Winter is finished
Bella
Tutto intorno a me era
nero e scuro. Il buio aveva avvolto da
mesi il mio corpo,congelando il mio cuore in un inverno perenne. Edward
se
n’era andato per non tornare mai più. Per lui non
ero stata abbastanza, ma io
l’avevo e l’avrei amato per tutta la durata della
mia vita. Se ancora si poteva
definire tale l’esistenza che stavo conducendo.
Stare da sola non giovava al mio precario equilibrio: mi
sentivo in bilico sull’orlo di un precipizio. Camminavo
incerta su una sottile
striscia di terra ricoperta di ghiaccio... Intorno a me, il nulla
regnava sovrano.
Il silenzio era pesante e il mio dolore era un grido acuto che senza sosta echeggiava nella desolazione della mia realtà. Solo una persona era riuscita a scalfire la nebbia, fredda e penetrante, che mi circondava: Jacob. Il mio migliore amico. Ma lui ora non c’era e io mi sentivo persa.
Il terrore che Victoria potesse fargli del male mi ossessionava, perché senza Jacob non sarei più riuscita a sopportare la mia vita. Non potevo permettermi di perderlo. Eppure ero bloccata sul divano di casa mia, ferma ed inerme, mentre il mio Jacob era fuori sotto la tormenta di neve, cercando di salvarmi la vita ancora una volta.
Mi alzai con accurata
calma per dirigermi verso la cucina a prendere
un bicchiere di latte caldo.
Il freddo albergava in ogni cellula del mio essere
quando il mio sole personale non era con me. E niente aveva la forza di
riscaldarmi come solo lui riusciva a fare. Charlie era andato a letto
da
diverse ore, nella casa avvolta dalle ombre della notte rimanevo
soltanto io,
persa nell’oscurità dei miei pensieri. Le lancette
dei secondi scandivano il
tempo lento e regolare. Avevo paura di addormentarmi temendo
l’assalto dei miei
incubi funesti, come avevo timore di continuare la mia insonnia,
angosciata
dall’atroce pericolo che ancora una volta minacciava di
distruggere tutto ciò
che di caro mi era rimasto.
Fuori dalla finestra candidi fiocchi di neve
volteggiavano leggeri nell’aria. Il cielo era dipinto di una
tinta rosata che
dava un tocco di pace e armonia dove in realtà era in corso
una tempesta. Salii
le scale che portavano alla mia stanza inciampando in qualche gradino
di tanto
in tanto. Il buio non aiutava il mio scarso senso
dell’equilibrio.
Entrai
silenziosa nella mia camera avvolta da una fioca luce proveniente dalla
lampada sopra il mio comodino. Le lancette dell’orologio
segnavano le due
passate, ma nulla di me voleva arrendersi al sonno che
avanzava.
Presi la mia
vecchia copia di “Cime tempestose” e appoggiandomi
allo schienale del letto
inizia a leggere i primi passi dell’opera che tanto amavo. Mi
tornava in mente
l’incredulità di Edward ogni volta che mi vedeva
sfiorare quel libro, incapace
di credere che davvero quei due personaggi potessero appassionarmi
tanto. Ed
ecco che la voragine si spalancava dando vita a tutto il dolore che
racchiudeva. I ricordi erano lame affilate che tagliavano la mia pelle
ogni
volta che gli concedevo una piccola ma
atroce possibilità. E faceva male, un male
così potente da levare il
respiro e straziare la volontà. Mi rannicchiai in posizione
fetale, per
proteggermi dall’attacco del mio passato.
Una folata di vento gelido stuzzicò il mio inconscio riportandomi in superficie. La finestra era spalancata e il freddo penetrava le pareti della mia stanza. Ma nonostante il gelo e il buio della notte il sole splendeva, scaldandomi nuovamente con i suoi raggi di fuoco. Jacob era in piedi davanti a me, nei suoi occhi il dolore di trovarmi ancora una volta sofferente. A grandi passi annullò la distanza che ci separava sedendosi gentile al mio fianco. Le sue braccia mi avvolsero infondendomi tutto il calore di cui erano portatrici. Mi accoccolai sul petto di Jake stringendolo forte a me, cercando di assorbire tutta l’energia vitale che il suo corpo caldo emanava.
Era lui, la mia linfa vitale.
La sua presenza come
sempre rimarginava il grande
vuoto al centro del mio petto.
