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Autore: TittiGranger    01/02/2010    16 recensioni
Lo sguardo azzurro di James si illuminò. Se Scorpius lo avesse conosciuto un pò meglio, avrebbe saputo che quell'espressione non portava nulla di buono. Mai. - Ne sei proprio sicuro, Malfoy? - gli chiese placidamente, mentre un guizzo divertito gli attraversava gli occhi vispi. - Certo. - rispose sicuro l'altro. - Tanto sicuro da... scommettere?
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, James Sirius Potter, Ron Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il treno sferragliava veloce nel bel mezzo della campagna

Il treno sferragliava veloce nel bel mezzo della campagna.

Il treno che la portava a casa, per l’ultima volta.

Rose guardò fuori, cercando focalizzare lo sguardo sull’immagine di quegli alberi verdi che passavano, scorrevano velocemente. Si appoggiò al vetro per non perdere l’equilibrio, pensando a quante volte, sei per la precisione, aveva guardato quel paesaggio, immaginando l’estate che le si presentava davanti.

Ma stavolta, era diverso. Era la settima volta.

Non ci sarebbe stato alcun treno che l’avrebbe riportata ad Hogwarts a settembre.

Aveva finito…

 

“In realtà, non abbiamo ancora iniziato, Rosie…”, le aveva fatto notare Scorpius la sera prima, quando Rose si era lasciata prendere dallo sconforto, pensando a quel periodo meraviglioso della sua vita che stava finendo.

Un brivido d’eccitazione la scosse quando però rifletté su ciò che l’aspettava.

Nuovi studi… l’inizio di una carriera nel Mondo Magico…

Ma prima di tutto, c’era una cosa che l’aspettava.

Un’estate intera.

Un’estate che sarebbe stata importante per lei e per la sua famiglia. O almeno, era quello che Rose sperava.

Chiuse un attimo gli occhi, lasciandosi cullare dal tremolio del treno, finché qualcuno non la urtò, facendole tornare la lucidità

Sospirò, tirandosi i capelli indietro e fece qualche passo in avanti per spalancare la porta di uno scompartimento.

Quattro testoline si voltarono verso di lei; indossavano tutti e quattro lo stemma di Tassorosso.

- Ragazzi, potete iniziare a prepararvi - li avvertì, sorridendo - Siamo quasi arrivati.

I ragazzini annuirono, tutti contenti.

Rose provò un moto d’irritazione nel vedere la felicità di quegli studenti del primo, entusiasti delle vacanze e del fatto di lasciare la scuola per un po’.

“Fra qualche anno lo rimpiangerete”, avrebbe voluto dirgli Rose, ma non lo fece.

Non voleva certo guastargli quel momento. D’altra parte, anche lei era sempre stata felice delle vacanze.

Proseguì oltre. La porta dello scompartimento successivo era già aperto.

- Robinson! - esclamò subito Rose, entrando. Le mani le si erano automaticamente spostate sui fianchi nella sua classica posizione da rimprovero - Scendi subito da quel sedile!

Con un salto agile, il ragazzo fu a terra, lasciando che un sorrisetto di scuse si dipingesse sul suo volto.

Suo malgrado, Rose sorrise - Riserviamo queste acrobazie per le partite di Quiddicth, ok?

Il giovane battitore di Tassorosso annuì, mentre i suoi compagni ridacchiavano ai lati.

- Prendete le vostre cose siamo quasi a Londra! - li avvertì Rose, prima di uscire.

- Grazie, Caposcuola Weasley! - le gridò dietro Peter Robinson.

 

 

Scosse la testa, felicemente rassegnata. Anche quello le sarebbe mancato di Hogwarts.

Posò la mano sulla maniglia dello scompartimento successivo, ma prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, quella si spalancò e un braccio la trascinò dentro.

Se la sua bocca non fosse stata impegnata in altro, avrebbe sicuramente cercato di protestare.

Cosa che effettivamente fece, non appena ebbe recuperato la lucidità necessaria per riprendere in mano la situazione.

-     Scorpius! – sbottò, divincolandosi dalla presa del ragazzo. La sua intenzione iniziale era quella di mostrarsi arrabbiata, ma il suo broncio si sciolse non appena i suoi occhi incontrarono quelli chiari e furbi di Scorpius Malfoy – Mi hai fatto prendere un colpo!

Lui rise, buttando la testa all’indietro e sedendosi in modo scompostamente elegante sul sedile dello scompartimento vuoto – Non credo che tu ne abbia avuto il tempo, Rosie – aggiunse, mentre la sua bocca sottile si piegava in un ghigno malizioso.

Rose doveva reprimere l’istinto di strangolarlo quando lui faceva così. O meglio, spesso era indecisa se strangolarlo o baciarlo, ma la linea che li differenziava era sottilissima.

