Incolla q
Amicizie di Non Troppo Vecchia Data
So take a look at me now Why can’t they understand
There’s just an empty space The way we feel?
Nothing left to remind me They just don’t trust what they
Just the memory of your face Can’t explain (…)
Take a look at me now Don’t listen to them
Well, there’s just an empty space ‘Cause what do they know?
And you coming back to me We need each other
Is against the odds and To have, to hold, they’ll see in time
That’s what I’ve got to face When destiny calls you,
-Phil Collins, Against The Odds You must be strong
(Severus) I may not be with you
But you gotta hold on
-Phil Collins, You’ll Be In My Heart
(Lucius)
I
Era mezzanotte e a Hogwarts regnava il silenzio, un sonnacchioso silenzio, privo,
almeno per una volta, di quel carico di terrore che l’ascesa di Lord Voldemort
sembrava aver rovesciato sulla secolare scuola.
Non era solo notte fonda e buio pesto; una violenta bufera di neve si stava scatenando
sopra le teste dei più o meno incuranti allievi, e la mattina dopo il castello di Hogwarts
sarebbe stato glassato di neve soffice.
Il leggendario terzetto Harry-Ron-Hermione, con relativi animaletti da compagnia, se la
dormiva della grossa. Ron si era addormentato pensando a Hermione, e lei aveva
ricambiato segretamente, stringendo però tra le mani il libro di Trasfigurazione. Harry
era scivolato nel sonno senza nemmeno un piccolo bruciore alla cicatrice, Draco
Malfoy ronfava con un sorrisetto malefico sulle labbra, e persino Voldemort russava
sulla sua poltrona davanti al fuoco, dopo aver fatto qualche carezza a Nagini.
Silente stava facendo un bel sogno che la mattina dopo non si sarebbe più ricordato.
In tutta la scuola c’era solo una persona che non dormiva e non avrebbe dormito, per
quella notte magica, incantata persino in un posto dove non si imparava certo a tirare
fuori un coniglio bianco da un cilindro.
Questa persona era rimasta per ore a fissare la neve che cadeva, non si era presentata a
cena né aveva corretto la pila di compiti che attendeva ormai da due giorni sulla
scrivania.
Sentì lo stomaco gorgogliare e pensò di aver fame. Allungò una mano bianca verso la
bottiglia di… che roba era? Non se lo ricordava più, ma era sulla scrivania, aveva un
colore promettente e l’avrebbe tenuto in piedi fino alla mattina seguente, così se ne
versò un bicchiere e lo mandò giù.
Dopodiché si piazzò di nuovo alla finestra, con il senso di vuoto leggermente colmato.
Dopo nemmeno due minuti era in ginocchio sul pavimento e stava rimettendo quello
che aveva bevuto nel modo meno rumorosamente possibile.
Rimase inginocchiato per un tempo che gli parve interminabile, anche se la nausea
aveva fatto presto a passare: quella sera pareva che il suo organismo avesse sviluppato
una difesa contro qualunque cosa venisse dall’esterno.
Decise quindi di fare la cosa che gli riusciva meglio: rialzarsi, assumere un’aria
corrucciata, continuare a fissare fuori dalla finestra e odiarsi.
Soprattutto odiarsi gli riusciva facile e naturale, tanto naturale che non avrebbe potuto
fare altrimenti.
Quando passava per i corridoi con annesso svolazzio di mantello nero, gli alunni si
ritraevano e si voltavano a guardarlo dopo che era passato, alcuni picchiandosi la
tempia con un dito, altri scuotendo la testa.
Alla fine, nessuno poteva confermare di non aver sentito una glaciale punta di disagio
se si era trovato a incrociare lo sguardo di quegli occhi neri senz’anima.
Chi non aveva subito avuto la certezza che il Professore di Pozioni fosse matto, e erano
davvero in pochi, si era domandato se quei due tunnel color pece avessero mai visto la
felicità. C’era una sola persona che potesse rispondere a questa domanda, e si trovava
parecchio lontana dalla scuola, nel letto, insieme alla moglie.