Sentivo il suo sguardo addosso
e, quando alzai il mio viso, i suoi occhi mi sciolsero come neve al
sole. Le sue
iridi di fuoco penetrarono le mie, legandole in maniera del tutto
anomala e
irrazionale. Improvvisamente la mia mente formulò un
pensiero mai osato
prima: volevo Jake. Volevo le sue labbra sulle mie, sentire il suo
respiro riscaldare
il mio viso. Le nostre menti erano sincronizzate sullo stesso pensiero
ed era a
quell’ipotesi assurda e passionale che i nostri corpi
risposero, cominciando a
muoversi con estrema e delicata lentezza l’uno verso
l’altro. I nostri visi
erano sempre più vicini, timorosi anche solo di sfiorarsi
per paura di essere
preda di una folle illusione. I centimetri che ci separavano erano
sempre di
meno e i lineamenti del suo volto non mie erano mai sembrati tanto
perfetti. Le
sue mani andarono a stringere dolci ma possessive le mie guance
arrossate per
l’imbarazzo, ormai anche se lo avessi voluto non sarei
più potuta fuggire.
In
quel momento ero sua, e sua soltanto.
Il passato era lontano e il futuro imminente.
I confini insensati che
avevo posto nel nostro
rapporto si stavano sbriciolando all’avanzare
dell’alba che stava sorgendo.
Orami la distanza che ci separava era quella di un fiocco di neve...
Chiusi gli
occhi insieme a lui terminando quel viaggio infinito iniziato da
lontano. Le
nostre labbra si sfiorarono ingenue, fino ad unirsi nella dolce
passione. Le
nostre lingue si trovarono insaziabili, felici di essersi finalmente
giunte a
contatto, come se per anni non avessero fatto altro che aspettarsi a
vicenda.
Dentro di me, in un angolo remoto del mio petto, il mio cuore fuori uso
da
tempo, riprese a battere saturo di una nuova vita. Il sole illuminava
divampante
i nostri animi. Il buio della mia esistenza si spezzò e la
luce fu ovunque, a scaldarmi col suo candido torpore. Il ghiaccio che
avvolgeva il mio corpo spento
si stava sciogliendo a contatto con la pelle calda del mio Jacob. Le
sue labbra
si fecero avide sulle mie che rispondevano esigenti a quel bisogno di
contatto
tra noi. Era come una folata di aria nei miei polmoni vuoti di mesi. Il
sangue
pulsava nelle mie vene trasportando un nuovo sentimento ed una nuova ma
autentica convinzione. Era amore. Un amore che avevo negato e respinto
fino ad
ora ma che stava distruggendo le mie inutili barriere. Ed io ero
totalmente in
balia di quel fiume in piena che mi stava travolgendo,
e ne ero felice.
Io, piccolo girasole, che ruotava intorno alla sua stella.
Le nostre labbra si separarono lente, piene di sorpresa. I nostri occhi si ritrovarono felici.
”Ti amo, Bella”.
Tre parole. Tre parole
pronunciate da quella voce roca che
tanto amavo. Soltanto tre semplicissime parole, ma bastarono per
abbattere
l’ultimo argine che la mia mente aveva creato. Fuori da
queste mura la neve
scendeva sempre più fitta, ma dove mi trovavo io, le nuvole
si erano diradate e
il sole splendeva incontrastato. Niente lo avrebbe più
oscurato, la sua luce mi
avrebbe scaldato per sempre e il suo tramonto non sarebbe mai giunto.
Avvicinai
di nuovo i nostri visi posando con delicatezza le mie labbra sulle sue
per un
attimo fugace. Tornai a perdermi nei suoi occhi di pece smarrendomi
nella loro
profondità che racchiudeva il suo amore per me.
Il mio fu solo un sussurro.
”Ti amo anche io, Jake. E scusa se ci ho messo tanto”.
Il suo sorriso
spalancò ulteriormente le porte del nostro
piccolo paradiso. La sua luce non smetteva di illuminarmi e il mio
cuore ora
batteva insieme al suo componendo una nuova e travolgente melodia. Il
sole era
tornato a splendere e la glaciazione che avvolgeva il mio cuore si era
dissolta.
L’inverno era finito.
Piccola One- Shot
che ho scritto durante la nevicata della
scorsa notte. Non c’è molto da dire,penso si
spieghi da sola!! E’ ambientata ai
tempi di New Moon durante una delle tante sere della caccia a Victoria.
Prima
del tuffo di Bella dalla scogliera che in questo caso non
avverrà mai. Spero vi
piaccia!! Baci a tutti Lea!!