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Autore: kianeko    21/01/2010    6 recensioni
Amare un altro uomo per lui era stato inconcepibile, figurarsi poi se l'uomo in questione era il suo "nemico"...
... la paura di quando era solo con lui gli saliva su dalle viscere, sia se finiva a pugni che se finiva in niente.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kojiro e Genzo: l'amore è complicato'
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Quando si è una persona insicura come me, non ci si dimentica mai che le cose che ci piacciono non sempre vengono accettate, ma quando si ha un'idea martellante in testa e non si riesce ad esprimerla allora diventa una "paranoia".
Questo è quello che è capitato a me leggendo su ELF tra le challenge "Alphabet - 26 lettere per dire ti amo" di Pucchyko_Girl.
Ci ho messo un sacco di tempo per mettere a fuoco il tutto e quello che ne è uscito è una cosa un po' strana.
E' la prima volta che faccio una drabble e soprattutto è la primissima volta che mi cimento con un pairing di questo tipo, ma proprio non ho resistito alla tentazione di provarci.
Ho provato a mettere insieme i miei due "amori", Wakabayashi e Hyuga, e di dare una senso cronologico (purtroppo però non sono in ordine), a tutta questa serie di cose fuori di testa e una narrazione particolare alternando Genzo a Kojiro.
Purtroppo non sono in grado di fare le cose meno complicate.
Chiedo scusa visto a tutti visto che fa un po' schifo.

KiaNeko

P.S.: Il titolo è quello che secondo me "sentono" quei due l'uno dell'altro, anche perché non ce li vedo proprio a dirsi ti amo tra l'altro sono 26 lettere esatte.


Amarti è più facile che odiarti
pairing Genzo/Kojiro

Amare un altro uomo per lui era stato inconcepibile, figurarsi poi se l'uomo in questione era il suo "nemico" Kojiro Hyuga.
Occhi neri e profondi, uno sguardo bruciante ed ogni volta che lui lo fissava gli provocava sempre un brivido strano lungo la schiena.
E dire che lui di donne ne aveva e soprattutto ne aveva avute, ma nessuna lo aveva fatto fremere come quella Tigre furiosa.
Ci aveva messo un sacco di tempo per analizzare quell'inquietudine viscida e bastarda che lo trasformava tutte le volte nello stronzo che in realtà non era e non voleva essere, specialmente con lui.

* * * * * * * * *

Biondo, alto e dannatamente bello ecco cosa pensava Kojiro quando vedeva Schneider accanto a Wakabayashi.
Non riusciva a togliersi dalla mente quelle dannate immagini che ostinatamente si creavano nella testa: era geloso e la cosa lo rendeva più irritabile del solito.
D'altro canto il portiere nipponico non faceva molto per dissipare la bruciante gelosia del bomber, anzi a volte i suoi comportamenti erano più che altro intenti a fare il contrario.
Kojiro aveva imparato a sbollire nei primi cinque minuti e passare le ore al telefono con il povero Wakashimazu che, paziente, lo ascoltava parlare insolitamente di schemi di gioco.

* * * * * * * * *

"Capacità cognitive pari a zero!" pensava Genzo tutte le volte che vedeva le coppiette della nazionale arrossire come degli idioti, solo perché si prendevano mano per mano in pubblico.
Se solo avessero immaginato quanto lui desiderava gridare ai quattro venti che era innamorato, forse, avrebbero smesso di imbarazzarsi come dei bambini.
Dire di avere una relazione con uno degli uomini che forse hai odiato di più in vita tua, non era una cosa da urlare in faccia però.
Quando assisteva a quella scena cercava sempre di nascosto il viso di Kojiro, che con fare stizzito e incavolato borbottava frasi impronunciabili.