2
Lucius Malfoy guardava il soffitto, ascoltando il respiro regolare di Narcissa, sdraiata
accanto a lui.
Non riusciva a dormire. I suoi lunghi capelli biondi erano sparsi sul cuscino come una
pioggia d’oro pallido, e facevano il solletico al nasino della moglie, che ogni tanto si
rigirava mugolando qualcosa.
Alla fine Lucius chiuse gli occhi e cominciò a sognare.
Di solito, quando gli capitava di sognare, ben presto le immagini si volgevano in incubi
e raramente si ricordava qualcosa, al risveglio.
Questo sogno fu invece particolarmente timido, ma per niente innocuo.
3
-“Lucius! Ehi, Lucius! Guarda, siamo quasi arrivati!”
Lui si voltò e sorrise all’amico, un certo Taylor che sarebbe caduto sotto i colpi del
Signore Oscuro qualche anno dopo. Era il penultimo anno per lui a Hogwarts, ed era
ben felice di cominciare un nuovo anno scolastico, ma durante il viaggio era stato
stranamente silenzioso.
Rimase corrucciato per tutto il pomeriggio. Si guardava intorno, con il suo solito fare
altezzoso e pieno di sé, deludendo gli amici entusiasti di rivederlo.
Se c’era una parola con cui descrivere il giovane Lucius Malfoy era ‘popolare’. Ricco,
attraente, estremamente vanitoso e snob, d’accordo, ma le ragazze di Serpeverde gli
sbavavano tutte dietro.
Lui se ne rendeva perfettamente conto e di solito amava piantarsi in mezzo a un
cerchio di fan e lasciare che le compagne di scuola si esibissero in risolini civettuoli e
sbattimenti di ciglia.
Verso le nove di sera decise di lasciar perdere il cattivo umore e di seguire la
conversazione che un amico cercava di intavolare.
Ben presto la chiacchierata si trasformò in un’animata discussione, e il gruppetto di
Serpeverde venne ‘invitato’ a trasferirsi nella Sala Comune, ordine che i ragazzi
eseguirono senza protestare più di tanto.
Mentre era seduto su uno dei divanetti della Sala Comune, Lucius venne assalito da
una ragazza con maliziosissimi occhi verdi e un fisico che avrebbe fatto carriera su
Playwitch.
La ragazza gli si sedette sulle ginocchia e proseguì nella sua seduzione. Era quasi
riuscita a assicurarsi un posto accanto a Lucius almeno per i prossimi dieci anni,
quando i glaciali occhi azzurro-grigio del ragazzo più desiderato di Serpeverde si
posarono per caso su una figura seduta davanti al caminetto.
La figura teneva un libro in mano e teneva il naso incollato alle pagine come se tra
quelle righe fossero rivelati tutti i segreti dell’aldilà.
Lucius si alzò lentamente, scostando malamente l’ammaliante sirena, che emise un
gridolino e quasi cadde per terra, per poi spalancare gli occhi indignati e tremare di
rabbia con un vigore sbalorditivo.
Intanto il biondo si era avvicinato alla figura china sul libro e si era appoggiato alla
spalliera del divano con tutte e due le mani, tamburellando con le dita sul legno lucido.
Il ragazzo che leggeva alzò la testa e la buttò all’indietro, trovandosi a osservare dal
basso un Malfoy decisamente di malumore.
-“Salve, compare. Finalmente mi hai trovato. Ho giocato a nascondino tutto il giorno.
Sai? Cominciavo a dubitare della tua intelligenza…”
Un sorrisetto perfido si affacciava sulle labbra dell’amico di Lucius, ma se quello era
perfido gli occhi scintillavano di autentica felicità.
Il biondo decise comunque di fare il duro, come gli si conveniva.
Estrasse la bacchetta e la puntò sulla fronte dell’altro ragazzo.
-“Dammi un motivo per non affibbiarti una Maledizione. Ero preoccupato, brutto
scemo.”
Il sorriso sulle labbra di Severus si allargò.
-“Metti giù quel coso, Lucy. Non mi scaglieresti una Maledizione nemmeno se te lo
dicesse il Ministro della Magia.”
