Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: whateverhappened    23/01/2010    4 recensioni
« Parkinson. » la salutò. Istintivamente lei si morse la lingua, e così aveva scoperto chi era.
« Weasley. - rispose lei con lo stesso tono. - E così ci sei arrivato. »
« Per la verità no, me l'ha detto Fred. » rispose sinceramente, facendole scuotere la testa. Ora che la osservava con cognizione di causa George non poté fare a meno di darsi del cretino per non averla riconosciuta. [...]
« Complimenti per l'intelligenza, eh. C'è da chiedersi come hai fatto a trovarmi. »
« É utile avere come cognato Harry Potter. » rispose lui alzando le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ah certo, come ho fatto a non pensarci? » fece lei ironica, alzando gli occhi al cielo.
« Piuttosto, Parkinson, tu mi devi qualcosa. »
« Io cosa?! - il tono di Pansy era gelido, ma il leggero tremore della mano destra poteva far intuire la rabbia che stava per impossessarsi di lei. Quel Weasley la stava forse prendendo in giro? - Io non ti devo assolutamente, inequivocabilmente niente. »
Inaspettatamente, George sorrise. « Sei carina quando ti arrabbi. »

[George/Pansy]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una su un milione



Erano passati tre giorni da quando Weasley l'aveva portata alla serra, e ancora Pansy si scopriva a ripensare alle parole che le aveva rivolto, non ti è venuto in mente che magari l'ho fatto per continuare a vederti?. Ogni volta che quel ricordo tornava a bussare alla sua mente lei scuoteva con foga il caschetto scuro, come per allontanarlo, con il solo risultato di ritrovarsi a pensare a quanto tutta la vicenda fosse quasi al di fuori della realtà. Insomma, lei era Pansy Parkinson e lui George Weasley! Erano due mondi opposti, diversi in ogni cosa, probabilmente l'unico punto in comune era l'aver frequentato Hogwarts. Eppure quella sera sarebbero usciti insieme, come da patto, e nonostante si trattasse di George Weasley Pansy aveva comunque passato più di un'ora davanti alle ante aperte del suo armadio.
« Oh, al diavolo, è Weasley! Andrò in jeans. » si era detta più di una volta, allontanandosi rapidamente dal mobile col solo risultato di ritornarvi davanti due minuti dopo con la scusa che, malgrado la compagnia, non si sarebbe mai fatta vedere in pubblico vestita non a dovere.
La verità era che Pansy era terrorizzata da quella serata. Ciò che più temeva era fare qualche incontro, magari qualcuno che avesse frequentato Hogwarts insieme a loro, che chiedesse a Weasley per quale assurdo motivo sprecasse il suo tempo con una figlia di Mangiamorte, o – peggio – se non fosse sotto Imperius. E non voleva che il mondo pensasse che lei fosse una femme fatale, che pensasse che George trascorreva il suo tempo con lei solamente per via di qualche maledizione. Pansy si sentiva stranamente inquieta, agitata per quella serata, e in quel momento avrebbe solamente voluto smaterializzarsi ad Honolulu e non farsi vedere per anni. Ma George l'avrebbe trovata anche lì, lui la trovava ovunque...
« Ancora qui? - la voce cristallina di Daphne riscosse Pansy dai suoi poco allegri pensieri – Devi essere parecchio tesa se non sai cosa mettere! »
« Non so dove mi porterà e quindi non mi so regolare, tutto qui. » rispose Pansy in una vaga imitazione di un tono asciutto e distaccato.
« Certo, certo. Non avrei mai detto che Weasley avrebbe fatto colpo su di te! » ridacchiò Daphne, avvicinandosi all'armadio e cominciando a spostare i vestiti.
« Lui... lui non ha fatto colpo su di me! - ribatté Pansy diventando rapidamente molto rossa – Per nulla! É solo uno stupido patto. »
« Sì, sì. Ecco, tieni – Daphne, del tutto disinteressata alle obiezioni dell'amica, le porse un abito – Metti questo e non te ne pentirai. » e si smaterializzò, lasciando Pansy a bocca aperta. Daphne era fatta così, doveva sempre avere ragione, e se qualcuno dava anche solo l'impressione di voler obiettare lei scompariva nel nulla, fiera della sua vittoria. E anche quella volta aveva fatto in quel modo, anche se a guardar bene il vestito forse non aveva tutti i torti. Non ricordava neppure di averlo, quell'abito, eppure era certa che le sarebbe stato bene.

