La quiete di una comune giornata
estiva stava per essere nuovamente sconvolta da alcuni avvenimenti che Steaven
Montralk definisce il più delle volte “Noiosi”.
Lattina di birra nella mano
sinistra, pizza in quella destra e divano davanti la tv accesa sul canale di
una partita di calcio descrivevano meglio di qualsiasi carta d’identità la
persona a cui stava per essere assegnato un caso alquanto interessante.
Il telefono squillò peggio di una
sveglia alle sei del mattino e Steve si catapultò giù dal divano per poi
rispondere al telefono dopo una serie di goffe cadute:
“Pronto?”
“Steve sei tu?”
“Scusa tu chi hai chiamato?”
“Dai non mi sembra il momento di
fare dello spirito, c’è stato un omicidio”
“Gary! Anch’io sono felicissimo di
sentirti, la famiglia dici? Macchè vivo da solo lo sai… e i tuoi?”
“Avanti Steve! Abbiamo bisogno di
te in centrale, ti daranno i dettagli quando arriverai”
“Sarà un altro stupidissimo caso
di scasso con vittima…vabè farò come dici, ciao!”
Il giovane corse a vestirsi senza
però dimenticarsi di quella squisita pizza lasciata sul tavolo:
“Prima uccido te, poi arresto chi
ha ucciso l’altro! Eheh”
Un’ora dopo ecco finalmente sbucare
Steven da dietro l’angolo con la sua solita giacca di pelle.
Mostrò il suo distintivo alla
segretaria all’entrata per poi dirigersi repentinamente verso l’ufficio del
commissario Charlie Toms.
“Eccomi Tommy! Mi cercavi?”
“Steaven! Finalmente… c’è stato il
finimondo e tu ti presenti con più di mezzora di ritardo?”
“Non c’erano compiti da
consegnare, Gary mi ha avvisato mentre ero in mutande a guardare la partita!”
“Sì vabé… ok, allora senti: ho
detto a Gabriele di lasciare tutti gli appunti del caso sulla tua scrivania,
almeno stavolta leggili”
“Come vuoi super Tom, vediamo di
movimentarci un po’”.
Steve raccolse diversi fogli
poggiati alla sua postazione alquanto disordinata e cominciò ad esaminarli.
“Vediamo cosa abbiamo oggi… uhm,
delitto in casa Nordon? Non sembra essere materiale per bambini, massì diamogli
pure un’occhiata: <
Il detective si rimise la fidata
giacca e fece cenno ad un suo collega di avvicinarsi:
“Gary! Vado in casa Nordon per il
delitto, mi accompagni o devi farmi fare di nuovo tutto solo soletto?”
“Ma qui c’è altro lavoro…”
“Ma cos’è Sharlock Holmes senza il
suo Watson?”
“… Ok, ma smettila di chiamarmi
Gary…”
“Ok Gary, ora andiamo però”
Il frenetico detective si diresse
immediatamente nel luogo interessato arrivando giusto in tempo per fermare una
rivolta familiare verso la polizia:
“Io devo tornare dai miei bambini!”
“Sono le due e non ho neanche
pranzato!”
“Io dovrei andare a prendere mia
figlia alla scuola pomeridiana!”
Steven fu accolto con il dovuto
rispetto e con riconosciuta eleganza fece due passi verso i presenti:
“Salve signori, io sono Steaven
Montralk, detective, modestamente, di fama internazionale e, diciamolo pure, essendo
che per questo caso mi pagherebbero fior di quattrini, non ho nessuna voglia di
andarmene con un buco nell’acqua, chiaro? Infondo non è mai successo. bene! Ora
se non vi dispiace vorrei farvi delle domande singolarmente, la polizia è
pregata di volatilizzarsi per il momento, mi piace lavorare da solo…”
L’altro povero detective fu
letteralmente ignorato quando cercò di presentarsi:
“I-io invece sono Gabriele…”
Il ragazzo fu interrotto da Steve:
“Lui è Gary Devoni, detective
apprendista, è italiano ma non discriminatelo…”
Qualche minuto dopo tutti i
presenti uscirono dalla stanza salvo una signora sulla cinquantina e i due
detective appena giunti.
Steven non perse tempo:
“Allora, mi può dire il suo nome?”
