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Autore: Iryael    24/01/2010    1 recensioni
Il Faro di Aelios, il santuario maggiore dedicato al dio del sole, è infestato da uno spirito che rapisce i sacerdoti lasciando le loro stanze piene di fuochi fatui. Riuscirà Arashi, scacciademoni di professione e Mezzodemone egli stesso, a risolvere la faccenda?
Genere: Azione, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Pangea'
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:: Finale ::
Verità
Q
uando il Sommo Sacerdote alzò lo sguardo e scorse i due visitatori, nei suoi occhi opachi lampeggiarono stupore e paura.
«Figli di Aelios, alzatevi! Presto! Rifugiatevi nelle vostre stanze, e che nessuno esca fino a nuovo ordine!» ordinò. I sacerdoti sembravano aspettare solo quell’ordine, perché subito si levarono grida acute mentre gli adepti correvano da tutte le parti, cercando rifugio poi nelle aperture che conducevano ai piani inferiori, dove si trovavano le loro stanze. Arashi ed Ai non si mossero: entrambi volevano il Gran Sacerdote.
Quando tutti ebbero lasciato la sala, il Gran Sacerdote si alzò dal suo scranno e andò a chiudere le porte come se non fosse successo nulla. Dopo che anche l’ultimo battente fu chiuso, l’uomo si voltò verso i due e li fissò con crudele ribrezzo.
«Bene bene, Arashi» disse con la sua voce profonda «Mi pareva di averti chiesto di liberarci della Yurei, non di condurla qui. Cosa significa ciò?»
«Tecnicamente, tu non mi hai mai chiesto di pacificare questa Yurei, e del resto io non l’ho inclusa nel prezzo del servizio» rispose il Mezzodemone. L’odore dell’incenso era così forte da coprire ogni altro presente nella stanza, ma Arashi riuscì comunque a sentire quella nota repressa che il Gran Sacerdote aveva indosso quando gli aveva affidato l’incarico. Tuttavia sarebbe stato chiaro a chiunque, in quel momento, che era tutt’altro che una persona gentile e caritatevole.
«Ti sei fidato della Yurei? O ti ha pagato forse meglio di me?»
«Diciamo che...mi sono chiesto spesso una cosa laggiù, tra Cerbero ed i dannati. Mi sono accorto del tuo odore strano sin dal nostro incontro. Qui c’è molto incenso, quindi riesci a nasconderlo quasi del tutto, ma come mai ti porti appreso l’odore sulfureo degli Inferi, vecchio?»
Ai drizzò le orecchie. Era a quello che si riferiva con quella frase enigmatica, davanti alla cella del novizio?
Il Gran Sacerdote non rispose, ma mosse un passo in direzione dei suoi avversari senza timore od esitazione.
«Rispondi, Demone! Rispondi e torna negli Inferi!» gridò Arashi, con un gesto eloquente dello spadone.
Il Gran Sacerdote si avvicinò ancora, sogghignando
«Non hai bisogno di spedirmi all'inferno» disse in tono mite ma venato di minaccia «Ci sono già passato, sai? Sei rude, ragazzo, sei davvero rude. Speravo avresti mostrato un maggiore senso di fratellanza...in fondo tra Demoni bisognerebbe intendersi, no?»
Sbatté le palpebre, e i suoi occhi prima quieti e grigi si accesero di un brutale bagliore dorato. Due corna caprine apparvero sulla fronte, strappando la mitra sacerdotale, brillanti di gramarye smeraldo.
Il Demone strinse con forza l'asta sacerdotale, roteandola di fronte a sé come un'alabarda, lo sguardo fisso su Arashi.
«Gli Umani sono facili da manovrare» sibilò «Da’ loro un dio e una giusta motivazione e si prostreranno ai tuoi piedi. Avevo bisogno di spiriti, e loro me li fornivano... gli spiriti dei mendicanti, dei malati e dei feriti, me li lasciavano da parte con la cieca convinzione che questo gentile vecchio padre li risanasse...» proruppe in una risata gelida «Che ingenuità! I Demoni sono fatti per divorare spiriti, per cibarsene e ricavarne nuova forza. E ora, caro Arashi... ti offro due possibilità: unisciti a me e a questi stolti burattini Umani, o unisciti a quella sottospecie di cadavere ambulante e incontra la tua morte»
Ai ringhiò, per nulla contenta di sentirsi chiamare “sottospecie di cadavere”, e gettò un’occhiata sospettosa al Mezzodemone.
«Incontrare la morte? Sono parole pesanti, le tue, se sai con chi stai parlando...ma non sia mai che il Grande Aelios abbia un Demone come te come sua guida su Pangea! IO RIFIUTO!»
Il Gran Sacerdote socchiuse gli occhi e sogghignò.