Lucius la mise giù solo quando l’amico aggiunse ‘e sai che io farei altrettanto.’
Allora andò a sedersi accanto a Severus e cominciarono a parlare, osservati con
malcelata curiosità, mista a una certa disapprovazione, dagli altri Serpeverde.
-“Dài, Sev, ti presento un po’ dei miei amici. Così entri nel gruppo.”
Non era la prima volta che il ragazzo più desiderato della Casa verde e argento di
Hogwarts faceva questa proposta al ragazzo meno desiderato dell’intera scuola, però,
per la prima volta, Severus parve pensarci sul serio.
Indugiò un attimo, fece dardeggiare gli occhi neri in direzione del gruppo di
Serpeverde, che fecero finta di nulla, poi si voltò di nuovo verso l’amico e sospirò.
-“Senti, Lucius… io… lascia perdere, ok? Non…”
-“Di che hai paura?”
-“Non ho paura.”
-“Te la fai sotto. Non preoccuparti, non è sempre la prima impressione quella che
conta.”
-“Ah, chiudi il becco, signor Biondo-Perfettino.” Sibilò Severus, fissando le fiamme nel
caminetto.
-“…Sev?” Fece Lucius, disorientato.
-“Sev un corno.- continuò l’altro ragazzo, sempre più avvelenato- Per te è facile stare
qui a dirmi tutte queste cose come se davvero credessi che io potrei farmi una vita nel
gruppo. Ma dico, mi hai visto? Tu sei bello, roseo, biondo, elegante, ricco, e un
mucchio di altre cose. Io sono orribile, con i capelli così appiccicati alla testa che non
posso nemmeno dare a intendere che sia gel, e ammettilo, ho uno strano odore di
polvere.”
Lucius abbassò gli occhi, mortificato.
-“Devo dire che hai un certo odore di polvere.” Fu tutto quello che riuscì a dire, e
subito dopo si sentì uno schifo. Arrossì violentemente e fu sul punto di battere in
ritirata per la vergogna. Quando si decise a alzare lo sguardo di nuovo si trovò davanti a
un sorriso quasi luminoso, sicuramente molto divertito.
-“Tutto bene?” Azzardò a chiedere.
-“Sì, tutto bene, Principe Azzurro.”
-“Senti, se è solo per i capelli, non hai idea di quanti Incantesimi…”
-“Non è per i capelli, Lucius. E adesso che ne dici di andare a dormire? È tardissimo.”
4
Quando si affacciò alla finestra della camera il mattino dopo, Lucius si sentiva confuso
e triste. Malinconico, come minimo.
Si sforzò di concentrarsi sul pittoresco paesaggio di campagna che si estendeva intorno
a Villa Malfoy, nello Wiltshire, senza risultato.
Ho una moglie bionda, bellissima e innamorata di me come se fosse il primo giorno.
Ho un figlio attraente e che è stato introdotto con successo nell’alta società.
Ho una villa enorme immersa nella natura.
Ho un aspetto che non fa proprio schifo, anzi, oserei dire che non sto per niente male.
E allora?
E allora gli mancava un vecchio amico. C’era forse qualcosa di male?
5
Intanto, a Hogwarts, Grifondoro e Serpeverde del penultimo anno si riunivano nei
Sotterranei per due ore di Pozioni.
-“Cosa darei per fare cambio con una materia qualsiasi che non sia Pozioni.” Gemette
Ron, tirando fuori il libro.
-“Che ne dici di Storia della Magia?” Suggerì Hermione.
-“No, grazie.”
-“Erbologia?”
-“Ehm…”
-“Cura delle Creature Magiche?”
Ron non rispose e gli altri due si misero a ridere.
-“Non mi piacciono i Sotterranei, va bene?- tentò di giustificarsi Ron, arrossendo fino
alla radice dei capelli- Avete qualcosa in contrario?”
Harry scosse la testa.
-“Non direi, Ron. È umido e pieno di muffa.”
Hermione annuì, e il rosso sorrise, felice di non aver fatto poi una figura così terribile.
