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Autore: Cialy    16/01/2010    2 recensioni
Pensavi che le cose tra voi non sarebbero mai tornate come prima, che la frattura sarebbe rimasta insanabile, che le serate trascorse insieme appartenessero ormai ad un tempo passato. Invece, ti sbagliavi.
[Chuck/Nate; spoiler!, ambientata durante la puntata 3x09.]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Beta: Fireflie
Prompt: #58. Presente @ Criticombola
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Ambientata durante la puntata 3x09, ovvero nel famoso “lost weekend” di Chuck e Nate. Il titolo è preso proprio di là, infatti.


The Lost Weekend

Onestamente, pensavi che fosse finita. Pensavi che le cose tra voi non sarebbero mai tornate come prima, che la frattura sarebbe rimasta insanabile, che le serate trascorse insieme appartenessero ormai ad un tempo passato.
 
Invece, ti sbagliavi. E non sai nemmeno dire quanto la cosa ti faccia piacere.
 
*
 
«Se ti trasferisci da me, dobbiamo festeggiare.»
Ha iniziato così e avresti dovuto immaginarlo da quel sorriso storto che si portava addosso come si sarebbe conclusa. Avrebbe dovuto risuonarti un campanello d’allarme in testa, rumoroso come un concerto di campane – a festa –, ma ti sei limitato a sorridere di rimando e ad annuire.
 
«Come ai vecchi tempi?» hai chiesto.
«Come ai vecchi tempi,» ha confermato Chuck, e il ghigno sul suo volto si è fatto persino più pericoloso – e più dolce.
 
*
 
Tutto ripercorre il vecchio copione: la limousine, lo champagne costoso, le ragazze, che Chuck ha trovato chissà dove e di cui hai già scordato il nome. E lui, lui soprattutto, con il suo sorriso storto e il suo sguardo sempre intenso, anche se reso un po’ lucido dall’alcool. Chiudi gli occhi, riversando il capo sulla spalliera del sedile, e pensi che, se ti concentri, puoi fingere che questi anni non siano trascorsi, che non ne abbiate affrontate di tutti i colori, intanto.
 
Puoi fingere che il presente non porti alcuna differenza dal passato – che Chuck non sia ufficialmente fidanzato e l'imprenditore del secolo, e che tu non sia un disastro, tra carriera politica stroncata sul nascere e amicizie andate in fumo, che la tua vita proceda ancora perfettamente come l’avevi programmata. Ma la risata di una delle due occupanti della macchina e una sua coscia che ti si struscia addosso ti fanno riprendere il contatto con la realtà e, quando riapri gli occhi, la prima cosa che vedi sono i suoi.
 
Gli sorridi, ma non fai in tempo a dire nulla che la ragazza che hai accanto – Karen? Julie? – ti appoggia una mano sul viso per farti girare e ti bacia. La sua lingua che scivola sulla tua è tutto ciò che senti per i successivi minuti.
 
*
 
Rientrate nella suite ridendo, una bottiglia di champagne alla mano ciascuno. Charlotte – in realtà hai deciso tu di chiamarla così, fregandotene del suo nome vero – ti sta appiccicata al fianco, il fiato che sa di vodka a solleticarti l'orecchio e la gonna sollevata in modo promettente. Si stacca da te appena Chuck chiude la porta e, facendo ondeggiare i fianchi, cammina fino al centro del salone. «Allora, ce la fate vedere la camera da letto?» domanda in una nuvola di malizia.
 
Tu stai per rispondere a tono, per avvicinarti e baciarla, ma ti immobilizzi, d’improvviso incerto. Ti giri verso Chuck, pensando che il gioco sia finito là e che tra poco vi ritroverete a dire alle ragazze che sì, è stato bellissimo, che loro sono fantastiche, ma devono andarsene – perché Chuck è un ragazzo fidanzato e serio, adesso, e certe cose non può più farle.
 
Eppure ti sbagli ancora una volta e glielo leggi chiaramente in quel dannato ghigno, che non è finita lì, non è finita per niente. Di nuovo, il presente ti sembra infinitamente vicino al passato, quasi sovrapponibile ad esso, e non sai che pensare – non sai se terrorizzarti all'idea o se accogliere quella morsa allo stomaco come anticipazione, come gioia.
 
Chuck allontana da sé la seconda ragazza, indicandole di raggiungere l’amica, e poi si avvicina a te, ti afferra una spalla e all’orecchio ti dice: «Facciamo che questa volta resto a guardare io, mh?»
 