“Io sono la signora Nordon…”
“Ah si! La moglie
dell’assassinato, le mie più dovute condoglianze ma devo avvisarla che lei è
momentaneamente fra gli indiziati… quindi cerchi di dirmi tutto. Dove si
trovava tra le nove e le undici di questa mattina?”
“Inizialmente stavo preparando la
colazione con la nostra governante, poi mi sono seduta sulla poltrona davanti
la tv… la governante potrebbe confermarlo”
“Capisco e cosa stava guardando
alla tv?”
“Un programma che guardo tutte le
mattine...”
“Bene, lei sembra pulita, almeno
che la sua governante non smentisca tutto! Ma in fin dei conti non credo, bene,
aria!”
Una seconda persona prese il posto
della signora, era una giovane ragazza molto carina, bionda con gli occhi
azzurrissimi.
“Mooolto bene…lei è?”
“Mi chiamo Sarah Nordon... la
figlia di Alan Nordon”
La fanciulla scoppiò tra le
lacrime al ricordo della morte di suo padre ma Steven non faceva una piega:
“Sssi…sono commosso da questo
quadretto sentimentale, ma se non risponde alle mie domande in modo lucido
potrebbe finire in prigione e quindi piangere ancor di più, capisce?”
Gabriele diede un colpo all’amico
che però non sembrava neanche dargli conto.
“Dov’era tra le nove e le undici e
che cosa stava facendo?
Sarah si asciugò le lacrime e
cominciò a parlare:
“Mi sono svegliata alle dieci,
dopodichè mi sono diretta in soggiorno a fare colazione e allora ho sentito
della disgrazia”.
La donna riprese a piangere e
Steve sprofondò la testa tra le mani:
“Signorina, la prego… collabori o
sarò costretto ad agire con la forza...”
Gabriele scosse la testa e diede
un altro colpo al collega farneticando qualcosa:
“Non essere così duro, ha appena
perso il padre”
“Potrebbe averlo ucciso lei! Mai
mostrarsi compassionevole con i potenziali assassini”
La povera Sarah smentiva intanto
ogni accusa:
“Io non avrei mai potuto uccidere
mio padre!”
Steve portò le mani dietro la nuca
ed invitò la fanciulla ad uscire dalla camera:
“Chiederò alla governante e a sua
madre di confermarmi la sua versione, ora per favore esca dalla camera”.
Adesso era in turno della
governante, una quarantenne dall’aria rovinata e logorata dalla fatica.
“Bene, come credo abbia già capito
io sono il detective Montralck, le dispiacerebbe dirmi cosa stava facendo tra
le nove e le undici di questa mattina?”
“Alle otto ho cominciato a sistemare
le camere del signore e della signora Nordon, subito dopo, intorno le dieci e
trenta, ho preparato la colazione…”
“E mi dica signora… signora?”
“Feryl”
“Signora Feryl, chi era presente
in soggiorno a fare colazione?”
“Credo la signora Nordon e la
figlia Sarah”
“Capisco, ok, può bastare così,
ora gentilmente vi chiedo di liberare la seduta all’altro sospettato”
Un giovane ragazzo sulla ventina
entrò nella camera e sedutosi si presentò:
“Mi chiamo Chris Nordon e sono il
primogenito della famiglia”.
“Oh! Tu sei il figlio più grande
dell’assassinato, che cosa stavi facendo tra le nove e le undici?”
“Oggi mi sono svegliato molto
presto, intorno le sette e trenta, per provare con il mio gruppo. Sono uscito
di casa alle otto e un quarto circa per poi tornare alle dieci e venti circa a
casa”
“Dieci e venti… e poi cosa hai
fatto?”
“Sono tornato nella mia stanza a
studiare”
“Qualcuno può confermarlo?”
“Beh mia madre mi ha visto salire
in camera”
“Capisco capisco, chiederò
conferma a questo tuo gruppo se sei veramente andato da loro”.
“Come vuole detective...”
Steve tornò in soggiorno per
avvisare la polizia e la scientifica di aver finito con gli interrogatori, in
seguito chiese di vedere il cadavere. Il capo della scientifica era alquanto
stranito dal metodo del detective…
“Scusi ma lei vede prima i
potenziali colpevoli e poi la vittima? Non vuole prima osservare la ferita e
quindi fare deduzioni più sensate?”
Steaven non lo guardò neppure
rispondendo con tono apatico:
“no”.