-“Senza dimenticare che questo posto è la tana di Piton. Secondo voi in quell’armadio
sempre chiuso ci tiene i cadaveri di chi non ha passato il G.U.F.O.?”
Risatine sommesse.
-“L’armadio è vuoto- li interruppe una voce stentorea e incolore- ma se vuole saprei
come riempirlo, Weasley.”
I tre si voltarono: il professore li stava guardando, torvo come al solito. Hermione
mandò una piccola esclamazione soffocata.
-“Signore, io…” Balbettò Ron.
-“Lei si è sentito in dovere di aggiungere altre baggianate, Weasley. Dieci punti in
meno a Grifondoro. Ora chiudete la bocca e mettetevi al lavoro.”
Detto ciò si allontanò, lasciando il leggendario terzetto a scambiarsi occhiate di
compassione reciproca.
Da un angolo non troppo lontano, Draco Malfoy se la rideva.
A parte l’inizio tragico, la pozione non era troppo difficile (i ragazzi lo trovarono
strano; certo non potevano sapere della tremenda nottata che aveva passato Severus) e
si rifecero senza problema.
Quello che non riuscivano a spiegarsi era perché il professore non avesse
accompagnato con un ghigno la famosa frase ‘dieci punti in meno a Grifondoro’.
E poi perché aveva quelle occhiaie violacee?
Sembrava che non avesse chiuso occhio. Forse stava complottando con Voldemort,
pensò Harry, e guardò il professore di traverso per tutta la lezione.
II
-“Lucius, tesoro, dove stai andando?” Narcissa stava sulla soglia della camera da letto,
che suo marito stava mettendo a soqquadro. Praticamente metà dei vestiti erano stati
tirati fuori dall’armadio e stesi sul letto. Una buona parte, però, era già sistemata dentro
a un baule da viaggio.
-“Scusa, Cissy, se non ti ho detto niente, ma è una cosa importante per me.”
-“Ma dove vai?”
-“A Hogwarts.” Fece Lucius, drizzandosi tutto. Erano settimane che la moglie non lo
vedeva così contento. Quei glaciali occhi azzurro-grigi mandavano scintille. Anche i
capelli sembravano più luminosi, per non parlare del sorriso così marcato e
maldestramente nascosto che aveva dell’infantile e quasi dolce.
Malgrado fosse molto sorpresa, Narcissa abbozzò anche lei un sorrisetto.
-“E perché? Non sarà mica per Draco?” Si affrettò a aggiungere, apprensiva. Era in
momenti come quelli che perdeva la sua solita espressione, cioè quella di una donna
che si trova qualcosa di molto schifoso sotto il naso, e ne assumeva una più umana:
quando era costretta a indossare i panni di madre, non solo di Purosangue elitista e
ricca.
-“No, non ti preoccupare, non si tratta di Draco.”
-“E…allora? Cos’è? Silente ti sospetta?”
-“Non è niente di preoccupante, Cissy. Non stare in pensiero per me, non starò via
molto. È una questione che riguarda me.”
Lucius interruppe il suo frenetico fare la valigia per guardare negli occhi la donna che
aveva amato per tutta la vita.
-“Vuoi andarci da solo?”
-“Non sarai gelosa di qualcuno, spero. Tutte le professoresse di Hogwarts hanno ormai
qualche secolo.” Si avvicinò e le fece una carezza.
-“Se ci tieni tanto, vai. Ma non ci vedo troppo chiaro in questa faccenda, Lucius.” Ci
tenne a fargli sapere Narcissa, arricciando il naso più che poteva.
-“Allora ciao, piccola. Ti amo.” Lucius ridusse i saluti al minimo: un veloce bacetto
sulla guancia e poi via, fuori dalla porta.
6
Narcissa Black rimase alla finestra per molto tempo. Sembrava che avesse le lacrime
agli occhi, ma non pianse mai. Le dame nobili e raffinate come lei non erano fatte per
sciuparsi gli occhi piangendo, al massimo si poteva tollerare una qualche lacrimuccia
tamponata con il fazzolettino bianco.
