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Autore: Feel Good Inc    25/01/2010    10 recensioni
«Lo sai, fratellone? Si dice che il narciso simboleggi autostima, vanità e incapacità d’amare…»
«Si dicono tante cose stupide, Sayu.»

[...]
C’erano stati molti dolori nella nostra famiglia. Avevo conosciuto il terrore di un rapimento e la paura stessa di morire. Quando papà era rimasto ucciso, la mamma si era lasciata andare per molto tempo ad uno stato di apatia totale. E adesso, se n’era andato anche Light.
Tutto questo non sarebbe accaduto, se Kira non fosse mai esistito.
[...]
«Chiedo scusa. Tu sei Sayu Yagami?»
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Near, Sayu Yagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo giorno di gennaio

Lultimo giorno di gennaio

 

 

 

 

 

 

Quell’anno l’inverno era davvero rigido. Fui costretta ad avvolgermi più volte la sciarpa intorno al collo, mentre camminavo da sola tra le lapidi, cercando di riparare come potevo dalla neve il mazzo di fiori che avevo tra le braccia. Narcisi. I preferiti di Light.

 

 

«Lo sai, fratellone? Si dice che il narciso simboleggi autostima, vanità e incapacità d’amare…»

«Si dicono tante cose stupide, Sayu.»

«Hai ragione. Tu non sei così, fratellone. Tu sei il migliore!»

 

 

Erano passati tre giorni dalla sua morte, e finalmente pensavo di aver speso abbastanza lacrime da riuscire a rimettere piede in quel cimitero.

La morte di papà era stata diversa. Avevamo sempre saputo che il suo lavoro lo avrebbe messo in pericolo, un giorno, e ce l’avrebbe strappato. Questo non rendeva meno dolorosa la sua scomparsa, certo; ma avevamo creduto – avevo sperato – di poterlo accettare.

Light però non era un poliziotto. Era solo un ragazzo. Un ragazzo che aveva amato troppo la vita. Un ragazzo che aveva voluto lottare con quanto c’era di più sbagliato. E per questo motivo, mai, mai sarei riuscita ad accettare.

La vista di quella tomba era la cosa più straziante che avessi mai provato.

C’erano stati molti dolori nella nostra famiglia. Avevo conosciuto il terrore di un rapimento e la paura stessa di morire. Quando papà era rimasto ucciso, la mamma si era lasciata andare per molto tempo ad uno stato di apatia totale. E adesso, se n’era andato anche Light.

Tutto questo non sarebbe accaduto, se Kira non fosse mai esistito.

 

 

«Tu ci credi a questa storia, fratellone? È vero che nel mondo c’è qualcuno che giustizia i malvagi?»

«Se c’è, sta sbagliando su tutto, Sayu. E la giustizia lo prenderà. Vedrai, è solo questione di tempo.»

 

 

L’aveva detto, a tutti noi, che si sarebbe battuto per fermarlo. Ma ci sono cose – ci sono mostri – che non si possono fermare in alcun modo.

Se soltanto avessimo immaginato.

 

 

Light Yagami

28.02.1989 – 28.01.2013

 

 

La neve imbiancava il marmo. Mi inginocchiai accanto alla lapide e mi asciugai il viso con una mano; forse non erano soltanto fiocchi sciolti, forse in fondo avevo ancora qualche lacrima inutile da versare per lui. Guardai la fotografia. Era bello, il mio fratellone. Era sempre stato il mio sole, la mia luna, il mio mondo. Quasi mi vergognavo nel piangere davanti a quella foto, al suo sguardo sempre così sicuro.

«Mi dispiace. Pensavo di essere più forte.»

Sorrisi amaramente, e cominciai a sostituire i narcisi ad altri fiori già appassiti. Ad ognuno, un ricordo.

 

 

«Mamma, perché piangi?»

«Sayu… Tuo fratello è…»

 

 

 

 

«No, non è vero! Non può essere! Non può essere

«Sayu, tesoro… Calmati.»

«Lui non è morto! Non è vero, non è vero, non è vero!»

«Sayu!»

 

 

 

 

«Dove sei stata?»

«Volevo stare da sola.»

«Sayu…»

«Non ho voglia di parlare, mamma.»

 

 

Fu il rumore più normale di questo mondo a scuotermi. Un suono di passi lievi, quasi esitanti, alle mie spalle. E poi una voce sconosciuta.

«Chiedo scusa. Tu sei Sayu Yagami?»

Mi voltai, schermandomi gli occhi dalla neve che ora scendeva più fitta.

Un ragazzo pallido e minuto, interamente vestito di bianco. Al massimo un paio di anni meno di me. Aveva capelli chiarissimi, di un biondo platino quasi candido, e un portamento strano, quasi come non fosse abituato a stare in piedi. L’unica nota di colore nella sua figura erano gli occhi, due pozzi scuri e lontanissimi.

