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Autore: BigMistake    23/01/2010    4 recensioni
La piccola Nessie è cresciuta, è diventata una donna! Vuole realizzare i suoi sogni ma ce la farà a combattere contro il destino e contro i suoi geni attira sfortuna? Questa storia è il continuo di GREY DAY IN DARKNESS- Prima Parte ed è necessario aver letto la prima per capire la seconda. Baci e buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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PARTE 1: Renesmee Carlie Cullen leggere prima questa!

PARTE 2: Una nuova vita!

CAPITOLO I: Il discorso.

Mancavano pochi giorni al diploma. Il tempo in cui ero mancata non era servito ad abbassare la mia media soprattutto perché mio padre aveva rimediato un bel certificato medico dove diceva che avevo avuto una malattia di cui non so il nome troppo complicato. E poi mi aveva costretto a recuperare il tempo perduto, studiando più di quello che facevo di solito ovvero come uno studente normale. Come se non bastasse stava per incastrarmi con il college. Così al mio ritorno da Volterra con la spalla fasciata e la costola rotta mi aveva fatto trovare le domande per il college di Seattle semi compilate. Mi aveva detto che potevo tranquillamente vivere la mia vita con Jake da brava mogliettina continuando a studiare, rendendo felice il mio papà e Jacob che nel frattempo si era alleato con lui. Mi sono decisamente stufata dei suoi modi sibillini di farmi fare quello che vuole coinvolgendo le persone a cui non so resistere! La vita sembrava essere tornata quella di sempre seppure io ero più consapevole di me stessa, del mio posto nel mondo. In realtà molte cose erano cambiate: per esempio alla mia famiglia si era aggiunto un nuovo componente. Gabriel era stato accolto da Carlisle nella nostra grande casa. Ero molto felice della proposta del nonno e della risposta di quello che era diventato un grande amico. Ne avevo bisogno, ora che avevo perso Joyce. Durante il giorno della rivalsa, mentre io combattevo con Jane ed avevo tutti gli occhi puntati addosso, Rose ed Alice erano riuscite a nasconderlo onde evitare che venisse coinvolto nella battaglia. Ma appena ho saputo che Jacob era stato gravemente ferito sono uscita fuori di testa. Riuscì a divincolarmi dalla presa di mio padre che aveva letto le mie intenzioni di finire ciò che Jason, il capitano della squadra di nuoto, aveva iniziato. Mi scaraventai su di lui come una furia: ancora ricordo il suo sguardo spaventato quando lo facevo volare da una parte all’altra accusandolo di essere stato la causa della perdita di Jake. Solo attraverso l’intervento di altri tre forzuti vampiri sono riusciti a staccarmi dal suo collo e mentre ancora io mi divincolavo per portare a termine il mio scopo, mio padre aveva cominciato il suo. Aveva deciso che per Joyce la semplice morte non sarebbe stata abbastanza, soprattutto perché aveva realmente messo a rischio la mia vita. Quindi iniziò la sua lenta tortura psicologica. Non avevo mai visto mio padre con quello sguardo assassino rivolgersi ad una persona, faceva realmente paura. Cominciò a minacciarlo velatamente che se solo si fosse avvicinato a Forks, a me o qualsiasi altro mio parente lui l’avrebbe cercato, preso e fatto agonizzare nella morte più cruenta che potesse immaginare. A mio padre si aggiunse Zafrina che rese reale nella mente del mio ‘amico’ i propositi  che probabilmente erano anche i suoi. Al nostro ritorno seppi che lui con la madre si erano trasferiti in un paese più caldo. Bella scusa. Avrei tanto voluto che il nostro rapporto non fosse stato macchiato da quel suo desiderio malsano di immortalità, io gli volevo bene, ma il suo comportamento mi ha aiutata ad accettare che il marcio esiste ovunque e che si diventa solo ciò che si vuole essere. Mi mancava però. O meglio, mi mancava il nostro rapporto. Soprattutto perché si era proposto di scrivere il mio discorso del diploma. Dall’altra parte dell’oceano intanto il nuovo impero dei Volturi stava prendendo forma, infatti Marcus aveva preso le redini del comando della casata e stava cercando di ricostruire un mondo migliore. La società dei vampiri cambiò radicalmente dopo la nostra rivoluzione. In Europa Volterra era diventata la nuova Bisanzio, ma in America coperta sotto una folta coltre di nubi, c’era Roma. Noi Cullen eravamo diventati il più potente Clan di tutto l’emisfero Occidentale, tutti si rivolgevano a noi per i problemi che fino ad allora solo i Volturi sembrava potessero risolvere. Allo stesso tempo grazie a tutte alle alleanze che si erano create riuscivamo a continuare la nostra vita.  Ma adesso principessa Renesmee devi scrivere il tuo discorso. Ero così disperata che spesso stavo con il mento sulla scrivania giocherellando con le matite colorate. Se c’era una cosa che non avrei mai voluto, era mettermi a studiare un modo di parlare di fronte ad una folla di sciocchi ragazzini.

