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Autore: Ernil    17/01/2010    3 recensioni
A quindici anni dalla morte di Dumbledore, Harry e Draco hanno un bizzarro incontro.
« Malfoy? » disse Potter, voltandosi.
« In carne, ossa e sangue puro » rispose Draco, e sogghignò.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sommario: A quindici anni dalla morte di Dumbledore, Harry e Draco hanno un bizzarro incontro.

« Malfoy? » disse Potter, voltandosi.

« In carne, ossa e sangue puro » rispose Draco, e sogghignò.

Rating: Verde.

Disclaimer: non possiedo niente, e, a rigor di logica, nemmeno ci lucro. È un vero peccato, ma è un prezzo da pagare.

Beta: Geilie.  

Note dell’Autrice/1: Questa storia partecipa alla Criticombola indetta da Criticoni, prompt 52 [Tempi], 2012.

Note dell’Autrice/2: storia bizzarra. Mi stavo letteralmente ficcando le mani nei capelli perché non avevo assolutamente la minima idea di come usare questo prompt (ho cercato di buttarlo nel water e tirare l’acqua, ma mi hanno detto che non rispettava le regole). E poi esce Eiden con questa idea tutta sbrilluccicante di bellezza, e i miei occhi si sono cuoricinati.

Quindi, l’idea è sua e senza di lei probabilmente il mio corpo penderebbe senza vita, attaccato al mouse in attesa di ispirazione. Grazie, grazie, grazie.

 

 

1) Uno

 

[Non potremmo fare almeno una riunione che non finisca con la riesumazione di un cadavere?

 

The Simpsons]

 

 

Curiose coincidenze, quelle che portano gli uomini sulle stesse tombe, negli stessi corridoi e, quanto di più importante, a contemplare le stesse morti.

Curiose coincidenze.

Draco Malfoy si fermò a qualche passo di distanza dalla tomba bianca in riva al Lago dove quasi quindici anni prima Albus Dumbledore era stato deposto, sottile e dritto come uno di quei re del passato, nel luogo del suo riposo eterno.

Draco non era stato presente. A quei tempi, si trovava sotto la dubbia ala protettrice di Lord Voldemort, lontano, molto lontano dalla scuola in cui aveva portato la morte e che ora si stagliava alle sue spalle, alta, imponente e probabilmente inamovibile.

Draco socchiuse gli occhi, fissando la nuca di Harry Potter, in piedi davanti alla tomba del vecchio. Quelli attaccati alle sue mani dovevano certamente essere i suoi deliziosi pargoli.

Una smorfia, e Draco scivolò sull’erba silenzioso come un gatto. Fu alle loro spalle in pochi passi, la luce del sole che gettava le loro lunghe, scure ombre alle loro spalle.

« Potter. E discendenza, vedo » strascicò. « Curiosa coincidenza ».

Potter sussultò, e Draco lasciò che le sue labbra si incurvassero in un pigro sorriso.

« Malfoy? » disse Potter, voltandosi.

« In carne, ossa e sangue puro » rispose Draco, e sogghignò prima di far vagare lo sguardo sui due bambini che si aggrappavano alle mani di Potter come se avessero appena visto un fantasma, di quelli rievocati davanti al fuoco.

« Non sei cambiato, vedo » commentò Potter. Draco roteò gli occhi.

« Noi Malfoy non invecchiamo così alla svelta. Ti rallegrerà sapere che mio padre, alla matura età di cinquantotto anni, non ha perso una briciola del suo fascino ».

Fu il turno di Potter di roteare gli occhi.

Draco dovette distogliere lo sguardo. Potter era assolutamente incapace di roteare gli occhi con classe. Avrebbe dovuto ascoltare con più attenzione le lezioni del professor Snape – o perlomeno guardarlo. Nessuno aveva saputo roteare gli occhi e inarcare le sopracciglia come Snape.

« Allora... sei venuto qui a salutare Dumbledore? Eri alla cerimonia? »

La domanda riscosse Draco dai suoi pensieri sui cari, bei vecchi tempi. Gettò uno sguardo sprezzante a Potter. I bambini seguivano muti il loro colloquio.

« Certo che no, Potter. Mi hai preso per un sentimentale? Sono qui per questioni che concernono la scuola. Non ho partecipato a quella patetica gara a chi è più ipocrita ».

Lo sguardo di Potter fu stupito.

Ma naturalmente.

Si trattava di Potter.

« Bambini » disse, « perché non fate un giro del Lago? »

Malfoy osservò i due bambini che si allontanavo gettandogli occhiate timorose. Quando i due furono abbastanza lontani, Potter riprese a parlare.

« Non è gentile da parte tua ». Era accigliato.

Draco sogghignò.

« Più che non gentile, io direi non coraggioso » strascicò. « Sarei collassato a metà del discorso del Ministro. Non mentire » aggiunse. « Sai che a lui non sarebbe piaciuto ».

Accennò con la testa alla tomba bianca. Gli agenti atmosferici non sembravano averla minimamente logorata, in tutti quegli anni esposta alla pioggia, al sole e al vento.

« Lui mentiva sempre » disse Harry. Malfoy lo guardò storto.

« Non gli sarebbe piaciuto il discorso » specificò. « E in ogni caso, Potter, chi è che non è gentile adesso, eh? Parlare male di Dumbledore sulla sua tomba ». Sbuffò. « In tutti questi anni, non hai migliorato il tuo tatto ».

Potter non rispose, non subito. Guardava la scritta incisa nel marmo. Malfoy lasciò scorrere lo sguardo sulla tomba.