* * * * * * * * *

Dover spiegare al proprio migliore amico, con cui hai anche condiviso lo spogliatoio, che ti sei innamorato di un uomo, non era affatto un'impresa facile.
Se poi a volerlo fare era Kojiro Hyuga e la sua scarsa propensione alla chiacchiera, la situazione diventava dolorosamente comica.
Dire a Wakashimazu che si era messo con il suo peggior nemico non gli era parsa una buona idea, così dopo la prima tentazione si era fatto passare la voglia.
In fondo evitargli un dolore, ed evitarsi cazzottone, non gli dispiaceva.
Già si immaginava Wakashimazu che al ritiro successivo avrebbe spezzato le braccia a Wakabayashi.

* * * * * * * * *

Evitare di arrabbiarsi con lui era impossibile, specie in certe occasioni.
Quando si trovavano sul campo di calcio erano rivali di prima classe, ma il fatto che anche dopo la partita o l'allenamento l'astio di Kojiro durasse lo faceva innervosire e allora le prese in giro gli salivano alle labbra da sole.
"Stupida testa dura che non sono altro, invece di comportarmi come uno stronzo perché non lo lascio mai perdere?" si chiedeva tutte le volte che venivano alle mani.
Però era grazie a questo loro continuo punzecchiarsi che nessuno in squadra si era mai accorto della loro strana "relazione".

* * * * * * * * *

Fare le cose che fanno tutte le coppie normali per loro era impossibile, ed il perché era più che chiaro.
Ma il fatto che quell'imbecille di Wakabayashi, a volte, lo provocasse in pubblico solo per vederlo in imbarazzo lo faceva infuriare.
Odiava sentirsi "nudo" soprattutto davanti agli altri e le allusioni di Genzo sulla sua vita sentimentale lo rendevano iracondo più che mai.
Quando si comportava così lo avrebbe volentieri baciato davanti a tutti solo per fargli fare la figura del coglione, salvo poi per farla anche lui.
Così, per ripicca, finiva sempre che si tenevano il muso per giorni.

* * * * * * * * *

Genzo trovava il suo nome stranamente bello detto da lui.
A volte era appena sussurrato, altre invece era come un grido assordante, comunque sia non poteva fare a meno di gustarselo fra le sue labbra.
La prima volta che lo aveva sentito non si era nemmeno accorto dell'imbarazzo sul viso dell'altro nel pronunciarlo, avrebbe solo voluto saltargli al collo, ma il suo stupido orgoglio lo aveva fermato.
Doveva ammettere però che mai nessuno lo aveva pronunciato così bene, cadenzando ogni singola lettera con tanta passione e desiderio da fargli venire i brividi così alla fine aveva ceduto senza troppe lusinghe.

* * * * * * * * *

Hyuga lo chiamava Genzo quando litigavano per il resto non lo chiamava, fino a quel giorno.
Quando sentì bussare alla porta aprì contrariato e lo vide.
- Ci ho messo tre quarti d'ora per venire qui, sono fradicio e se mi becco un raffreddore ti spacco il naso! - disse Genzo entrando di prepotenza - Volevo ringraziarti del cellulare e magari vorrei che ogni tanto non saltassi a conclusioni affrettate! -
- Sono un'idiota lo so ma adesso lasciami solo e non… - ma la mano del portiere lo zitti.
- Avevi visto giusto, ma ora vorrei che non mi tenessi il muso… - e sorridendo aggiunse - Kojiro! -

* * * * * * * * *

Il sangue gli correva lungo il mento.
Aveva il fiato corto ed erano lì a picchiarsi da un'ora buona se non di più.
All'improvviso Hyuga si sedette a terra dicendo: - Ne ho piene le scatole di questa situazione del cavolo! Tanto comunque la metti finisce sempre in un misero pareggio! -
Genzo senza farselo chiedere si era seduto accanto a lui.
- Si può sapere perché ce le siamo date stavolta? - chiese il portiere.
L'altro alzo le spalle come a voler dire non lo so e poggiandosi sui gomiti disse: - Pensare che volevo solo stare insieme a te! -
- Già! - constatò Genzo stancamente.