“Permesso?” Jake se ne stava appollaiato sulla finestra a guardami bello come non mai. Ma neanche lui mi avrebbe distratto dal mio scopo: il discorso, no ovviamente, cercare di fare canestro con la grappetta nel portamatite attraverso la piccola catapulta che mi ero costruita.

“Ma la porta mai?” continuavo nel mio intento. Non mi voltai neanche, sapendo che se l’avessi guardato il mio malumore sarebbe svanito nel nulla, invece a me serviva un qualche modo per sfuggire a Zia Alice e il mio nervosismo era diventata un arma vincente. Certo perché se Rose per Jacob è una bionda psicopatica, per me Alice è una nanerottola pazza. La adoro in tutte le sue forme, ma riesce sempre ad obbligarmi con la forza a fare quello che dice lei soprattutto ora che stava organizzando il mio matrimonio. Per fortuna che di mezzo c’era il diploma e mi stava lasciando lievemente in pace.

“Siamo di buon umore oggi! Questo potrebbe farti rasserenare?” posò sui fogli, sporcati solo da scarabocchi senza senso, una meravigliosa rosa canina bianca. La guardai di sguincio, per continuare il mio allenamento con la mira. Se ho imparato a combattere giocando a scacchi, mi sarebbe tornato utile anche quello.

“Da quando sei diventato un sentimentale?” si chinò e voltò la sedia dove mi trovavo, per lasciare incontrare i nostri sguardi. Ormai aveva imparato. Se c’era una cosa a cui non so resistere è il suo sguardo scuro. Poi ci sono anche altre mille cose nell’elenco, ma la prima era lo sguardo.

“Più o meno da quando tu sei diventata intrattabile! Ti mette così in crisi questo discorso?” aveva preso le mie mani e le carezzava dolcemente. Il suo calore mi infondeva sempre una sicurezza unica, accanto a lui avrei superato qualsiasi ostacolo.

“Sai che ti amo?” alla fine avevo ceduto alle sue lusinghe. Ce l’aveva fatta a farmi tornare la Nessi al diabete. Ora avevo voglia di coccole e amore.

“Lo spero! Visto che presto sarai mia moglie!” il matrimonio. Ci risiamo. Ogni volta che cercavo di dimenticarmi che avevo una zia completamente folle che mi faceva da wedding planner, tornava impetuosa la parola matrimonio.  

“A proposito. Alice, voleva invitare duecento persone! Mamma sta già lavorando per me ma credo che la parola dello sposo conti più di tutto!” visto che c’ero cominciai ad inviare un’altra spia. Infatti, troppo occupata a costruire giocattoli con materiale da cancelleria, avevo cominciato a mobilitare qualsiasi famigliare si mostrasse disponibile per tenere sottocontrollo Alice. Era diventata una vera organizzazione d'intelligence.

“E quella della sposa?”

“Non conta niente a quanto pare! Sono stata padrona di scegliere solo il vestito!” di nuovo la giornata si riempi di luce con quel suo sorriso solare infarta Nessie.

“Strano, pensavo che fosse l’unica cosa su cui non ti avrebbe fatto mettere bocca!”

“Ne ho scelto uno stupendo! Quindi l’ha preso senza obiezioni!”

“Ah si! Com’è?” non faceva altro che cercare di capire come era fatto il mio vestito. Avvicinò il suo viso, cercando di incantarmi con quei suoi lineamenti perfetti, quel che bastava per far vacillare la mia volontà di tacere.