Se ne stava immobile a fissare quel coriandolo di Wiltshire che si vedeva dalla finestra
e sentiva il cuore gonfiarsi. Sapeva che sarebbe successo prima o poi.
Aspetta che lo sappia Bellatrix, si disse, aspetta solo che lo sappia lei. E poi scoppierà il
finimondo.
7
Quella sera Lucius era in arrivo a Hogwarts. Dopo aver incontrato Silente e la
McGranitt senza troppi… attriti, e dopo aver fatto i dovuti sorrisini forzati e i
salamelecchi che si convenivano, finalmente poteva puntare a quello che veramente gli
stava a cuore.
Aprì la bocca per cominciare a parlare, ma il vecchio preside lo precedette, con gli
occhi azzurri che scintillavano da dietro gli occhiali a mezzaluna, come a dire ‘ti ho
beccato, Lucius, vecchio mio’.
-“Dimmi, Lucius, non è che sei venuto per qualche amicizia di… non troppo vecchia
data? Qualcuno che non vedi da un bel po’ di tempo?”
Malfoy Senior rimase congelato. Dannato barbagianni, come hai fatto? Si domandò, e
dallo sguardo accompagnato da un mezzo sorriso malizioso di Silente dedusse che i
pensieri di Albus erano gli stessi di sua moglie…
Non potè fare a meno di annuire, comunque.
-“Sì… è così.”
-“E’ a lezione, adesso. Ma un’ora finisce presto, dopo… quanti sono? Quindici anni?”
Detto questo, si dileguò molto più in fretta del solito, seguito da Minerva Mc Granitt,
anche lei con un sorrisino strano sulle labbra.
Lucius fissò il pavimento di pietra per un po’, poi alzò le spalle e si diresse alla svelta
nei Sotterranei, l’ambiente muffoso e tetro dove si tenevano le lezioni di Pozioni.
8
-“Vi avverto, signori, che questo test è molto importante- stava spiegando il professore,
ignaro dell’arrivo dell’amico- inutile dire che sarete sorpresi a copiare vi aspettano due
mesi di punizione. E credetemi, farò di tutto perché non ve ne dimentichiate. Sono
stato chiaro?”
Era uno dei classici discorsetti che i professori tenevano abitualmente prima delle
prove scritte, ma, per qualche motivo, credere alle parole di Piton era più che facile.
Tutti gli alunni annuirono vigorosamente.
Una mano del professore voltò la clessidra sulla cattedra.
-“Avete un’ora.”
Mentre Lucius passeggiava nervosamente su e giù, davanti alla porta dell’aula, Severus
fissava la classe china sulle pergamene. Non guardava nessun punto in particolare, né
gli importava un bel niente di controllare gli alunni: sapeva fin troppo bene che
nessuno si sarebbe mai azzardato a copiare o suggerire, con lui lì davanti.
Così si limitava a osservare il nulla, ma dentro la sua mente non era certo il nulla che
vedeva.
Quello che vedeva era un ragazzino di al massimo quindici anni appoggiato al tronco di
un albero, con un libro in mano, che cercava di sembrare assorto nella lettura.
Non è così che hai preso interesse per le Pozioni? Cercando una via d’uscita?
Vedeva anche altri due ragazzi, uno gli stava accanto e era Lucius, e l’altro stava in piedi
davanti a loro e il suo nome era James Potter.
Maledetto Potter… pensò intensamente, sforzandosi per non guardare il figlio di James
nello stesso modo in cui aveva guardato suo padre. Dopotutto Harry era la fotocopia
del caro, compianto e stimato papino, ma aveva pur sempre gli occhi di Lily.
Una delle memorie peggiori che aveva dei suoi tempi a Hogwarts era proprio quella
volta che James era andato da lui a sventolargli davanti la cartolina di San Valentino
che Lily aveva fatto per lui, e aveva sottolineato solo per lui.
‘Bella, vero?-aveva detto, con un sorriso così largo che gli tagliava in due la faccia-
Guarda, il cuore si muove davvero! Che peccato che tu non ne riceverai mai una, vero,
Mocciosus?”