* * * * * * * * *

Juventus e nazionale erano le uniche due cose che Kojiro si era stampato in mente dopo il suo arrivo in Italia.
Poi in tv aveva visto la prima gara della Bundesliga e l'"odiato" portiere.
Dopo la partita gli telefonò per congratularsi del risultato e senza rendersene conto erano finiti a parlare della permanenza in Italia, di quando si sarebbero rivisti sul campo e della sua forma fisica.
Da lì a litigare ed insultarsi, ci avevano messo poco e dopo aver chiuso il telefono, con un paio di epiteti non proprio signorili, si era buttato a sedere sorseggiando la sua cola.

* * * * * * * * *

Ken Wakashimazu colui che più di tutti conosceva il cuore della Tigre: gioie, dolori, dispiaceri.
Avrebbe ucciso per essere al suo posto, per avere quell'amicizia così speciale.
Avevano condiviso tutto quei due dallo spogliatoio alle uscite tra amici, dalla passione per il calcio alla stanza del dormitorio della scuola.
Avevano passato i tre quarti della loro vita insieme e si vedeva chiaramente.
Non c'era avversario che non fosse in grado di sconfiggere, ma Wakashimazu era peggio di chiunque altro, un'invisibile presenza ingombrante tra loro.
Non gli avrebbe lasciato il posto in nazionale figurarsi se gli avrebbe lasciato lui tanto facilmente.

* * * * * * * * *

Lavorare per Kojiro era sempre stata una priorità, ma da quando era diventato professionista aveva abbastanza soldi da poter smettere.
Il vizio preso distribuendo i giornali di alzarsi all'alba, però era duro a morire, così tutte le mattine andava a correre giusto per tenersi in forma.
Solo in alcune occasioni tralasciava questa pratica quotidiana per poltrire fino a tardi, quando nel letto c'era qualcuno a fargli compagnia, soprattutto un certo Wakabayashi.
Se tutti i giorni fossero stati così non si sarebbe mai alzato, ma non tutti i loro incontri erano sempre così rilassanti, la metà delle volte finivano alle mani.

* * * * * * * * *

Maki Akamine era la donna sbucata dal nulla che si era infiltrata nella vita di Kojiro.
Non aveva ancora capito se era un'amica o la sua fidanzata, restava il fatto che la sola presenza di lei gli provocava una certa intolleranza.
Non che lui disprezzasse le donne sia chiaro, ma se Kojiro si dedicava al gentil sesso si sentiva un pò messo da parte.
Se lui lo faceva ingelosire con Schneider, era logico che lui si vendicasse.
Con il tempo Genzo aveva capito che con una donna combattere era molto più difficile, ma di sicuro meno doloroso per la faccia.

* * * * * * * * *

- Non guardarmi mi emoziono! - disse Kojiro spostando il bastoncino dello shanghai.
- Oddio, questa poi non me l'aspettavo! - fece Genzo sornione.
Il bomber lo guardò per storto e continuò ad armeggiare con quei dannati bastoncini.
Come diavolo si era lasciato convincere, uno come lui, a fare un maledetto gioco di pazienza ancora se lo chiedeva.
- Ecco lo sapevo che mi facevi sbagliare! Non devi fissarmi! - disse scocciato Kojiro sbuffando.
- Ti faccio vedere come si fa! - fece l'altro saputo.
Quando il portiere era concentrato aveva sempre la faccia seria di quando doveva parare un rigore e puntualmente si ritrovava a fissarlo incantato.

* * * * * * * * *

"Orco mondo!" esclamò Genzo tra se e se trovandoselo di fronte.
- Che c'è sono di troppo? - chiese Kojiro canzonatorio.
- No è solo che non ti aspettavo! - rispose il portiere facendolo entrare.
- Non sono qui per una cortesia sia chiaro, ma per riportarti questo! - fece l'attaccante sventolandogli sotto il naso un cellulare - Preferivi che te lo spedissi? -
- No hai fatto bene, solo… -
- Solo che non sei da solo! Cosa credi che sia scemo! Si sente profumo di donna dalla porta! -
- Non è come credi! - disse Genzo sul chi va là.
- E chi ti ha chiesto niente! - rispose uscendo sbattendo la porta.