“Non ci provare, Jacob Black non riuscirai ad estorcere nemmeno un piccolo dettaglio” ridusse ancora la distanza, avvicinandosi a praticamente pochissimi millimetri. Potevo sentire il suo soffio caldo, potevo percepire addirittura la morbidezza delle sue labbra. Ma da chi aveva imparato certe macchianzioni psicologiche?

“Nemmeno uno, piccolo, piccolo?” mugugnai un qualcosa che doveva assomigliare ad un no, lui per provocarmi cominciò a sfiorare il mio labbro inferiore e ad accarezzare il naso con il suo, scendendo lentamente sul mio collo. Il suo respiro bollente sulla mia epidermide mi faceva nascere un desiderio irrefrenabile di abbandonare ogni inibizione. Era, un’altra volta, riuscito ad annebbiarmi il cervello. Ero in completa balia della sua bellezza selvaggia e del suo delizioso ed inebriante profumo. Aveva iniziato la sua crudele sevizia nel tentativo di lasciar trapelare qualche particolare sul mio vestito. Ma proprio mentre stavo per cedere, la porta salvò la mia sorpresa.

“Nessie, è arrivata questa per te! Oh, ciao Jake non sapevo che fossi qui!” Gabriel irruppe nella mia stanza tenendo in mano una lettera troppo pesante per essere un no. Sopra riportava il simbolo North Seattle Community College. Tanto non avevo speranze con la media che mi ritrovavo.

“Gabriel, tu entri senza bussare in camera di Renesmee?” la voce di Jacob tremava dalla rabbia, in una reazione decisamente esagerata. Non che Gabriel non avesse sbagliato, ma quella ora era pure casa sua.

“Scusa Nessie! Tuo padre mi ha detto di portarti questo, ed io … non ho pensato … scusa ... Starò più attento la prossima volta!” non avevo mai visto Gabriel così scosso teneva fra le mani la lettera, con lo sguardo basso cercando di non incontrare quello del mio fidanzato. Mi faceva un’enorme tenerezza! D’altronde lui aveva sempre convissuto con degli italiani pazzi, non conosceva le dinamiche di una vera e propria famiglia.   

“Tranquillo Gabriel!”diedi un pugno sulla spalla di Jacob che continuava a tremare “Non ci hai disturbato non stavamo facendo nulla!” ebbi la seria sensazione che Jacob stesse puntando al mio di collo a quel punto, visto come il suo sguardo mi aveva fulminato.

“Si ma l’avremmo fatto presto!” quanto si può tollerare un lupo geloso? Purtroppo a Jacob non andava molto a genio Gabriel, anzi se avesse potuto lo avrebbe volentieri lasciato a Volterra. Lo accettava solo perché mi aveva aiutato nei terribili momenti passati durante la mia prigionia. Sta di fatto che avere un ibrido uguale a me sotto al mio stesso tetto, con cui avevo un buon rapporto e con cui condividevo la passione della letteratura, al mio lupo non piaceva affatto.

“Jacob, smettila!” sussurrai al suo orecchio cercando di fargli capire che ero io quella più inquietata. Mi dispiaceva enormemente che non andassero d’accordo e il comportamento di Jake spesso rasentava la maleducazione verso il mio amico. 

“Comunque scusa, tieni la lettera e poi facci sapere cosa ti hanno detto!” Gabriel si affrettò a posare la pietra dello scandalo sulla mia scrivania per tornare accanto alla porta quasi avesse paura che avvicinandosi troppo Jacob l’avrebbe assalito.

“Grazie, Gabriel!” l’unica cosa che potei dirgli prima che uscisse mestamente. Appena richiuse la porta mi voltai verso Jacob che intanto si era leggermente calmato. Certo, Gabriel era uscito.

“Non la apri?” aveva ancora la voce alterata.

“Tanto so già cosa c’è scritto. Preferisco sapere cos’ha che non va Gabriel e che significa questo tuo modo di fare!” 

“Non mi piace che entra così nella tua camera! Se eri in biancheria o peggio nuda? Io penso che gli avrei cavato gli occhi!” un fulmine attraverso quei pozzi neri. Sapevo cosa celava in quell’espressione e capivo ogni giorno di più quanto la mia amicizia con Gabriel gli desse fastidio.

“Lascialo stare Jake si sta ancora ambientando! E poi che pretendi che io abbia solo amici gay o donne! Gabriel ha fatto solo una cosa che gli era stata chiesta di fare, non era un piano per vedermi in desabillè!” stavo cominciando ad alzare la voce, visto che il mio lupo stava facendo esattamente quello che faceva sempre: vedere un complotto alle mie spalle.