Impegnato com’era nel ricordo, Severus nemmeno si era accorto che stava artigliando
la cattedra con tutte e due le mani e aveva gli occhi ridotti a due fessure ricolme d’odio.
Alcuni dei suoi alunni avevano cominciato a guardarlo, piuttosto a disagio.
-“Perché diavolo non mi chiamava col mio nome…” Farfugliò il professore, per poi
rendersi conto di aver parlato a alta voce.
-“Signore, si sente bene?” Domandò Neville Paciock, con un tono tra il preoccupato e
il divertito.
Piton si ‘svegliò’ di colpo, voltando la testa di scatto.
-“Mai stato meglio.”
-“Ecco, lei mi sembra preoccupato...” Azzardò il ragazzo.
-“Zitto, Paciock. Torni al suo compito, mancano solo cinque minuti.”
Tutti gli occhi che si erano alzati a guardare i due ricaddero come per magia sui
rispettivi fogli.
Neville era arrossito come un pomodoro, ma Severus non gli badava più. Allo scoccare
del quarto minuto incrociò le braccia sulla cattedra e ci appoggiò con la fronte. Anzi,
diciamo piuttosto che ci si lasciò cadere sopra.
Fu un tonfo lieve, attutito, ma tutti lo sentirono e tutti si scambiarono occhiate tra
l’eloquente e il terrorizzato.
Al quinto minuto gli alunni si alzarono e lasciarono i compiti in una pila ordinata
sull’orlo della cattedra.
Ognuno di loro si chiese se il professore avesse intenzione di restare così per sempre.
9
Lucius entrò nella classe a prima vista deserta, individuando il vecchio amico all’istante.
Mosse qualche passo verso la cattedra, ma l’altro non si mosse. Aveva visto una
fiumana di ragazzi uscire da quella stanza, ma di lui nemmeno l’ombra.
Si avvicinò di più e si appoggiò con tutte e due le mani all’elegante bastone con la testa
di serpente. La punta di ferro del bastone emise un sonoro ‘tic’ quando incontrò il
freddo pavimento di pietra.
-“Granger?- disse all’improvviso Severus, facendo fare un piccolo salto indietro a
Lucius- Potter?”
Per tutta risposta l’amico tese una mano e gli fece una lieve carezza sulla testa.
La reazione era del tutto prevedibile: un piccolo ringhio sommesso accompagnato da:
-“Potter, se sei tu io ti…”
Tirò su la testa e la voce gli morì in gola, quando si ritrovò a fissare gli occhi calmi di
Malfoy.
-“…Lucius? Sei proprio tu?”
Lucius annuì sorridendo.
-“Ciao, Sev.”
-“Ma dove… dov’eri andato a finire? Perché non…”
-“Ah, non sei cambiato di una virgola tu, eh? Rivedi un amico dopo quindici anni e
non lo abbracci nemmeno?”
Severus si alzò come un automa, ancora scioccato per reagire. Sentiva solo di essere
invaso da un sentimento caldo e luminoso che non aveva provato per molto, molto
tempo. Per un attimo, mentre abbracciava Lucius, gli parve di poter vedere la sua
anima: un ammasso di ombre polverose fino a pochi secondi prima, ma adesso la
povere si staccava dalla superficie lasciandola liscia e lucida e scura, come carbon
fossile.
Quando i due si divisero, gli occhi sereni di Malfoy indugiarono sulla figura spettrale di
Piton. L’altro si scuoteva solo ora dallo shock: gli occhi sembravano occupare metà del
volto pallido.
Silenzio.
-“Però… i tuoi capelli sembrano esattamente come quando ci siamo visti l’ultima volta.”
Disse Lucius, trattenendosi dal ridere.
Severus grugnì.
-“Sei venuto per dirmi questo?”
-“Ti vedo ancora più indurito di quando eri piccolo. Ti senti bene? Hai gli occhi
lucidi.”
