Negli occhi di Ryo, solo un “ti amo.”

 

*** 

 

Era rannicchiato in un angolo del divano, si guardava insistentemente le punte dei piedi. Erano fredde, ma non aveva voglia di coprirle; non aveva voglia di fare nulla, in realtà.
Ogni cosa lo stancava troppo. E non gli piaceva più, l’essere costantemente stanco. Si strinse le ginocchia al petto e deglutì, appoggiandovi il mento; alcuni ciuffi lunghi gli caddero sul viso, e con un gesto seccato li cacciò dietro la schiena.
Alla fine stava davvero bene, con quel taglio.
Eh si.
“Yuta-chan...?” Sbuffò, seccato. Alzò gli occhi, cerchiati di viola e mortalmente vuoti sul soggetto che aveva appena parlato.
Dopo qualche secondo di esitazione, Yuu parlò ancora.
“Hai...hai visto che c’è la neve? È bella, a te piace...vieni a vederla?” Chiese, timido e quasi impaurito. Nessuno in quel momento avrebbe pensato che quella voce appartenesse a Yuu Shiroyama, lo stereotipo di pazzoide che normalmente smorza i momenti formali e improvvisa danze improbabili nel bel mezzo di una ripresa.
Yutaka, dal canto suo, scrutò il paesaggio che si proponeva oltre il vetro della finestra.
Era vero, c’era la neve.

La neve.

Ryo.

Si alzò di scatto dal divano e quasi inciampò, rischiò un paio di volte di scivolare sul pavimento ma alla fine raggiunse la sua camera; la neve scendeva anche oltre a quella finestra, c’era davvero.
Sorrise, felice: si inginocchiò davanti alla finestra e appoggiò il mento sugli avambracci, osservando la neve che cadeva lenta dal cielo. Sorrise ancora, cominciò a contare cantilenando sottovoce.

“Duecentosessantanove, duecentosessantotto...”

Yuu fece capolino dalla porta della camera, osservando la figurina di Yutaka, quasi invisibile nell’oscurità. La sua carnagione eterea risaltava alla luce esterna che attraversava il vetro della finestra.

“...cento, novantanove, novantotto...”

Più si avvicinava al numero zero, e più Yuu riusciva a sentire il sorriso, la felicità nella sua voce. Tornò in soggiorno e prese una coperta, poi tornò nella camera da letto e si decise a varcarne la soglia. Non l’aveva mai fatto.

“...quindici, quattordici...”

Mosse un passo verso la finestra, incerto; non capiva cosa gli passava per la testa, non lo capiva più nessuno, da quel giorno.
Il giorno in cui la neve smise all’improvviso di cadere, lasciando il vuoto nel cuore di tanti e il gelo nel cuore di uno.
Arrivò a un passo scarso da lui, era dietro le sue spalle. Si inginocchiò e gli stese la coperta addosso, mentre diceva “uno”.
Yutaka si girò di scatto, con un sorriso stupendo e due occhi oscenamente vuoti e spenti. Occhi che lo guardarono davvero, nonostante tutto. E nonostante tutto, in cerca di qualcosa che non avrebbero mai più trovato, se non in un ricordo.
Occhi che si riempirono di lacrime, a pari passo con il sorriso che lentamente, gradualmente e inesorabilmente scompariva dal suo viso, lasciando il posto ad una profonda, devastante, mortale delusione.
Una, due, cinquanta, duecentosessantanove lacrime cominciarono a scorrere sul visetto del piccolo Yutaka.
“Yuu...lui...non...”
Il diretto interessato si convinse che era inutile cancellare le lacrime dal viso del suo amico. Quelle che non scendevano, gli avrebbero congelato il cuore, o sarebbero diventate ghiaccio ancor prima di toccarlo e l’avrebbero lacerato senza pietà.
Decise di abbracciarlo, come mai aveva avuto il coraggio di fare prima, da quel giorno. Stretto, forte, a lungo, lasciando che i singhiozzi uscissero dalla sua gola, dal suo petto, da tutto il suo corpo, con l’impeto dei fuochi d’artificio.
Rimase in silenzio, Yuu, stringendo a sé quel corpicino tremante.