“Gli stai dando ragione?” a quel punto si era alzato, sembrava che ogni tentativo di farlo ragionare fosse vano, o che peggiorasse addirittura la situazione.

“Jacob, è possibile che non ti fidi a tal punto di me?”

“Non mi fido di lui! Non hai notato come ti guarda? Sta sempre attaccato all’orlo della tua maglietta con quel suo bel musetto delicato! Sinceramente mi da fastidio che sia così appiccicoso con la mia futura moglie!” me ne stavo con le braccia incrociate, picchiettando con il piede in terra e il sopracciglio sinistro alzato. Mamma è proprio una brava insegnante! Però sentirlo parlare di me come futura moglie, mi faceva sempre uno strano effetto. In effetti il matrimonio si stava veramente avvicinando.

“Otello esci da questo corpo!” imitavo la gestualità dell’esorcista, disegnando svariate croci. Almeno l’avrei preso sul ridere.

“Renesmee, per favore!” si stava arrabbiando sul serio, dicendo il mio nome aveva sbuffato. Lo faceva solo in pochissime occasioni, ovvero quando lo facevo realmente spazientire. Avevo deciso di tirare fuori l’artiglieria pesante. Mi alzai lentamente, avvicinandomi al suo viso e cominciando a giocherellare con il collo della sua maglietta. Aveva voltato lo sguardo. Stava per cedere.

“ Jacob, sai che voglio bene a Gabriel ma non potrei mai provare un sentimento diverso dall’affetto! Dovresti cercare di calmarti, visto che fra due mesi ci sarai tu ad spettarmi all’altare!”  tirai fuori il tono più dolce possibile. Cerano due cose a cui non riusciva a resistere il mio caro lupo: alla dolcezza della mia voce e al mio sguardo languido. Se usati insieme sarei riuscita ad ottenere una qualsiasi cosa. Ecco da chi aveva imparato!

“Fai come vuoi Nessie!” aveva alzato le spalle. A me?

“Me lo fai un sorriso?” inclinai la testa per farmi guardare negl’occhi. Spallucce. Di nuovo spallucce a me? Per evitarmi però girò nuovamente la testa.

< Eh no caro mio! Non mi faccio trattare così! >

Mi voltai di spalle. Sentivo che ora il suo sguardo mi stava addosso.

“Vorrà dire che il sorriso me lo faccio fare da Gabriel!” fu un attimo. Mi afferrò per i fianchi buttandomi sul letto. Cominciò a farmi il solletico ovunque ma soprattutto sulla pancia, il mio punto più debole. Anche lui si stava divertendo e rideva assieme a me.

“Ti prego Jake bastaaaaa! Pietà! Non ce la faccio più!” cercavo di dire negli spazi in cui le risa me lo permettevano.

“No, mi devi dire una cosa e poi io smetto!”continuava a solleticarmi tutta. Ed io ridevo sguaiata quasi soffocando.

“Cosa, cosa, cosa?”

“Lo devi scoprire tu!”

“Va bene Jake ti amo, lasciami in pace ti prego!” smise per un secondo e mi guardò negl’occhi. Sorrise divertito a quella situazione “Ho indovinato?”

“No, hai sbagliato riprova!” Riprese con più foga il suo intento, ricominciando quella divertente battaglia. Poi un bussare particolare. Il segnale. Mi divincolai dalla presa di Jacob e andai ad aprire. I miei zii stavano dietro la porta aspettando che aprissi.

“Presto entrate!” sibilai appena mentre avevo preso Jasper per un braccio trascinandolo nella stanza. Controllai che non fossero seguiti per poi chiudere la porta delicatamente come se non fosse stata mai aperta.

“Ehy tu cane pulcioso, che ci fai qui? Non dovreste stare da soli nella stanza se lo venisse a saper…” diedi un buffetto a zio Emmett intimandogli il silenzio.

“Se smetti di urlare non lo saprà nessuno! E poi io faccio quello che mi pare dopo che sua moglie mi sta facendo impazzire!” indicai Jasper mentre sussurravo spazientita da quel comportamento che prima avevo visto nel mio uomo “Allora le avete portate?” mi rivolsi a Jazz che mi guardava divertito da quel gioco di spionaggio in cui l’avevo coinvolto. Poi dalla felpa, lo zio Emm estrasse una bustina piena di delizie rosse. Le mie liquirizie.