«Sei più Umano che Demone» disse in tono derisorio. «Una nullità. Non avrei mai dovuto assoldare un mercenario dal sangue tanto debole.»
Senza perdere altro tempo in chiacchiere, si fiondò sul mezzodemone e sull'anima.
Ai gli si parò davanti e mise la spada di piatto, bloccando il colpo del sacerdote diretto al ventre di Arashi; ma il filo acuminato della spada non spezzò l'asta, anzi, fu quest'ultima a scalfire l'arma della Yurei.
«Basta giocare! Vi rispedirò entrambi all'inferno, e stavolta per sempre!»
Una rapida torsione dell'asta, ed il Gran Sacerdote scaraventò Ai contro la parete.
Poi si voltò verso Arashi con sguardo famelico, l’asta stretta in pugno, e balzò addosso al Mezzodemone mulinando ferocemente l’arma. Arashi si aspettava il colpo, e non fece fatica a schivarlo ed a contrattaccare facendo correre lo spadone parallelamente al terreno.
La lama affondò nel fianco del Gran Sacerdote. Sentire l’acciaio affondare nella carne diede ad Arashi la carica.
«Non ci siamo, vecchio» lo apostrofò sogghignando. Un fiotto di sangue giunse in bocca al Demone e gli tinse le labbra di un rosso forte mentre si allontanava dagli avversario. Mentre fissava Arashi con occhi fiammeggianti per la rabbia, sputò il sangue che gli era giunto in bocca e poi si pulì le labbra con il dorso della mano.
A quel punto Ai lo assalì alle spalle, circondandogli la testa con un braccio per strangolarlo.
«Dimmi dov’è Jaren, bastardo, se non vuoi che ti trapassi» ringhiò al suo orecchio.
«Yurei, più gli spiriti sono giovani e più sono saporiti» rispose il Demone, prima di afferrare la testa di Ai con le mani cariche di gramarye ardente. Lo spirito gridò di dolore, sentendosi bruciare la faccia, e dovette lasciare la presa. In quello stesso momento cinque massicce radici sbucarono dal pavimento sotto i piedi di Arashi e cercarono di immobilizzarlo avvolgendosi attorno al suo corpo. Ma la crescita era più lenta del normale, ed Ai non ebbe difficoltà a bruciarle non appena salirono sopra il ginocchio del Mezzodemone. Vedendo lo spirito intento a rigenerarsi, Arashi le lanciò un’occhiata d’intesa: lascialo a me. La Yurei annuì.
«Che c’è, vecchio, le anime che hai mangiato non vogliono collaborare?» chiese con tono derisorio. Il Gran Sacerdote si lanciò su Arashi, incurante della ferita al fianco che pulsava a ritmo di marcia, e diresse il colpo verso la testa del Mezzodemone: Arashi lo lesse come un attacco frontale, semplice e prevedibile; ma all’ultimo il Gran Sacerdote cambiò direzione dell’asta e spiazzò la difesa del Mezzodemone alzando il colpo.
“Dannazione!”
Arashi non poté far altro che pararsi la faccia con il braccio sinistro: il colpo che ricevette fu terribile, un dolore lancinante corse dal braccio al cervello. Menò un fendente alla cieca: per evitarlo il Gran Sacerdote dovette nuovamente allontanarsi, dando modo ad Arashi di aggirarlo fino ad avere sott’occhio sia il nemico che Ai. Notò che la Yurei aveva sospeso la rigenerazione del volto per rialzarsi, ed ora stringeva nuovamente in mano la sua spada.
«Ti ho sottovalutato, Demone» ammise Arashi «Non sei spazzatura...fammi divertire» ordinò con il suo tono strafottente.
Subito dopo si gettò sull’avversario menando un fendente dall’alto. Il Gran Sacerdote evitò il colpo deviandolo con l’asta, quindi spazzò l’aria davanti a sé per far allontanare quel fastidioso scricciolo bianco e rosso.
Ai, alle spalle del Gran Sacerdote, non attese oltre e si lanciò verso le spalle del Gran Sacerdote ringhiando un urlo selvaggio, decisa ad affondare fino in fondo la lama della sua spada nel torace del Demone.
Quando questi si accorse dell’attacco alle spalle, si spostò quel tanto che bastò a non fare arrivare il colpo al cuore: la lama penetrò nei pressi della scapola destra, causandogli un dolore assurdo. Quasi contemporaneamente, Arashi si lanciò in un affondo. Il Demone non ebbe scampo: questa volta la lama lo trapassò al centro del torace, lì dove pulsava il suo cuore nero. Ai tolse di colpo la spada dalla schiena del Gran Sacerdote, e così Arashi. Il suo corpo senza vita si accasciò sul pavimento di marmi policromi, adagiato su una pozza di sangue scuro che andava formandosi.
Nel luogo di culto l’eco delle ultime grida andò spegnendosi. Il Mezzodemone e la Yurei rimasero a guardare lo spettacolo pietoso del Gran Sacerdote per qualche secondo.