L’erba verde dell’estate la circondava come un mare; il vento muoveva i fili verdi, rendendoli simili a onde. Loro erano persi nel mezzo di quell’oceano, e quella bara era il pezzo di porta cui si stavano aggrappando.

Draco sapeva che non avevano cose in comune, se non qualche morto. Dumbledore era uno di questi, e stare sulla tomba dell’uomo a cui doveva la vita era come scivolare indietro negli anni, anche solo di poco.

Si costrinse a non voltarsi a guardare la Torre d’Astronomia. Potter parlò, e Draco sospirò.

« Dumbledore mentiva spesso » disse Harry quieto. Aveva posato una mano sul marmo, e le sue dita coprivano la prima parte del nome del celebre Preside. « Sono sicuro che non gli sarebbe dispiaciuto sentirselo dire ».

Draco guardò la tomba, evitando accuratamente lo sguardo di Potter. Il suo viso non mostrava emozioni. 

Non avrebbe mai dimenticato la morte di Dumbledore. Non avrebbe mai dimenticato gli sfregi sul viso di Snape.

Non avrebbe mai dimenticato che doveva al vecchio la vita. E, nel contempo, non poteva dimenticare, non poteva, come avesse manipolato tutti, dal primo all’ultimo; come avesse saputo, ma non avesse agito.

Aveva aspettato. Perché era meglio così.

« Cosa pensi? »

La voce di Harry lo trasse dai suoi pensieri come se una mano lo avesse estratto dall’acqua gelida mentre affogava.

Guardò Potter con disgusto. I suoi pensieri non erano affare altrui.

Tanto meno quando i suoi pensieri si radunavano in un miscuglio ibrido di riconoscenza, orgoglio e odio.

« Non credo che ti riguardi. Tu cosa ci fai su questa tomba, Potter? » chiese, fuori dai denti. Dopotutto, era ancora un Serpeverde, e mai avrebbe smesso di esserlo. E i Serpeverde chiedono quello che vogliono con voce imperiosa, e aspettano la risposta con aria fra il borioso e l’annoiato.

Quello che Draco non si aspettava fu che Potter ridacchiasse. Quando Potter ridacchiava, le prime rughe attorno ai suoi occhi si facevano vedere; c’era una strana, lievissima fossetta sulle sue guance; la cicatrice sbiadita sulla fronte finiva nascosta sotto la pelle. Tutte queste minuzie annotò il cervello di Draco.

« Perché non dovrei esserci? » chiese Potter, alzando i suoi occhi verdi che Draco aveva sempre desiderato – e ancora desiderava – far diventare neri.

« Perché ti usò » sibilò Draco, irritato dall’evidente stupidità di Potter. Non che avesse sperato che negli anni Potter potesse migliorare. Ma addirittura regredire. « Usò te come usò Snape, come usò me per i suoi piani. Mi sorprende che tu non abbia lasciato il suo corpo come pasto per cani e uccelli (1) ».

Harry Potter si sistemò gli occhiali sul naso; un gesto che Draco non ricordava di avergli mai visto fare, ma forse se lo era solo dimenticato.

Non pensava a Potter abbastanza spesso da ricordare ogni sua singola abitudine. Grazie Merlino per i piccoli miracoli.

« Io non sono un Serpeverde » disse Potter. Si strinse nelle spalle. « La vedo in modo diverso. Albus aveva uno scopo da raggiungere, per il... »

« Bene Superiore » lo interruppe tagliente Draco, e le sue dita tracciarono le parole incise nel marmo, sotto il nome di Dumbledore.

Per il Bene Superiore.

« Già, così » disse Potter, e la sua mano, troppo vicina a quella di Draco, tornò con nonchalance nella tasca dei jeans. « Io, l’ ho perdonato. Sempre che ci fosse qualcosa da perdonare. Era un grand’uomo ».

Guardò malinconicamente attorno.

Malfoy fece una smorfia. I romanticismi non erano per lui. Erano per quelli come Potter.

« È vero che hai chiamato tuo figlio come lui? » Guardò i due bambini, che si erano fermati in riva al lago.

Potter sollevò ancora gli occhi verdi su di lui. C’era un lieve sorriso sulle sue labbra.

« È vero. Ti avevo invitato alla festa per la nascita di Albus » aggiunse. « Non sei venuto ». Sembrava in disappunto.

Draco ignorò l’osservazione. Ovvio che non fosse venuto.

Ci teneva a vivere per vedere suo figlio arrivare a scuola, almeno.

« Albus Severus » disse invece, e poi sogghignò. « E pensare che Weasley si permise di offendermi per il mio nome... »

Anche Harry sogghignò.

Draco poté solo dedurre che i tanti anni passati da Potter al Ministero richiedessero il saper produrre un sogghigno decente. La legge della sopravvivenza nella civiltà.

« Allora, dimmi » disse Harry, e con grande irritazione di Draco tornò a posare la mano sulla tomba. « Che cosa fai qui, se non sei venuto a salutare Dumbledore? »

Malfoy portò la mano nella tasca del suo completo, ben lontana da quella di Potter.

Non lo aveva mai toccato o sfiorato senza intenzioni ostili, non avrebbe cominciato adesso.

« Te l’ ho detto, Potter. Affari. Il nostro incontro qui è solo una coincidenza ».

Potter fermò le sue dita su una “e” del nome di Dumbledore, e poi alzò lo sguardo su Malfoy. Non era stupido che indossasse ancora quegli occhiali rotondi?

« Io non credo nelle coincidenze ».

 

 

(1) Da “Iliade”, Canto I

 

   
 
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