Scorpius riusciva sempre a giustificare ogni sua mossa. Se l’arma di Rose era la razionalità, quella di Scorpius era sicuramente la furbizia.

E sfortunatamente, lui ne era pienamente consapevole.

-     Questo non vuol dire niente! – cercò di ribattere lei, prevedendo la sconfitta. Nonostante fosse in piedi, con le mani sui fianchi e torreggiasse sopra di lui, Scorpius non sembrava minimamente intimidito. Anzi, la cosa pareva addirittura divertirlo – Poteva essere chiunque. E se ti fossi sbagliato? Se non ero io quella che stava passando, ma un’altra?

Lui fece schioccare la lingua, sorridendo. Tese le braccia, verso di lei.

Dopo qualche secondo di esitazione, durante i quali lei valutò l’ipotesi di dargliela vinta o no, si sporse verso di lui, lasciando che le braccia allenate del ragazzo la stringessero forte mentre lei si sedeva sulle sue ginocchia.

-     Credi che non sappia riconoscere la mia Rose? – le sussurrò, baciandole una guancia.

Lei si voltò a guardarlo, con le sopracciglia inarcate e lo sguardo vispo, lasciando che un’espressione vittoriosa si dipingesse sul suo volto – Com’è che hai detto prima? Ah, sì… “non ne avresti avuto il tempo, Scorpius”. Credo che il principio sia lo stesso.

Scorpius rise ancora, scotendo la testa – Si che ce l’ho avuto, dato che la ragazza in questione ha urlato contro qualche povero malcapitato, fino a pochi minuti fa, intimandogli di scendere dal sedile…

 

A queste parole, Rose scattò in piedi, allarmata.

-     Oh, Merlino! – sbottò – Devo finire il giro! – si aggiustò freneticamente la gonna, già pronta ad uscire, si voltò verso il ragazzo, che la osservata basito e divertito al tempo stesso – Ci vediamo dopo…

Ma prima che potesse, aprire la porta dello scompartimento, Scorpius, che si era alzato con uno scatto agile, l’aveva trattenuta per un braccio, bloccandola.

-     Rose, cosa c’è? – le chiese serio, guardandola negli occhi. In realtà, conosceva già la risposta.

-     Niente… - rispose lei, distogliendo lo sguardo – E’ che… questa è l’ultima cosa che devo fare per Hogwarts e… voglio farla bene.

Il tono malinconico delle sue parole, riuscirono a intenerire anche Scorpius, che, delicatamente, la tirò verso di sé, abbracciandola.

Anche lei lo strinse forte.

-     Piccola… ne abbiamo già parlato – le disse, baciandole i capelli – Questa non è una fine… è l’inizio di una nuova esperienza. Non c’è nulla di cui essere tristi.

Rose sospirò sulla sua spalla, rassegnandosi a quell’idea.

-     A te non dispiace lasciare Hogwarts, per sempre? – gli chiese poi, scostandosi per guardarlo in faccia.

L’espressione accigliata di Rose, la fronte leggermente corrugata, i suoi occhi azzurri che la guardavano intensamente, come faceva ogni volta che voleva una risposta seria e sincera, bastavano a far perdere a Scorpius la cognizione del tempo e dello spazio.

-     Perché dovrei? – le rispose lui, sfiorandole uno zigomo con un dito – Non posso essere triste, dato che mi sto portando via la cosa più bella che Hogwarts mi abbia regalato.

Ed eccola di nuovo: quella dolcezza inaspettata, quella sensibilità nascosta che nessuno conosceva di Scorpius.

Una dolcezza che si nascondeva dietro la facciata fredda e a volte distaccata che Scorpius mostrava agli altri.

Una dolcezza che Rose sapeva, lui usava solo con lei.

Solo per lei.

Alzandosi sulle punte dei piedi, lo baciò, sfiorandogli il viso con le mani.

Lui sorrise sulla bocca di lei.

-     Immagino che questo non potremmo farlo davanti a tuo padre…

Rose ridacchiò – Non prima avergli spiegato la situazione… - rispose cautamente lei. Sapeva perfettamente quanto l’argomento fosse delicato.

-     Bè… troveremo un momento adatto, no? – le fece notare Scorpius, tentando di sembrare ottimista. In realtà voleva convincere sé stesso più che lei.

-     Certo… alla Tana ci saranno tante… occasioni per farlo – disse lei, con lo stesso tono poco convinto.

-     Bene.

La loro intenzione infatti, era quella di comunicare ai Weasley che stavano insieme, visto che ormai durava da quasi otto mesi. E per farlo, avevano pensato di approfittare delle vacanze estive, aspettando il fatidico “momento giusto”. Nella versione ufficiale, Scorpius era stato invitato ala Tana da Albus, in modo tale da far abituare la famiglia alla presenza di un Malfoy e di studiarne la reazione, di un membro in particolare.