Il professore si girò, incrociando le braccia su petto. Era difficile capire cosa provasse,
per l’amico appena arrivato. Al diavolo, pensò Malfoy. Ho fatto tanta strada per niente,
se questo idiota se ne sta girato per tre quarti dall’altra parte. Non riesco nemmeno a
vedergli bene gli occhi. È sempre stato così, e sembra che quelle tende di capelli siano
fatte apposta per nasconderlo.
Preso da un accesso di rabbia, il biondo girò sui tacchi e fece per andare alla porta.
-“Lucius… non te ne andare.” Disse la voce di Piton mentre le dita sfioravano appena
la maniglia della porta.
Malfoy Senior invertì la rotta così di colpo che quasi cadde. Non era mai successo che
Severus lo fermasse, tutte le volte che questa scena si era ripetuta, e si era ripetuta fino
alla nausea.
-“Allora…?” Domandò, decisamente sorpreso.
-“Scusami.”
-“Come hai fatto a ridurti così?” Chiese Lucius, avvicinandosi.
-“Mi conosci, no? Ero noto come lo Sfigato di Spinner’s End quando avevo dieci anni,
e indovina un po’? Non è cambiato niente.”
-“Cristo, Sev, io…”
-“…sei venuto. Credevi di trovarmi cambiato? Nemmeno tu sei diverso, sai? Stesso
portamento, stessa pettinatura, stesso tutto.”
Lucius fissò il pavimento.
-“Sì… ma speravo che tu ti fossi trovato una donna, almeno.”
Piton guardò sbigottito il suo amico e poi si mise a ridere, sotto gli occhi sbalorditi
dell’altro. Quante volte l’aveva visto ridere così? Si contavano sulla punta delle dita.
-“Oddio, Lucy… a volte mi fai davvero morire. Il sesso femminile in genere non è per
niente attratto dall’idea di una chiacchierata con il caro vecchio Mocciosus. E
nemmeno quello maschile.”
-“Ci sarà stata una dannata volta in cui ti sei innamorato, no? O che almeno hai
desiderato qualcuno. A parte Lily, ovviamente. Giusto?”Insistette Malfoy.
-“Lucius, Lucius… cattivello. L’ultima volta che ho avuto il fuoco nelle mutande eri
presente, cioè quando Potter mi appiccò, effettivamente, fuoco all’uniforme.”
Lucius non riuscì a non ridere.
Tutto era meno teso, con il solito tono tragicomico, ma almeno era meno teso, e i due
amici si parlavano e si sorridevano come una volta, finalmente.
10
Narcissa si passò una mano tra i lunghi, morbidi capelli biondi e andò a aprire.
Bellatrix si fiondò dentro non appena lo spiraglio fu abbastanza largo da far passare la
sua figura scheletrica e allucinata.
Era andata a Villa Malfoy con la sua tenuta da Mangiamorte, con tanto di cappuccio.
-“Ciao, Bella.”
-“Salve e condoglianze, Cissy.”
-“Cosa?”
-“Forse dovremo ammazzarli tutti e due. Sai, se li becchiamo insie…”
Narcissa alzò le mani affusolate davanti al viso.
-“Ferma lì. Tu non tocchi nessuno dei due, e nemmeno io lo farò. Ti ho chiamato per
avere un po’ di compagnia in questo momento difficile, non per commettere un
duplice omicidio. Chiaro?”
La Mangiamorte aprì la bocca e poi la richiuse come un pesce fuor d’acqua.
-“Ma Cissy…”
-“Niente ma, Bella. So quanto odi Severus e sappi che piacerebbe strozzarlo anche a
me. Però si dà il caso che invece mio marito lo trovi simpatico, quel viscido, schifoso,
sudicio Mezzosangue. Se tengo al mio Lucius, il mio tesoro… devo lasciarlo stare.”
Bellatrix sospirò e assunse l’aria di una bambina che non ha ricevuto la sua bambola
preferita per Natale.
-“E va bene… se proprio vuoi. Ma potremmo farlo sembrare un incidente.”
-“Santo cielo, Bella, per favore.”
La Mangiamorte alzò le spalle.