“Finalmente!”cominciai ad abbracciare quella bustina come se avessi ritrovato la mia bambola.

“Posso sapere cosa succede?” Jacob si alzò dal mio letto. Mi ero completamente dimenticata di lui tanta la mia gioia di riavere le liquirizie che mi erano state negate.

“Alice ha deciso che per evitare che non le entri nel vestito deve stare a stecchetto niente schifezze … ”

“… niente liquirizie … ”

“… niente torta di mele della nonna !” dissi sconsolata rimirando le mie liquirizie “a proposito come procede l’operazione torta?”

“Ci stiamo lavorando, ma dobbiamo trovare una cucina dove Esme la può preparare” a quel punto Jacob non si trattenne più. Cominciò a sganasciarsi dal ridere. Come, io ero nella più grave crisi da astinenza glicemica con complotto alle spalle di un vampiro scaltro e attento, e lui se la rideva come se fossimo i fratelli Marx?

“Lupo, se continui così ti si sloga la mascella! Si può sapere che ci trovi di tanto divertente?” mi ero avvicinata a quell’ammasso di muscoli con le mie braccia a brocca trattenendomi dall’ucciderlo solo per il semplice fatto che lo dovevo sposare.

“Voi Cullen siete tutti pazzi!”

 

In quei giorni non ero alla fine riuscita a cavarne un ragno dal buco. I fogli, rimasero bianchi almeno per quello che riguardava il discorso, perché di scarabocchi ce ne erano parecchi. In compenso avevo migliorato le mie capacità di progettista: avevo generato con matite e gomme un vero e proprio trabucco medievale con cui cercavo di fare canestro con la solita grappetta nel porta penne. Ma dopo quella mia splendida rivelazione artistica dovevo affrontare la realtà. Non avevo un discorso e dopo poche ore ci sarebbe stato il diploma. Ci eravamo organizzati alla perfezione. La parte che non sarebbe dovuta essere a Forks si sarebbe nascosta nella foresta, assistendo da lì alla cerimonia all'aperto. I miei invece, Gabriel, Jacob, Charlie e Sue sarebbero venuti a fare il tifo per me.

“Alice, mi aiuti per piacere?” dovevo tirare su la lampo del bel vestito elegante che aveva scelto, ma quella maledetta zip aveva deciso di incepparsi nel momento meno opportuno.

“Tranquilla brontolona! Ecco fatto!” ho scoperto il secondo potere della zia, riuscire a far funzionare una qualsiasi cosa fosse moda.

“Grazie zia, non so come farei senza di te!” non mi era importato nulla di quel odiatissimo diploma tranne che in quel momento. Durante la notte avevo scritto qualche frase cretina ed ovvia, sperando che la spacciassero per un discorso serio. Ero anche tentata di dire ‘Odio la scuola!’ e poi andarmene ma poi mio padre è intervenuto con il suo imperativo no. Ero praticamente pronta in quel giorno di metà giugno, comunque bigio e freddo. Meglio, se ci fosse stato il sole i miei non sarebbero potuti venire. Cercavo nei miei cassetti le ultime rifiniture di una giornata in cui sarei voluta apparire quasi perfetta, per mascherare il mio discorso poco convincente. Fu solo l’entrata di Carlisle che irruppe silenziosamente nella mia stanza che mi distrasse.

“Nonno non ti avevo visto!” dicevo mentre cercavo di sistemare la mia catenina con il ciondolo che portavo sempre con me. Prima che riuscissi nel mio intento mio nonno aveva preso il posto della mie mani e me l’aveva agganciata al collo. La sfiorai con le dita e mi voltai verso di lui cercando quel sorriso che avrebbe spazzato via le mie incertezze.

“Sei splendida!” mi sussurrò con un filo di voce osservando con fierezza la sua pupilla.

“Non sprecare complimenti nonno! Sennò poi che mi dici quando avrò indosso l’abito da sposa?”  dissi scherzando allegramente con lui.

“Touchè!”allargò ancor di più quello splendido sorriso tanto da farmi mancare il fiato “Sei diventata davvero molto grande!”