* * * * * * * * *

Per sua stessa volontà si era complicato la vita in quella pseudo "relazione" ed ora non sapeva bene che fare.
Quando stavano soli era tutto così naturale, semplice ma analizzando bene i fatti poi si rendeva conto che qualcosa che non andava c'era.
Perché proprio quel dannato portiere paratutto?
Cavolo aveva avuto Wakashimazu vicino da una vita e ora si ritrovava in quella dannata situazione con Wakabayashi, quando si dice destino infame.
E mentre la sua mente partiva per strane vie, il suo sguardo fissava una testa scura due file di posti più avanti sull'autobus che li portava allo stadio.

* * * * * * * * *

Quando Kojiro parlava della sua famiglia ai suoi occhi sembrava un'altra persona.
Era felice e pieno di cose da raccontare, si vedeva chiaramente la devozione per la madre e l'amore profondo per i suoi fratelli.
Genzo non poteva fare a meno d'invidiarlo, era più forte di lui.
Gli era capitato più di una volta di ascoltare una sua telefonata a casa: lui era tenero e paterno con i fratelli e dolce con la madre.
Non poteva fare a meno sentirsi solo in quelle occasioni.
- Tu non sai quanto t'invidio! Vorrei essere al tuo posto almeno una volta! - disse tristemente serio.

* * * * * * * * *

Ricordare era la specialità di Kojiro ed ogni cazzotto preso da quello sbruffone gli bruciava.
- Come diavolo fai a tenere il conto delle volte che abbiamo fatto a pugni? Io non ricordo neanche che cosa ho mangiato a colazione! - disse serio Genzo.
Ma spiegargli che per lui era una questione d'orgoglio e d'onore gli era parso come buttare benzina sul fuoco di quella sua dannata lingua lunga.
- Perché ho buona memoria! - rispose semplicemente come a voler tagliare il discorso.
Genzo a quella frase sorrise beffardo e non disse altro tanto sapeva che Kojiro teneva il conto per fargliela pagare cara.

* * * * * * * * *

Sin da piccolo si era chiesto perché diavolo Kojiro si arrotolasse le maniche, così un giorno glielo aveva chiesto.
- Perché mi danno sui nervi, - aveva risposto lui - solo che non posso dirlo a mia madre, dice che andare in giro senza maniche è da pezzenti! -
La risata di Genzo fece alzare un sopracciglio contrariato al bomber: - Che c'è da ridere? -
- Ed io che pensavo che ci nascondessi le sigarette! - Kojiro sgranò gli occhi stupito.
- Che idea scema! Non fumo! E poi detto da uno che con il berretto ci va a dormire è un complimento -
Dopo quello scambio di battute calò un silenzio gelido.

* * * * * * * * *

Tigre o no la paura di quando era solo con lui gli saliva su dalle viscere, sia se finiva a pugni che se finiva in niente.
In fondo non era complicato dirsi le cose, eppure arrivano sempre ad un punto morto.
Si ripeteva fino alla nausea che la Tigre non ha paura, che la Tigre non trema come una donnicciola, che la Tigre non esita mai, ma era tutto inutile gli bastava un suo sguardo per sentirsi impotente ed allora gli montava una rabbia cieca ed iniziavano tremargli le gambe.
Maledetto soprannome, fai torto solo al cuore e ai sensi.