-“Però ho un sistema per tenerli d’occhio.” Disse Narcissa.
-“Davvero? Che è?”
-“Un Occhio-Spia che ho messo addosso a Lucius prima che se ne andasse. Potremmo
dare un’occhiata attraverso la sfera di cristallo… se ti va.”
Bellatrix abbracciò Narcissa con impeto.
-“Oooh, la mia amica del cuore le pensa tutte!! Sì, non vedo l’ora! Vieni, andiamo!”
Mentre Bellatrix si sedeva sul divano di Villa Malfoy e impostava la sfera di cristallo,
Narcissa andò a prendere due calici di vino elfico, tanto per prendere tempo. E se
avessero trovato il suo dolce Lucius che… no, non ci voleva nemmeno pensare. Era
troppo disgustoso anche solo da pensare.
-“Cissy! Muoviti!” La incitò l’amica, quando la vide ricomparire sulla soglia del salotto,
con i due bicchieri in mano.
Narcissa si sedette e dette il via alla ‘proiezione’.
La sfera inquadrò i due uomini, anche loro seduti sul piccolo divano bitorzoluto nello
studio di Piton.
Lucius beveva qualcosa, probabilmente una Pozione Rigenerante, di quelle che
distendono i nervi, a giudicare dal colore.
Severus non beveva niente; si limitava a ascoltare l’amico con un sorriso pronto a
scattargli sulle labbra.
-“Bleah.- commentò Bellatrix- Non l’ho mai visto sorridere e non si può dire che sia
meglio… non so come faccia a piacere a tuo marito.”
Narcissa si voltò bruscamente, quasi rovesciando il suo vino elfico.
Gli occhi di solito perfettamente compassati erano accesi e spalancati, come quelli di
una pazza.
-“Chiudi il becco, Bellatrix! Non è vero!”
L’altra non si offese per nulla. Si aggiustò un ciuffo particolarmente ribelle di capelli
arruffati e crespi e ribattè con una voce di zucchero:
-“Ma se lo sanno anche i muri che Lucius non chiederebbe di meglio che un biglietto
di sola andata per il letto del suo amichetto…”
La bionda soffiò come un gatto arrabbiato e si trattenne dall’estrarre la bacchetta e
scagliare una Maledizione Cruciatus sull’ ‘amica’.
Non fece nulla. Tornò a guardare la sfera.
11
-“A volte è stato anche divertente, però. Vero, Sev? Ti ricordi quella volta che
scambiammo il succo di zucca di Black e Lupin con due belle tazze di Pozione
Polisucco?”
-“Sì, devo ammettere che quella volta è stato divertente. Io da solo probabilmente non
l’avrei mai fatto.”
-“E io da solo non avrei mai preparato la pozione, che è una delle più difficili di tutta la
storia della magia.”
Piccola pausa.
-“Sei sempre stato un grande amico, Lucius, e ti voglio bene, solo che a volte… ecco…”
-“…non ti controlli. Lo so, Severus. Se non me ne fossi accorto ti avrei lasciato perdere
anni fa.”
Pura riconoscenza illuminò i due tunnel neri del professore.
E i due amici si abbracciarono.
12
Il pomeriggio andò avanti tra aneddoti e ricordi dei bei tempi. Non ci furono baci né
appassionate dichiarazioni d’amore, come sperava Bellatrix e come temeva Narcissa.
Quando decisero di spengere la sfera, la prima aveva un diavolo per capello e la
seconda era notevolmente rilassata.
Bellatrix aveva qualcosa nel cervello che non funzionava, come tutti abbiamo capito dal
primo momento, mentre Cissy forse non era più così arrabbiata con suo marito e forse
non odiava più Severus così tanto.
13
Anche se quella notte Severus e Lucius si addormentarono accanto proprio su quel
divano, tutti sappiamo com’è andata a finire.
Il professore di Pozioni morì l’anno dopo, all’età di quarant’anni, vergine.
Se ne volò sulle nuvole e si sedette su uno sbuffo bianco.
E indovinate un po’ chi saltò fuori?
James Potter!
ui il testo.