Annuii lentamente, cercando di ricordare dove mai potessi averlo incontrato. Ero sicura di non conoscerlo.

«Come sai il mio nome?»

Lui non rispose. Si avvicinò alla tomba, dalla parte opposta, e accosciandosi di fronte a me fissò intensamente la lapide.

Era tanto vicino che, se avessi sollevato un braccio, avrei potuto toccare la sua pelle chiarissima. Nel suo biancore, creava un contrasto assoluto con i miei capelli e i miei vestiti scuri.

Lo osservai a lungo. C’era qualcosa di strano in lui. Forse il suo modo di stare rannicchiato, chiuso in se stesso; o forse soltanto il modo in cui guardava la foto di Light e si riempiva gli occhi di lucidi sottintesi, senza alcuna traccia di emozione.

Capii che aveva volontariamente evitato di rispondere alla mia domanda.

«Sei un amico di Light?»

Le parole mi uscirono dalle labbra a bruciapelo, si condensarono in nuvolette di vapore e si persero nell’aria fredda.

Mi guardò per un solo istante, prima di concentrare di nuovo l’attenzione sulla lapide, portandosi una mano ai capelli e torcendosi nervosamente una ciocca – nonostante i suoi lineamenti rimanessero imperturbabili.

«Un conoscente.»

Sentivo che mi nascondeva qualcosa. Ma in quel momento, qualunque cosa fosse, non me ne importava.

Rimasi in silenzio. In qualche modo sentivo che non c’era bisogno di parlare. Ancora oggi non capisco cosa accadde quel giorno; ricordo però chiaramente che davanti a lui, in sua compagnia, le parole sembravano superflue.

Ci limitammo entrambi a guardare quelle scritte nere sulla tomba bianca, mentre la neve si mescolava alle ultime tracce delle mie lacrime e dei miei ricordi.

 

 

«Light, è pericoloso! Non andare!»

«Non posso permettere che papà lotti da solo, Sayu. Voglio aiutarlo. Voglio aiutarlo a combattere Kira!»

«Ma io… Ho paura…»

«Lo so. Ho paura anch’io.»

 

 

«È stato ucciso da lui, vero?»

Sussultai. Lo sconosciuto mi guardò, distaccato, tremendamente obiettivo. Mi fece rabbrividire.

Nessuno era a conoscenza delle circostanze in cui Light era morto. Matsuda e gli altri agenti che un tempo erano stati alle direttive di mio padre lo avevano trovato così, abbandonato alla morte – la vendetta di Kira a chi per ultimo aveva cercato di contrastarlo. Soltanto mia madre ed io sapevamo. Per tutti, persino per Misa, Light Yagami era rimasto vittima di un tragico incidente.

Ma questo ragazzo doveva conoscere mio fratello molto meglio di quanto non volesse dare a vedere.

Avrei potuto negare. O, più semplicemente, farmi spiegare con esattezza chi fosse e cosa lo autorizzasse a formulare una tale ipotesi. Invece non feci nulla di tutto ciò. Di nuovo, annuii debolmente.

Lui chiuse per un attimo gli occhi, come in reazione ad una conferma che aveva temuto. Tacque ancora. Aveva smesso di tormentarsi i capelli.

Questa volta non resistetti. Avevo bisogno del suono di una qualche parola, una qualsiasi, amica o nemica; un altro silenzio denso di rimpianti mi avrebbe trascinata di nuovo nell’abisso.

«È tutta colpa mia.»

Aprì gli occhi e guardò dritto nei miei. Con molta attenzione, si poteva trovare un barlume di sorpresa nelle sue iridi quasi nere.

«Che cosa intendi dire con questo?»

Chinai il viso e sospirai. Una nuova nuvoletta perduta tra i fiocchi di neve.

«Avrei potuto fermarlo. Avrei dovuto. Sapevamo entrambi – tutti – che sarebbe stato pericoloso. Eppure l’ho lasciato andare. Non sono riuscita ad impedirgli di andare a farsi uccidere da un folle.» Qualcosa di caldo mi percorse le guance. Di nuovo, maledizione. «È tutta colpa mia» ripetei, in un gemito.

Per alcuni lunghi secondi il silenzio fu assordante. Non mi ero mai accorta di quanto potesse essere opprimente, quel senso ovattato che la neve dà all’udito, smorzando totalmente la realtà circostante e lasciandoti a tu per tu con ciò che hai dentro – impedendoti di scappare nel fuori.

Poi, come un appiglio nel mare in burrasca, un tocco gentile e leggerissimo raffreddò la mia guancia, là dove il pianto aveva incendiato la pelle.

«Capisco cosa provi.»

Rimasi a capo chino, gli occhi e i pugni serrati. Non era vero, non poteva capire.

