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Autore: Mia    29/01/2010    4 recensioni
[FlashFic deicata a Mrs Call] Una madre disperata, che non sa cosa stia accadendo a suo figlio il quale, giorno dopo giorno, si allontana sempre più da lei...
[Quarta Classificata al Contest "Twilight-New Moon-Eclipse-Breaking Dawn" indetto da Kikyo90]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'Autrice: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di S. Meyer. Questa ff è stata scritta senza alcun fine di lucro.
Ho utilizzato un personaggio secondario di Twilight, che l'autrice non ha praticamente mai approfondito, se non superficialmente e indirettamente. Tale personaggio è la signora Call, la madre di Embry.
FlashFic di 300 parole esatte, compreso il titolo.

That Silent Lie

Chi ama ha il potere di distruggere, e io sono distrutta.
Impotente davanti a ciò che mi sta portando via mio figlio, che è tutto ciò che mi è rimasto. E' cambiato, ma non riesco a capacitarmene, perché la colpa è mia.
Crescere un maschio da sola mi ha permesso di interrogarmi sulle mie scelte, anche le più banali, come comprargli un paio di scarpe, ma ora che lo vedo così distante, so di aver sbagliato qualcosa. L'ho obbligato a crescere senza un padre... Embry non sa nulla di lui. Volevo fosse solo mio: il mio bambino, da crescere da sola. Ero una bambina che giocava a fare la donna con una bambola che si muoveva, piangeva, mangiava e dormiva.
Avevo paura che se gli avessi detto che suo padre era il padre anche di uno degli altri bambini mi avrebbe giudicata, come tutti, ma, in questo caso, non avrei potuto far finta di non percepire lo sguardo di accusa nei suoi occhi.
Avevo l'età che ha Embry adesso quando mi accorsi di essere incinta: mia madre mi cacciò di casa. Io non vorrei mai diventare come mia madre. Qualunque cosa facesse mio figlio, non potrei mai allontanarlo da me. Vorrei dirglielo, ma non oso. Temo che mi possa accusare per ciò che non gli ho detto.
Gli ho mentito ed ora piango perché non so dove sia mio figlio.
Non so quando torno, ma'... forse per cena.
Riattacca e per cena non torna.
Sono impotente.
Quando sedevo su quel cuscino enorme che, per molto tempo, ha fatto da divano, a guardare Bravo e, vedendo Carlos Embry, pensavo di chiamare il piccolino che cresceva dentro di me proprio Embry, sentivo di potergli dare protezione: appoggiavo le mani sul ventre e questa era la protezione più grande per entrambi.

  
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