Ridi e annuisci – con un misto di gratitudine, divertimento e chissà che altro – e poi vi dirigete tutti e quattro verso la camera da letto. L’ultima riflessione seria che ti attraversa la mente è che, in fin dei conti, questo presente non è poi così male.
 
*
 
Ti senti i suoi occhi addosso per tutto il tempo. Non concentrati sui corpi delle due o sulle tue mani che li accarezzano, ma proprio su di te. Ogni tanto, mentre baci Charlotte o succhi il collo dell’Altra, li incroci persino; sono attimi brevi, in cui ti limiti a lanciare un semplice sguardo verso Chuck per assicurarti che sia ancora lì – e che le tue sensazioni siano giuste – e non oseresti mai prolungarli nemmeno per un secondo.
 
La forza di seguire dei pensieri logici diventa sempre meno, fino a scomparire del tutto; eppure la presenza di Chuck non la dimentichi neppure per un istante. Si adagia nel fondo della tua mente, anche mentre fai sesso con le ragazze, anche mentre vieni, come se fosse la cosa più normale del mondo averlo lì.
 
*
 
Dopo, sei un corpo sfatto immerso nell’intrico di lenzuola. Senti la pressione della schiena dell’Altra sul braccio, quando si gira su fianco e si mette a dormire; Charlotte, invece, mormora qualcosa sull’andare in bagno e, arraffando dei vestiti a caso, sparisce oltre la soglia.
 
Abbassi le palpebre, cercando di regolarizzare il respiro e calmare il battito, ma riesci a domare il bisogno di sapere se Chuck è rimasto lì solo per un breve istante. Sollevi la testa, allora, e il tuo sguardo incrocia il suo: è ancora seduto nella poltrona nell’angolo, quasi nella stessa posizione compiaciuta e rilassata in cui l'hai visto l'ultima volta che hai osato guardare verso di lui.
 
Sorridi e assapori la famigliarità di quel momento – che non ha nulla di normale, ma è tremendamente vostro – per qualche attimo, prima di deciderti ad alzarti, sfilando il lenzuolo e arrotolandotelo intorno alla vita.
 
Ti avvicini a Chuck, gli togli di mano la bottiglia di champagne che ha continuato a sorseggiare per tutto il tempo e prendi un lungo sorso, senza staccare lo sguardo da lui. C’è ancora quel ghigno soddisfatto, sul suo volto, che non sai a cosa attribuire esattamente, e i suoi occhi hanno ancora quella precisa sfumatura di intensità che ti ha fatto compagnia per tutta la notte.
 
Ti ha appena visto venire e, come se non bastasse, sei davanti a lui nudo e completamente esposto; eppure, l'imbarazzo non ti sfiora nemmeno lontanamente. Ti senti lo stomaco caldo, invece, dilatato dal piacere appena provato e da qualcos’altro, e a Chuck vorresti dire tante cose – tipo che ti è mancato, tipo che sei felice di riaverlo qui, tipo che ti dispiace per aver creato quel casino, quando la cosa più importante, a conti fatti, resta sempre il vostro rapporto.
 
Glielo vorresti dire davvero, ma le parole ti rimangono tutte incagliate in gola, un po’ per la paura di cosa potrebbe effettivamente uscirne e un po’ perché non hai la forza di mettere insieme un discorso sensato. Quindi, ti chini per poggiare la bottiglia sul pavimento, tanto per fare qualcosa, ed è allora che la mano di Chuck ti si ferma sul polso – è sempre lui ad agire per primo, alla fine – in una presa è salda, ma gentile.
 
«Nate…» comincia e tu realizzi che lui ha probabilmente delle cose da dirti a sua volta – e molto simili alle tue, anche –, ma che per il momento non vuoi dargliene modo. Le parole vi hanno già distrutto abbastanza.
 
Così, semplicemente, ti chini verso di lui e lo baci. Non lo cogli davvero di sorpresa, perché non esita nemmeno un istante prima di assecondarti – come se avesse aspettato quel bacio da chissà quanto. La sua mano ti risale lungo il braccio e la spalla in una lenta carezza, fino a fermarsi sulla tua nuca, ed è a questo punto, con le bocche premute l’una contro l’altra, con quel suo sapore che è alcool, tabacco e mille altre cose che non sei mai stato in grado di distinguere e che non hai mai trovato in nessun’altra, che riesci finalmente ad ottenere la sicurezza che il presente può davvero assomigliare almeno un po’ al passato.
  
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