“Sono alta quasi quanto te!” mi alzai in punta di piedi cercando di prendere le misure con la mia mano.

“Già” continuò ad osservare il mio viso per qualche secondo per poi riprendere a parlare con un filo di voce “Posso confidarti una cosa Nessie?” lui che voleva confidarmi qualcosa. Era il momento più emozionante della mia vita.

“Mi hai ascoltata talmente tante volte che non potrei mai dirti di no!”

“In tutto questo tempo ho visto molti diplomi, di tuo padre, dei tuoi zii, sono sempre stato molto contento di loro ma …” sospirò e fece una pausa “… non sono mai stato così fiero di una Cullen in tutta la mia lunga vita!”

< Non piangere Nessie! Non piangere Nessie… >

Allacciai velocemente le braccia al suo collo non potendo lasciare che quel meraviglioso momento non avesse un’altrettanta stupenda conclusione. Poi mi scostò delicatamente per porgermi un pacchetto dorato con una coccarda rossa.

“Cos’è?” dissi fremente dall’eccitazione. La potei paragonare quasi a quella con cui avevo ricevuto la dichiarazione di Jacob.

“Aprilo!” disse incalzando quel sorriso incantevole che ormai sembrava governare il suo volto. Presi delicatamente il pacchetto, strappando la carta avevo rivelato una cornice che teneva una piccola teca di vetro. Strappai ulteriormente lembo dopo lembo e poi l’impensabile.

“È – è originale?” la voce strozzata dall’eccitazione sempre più preponderante.

“È una copia autografa di Correspondences!”

“Ma come …”

“Ho un’ amica in Europa che l’ha conosciuto e aveva questo piccolo tesoro! Poi il resto non conta!” Sapevo che quella che reggevo fra le mani era una delle più belle poesie del Decandentismo francese, e scritta dalla mano del suo autore Charles Baudelaire.

Correspondences

La Nature est un temple où de vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiars.
Comme de long échos qui de loin se confondent
Dans une ténébreuse et profonde unité,
Vaste comme la nuit et comme la clarté,
Les pafums, les couleurs et les sons se répondent.
Il est des parfums frais comme des chairs d'enfants,
Doux comme del hautbois, verts comme les prairies,
- Et d'autres, corrompus, riches et triomphants,
Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens,
Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.

E' un tempio la Natura ove viventi pilastri

a volte confuse parole mandano fuori;

la attraversa l'uomo tra foreste di simboli

dagli occhi familiari.

I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi

che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa,


vasta come la notte ed il chiarore,


Esistono profumi freschi come carni di bimbo,

dolci come gli òboi,e verdi come praterie;

e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti,

 che hanno l'espansione propria alle infinite cose,

come l'incenso, l'ambra, il muschio,

il benzoino, e cantano dei sensi e dell'anima i lunghi rapimenti.

Rileggevo più e più volte quella poesia meravigliosa che conoscevo a memoria ma che mi sembrava profondamente diversa scritta dalla mano di colui che l’ha generata. E la sua firma faceva risultare tutto ancora più reale e vivo. Rimasi davanti a quella meraviglia per alcuni minuti ripetendola più volte.

< Ayant l'expansion des choses infinies,
Comme l'ambre, le musc, le benjoin et l'encens, >

“Qui chantent les transports de l'esprit et des sens.” mio padre aveva seguito di lontano la scena e se ne stava lì dal quel posto privilegiato che aveva accanto alla porta. Aveva finito lui quella poesia che aveva imparato ad amare attraverso me.

“Grazie, io non so che dire!” ero spaesata stordita da quella sorpresa. Nessuno mi aveva regalato una cosa così mia e personale da farmi sentire unica. Ed ora dovevo arrancare davanti a tutti senza avere la minima idea di cosa dire.

 

Stavo tra le file di studenti, con la mia toga extra small, ma che sembrava sempre troppo larga, con il mio tocco, che con la sua nappina finiva sempre ad appiccicarsi sul lucidalabbra messomi da zia Rose, e con la fascia che veniva riservata ai primi cinque studenti della scuola. Il problema vero: io ero la prima, non la seconda o la quinta. La prima e quindi mi spettava il fantomatico discorso. Stavo lì aspettando che dicessero il mio nome per prendere quel pezzetto di carta che per me non valeva nulla. Eccolo.

