Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Loda    24/01/2010    1 recensioni
"Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo. Quando arriverò da qualche parte? Quando i miei piedi troppo stanchi si fermeranno per riposare, non sarò mai arrivata. Devo solo andare avanti. Ancora."
Il cammino per cercare il nostro io è lungo, forse infinito, forse insensato. Ci dicono di non nasconderci dietro a delle maschere. Ma l'approvazione degli altri è sempre più importante. Mettiti quella maschera, la persona che sei per te stesso tanto non esiste...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una maschera ancora

UNA MASCHERA ANCORA

 

 

 

 

 

Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo.
Quando arriverò da qualche parte?
Quando i miei piedi troppo stanchi si fermeranno per riposare, non sarò mai arrivata.
Devo solo andare avanti.
Ancora.
 

Sono ad una festa. La festa dei diciotto di qualcuno.
Mi dicono: “Chi sei?”.
Dico: “Giorgia”.
“Ma Giorgia chi?”.
Mi ero chiesta perché non conoscessi il festeggiato. E’ semplicemente perché il festeggiato non conosce me.
“Importa?” dico.
“No” rispondono.
Scrollo le spalle e mi metto seduta.
Seduta tutto il tempo.
Il festeggiato potrebbe anche venire a chiedermi chi sono.
Ma in cuor mio spero non lo faccia.
Finalmente arriva qualcuno. E’ un ragazzo, con la camicia nera slacciata, tutto sudato. Brutto.
“Ci conosciamo?”.
“Non credo”. Balle.
“Sei carina”.
“Grazie”. Sono fredda.
Il ragazzo se ne va, un po’ contrariato.
Rimango seduta.
Mi annoio.
Arriva qualcun altro. Sì, è lei, la festeggiata. E’ una ragazza.
“Non voglio che ci si annoi alla mia festa”.
“Non mi sto annoiando”. Balle.
“Ah okay”.
E se ne va, i capelli lunghi biondi che oscillano di qua e di là. Mentre lei si scatena, mentre lei si diverte. E io no. Guardo tutte quelle espressioni felici, quei volti che non conosco. Ma perché sono qui? Perché sono andata alla festa di qualcuno che non conosco?
Sospiro.
Perché alla fine è sempre così.
Vado alle loro feste.  E fingo di non conoscerli.
E che per loro io non esista è più facile da mandare giù.
 

Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo.
Quando arriverò da qualche parte?
Quando i miei piedi troppo stanchi si fermeranno per riposare, non sarò mai arrivata.
Devo solo andare avanti.
Ancora.
 

Sono a casa, seduta in cucina.
Parlo a macchinetta, non ho neanche il tempo per mangiare.
Il mio piatto è pieno.
I piatti dei miei genitori sono vuoti.
Mi ascoltano.
Parlo di qualunque cosa, di qualsiasi cagata.
Soccia se parli, ma mangia ben!” dice la mamma.
Mio fratello è zitto, non dice una parola. Mi ascolta con la bocca semi aperta.
Lui ha due anni in meno di me e non ha mai niente da raccontare.
Io vado a tante feste.
Ho tanto da raccontare.
“Non ti annoi mai eh Giorgia!” dice la mamma, contenta.
Mangio una forchettata.
Fingo di avere tante cose da raccontare.
Così mio fratello mi guarda ammirato.
Così conto un po’ più qualcosa.
 

Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo.
Quando arriverò da qualche parte?
Quando i miei piedi troppo stanchi si fermeranno per riposare, non sarò mai arrivata.
Devo solo andare avanti.
Ancora.
 

“Ma perché sei stata seduta tutto il tempo?”.
“Non lo so, non mi piaceva la gente”.
“E allora perché ci sei andata?”.
Martina mi guarda senza capire.
E’ la mia migliore amica, sono a casa sua. Stiamo mangiando la pizza, davanti alla tele che non guardiamo.
Parliamo. Mi sento rilassata quando parlo con lei.
Forse non fingo.
Scherziamo, ridiamo.
“Allora Luca che ti ha detto?” chiedo.
“Oddio non parlare di lui!”.
“Dai! Che è successo?”.
Martina fa un gridolino felice.
E io mi unisco alla sua felicità.
Davvero?
 

Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo.
Quando arriverò da qualche parte?
Quando i miei piedi troppo stanchi si fermeranno per riposare, non sarò mai arrivata.
Devo solo andare avanti.
Ancora.
 

E’ ricreazione, siamo seduti sui banchi, tra noi, come al solito.
Matteo ha appena fatto una battuta.
Ridono tutti.
Rido anch’io.
Elena ne ha fatta un’altra. Divertente. Marco però ha detto: “Questa è brutta…”.
Non ride nessuno.
Trattengo la risata.
Giò!” esclama Matteo “come va? Che hai fatto sabato?”.
“Tutto bene” dico, felice “ero ad una festa”.
Ho un sorriso a trentadue denti. No, trentuno, mi manca ancora un dente del giudizio.
Come tutti. Tutti hanno un sorriso tra i ventotto e i trentadue denti.
“A che festa eri?”.
Alla vostra.
“Di un’amica”.
Ho ancora quel sorriso.
 

Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo.
Quando arriverò da qualche parte?
Quando i miei piedi troppo stanchi si fermeranno per riposare, non sarò mai arrivata.
Devo solo andare avanti.
Ancora.
 

Bello.
E’ stato bello.
Ieri sera mi sono proprio divertita.
Siamo stati a casa di Martina, noi e altri amici. C’era anche Luca, il ragazzo che piace a Martina.
Siamo stati bene. Io sono stata bene.
Credo di aver finalmente trovata me stessa, io ero me stessa. Parlavo, scherzavo. Gli altri mi parlavano, scherzavano con me. Ero io, al naturale. E piacevo. Ero felice.
Sono felice.
Il telefono squilla.
E’ Martina.
“Ciao! Come va?”.
Mi deve parlare.
Si è divertita ieri? Pensavo di sì.
No? Non si è divertita.
Mi sono comportata male.
“Come? Ma che ho fatto?”.
“Beh… sembrava che ci stessi provando con Luca”.
Sgrano gli occhi. “Come?”. Non ci proverei mai col ragazzo che interessa alla mia amica.
“Sì, eri un’oca, Giò”.
Ero un’oca?
Mi sento d’un tratto malissimo. Io non sono mai un’oca.
“Ti giuro che non l’ho fatto apposta, Marti… A me Luca non piace”.
Martina lo sa. Lo sa bene. “Allora controllati di più…”.
Per una volta che non avevo la maschera.
Forse la maschera è sempre meglio metterla.
Ma quale delle mille?
“Ma io sono fatta così”.
“No, non è vero. Io ti conosco sul serio. Tu non sei così, sei simpatica, ma in modo diverso”.
Io ti conosco sul serio.
“Cos’è, Giò? Volevi impressionare qualcuno?”.
No, io non volevo impressionare nessuno.
Forse.
Allora non ero io quella di ieri sera. Volevo solo essere simpatica il più possibile, volevo essere accettata, considerata. Dato che non lo sono mai.
Era una maschera anche quella. La maschera dell’esibizionismo.
E dietro cosa c’è?
L’insana voglia che abbiamo tutti: l’approvazione degli altri.
L’approvazione di cosa?
Beh, di esistere.
 

Sto camminando senza sosta da tantissimo tempo.
La destinazione non so ancora qual è, né dov’è. Forse quando arriverò troverò il mio vero volto. Forse sarò già morta.
Non riesco ancora a capire chi sono io veramente.
Mi basterà respirare, devo solo andare avanti.
Ancora.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Loda