*°*


George arrivò in Baker Street qualche minuto prima dell'orario stabilito, si era preparato rapidamente e con altrettanta velocità si era recato lì, come se temesse di far tardi. In cuor suo era certo che avrebbe dovuto aspettare molto più di quei pochi minuti, sicuro che – come gran parte delle donne – Pansy avrebbe fatto tardi per rendere perfetta ogni parte di sé. Oppure sarebbe giunta in perfetto orario, agghindata come un albero di Natale con il solo scopo di farlo sfigurare e cercare di umiliarlo. George sorrise al pensiero, effettivamente sarebbe stato molto da Serpeverde, quale era Pansy.
Di certo non si sarebbe aspettato quello che avvenne.
La porta di ingresso del palazzo si aprì alle venti in punto, non un secondo di più e non un secondo di meno, e ne uscì una ragazza che poco rispettava i pronostici di George sulla donna puntuale. Il giovane la osservò ad occhi sgranati, soffermandosi con particolare attenzione sulle belle gambe fasciate in collant grigi che avanzavano verso di lui.
« Sai, sarebbe molto più educato salutarmi prima di radiografarmi, Weasley. » al suono della sua voce, come un bambino colto in flagrante, George alzò lo sguardo con aria colpevole, notando che Pansy indossava un caldo cappotto in lana color panna.
« Stavo solo ammirando lo splendore generale. Ciao, Pansy. » rispose con un enorme sorriso in volto, sorriso a cui la ragazza si stava ormai abituando, era come una costante nelle loro discussioni.
« Parkinson, Weasley, Parkinson. »
« Va bene, va bene, Pansy Parkinson. »
« Sempre la solita persona seria, Weasley. - rispose Pansy alzando gli occhi al cielo – Andiamo adesso, prima si va e prima finisce. »
« Come siamo pessimisti! - ribatté George, afferrando la mano di Pansy – Allora andiamo, mademoiselle! »
Quando Pansy aprì gli occhi dopo la smaterializzazione non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta. Si guardò attorno stupita, girando su se stessa per ammirare tutto quello che la accerchiava, come una bambina che scopre una stanza piena di bambole.
« Permette, mademoiselle? - fece George, prendendola in braccio – Coi tacchi non riuscirai a camminare. »
Pansy non ribatté in alcun modo, e si lasciò trasportare da quelle braccia che la tenevano con fermezza e dolcezza insieme. Cercò di capire dove la stesse conducendo il ragazzo, ma l'unica cosa che riusciva a vedere era solamente l'immenso cielo stellato sopra di loro, tutt'attorno l'oscurità. George continuava a camminare con sicurezza, mentre lei cercava invano di cogliere qualche indizio del paesaggio, finché ad un tratto il ragazzo si fermò e la appoggiò a terra.
« Incendio. » sussurrò piano, e una miriade di candele si accese attorno a loro.
Solo in quel momento Pansy poté notare tutto, e rimanerne ancora più sorpresa. George l'aveva portata in un campo di viole del pensiero, un tavolo illuminato dalle candele si trovava proprio lì davanti a loro, e tutt'attorno non vi era assolutamente nulla, eccetto le stelle.
« É un posto magnifico. » disse dopo qualche istante, sinceramente ammirata.
« Lo so. » sorrise George, mentre lei lo guardava storto.
« Sempre il solito modesto, eh? »
« La modestia non è una qualità dei Grifondoro. »
« E tu sei il Grifondoro perfetto, ovviamente. »
« Esatto. Sono da solo in mezzo al nulla con una Serpeverde, non trovi che ci voglia una certa dose di coraggio? » ridacchiò George, trasformando lo sguardo ironico della ragazza in una smorfia.
« Se pensi che ci voglia coraggio allora, forse, è perché hai paura delle spire del serpente. »
« Non se ti fai stritolare volontariamente. »
« Che cosa vuoi veramente, George? » sospirò rassegnata Pansy, con quel ragazzo era inutile cercare di prevalere: sarebbe stata un'eterna lotta di frecciatine.
« George? » ghignò il ragazzo, un gesto molto poco Grifondoro, mentre Pansy si portava rapidamente le mani alla bocca. Non si era nemmeno accorta di averlo chiamato per nome.
« In giro si dice che ti chiami così. » disse lei dopo qualche istante, ringraziando l'oscurità che impediva al ragazzo di vedere il rossore sul suo volto.
« Già, così si dice. »
« E comunque non mi hai risposto. Cosa vuoi da me, George Weasley? »
« La domanda non è cosa voglio da te, la domanda è perché voglio te. »
Pansy guardò George dritto negli occhi, e inaspettatamente sorrise.
« E allora perché vuoi me? »