Albus aveva accettato subito di aiutarli, dato che si sentiva ancora in colpa per averli ostacolati all’inizio della loro storia e immediatamente, aveva chiesto ai genitori il permesso di poter invitare il suo amico Scorpius qualche giorno alla Tana. Grazie al cielo, i Potter avevano acconsentito.

Ma nonostante questo, sebbene non volessero ammetterlo, sia Sorpius che Rose sapevano bene che Ron Weasley era molto più testardamente orgoglioso e fermo sulle sue posizioni più di qualsiasi altro membro della famiglia.

E questo, di certo, non avrebbe aiutato.

 

 

*

 

-     Rose! Rosie, di qua!

Cercando con lo sguardo, Rose incrociò quello di sua madre che si stava sbracciando nel tentativo di farle segno.

-     Mamma! – le andò incontro, gettandosi letteralmente nell’abbraccio materno.

Quando inspirò nuovamente il profumo dolce di sua madre, Rose, per la prima volta, fu sopraffatta dalla gioia di essere tornata di nuovo a casa.

-     Rose…amore! – disse Hermione, continuando a stringere forte la figlia – Finalmente siete di nuovo a casa!

Oltre la spalla di sua madre, Rose vide che anche il padre, con un braccio sulle spalle del figlio, le stava andando incontro. Hermione lasciò andare la figlia, permettendo al padre di salutarla.

-     Eccola, la mia bambina bellissima! – disse entusiasticamente Ron Weasley, stringendo forte la sua primogenita e posandole un bacio sulla fronte.

Nel frattempo, Hermione aveva riafferrato Hugo in un altro abbraccio stritolatore, mentre con una mano libera gli scompigliava affettuosamente i capelli.

-     Che ne dite di andare? – disse poi, Hugo, una volta liberatosi dalla stretta della madre –A  me è venuta una gran fame.

Ron rise, mentre, dando al figlio due pacche sulla schiena – L’ho sempre detto che tu sei un degno Weasley, figliolo.

Anche Hermione e Rose sorrisero, scotendo la testa. Le due donne lasciarono che gli “uomini” di casa le precedessero verso l’uscita, prima di seguirli. Hermione posò un braccio sulle spalle di Rose, stringendola a sé, ma prima di uscire, la ragazza cercò con lo sguardo una persona in particolare.

Ma nel trambusto e nella confusione non riuscì a trovare quello che cercava…

-     Vuoi salutare qualcuno, Rosie?

-     No. Nessuno, papà.

 

*

 

-     Allora, quali racconti ci portate dalla cara, vecchia Hogwarts? – chiese papà, prendendo posto a tavola.

Essere tornati di nuovo a casa faceva uno strano effetto. Ritrovarsi lì, nella loro cucina, nel suo posto, vedere la mamma che armeggiava con i fornelli, osservandone il contenuto con fare sospettoso… era rassicurante.

Hugo scosse le spalle, seduto alla destra di Ron – Niente di nuovo. Il solito… - il ragazzo incrociò lo sguardo della sorella.

Rose sapeva che Hugo non avrebbe parlato; glielo aveva fatto giurare, prima di ripartire. Ma quella conversazione la metteva ugualmente a disagio.

Papà non parve convinto della risposta – Come sarebbe a dire “niente”? – inarcò le sopracciglia rossicce, versandosi del vino nel bicchiere – Ad Hogwarts succede sempre qualcosa! Mi ricordo quando andavamo a scuola noi… - aggiunse pensoso, portandosi il bicchiere alle labbra – C’era sempre qualcosa da raccontare!

-     Per l’amor del cielo, Ronald! – si intromise Hermione, indossando il guantone da cucina e voltandosi a guardare il marito – I tempi sono cambiati, fortunatamente! – disse scotendo la testa, facendo ondeggiare la lunga coda castana – E’ positivo il fatto che i ragazzi non abbiano da raccontare le stesse cose che abbiamo raccontato noi ai nostri tempi!

Rose sorrise, prevedendo il finale di quella scena. Si alzò, diretta verso il frigorifero e ne tirò fuori dell’acqua minerale. Notò che la mamma aveva cambiato le tende della cucina, che ora erano di una sgargiante fantasia floreale sui toni dell’azzurro.

Decisamente belle. Ma, osservando la scena che le si presentava davanti, ritenne che quello non fosse il momento più opportuno per esprimere il suo apprezzamento riguardo le tende.

-     Sai, Hermione, io non credo che ai ragazzi farebbe male una sana dose di adrenalina – disse innocentemente papà. Naturalmente, tutti si resero conto della pessima mossa, tranne lui.

-     Adrenalina? Spero che tu stia scherzando, Ron! Adrenalina! – sbraitò Hermione, sventolando la mano fasciata dal guantone davanti alla faccia del marito – Per quanto mi riguarda, ringrazio ogni giorno per il fatto che i nostri figli non abbiano vissuto la stessa adrenalina che abbiamo sopportato noi!

