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Autore: Babu 17    20/01/2010    4 recensioni
Il letto era comodo, troppo comodo. Stavo per riaddormentarmi quando qualcuno si schiarì la voce. Aprii gli occhi e saltai a sedere. Chi c'era? Mi guardai attorno e spalancai la bocca: non era possibile. Ok, nella mia testa c'era davvero qualcosa che non andava. Com'era possibile altrimenti che proprio lui fosse davanti ai miei occhi in quel momento? No, no, c'era qualcosa che non tornava. Chiusi gli occhi e li riaprii; era ancora li. Mugolai frustrata. Rise.
Genere: Romantico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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E' davvero emozionante poter concludere un racconto. Sono davvero contenta che sia piaciuto e che abbia riscontrato tante opinioni positive.

Grazie mille a tutti coloro che hanno letto la mia storia.

Grazie per tutti i commenti.

Grazie per tutto.

Ci vediamo alla prossima storia che scriverò. Abbracci e grossi baci.

Vostra Babù.

Un Ringraziamento speciale a Claudia. Ti auguro il meglio. Grazie di tutto. Baci nevosi!


11. Contatto


Il quotidiano aveva indicato uno dei più famosi ospedali di Amburgo come luogo di ricovero di Bill.

L'autostrada scorreva veloce sotto le ruote. Con forza schiacciavo quel benedetto pedale. Andiamo! Pensavo irritata, forza! Non mollarmi proprio adesso! Maledizione! Non mi sarei lasciata vincere dal destino: quella volta ce l'avrei fatta.

Guidare non era mai stato il mio forte, infatti più di una volta le macchine mi avevano ammonita a suoni di clacson. Non che io ci facessi caso più di tanto; la mia testa era sempre da un'altra parte.

Sapevo la strada per l'ospedale, non so come facessi, ma la conoscevo a memoria. Come se l'avessi già percorsa più volte...fissai la via concentrata ed imboccai l'uscita a destra.

Guardai l'orologio sul cruscotto. Quanto ci avevo messo ad arrivare? E se fosse stato già troppo tardi? Il mio stomacò reagì, fece uno strano gorgoglio e si chiuse. Ermeticamente.

Parcheggiai.

Scesi dall'automobile.

Scansai qualche passante e passai tra le porte scorrevoli dell'ospedale.

Ed ora che ero dentro? Che cosa avrei fatto? Da che parte sarei andata? Come diamine avrei fatto ad entrare nella sua stanza? Avevo davvero fatto tutto quello solo per sentirmi dire da un omone vestito di nero che non avevo nessun diritto di vederlo? Assolutamente no.

Guardai intorno in cerca di una soluzione.

Quando ebbi un'illuminazione.

Il ripostiglio. Uguale: abiti. Abiti di pazienti, di dottori, di infermiere.

M'infilai circospetta, sperando che nessuno mi avesse vista. Frugai nella cesta dei panni sporchi, tra gli asciugamani. Trovai una divisa di solo una taglia in più della mia: fortuna sfacciata.

Uscii dallo stanzino e camminai sicura per i corridoi dell'edificio.

-La stanza di Bill Kaulitz per cortesia-.

-La duecentotré-.

-Grazie-.

-Di nulla-.

Cercavo di mantenere un passo tranquillo e naturale, sereno.

Duecentouno, duecentodue, duecentotré...presi un profondo respiro e bussai. -Avanti-. Entrai con delicatezza. Lo spettacolo mi colpì: in mezzo alla stanza c'era un letto bianco e candido dove dormiva beata una creatura più reale del previsto; vicino al ragazzo c'erano altri tre individui che seppi immediatamente identificare come Georg, vicino alla finestra; Gustav, seduto in un angolo; Tom, che teneva la mano di Bill. Bill in carne ed ossa, non più un'illusione.

-Chi sei?-.

Restai senza parole. -I...io-.

-Sei una giornalista?-, chiese Gustav alzandosi dalla sedia. -Siamo stufi che ci giriate attorno. Lasciateci in pace, per favore!-.

Mi rannicchiai contro il muro. -Non sono una giornalista...-, cercai di dire.

-Chi sei allora?-. La voce arrivava da in fondo alla stanza: era stato Georg?

I miei occhi erano fissi su di lui, -Io...io sono una sua amica...-.

-Amica?-, Tom mi fulminò con lo sguardo, -Non ti conosco, non ti ho mai vista gironzolargli attorno-.

-Sono un'amica piuttosto nuova-.

-Tsk, e anche piuttosto fasulla!-.

-No, sono una sua amica...io...io non so come spiegartelo...-. Cercai di avvicinarmi al suo corpo inerme: volevo solo toccarlo. Mi sarebbe bastato. Sapevo che sarebbe bastato. -Ti prego, sono qui per aiutarlo-.

Tom sgranò gli occhi: -Che cosa credi di poter fare?!-, il suo tono saccente e scontroso mi irritò.

Sfiorai la mano di Bill, quella che Tom teneva stretta tra le sue.

-Dammi una possibilità-, dissi a me, forse a Tom, forse a quel corpo coricato e pallido.

Il ragazzo lasciò la mano. Forse si fidava.

Accarezzai la fronte a Bill e sorrisi. Mi avvicinai al suo orecchio: -Sono venuta a trovarti...non eri una semplice visione. Lo sapevo...lo sapevo che non lo eri...-, iniziai a piangere, -Ma anche se lo fossi stato non mi sarebbe importato...davvero Bill, non mi importa cosa sei, chi sei, che cosa vuoi da me...non importa...ma mantieni la promessa: avevi detto che ci saresti stato se io ti avessi voluto. Ed io ti voglio Bill, ti voglio al mio fianco...ti prego...non fa niente se rimarrai per sempre un'allucinazione...-. Sussurrai così piano che nessun'altro sentì. -Io ti amerei comunque-.

Chiusi gli occhi e lasciai cadere le lacrime mentre intonavo quella canzone che non conoscevo. Quella canzone che mi faceva addormentare: desiderai che lo svegliasse.

Lo desiderai con tutta me stessa. Annullai il mio io per far si che si destasse dal suo sonno.

Io credo nei miracoli e tu, Bill?

Il silenzio era tutto attorno a me.

-Stai bene con la divisa da infermiera, sai?-.

Incrociai il suo sguardo. Sorrisi. -Davvero?-.

-Si-, disse lui stringendo le palpebre appiccicate dal sonno, -Dove sono?-. Era spaesato.

-Sei in ospedale-, disse Georg riprendendosi dallo shock.

-Oh, si, ricordo...l'incidente...-.

Si voltò verso di me e, con la mano libera dai flebo, fece incontrare le nostre labbra. -Io ti conosco...riconosco il tuo viso, ma...non riesco a ricordare il tuo nome-.

-Helena...mi chiamo Helena-.

Asciugò con il pollice una mia lacrima. -Ti ho sognata, sai? Helena...è stato un sogno lungo e tanto triste...poi felice...poi di nuovo triste......e tutto si è fatto buio. Poi ho sentito la tua voce ed ho trovato la via per tornare a casa-. Accarezzò il mio volto. -Sei un angelo?-.

Scossi la testa.

-Sei un'illusione?-.

Sorrisi: -Sono la tua illusione-.

-Sparirai?-, chiese con voce triste.

-Sono qui perché il tuo cuore è venuto a cercarmi per sussurrarmi che mi volevi. Fino a che mi vorrai io resterò con te...si trattasse anche di restare per sempre...-.

Strinsi la sua mano.

Ed il mondo fu finalmente completo.


The end

  
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