«Kira ha tolto anche a me qualcuno che amavo e ammiravo molto, qualcuno di cui avevo bisogno.»

Non c’era tristezza in quelle parole. Soltanto una fredda razionalità, che mi fece pensare che la disperazione che vi covava sotto andasse al di là di qualsiasi parola o lacrima.

Sollevai finalmente lo sguardo, e il ragazzo ritrasse la mano dal mio viso. Ci fu un momento di strano imbarazzo. Non sembrava avere dimestichezza con gesti come il toccare, consolare qualcuno, meno che mai un’estranea appena incontrata.

«Il senso di colpa non porta a nulla» disse infine, recuperando quello sguardo privo di sentimento. «Non c’è mai modo di tornare indietro. Non si può fare altro che ricostruire dalle macerie.»

Sorrisi, amara. «Se ne si ha la forza…»

«Sono certo che tu la troverai, Sayu-san.»

Ci guardammo ancora per un minuto, senza più parlare. Il punto in cui mi aveva sfiorata non era né caldo né gelido, ma di un piacevole tiepido.

Avrei voluto ringraziarlo, ma ancora una volta le parole si scelsero da sole.

«Come ti chiami?»

Mi studiò come soppesando l’eventualità di rispondere sinceramente o meno.

Chissà se scelse di dirmi la verità, alla fine.

«Nate.»

Tesi la mano, fino al suo viso, come lui aveva fatto con me. «Grazie, Nate.»

Lui esitò per un istante sotto il mio palmo. Quindi si ritrasse lentamente e si alzò.

Cominciò ad allontanarsi in quel modo strano in cui si era avvicinato, dandomi le spalle senza aggiungere parola. E di colpo mi sentii di nuovo sola.

«Ti rivedrò?»

Si fermò, ma non si voltò a guardarmi.

«Temo di dover a breve lasciare il Giappone.»

Non dissi nulla. Non sapevo spiegare neppure a me stessa la delusione che provavo. Probabilmente, l’essermi ritrovata nelle sue parole e nella sua lieve carezza mi aveva illuso di aver mosso il primo passo per trovare quella forza che mi era necessaria per ricostruire dalle macerie.

Lui rimase fermo al suo posto per un altro lungo secondo.

«Sayu-san, tuo fratello…»

Il cuore mi sobbalzò in gola. Tenni gli occhi puntati sulla sua nuca, in attesa.

Nate voltò appena il capo, quel tanto da potermi lanciare di nuovo il suo sguardo oscuro.

«Sono certo che ti volesse davvero bene.»

 

 

«Fratellone, ma tu mi vuoi bene?»

«Ma certo che ti voglio bene, Sayu.»

«Allora non mi lascerai mai?»

«No, non ti lascerò mai. Ora però vai a dormire.»

«Ma la mia stanza è piena di mostri!»

«I mostri non esistono, sorellina. E poi non hai nulla da temere. Ci sono sempre io insieme a te.»

«Me lo prometti?»

«Te lo prometto.»

 

 

La sua figura scomparve nel turbinio dei fiocchi trasportati dal vento. Il suono dei suoi passi sulla neve si spense in lontananza.

Abbassai lo sguardo, e mi accorsi di avere ancora tra le mani un narciso. Mi voltai verso la lapide e delicatamente lo posi al suo posto con gli altri. Poi mi alzai.

Pregai brevemente, congedandomi da mio fratello. Mi allontanai dalla tomba con un ricordo più dolce nel cuore.

Il mostro alla fine se l’era portato via davvero, ma lui mi aveva fatto una promessa.

 

 

«Sempre sempre?»

«Sempre sempre.»

 

 

 

 

 

 

Ho avuto una visione. Una visione Near x Sayu. Ditemi quello che volete, ma l’idea mi ha fatta sciogliere. *////*

Per un attimo ho pensato di scrivere una What if? o qualcosa del genere, ma poi mi è venuto in mente che il finale dell’anime non escludeva che i due potessero eventualmente incontrarsi dopo la morte di Light. Meglio ancora, Near avrebbe potuto trovarsi sul punto di dire a Sayu la verità su suo fratello, salvo poi trattenersi in tempo per lasciarle almeno il conforto di un’ultima certezza. E in questo modo avrei anche potuto concentrarmi su Sayu e sul suo rapporto con Light/Kira; temo infatti che questo personaggio così positivo sia un po’ sottovalutato, e me ne dispiace.

Insomma, non so se è venuta fuori una cosa IC, ma io la vedevo plausibile. ^^

Nota sui narcisi: non ho idea di quali siano i fiori preferiti di Light, ma considerato il significato dei suddetti, mi sembrava una buona associazione.

Critiche ben accette, come sempre. Siate comunque comprensivi: questa shot è stata scritta da una mente inferma alle due di notte. .__. xD

Grazie per la lettura!

   
 
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