Fuori aveva di colpo smesso di nevicare. Forse, fuori avrebbe ricominciato, prima o poi.

Dentro, invece, non avrebbe nevicato mai più.

 

 

[“Ryochan...ma perché hai le mani sempre fredde?”

“Perché...sono il dio delle nevi!”

“Ma non è vero...”

“Metti in dubbio l’esistenza delle divinità? Empio!”

“Ma...no, non è vero che sei il dio delle nevi!”

“E allora, che dio sarei?”

“...il mio. E se non sei il mio dio...sei la mia neve, Ryo.”]

 

___________________________________________________________________________________________________________

*Angolino di Lilli! ^ ^ *

...Allora. Allora allora.
No, non ho perso una scommessa, questa volta. xD Anzi, si, ma non è andata esattamente come tutte le altre volte. Abbiate la pazienza di ascoltare/leggere.
Accedde che una piccolina (relativamente) a caso, una sera come tante, mi chiese quando sarei tornata sulla scena. Cosa poteva rispondere una teme come me? Ma anche mai!
Il risultato di quella sera è questo; un semplicissimo regalo. Una fic solo per lei. Si, di mia spontanea volontà, niente scommesse. Insomma, come si fa a dire di no ad una creaturina così?! ç///ç
In principio fu una fic estremamente zuccherosa, dolce, diabetica, e chi più ne ha più ne metta. Poi, a chi mi conosce, è nota la mia passione quasi masochistica per le cose tristi.
Non è questo il caso. Giuro. Purtroppo però, è andata così. Ho avvisato la diretta interessata, che a quest'ora (ne sono certa...) Sarà indecisa se ridere, aborrire o piangere. xD
Ad ogni modo,grazie alla mia autostima inesistente, ieri sera sono quasi giunta alla conclusione di non pubblicarla. E qui va citata mia moglie, che mi ha fatto un cazziatone memorabile. E che...ta-dan! Ha vinto una scommessa contro di me.
E vi figurate il risultato? xDxD Diciamo la verità per intero, mi ha ricattato in questo modo solo in un primo momento. u.u
Poi mi ha fatto il cazziatone serio sopracitato e...eccomi qua.
Dunque, suppongo di aver finito con le stronzate, per cui vorrei dire tre cosine che...permettetemi, vanno dette.
Prima tra tutte, la dedica.
Carissima Mya, queste pagine sono tue. Ti ho già spiegato quanto sia difficile conquistarmi, ma nel giro di cosa...due settimane? Forse anche meno, fatto sta che ti sei guadagnata fiducia, affetto e rispetto da parte mia.
Totalmente. Spero che questo piccolo "esperimento" Del quale non sono propriamente fiera ti sia gradito.
Parlare con te è sempre un immenso piacere, GRAZIE di tutto. <3
Seconda cosa! Penso che il pezzo sui gabbiani non sia passato inosservato. xD Demenziale, a dir poco. Liberamente ispirato, però, alla mia mogliettina Kinoko! u.u Per questo, Mya non me ne voglia, quella parte è dedicata a lei: primo perchè se c'è qualcuno che SA rovinare momenti SERI (ogni riferimento a fatti avvenuti è sicuramente MIRATO e del tutto fuori dall'insieme "casuale") è lei. Secondo, perchè giusto ieri si è lamentata CON ME che non le viene dedicato nulla, per cui, accontentata! E terzo...
Serve anche dire "perchè ti amo, baka"? ^ ^<3 
Terza cosa, e non meno importante, anzi. Figuriamoci. Vorrei approfittarne per ringraziare TUTTE le persone che hanno recensito e messo tra i preferiti i miei precedenti lavori.
E sicuramente, le persone che hanno letto; vedere che tante persone leggono, o che le stesse persone leggono tante volte, mi fa sentire quasi brava. xDxD

Ora è davvero tutto, per cui vi saluto e spero di aver fatto un lavoro degno di una persona come quella a cui ho dedicato tutto questo. Sono estremamente felice di averti conosciuta, Mya.
A presto!^ ^

Aelite.

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: _Aelite_