« Non lo so! - George scoppiò a ridere, guadagnandosi l'ennesimo sguardo truce della ragazza – So solo che mi incuriosisci, Parkinson. E Fred ti approva! »
« Fred? - Pansy alzò un sopracciglio scettica – Cosa c'entra adesso Fred? »
« Beh, ci vuole l'approvazione del gemello prima di chiedere ad una Serpeverde di uscire con te senza la clausola di un patto! » rispose George come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
« L'approvazione... »
« Esatto! »
« Toglimi una curiosità, George, ma pensi che tutto questo possa funzionare? »
« Certo! » anche in un momento come quello Pansy non poté fare a meno di rimanere ammirata dall'ennesima dimostrazione della fiducia che George nutriva in se stesso, nel mondo, e in lei.
« Pensi che io e te possiamo funzionare? » inaspettatamente George si avvicinò a lei e le strinse una mano con la sua, mentre portava l'altra all'altezza del petto della ragazza.
« Batte. »
« Certo che batte, sono viva! » ribatté ironica Pansy, nel tentativo di smorzare la tensione.
« Batte forte. Io dico che è la mia presenza! - Pansy, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso a terra, alzò gli occhi fino ad incontrare quelli di George – E dico che sì, possiamo funzionare. »
« George, sii serio. Non siamo due persone qualunque! »
« No, infatti, siamo io te. Siamo George e Pansy. »
« Siamo la Parkinson e Weasley, è diverso. » Pansy tornò ad osservare i fiori ai suoi piedi, sospirando profondamente.
« Lo so, il mio cognome è più buffo del tuo! »
« Tu sei buffo, non il tuo nome! - sorrise Pansy – Sei totalmente pazzo. Tu e le tue idee assurde! »
« Beh, sì, nella mia testa c'è un mondo da ignorare! E non nego di essere un folle, ma non ho mai detto di essere perfetto. Io sono così, Pansy, accettami per quello che sono. »
« Rimane che siamo noi due, ti immagini i commenti? »
« Non pensare a cosa è giusto o sbagliato, Pansy. Non pensare a cosa sta cambiando, non è questo che ha importanza. »
« Ma... »
« Se è questo che ti frena possiamo trasferirci al Polo Nord! O al Sud se preferisci, con i pinguini! »
« George – sorrise Pansy – riesci a essere serio per un attimo? »
« Assolutamente no! »
« E dovresti, invece. Dici a me di accettarti, ma tu? Tu lo fai? »
« Che domande, sì! »
« Certo, come no! - ribatté Pansy, alzando le braccia al cielo con foga – E hai pensato a tutta la storia? Se non fosse solo un'avventura? Perché se dovesse funzionare si suppone che io ti presenti ai miei amici, no? Ti ci vedo proprio a stringere la mano di Draco e Theo! E poi sì, dimenticavo, la famiglia! Disgraziatamente per te considero come mia la famiglia Malfoy. »
« Posso sopravvivere. » rispose serio George, anche se una smorfia del naso tradì la poca voglia che aveva di stringere rapporti d'amicizia con gente come Nott o Malfoy.
« E a me, non pensi a me? Beh certo, Fred approva! E quando dovrai presentarmi i tuoi? I tuoi fratelli? Mi immagino già la faccia di Pot... »
Fu questione di un attimo, ma le labbra di George si impossessarono di quelle di Pansy con dolcezza prepotente, impedendole di continuare a parlare. Per quei brevi istanti Pansy si sentì veramente al sicuro, in pace con se stessa e con quel mondo che aveva odiato fino a qualche settimana prima, come se ogni tessera del puzzle fosse finalmente al suo posto. George aveva ragione, doveva sorridere alla vita e a quello che le avrebbe riservato.
« Come l'hai chiamata la puffola pigmea? »
« April. »
« É il mio mese di nascita. »
« Lo so. »



















E siamo arrivati all'ultimo capitolo. Il titolo si rifà all'omonima canzone di Alex Britti, che mi piace un sacco, e anche nel testo stesso si possono ritrovare dei riferimenti.
Ringrazio chi ha recensito i capitoli, ovviamente spero di ritrovarne anche in questo! Mi farebbe davvero piacere sapere se la storia è piaciuta.

Zebraviola: grazie ^_^ Spero che ti sia piaciuta anche la conclusione!
xXBlack Rose OSheaXx: grazie ^_^ Fammi sapere cosa ne pensi della conclusione!
__malfoy: essendo te una genia o essendo io prevedibile? Mmm, il dubbio sorge! Son contenta che ti piacciano Pansy e Daphne!! *.* E ti ringrazio, è bello sapere che qualcuno legge i miei appelli disperati e li condivide. Bisogna fare qualcosa, non si può stare solo a guardare... ^^

Ringrazio chi ha recensito, chi ha inserito la storia fra preferiti e seguite, e chi semplicemente ha letto!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: whateverhappened