“Renesmee Carlie Cullen!” applauso. Potevo percepire fra quel pubblico composto di parenti e studenti ogni minima variazione di quel battito di mani, distinguendo fra gli alberi quello delle persone a me care. Vedevo Jake, i miei, Charlie tutti guardarmi con lo stesso orgoglio con cui il nonno la mattina mi aveva accolto.

< Aspettate di sentire, il discorso poi ne riparliamo! >

< Nessie cerca solo di essere te stessa! >

Mio padre era entrato nella mia testa, cercando di rassicurare quei dubbi che avevo ormai da tempo. Stavo lì a guardare quella folla di gente, che aspettava solo che io proferissi parola, mentre io ero tentata di scappare, non per divertimento come dico nelle mie battute, ma realmente. Guardavo i fogli che avevo preparato e già dalle prime parole mi risultavano sciocchi e puerili. Dovevo essere me stessa. Aveva ragione lui. Girai i fogli pronta per imbarcarmi in questa nuova avventura improvvisata.

“Ho una vita molto complicata” tutti si ammutolirono a quelle parole che sembravano naturalmente spontanee, anche se sentivo la risata soffocata di un lupo di mia conoscenza tra le ultime file “Ho sempre cercato di essere perfetta agl’occhi di tutti, solo perché era quello che si aspettavano da me. Ma poi quando tutto è cominciato a cambiare io sono riuscita a scoprire cosa ero realmente. Una ragazza. Una ragazza che voleva vivere la sua vita in una maniera normale, in un mondo in cui di normale non c’è nulla. Nell’ ultimo anno ho subito tutto quello che di sporco e marcio poteva esistere nell’animo delle persone: menzogne, crudeltà, invidia di una vita privilegiata che io non ho certo chiesto. Sono riuscita a scoprirle anche nel mio animo che seppur puro, aveva dei lati oscuri con cui sapevo di dover fare i conti. E nel mio viaggio alla scoperta degl’altri ho trovato una nuova me. Non più la bambina viziata e capricciosa che vuole che le cose siano come dice lei, non più quella che vede solo la superficie senza analizzare quello che si nasconde dietro un gesto. Mi sono accorta di un lato riflessivo e intenso del mio carattere che vedevo solo in chi amavo. Ed ora davanti lo specchio, non mi vedo più come l’adolescente che ha iniziato la scuola qui a Forks tre anni fa, ma come una donna. Sono cresciuta e sono diventata una me stessa migliore. Vi prego di perdonarmi, so che questo non è il discorso che vi aspettavate. Magari pensavate che io avessi espresso l’importanza che lo studio ha influito sulla mia vita ed invece ho pensato di parlarvi di quest’ultima. Anche perché non penso sia lo studio ma la cultura quello che conta. La curiosità di conoscere ogni minimo dettaglio di ciò che ci circonda. Quello ha alimentato la mia passione, solo ed esclusivamente la mia curiosità. Con questo concludo il mio breve discorso sperando comunque di non avervi annoiato. Buon proseguimento” stavo per andarmene ma dato che io sono io tornai velocemente al microfono e dissi “Mi dimenticavo: non drogatevi!” cominciai a ridere e tutti pensarono che fossi impazzita. Non mi importava, perché chi doveva sapere, sapeva. E alla fine riuscì ad uscire fuori anche da quella situazione noiosa quale era il mio diploma. Ed ora avrei potuto dedicare la mia vita a quel meraviglioso ragazzo seduto vicino a mia madre: Jacob Black. Ma prima dovevamo festeggiare con una bella partita di baseball.

Note dell'autrice: Ragazze vi ho fatto patire ma sono tornata ed ecco la seconda parte! Iniziamo con una Nessie che ancora a che fare con gli stalci sua adolescenza ma che evolverà e diventerà una donna ancor di più di comel'avevamo lasciata. Ci saranno anche alcuni salti temporali che verranno comunque precisati quindi non vi sarà difficile capire il tutto. Sarà molto incentrato sul rapporto di Nessie con Jacob e ovviamente poteva mancare avventura risate e fazzoletti (si ragazze ci saranno un po di capitoli in cui io c'ho lasciato il cuore). Ragazze per non lasciarvi senza l'ho scritta tutta così come per la prima basterà revisionare, sistemare  e postare!

Sinead piaciuto il regalo di Carlisle?

   
 
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