* * * * * * * * *

- Uno come te che ne sa che significa non arrivare a fine mese? Niente quindi sta zitto! - gridò Kojiro arrabbiato.
Genzo stava lì fermo immobile, lo sguardo basso a terra, il collo della maglia tra le mani furiose dell'attaccante.
- Mi spiace! Non avevo intenzione di offenderti! - disse remissivo.
Hyuga lasciò la presa e si allontanò da lui come se fosse una cosa lurida.
- Volevo solo dire che in qualsiasi occasione puoi sempre contare su qualcuno che ti ama! -
In quel momento le mani di Kojiro si strinsero di nuovo sulla sua maglia.
- Idiota tu puoi sempre contare su di me! -

* * * * * * * * *

Voleva sapere cosa c'era in quegli occhi più di qualunque altra cosa al mondo.
A volte finiva per fissarlo così intensamente da dimenticarsi che in pubblico era una cosa da evitare.
La squadra aveva inteso quel comportamento come una ennesima sfida silenziosa, in realtà stava solo cercando di vedere al di là di quella maschera che aveva sempre in viso.
Con i sui amici della Nankatsu era diverso che con gli altri.
Non si era mai fatto dei problemi per amore di una donna figurarsi se poteva farsene per lui.
Comunque quel rapporto con Misaki era troppo "speciale" secondo lui.

* * * * * * * * *

Wafer alla vaniglia, latte e cacao, era quello che aveva trovato nei pensili della cucina a casa di Kojiro.
Non conosceva minimamente le abitudini alimentari del bomber e così la sua colazione fu molto diversa dal solito.
Non credeva fosse un amante del latte e cacao, ma di che si stupiva, Kojiro in casa aveva tre bambini e si era adattato alle loro esigenze.
Dopotutto in Italia non si facevano di certo colazioni salate.
E mentre tuffava quel wafer nella tazza ripensò alla notte prima ed a come una trasferta fosse finita in maniera piuttosto piacevole almeno per una volta.

* * * * * * * * *

X ossia la firma che aveva trovato sul bigliettino di quel pacchetto.
Un regalo per il suo compleanno che non la sciava molti dubbi.
"Spero che la prossima volta sia ancora così divertente", una frase così nella sua lingua non poteva che averla pensata solo una persona: Wakabayashi.
Rise ancor di più guardando nella scatola e trovandovi un ridicolo paio di boxer neri con sopra scritto "Non guardarmi mi emoziono".
Dove diavolo li aveva pescati?
Chissà, restava il fatto che un regalo da lui non se lo aspettava ed il pensiero di essere nella sua mente era già un regalo.

* * * * * * * * *

"Yippie Ki-Yay pezzo di merda!" era la frase che più lo gasava di "Die Hard" non poteva fare a meno di amare un personaggio come John McClane, Genzo non capiva perché ma ci si rispecchiava.
- Perché avete lo stesso modo di fare sbruffone! - gli disse Kojiro sgranocchiando i suoi pop corn.
- Io non ho un modo di fare sbruffone! - rispose punto sul vivo - Semmai quello sei tu! -
- Non raccolgo le tue provocazioni! Non quando guardo il mio film preferito! - fece l'attaccate vago.
Non immaginava davvero che avessero gli stessi gusti in fatto di film: quello era anche il suo film preferito.

* * * * * * * * *

Zoppicava quel giorno e Genzo se ne accorse.
- Che c'è? - chiese scorbutico.
- Ti fa male? - fece il portiere.
- Non sono affari tuoi! - rispose acido Kojiro.
- A me non importa se stai male ma la squadra non deve rimetterci! -
- Non preoccuparti non c'è problema! - disse l'attaccante serio.
In fondo non c'era niente da fare era più forte di lui lo odiava non poteva farci nulla.
Quando si comportava gentilmente con lui in realtà era sempre e solo per la squadra.
- Ah Hyuga vedi di rimetterti! Non farmi preoccupare! - disse Wakabayashi uscendo dallo spogliatoio.
"Stupido idiota!" pensò tra se e se sorridendo.



Amarti è più facile che odiarti.

Spero di avervi divertito.
Non so ancora dove mi porterà la mia mente bakata, ma una cosa che li riguarda in mente ce l'ho da tempo.
Mi scuso per la discontinuità nelle mie storie e per la mia poca presenza, per non dire totale assenza, su questo sito.
Ringrazio con tutto il cuore coloro che mi seguono e che almeno un po' trovano le mie farneticazioni degne di nota.
   
 
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