«Che pessimo perdente» commentò Arashi, lo sguardo fisso sulla ferita mortale che gli aveva inflitto. Ai non rispose.
Per un attimo ancora la visione sanguinolenta rimase lì, poi si dissolse in un misero mucchietto di cenere.
«Non va» disse Ai.
Arashi la guardò in faccia. Aveva ancora pesanti segni della bruciatura infertale dal Demone, ed i suoi occhi sembravano ancora più disperati di prima.
«Cosa non va?» chiese.
«Quel bastardo si è nutrito dell’anima di Jaren. Se n’è forse andata con lui?»
«Non è possibile. Ogni anima segue il suo corso. Non può essere stata dispersa con lui» rispose Arashi
«E allora dov’è?»
La sua voce era davvero disperata.
«Ehi» la chiamò lui. Lei sembrò non sentirlo.
«Oh, il mio bimbo, il mio piccino...»
«Ehi...»
«Il mio bambino...l’ho perduto davvero...l’ho perduto...»
«Ehi, Yurei...» Arashi stava perdendo la pazienza.
«...perduto...»
«YUREI!» gridò, riuscendo ad ottenere l’attenzione di Ai «Vuoi finirla di frignare e venire qui?!»
«Non interrompere il mio dolore, Mezzodemone, se non vuoi una morte precoce!» ringhiò lo spirito.
«Per le palle di Aelios, vuoi venire qui oppure no?! Si tratta del tuo preziosissimo Jaren!» sbottò Arashi, ignorando del tutto la minaccia di Ai. La Yurei, a sentire quel nome, si avvicinò subito: tre fiammelle sottili ardevano sul pavimento, spettrali e al contempo stupende nel loro scintillio vacuo ed evanescente; gradualmente, sotto gli occhi sorpresi di Ai ed Arashi, le fiamme s'innalzarono da terra e presero a galleggiare a mezz'aria.
«Ma...che sono?» chiese lo spirito.
«Guardale bene» rispose il Mezzodemone.
Prima che svanissero in uno sbuffo di fumo, Ai ed Arashi ebbero la fugace visione di tre volti: due erano flaccidi e rugosi, volti di vecchi scavati dalla malattia, ma il terzo, liscio e morbido malgrado il pallore, apparteneva ad un bambino.
«Jaren!»
Con un misto di gioia e dolore, Ai vide l'anima di suo figlio scomparire dal mondo terreno, finalmente libera dalla malefica influenza del Gran Sacerdote.
«Adesso sono liberi...» disse Arashi, per la prima volta con un vero sorriso sul volto «Che fai ancora qui? Va’ a raggiungere tuo figlio!»
«Tempo al tempo, Mezzodemone. Prima di lasciare questo mondo vorrei ringraziarti come si deve»
Lo spirito giochicchiò un’ultima volta con la sua spada, prima di voltare l’elsa verso Arashi «Nelle mani di un semplice Umano sarebbe utile come uno sbuffo di fumo, ma tu hai dimostrato di essere di ben altra pasta. Prendila: a me ormai non serve più»
Arashi, dopo aver rinfoderato lo spadone, la soppesò: era leggerissima, e l’impugnatura pareva adattarsi alla sua mano, mentre la lama difficilmente avrebbe perso il filo. Indubbiamente, un’ottima arma.
Ai salutò il Mezzodemone con un cenno, quindi scomparve come le tre fiammelle, avendo spezzato la catena di rancore che la legava al mondo terreno.
Arashi continuò a guardare il luogo dove era sparita Ai per alcuni secondi, prima di andare a sedersi su una panca. Lasciò vagare la mente sulle figure che adornavano l’interno del santuario, nel silenzio più assoluto: gli intonaci chiari, le figure dipinte con colori caldi e le statue in marmi bianchi e rossi davano l’impressione di essere a casa, in un luogo caldo ed accogliente.
Rimase così, solo nel suo silenzio, fino a ché il novizio si riprese.
«Radioso Aelios...» mugolò «Ma...dove sono?»
«Al Faro di Aelios» rispose Arashi, senza voltarsi «E ti sei appena perso un combattimento coi controfiocchi»
«Il...il Gran Sacerdote?» chiese Jekar, vedendo la mitra e l’asta in terra, rovinati.
«Era un impostore. Un Demone, e si è servito di voi per procurarsi le anime con cui nutrirsi»
«Cosa???» gridò con la voce arrochita per lo svenimento.
«Abbiamo bisogno di cure, entrambi» andò avanti Arashi «Non so tu cos’abbia passato in compagnia di Ai, ma il vecchio ha picchiato duro con quell’asta»
Il ragazzo lo fissò stranito, non capendo nulla del discorso di Arashi, ma non si risparmiò dall’alzarsi e dal dirigersi verso l’altare maggiore.
«Vieni, se hai bisogno di cure. Vivian è un’ottima guaritrice» disse, invitandolo a seguirlo. Arashi sparì con lui dietro una delle porte dove, prima dello scontro, erano spariti i sacerdoti.
 
