Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Rowena    13/01/2010    1 recensioni
Watanuki sospirò, prima di cominciare il loro solito siparietto. Chissà se anche lei era grata al ragazzo per aver espresso quel desiderio che lo aveva portato al negozio.
Lui, di certo, lo era ogni giorno.
Genere: Introspettivo, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kimihiro Watanuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto era iniziato per un desiderio: sbarazzarsi di quel dono così scomodo che da sempre gli rovinava l’esistenza. Era per quello che aveva conosciuto Yuko, e sempre per quello aveva accettato di lavorare per lei pur di realizzare quel sogno.
Un desiderio.
Non sapeva che, accettando l’offerta della strega, si sarebbe ritrovato prigioniero di un circo a tre piste. E, soprattutto, che sarebbe stato incastrato in infinite discussioni senza senso.
Watanuki aveva fatto caso che, a prescindere dall’argomento, si finiva sempre allo stesso scambio di battute.
«Non m’interessa!»
«Non m’interessa che non t’interessi!»
Il primo in genere era lui e Yuko gli rispondeva con lo stesso tono, a prenderlo in giro, con quella sua faccia strana così incline a fare le smorfie. E normalmente Mokona faceva eco alla sua padrona, perciò Watanuki poteva godersi anche una splendida eco.
I motivi per cui arrivavano a parlarsi così erano svariati.
«Watanuki, preparami un bagno caldo», chiedeva la strega a orari improponibili.
«Dell’altro sakè, Watanuki, su!», e questa era la più frequente.
Poi chiedeva per pranzo cibi fuori stagione e perciò impossibili da preparare, favori incomprensibili, commissioni… Yuko era veramente pigra, non c’era niente da fare.
«Non m’interessa», rispondeva lui quando la strega cercava di blandirlo con una piccola presa in giro, una battuta, o quel tono lamentoso insopportabile.
«Non m’interessa che non t’interessi», rispondeva sempre lei, «fallo e basta».
C’era da rodersi il fegato, davvero. Era quasi peggio che avere a che fare con quel Dômeki…
No, a pensarci bene per Watanuki non esisteva niente di peggio al mondo rispetto a Dômeki, non c’era niente da fare.
Con Yuko, però, per quanto potesse arrabbiarsi, rifiutarsi, cercare di mantenere un equilibrio nella sua dieta o impedire a lei e a quella palletta pelosa che vagava per casa di bere tanto, con Yuko proprio non c’era da discutere.
E tutto per un desiderio!
Watanuki, tuttavia, iniziava a sentirsi diverso: nei primi giorni, la strega le dava davvero sui nervi. Tollerava poco o niente le sue strane abitudini e non si faceva scrupolo di rimarcarlo ad alta voce, nonostante poi tutti nel negozio non facessero altro che prenderlo in giro per questo.
Ora… Qualcosa era cambiato, senza dubbio.
Non che avesse smesso di risponderle male, ovviamente. O di rifiutarsi di esaudire ogni sua richiesta, perché ad ogni modo quel patto non aveva vie di fuga. Non che ne volesse, se significava tornare alla sua situazione di partenza. Nonostante tutto questo, nel negozio qualcosa era cambiato. Incredibile ma vero, ogni volta che Yuko le rispondeva in quel modo convincendolo a fare cose di ogni genere lui sentiva la strana voglia di mettersi a ridere.
Non aveva ancora permesso a se stesso di mostrare quella strana emozione, al massimo gli era sfuggito un sorriso una volta o due, ma niente di più.
Sarebbe morto pur di ammettere che in fondo si sentiva a suo agio in quella gabbia di matti. No, di più; grazie a quel desiderio, non solo si era liberato di quello strano potere non richiesto, ma aveva anche trovato una specie di famiglia.
Forse chiamarla così era azzardato…
Non lo avrebbe mai detto a Yuko comunque, ma era contento di essere inciampato davanti al cortile del suo negozio.
«Watanukiiiii», trillò la strega proprio in quel momento, distraendo il ragazzo dai suoi pensieri. «Preparami un bagno con i sali profumati, su!»
Il ragazzo cominciò a tremare di rabbia: i sali da bagno erano tra le cianfrusaglie che Yuko gli aveva fatto nascondere – non senza un notevole sforzo fisico visto il peso dello scatolone – sullo scaffale più alto di tutto il negozio. Gli aveva assicurato che tanto era roba che non usava mai, che preferiva il sapone che faceva tanta schiuma…
E dopo neanche ventiquattro ore aveva già cambiato idea!
«Arrangiati con quello che c’è in bagno, ora devo seguire la cena», le gridò in risposta cercando di mantenersi calmo e distaccato.
Yuko in un attimo piombò nella stanza, con aria triste e indifesa: «Ho lavorato tutto il giorno e mi negheresti anche questo piccolo piacere, crudele Watanuki?», piagnucolò in maniera per niente convincente, «dovresti coccolarmi un po’, dopo una giornata faticosa come questa».
Watanuki sospirò, prima di cominciare il loro solito siparietto. Anche lei doveva aver riconosciuto lo schema con cui battibeccavano, e aveva deciso di rispettarlo come un copione.
Chissà se anche lei era grata al ragazzo per aver espresso quel desiderio che lo aveva portato al negozio. Lui, di certo, lo era ogni giorno.

 

   
 
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