Hugo alzò gli occhi al cielo e, rassegnato, accese la tv, sintonizzandosi su un programma sportivo.

-     Ovviamente non mi riferisco ad episodi estremi, per Merlino! – si alterò Ron – Ma comunque, un po’ di… regole violate, non li avrebbero certo uccisi!

Hermione parve oltraggiata. Si voltò verso Rose, poi tornò a guardare Ron, che, di riflesso, ingoiò il vuoto. Personalmente, anche Rose era del parere che il padre avesse davvero esagerato.

- Ben detto, papà! – aveva invece approvato Hugo, meritandosi una bella pacca sulla spalla dal padre con tanto di occhiolino.

 

-     Fammi capire… - iniziò Hermione. Rose sapeva che quella era la classica frase che Hermione usava quando qualcuno dei suoi dipendenti dell’ufficio Protezione delle Creature Magiche faceva qualcosa di sbagliato. Molto sbagliato – Tu stai istigando i miei figli a infrangere le regole? – la sua voce era quasi un sibilo.

Rose avrebbe giurato di vedere uscire fumo dalle sue orecchie. Sbatté le palpebre.

No, non si era sbagliata. Quello era fumo, davvero…

-     Mamma… - tentò.

-     E da quando sono solo i tuoi figli? – rispose Ron.

-     Mamma…

-     Da quando tu, Ronald, te ne esci con queste affermazioni da irresponsabile!

-     Mamma, sta bruciando qualcosa!

Questo sembrò porre fine alla conversazione-litigio.

Hermione, a quell’avviso, sbarrò i grandi occhi castani, prevedendo il peggio.

Anche Ron e Hugo si avvicinarono subito, in attesa di conoscere le sorti del loro pranzo.

Hermione aprì di scatto il forno alle sue spalle, mentre una nuvola di fumo grigio si disperdeva nella grande cucina luminosa di casa Weasley.

Quattro facce si sporsero sul tegame che Hermione aveva tirato fuori, per constatare la gravità della cosa.

Lasagne.

O meglio, lasagne carbonizzate.

Hermione sbuffò. Togliendosi il guanto e lanciandolo sul piano della cucina. Si era messa le mani sui fianchi, guardando quello sformato nero con aria vagamente rassegnata. Rose sorrise leggermente, ripensando ai tempi in cui, molto tempo prima, la mamma cucinava, o per lo meno, tentava di cucinare qualcosa di vagamente commestibile.

A volte ci riusciva anche.

Adesso, invece, si era rassegnata a quel finale, come se la cosa fosse normale.

-     Bello, ma’… - disse Hugo, che aveva ereditato la stessa sensibilità del padre – Cos’era, quando era vivo?

-     Erano lasagne, Hugo – rispose Hermione, continuando a guardare quella massa informe. Rose era certa che stesse cercando un incantesimo da utilizzare per porre rimedio. Ma non esistevano incantesimi di quel genere, Rose lo sapeva.

E lo sapeva anche Hermione, ovviamente.

Ma… dopotutto la speranza è l’ultima a morire.

-     Va bene – disse Ron, battendo le mani, con fare metodico – Pollo con le patate? Chiamo la rosticceria.

I ragazzi acconsentirono, entusiasti, nel frattempo Hermione faceva Evanescere il tegame con un colpo di bacchetta, senza neanche guardarlo, mentre Ron ordinava al telefono quattro porzioni di pollo con le patate… e perché no? Anche un po’ di contorni misti, insalata di pasta e una vaschetta di tiramisù.

Mentre guardava quella scena, quel caos ordinario, che si era generato nel giro di pochi minuti, Rose sospirò, lasciando che un sorriso si dipingesse sul suo viso chiaro.

Bentornata a casa, Rose.

 

 

Ciao a tutti!

E’ bello essere di nuovo qui…

Questa è la storia che vi avevo anticipato. Quando ve ne ho parlato, non ero sicura che l’avrei scritta.

A faremi prendere questa decisione, sono stati i vostri commenti entusiastici che mi hanno fatto un piacere IMMENSO. Davvero, non mi sarei mai aspettata un tale appoggio.

Ci tenevo a ringraziarvi per il supporto che avete dimostrato per la mia storia precedente, Dangerous Beat e così ho risposto ai miei commenti sul mio blog un po’ di tempo fa, non so se avete avuto occasione di leggerli.

A questo proposito vorrei ringraziare anche Misato85 e  Flopi che hanno recensito negli ultimi giorni.

 

Riguardo il capitolo… avrete capito che si tratta di un’introduzione. Serviva per cambiare ambientazione e personaggi.

Che dire ancora… ovviamente, ci terrei a sapere il vostro giudizio!

 

A presto!!

 

 

   
 
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