Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: manubibi    22/01/2010    5 recensioni
Una specie di drabble sul periodo della tossicodipendenza. Non so perché, davvero. Preparavo la tavola e mi è venuta in mente questa serie di "perché". Allora, non pretendo minimamente di avere idea di cosa passasse nella sua testa in quel periodo, quindi non pretendo nemmeno di avvicinarmi alla realtà. Secondo, non lo conosco neanche lontanamente quanto "conosco" i Muse o i Beatles, quindi idem. Terza cosa, so che assomiglia fin troppo alla scena di overdose di Trainspotting...mi spiace, ogni volta che penso a quest'argomento è la prima cosa che collego inconsciamente.
Ultima cosa: sono davvero felice che Robert non sia più come allora, che sorrida e sia felice con la sua bellissima Susan. E ovviamente per il Golden Globe di qualche giorno fa, ad un attore con uno spessore e un talento unici.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: -Uan, Quest'uomo riesce benissimo ad appartenersi da solo. Ciù, non so assolutamente (quasi) niente di quel periodo e non ho esperienze in merito. Quindi non pretendo di sapere.
Full stop.

"La malattia, la follia e la morte, erano gli angeli neri che si affacciavano sulla mia culla."
-Edvard Munch-




Perché?








Pensiamoci.
Perché... - prende in mano la siringa. Osserva il liquido giallastro e repellente che occhieggia da lì dentro.
Perché è fatto così.
Perché la vita è una merda.
Perché evidentemente ha bisogno di morire.
Perché non sa che cazzo ci fa al mondo.

Solo, a gambe incrociate, dondolando nervoso nella sua camera d'albergo disfatta, le tende lacerate e il disegno di luce a forma di graffio sulla moquette polverosa. Le particelle di polvere che danzano indifferenti alla luce del Sole, e i suoi occhi spenti e velati di rabbia.

Perché lei è una puttana. E a lui le puttane piacciono, da morire.
Soprattutto quando fanno il loro lavoro senza battere ciglio.
La puttana cristallina nella sua mano lo invita.
Infilami nella tua pelle, caro. Spingi. Godi.

La siringa nella vena si svuota lentamente, così come cresce il piacere chimico nel suo cervello.
Oh, si, sei sporca. Avvelenami, uccidimi. Portami via.
Ti prego.

Il tramonto arrossa un viso giovane ma pallido e dall'espressione vuota.
Ti stai facendo del male.
Oh, sì. Lo sa. Ma è proprio questo. Il male piace.
Il dolore provoca piacere. Il dolore è il piacere di stare male.

Perché?
E Perché no?

   
 
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