«Mamma, è lui il tato che ti ha aiutato a sconfiggere il sacerdote cattivo?»
Ai fissò Jaren, ora in braccio a lei. Non appena lo aveva raggiunto negli Inferi, lo aveva riportato in superficie per un’ultima vista al santuario.
«Sì tesoro. Si chiama Arashi, sai?» rispose, non appena vide il Mezzodemone sparire oltre il muro «è uno tosto, ma sotto sotto è un bravo Mezzodemone. Ti piace questo posto?»
«No. È troppo grosso. E chiuso. E poi qui parlano tutti sempre a voce bassa e dicono sempre le stesse cose»
Ai rise.
«Torniamo a casa, mamma, dai!»
«Va bene, tesoro, va bene. Ma la nostra casa ora è da un’altra parte...»
«È grossa? Posso fare i salti sul letto?»
«Grandissima. Ma certo, tesoro, potrai saltare sul letto finché ti pare...»
Lentamente, nella luce del tramonto, i due spiriti svanirono.
 
Il santuario tornò al suo silenzio ed alla sua quiete.

 

 

 

 

 


Fine della seconda Tale.
Ringrazio tutti i lettori, e sixy-chan per aver reso possibile la scrittura di ciò: io sono solo la persona che riporta i fatti, gli ideatori che post dopo post hanno costruito la missione da cui è stata tratta questa storia sono sixy-chan e ArashiUzumaki. Un applauso va anche a loro.
 
Alla prossima!
Iryael

 

   
 
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