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Autore: SilentMoon    03/02/2010    8 recensioni
Lei, così fragile, dolce, tenera, semplice, ma con la voglia di combattere e il fuoco che le arde negli occhi. Lui, troppa voglia di liberarsi da ciò che ormai non gli dà più pace. Solo la sua band, la sua musica, il suo mondo e lei, la ragazza di cristallo. Attenzione: Non posseggo nè Billie Joe, Mike o Trè. Il contenuto di questa Fan Fiction è puramente inventato. Mi piace sognare con loro e staccarmi dalla realtà, le FF sono fatte giusto per questo, per sognare, ed ecco il frutto!. Recensinte recensite! xD.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imperdonabile, praticamente da uccidere, da inseguire con coltello e sparare con mitra, da minacciare con ferri infuocati e da tagliare lentamente sul viso con piccole lamette per poi spargere un liquido al limone …. Sìììì …. Magicamente io, di nuovo!!!!.

Billie Joe, Mike, Trè:Muahuahaa.

 

Ok, scusate u.u.

 

Billie Joe, Mike, Trè: Muahauhahaa.

 

Scusate, scusate, scusate, scusate T_T.

E’ troppo tempo che non aggiorno, ma non ho mai smesso di pensare a questa FF ç_ç nonostante fossi in ospedale ç_ç.

Vi prego di perdonarmi davvero, ma sono stata male e mi hanno ricoverata, spero solo che anche questo capitolo vi piaccia, anche se corto e schifoso T_T. I ringraziamenti alla fine, come sempre.

Grazie di tutto e scusate infinite.

 

 

 

 

15

 

 

‘’Allora, una porzione di patatine fritte con maionese e due hamburger!’’.

‘’Sì sì, ah!. Ed aggiunga anche un tost!’’

‘’Certamente’’.

‘’Grazie mille signorina’’

 

 

‘’Ordinazione del tavolo 13 in arrivo’’

 

 

Il lavoro, che stress. Eppure ieri ho dormito tutta la giornata, ho aperto occhio solo alle 21 ed ho mangiato qualcosina, poi di nuovo sotto le coperte. Beh evidentemente non era così poco il sonno arretrato, anzi.

 

Indaffarata come sempre prendo ordinazioni e porto pietanze calde ai tavoli che ospitano piccoli e adulti notevolmente affamati.

 

 

‘’Ecco a lei’’

 

 

Ed anche il 13 è sistemato, per fortuna ora sono tutti serviti, posso quindi concedermi due minuti di riposo. Passo dietro il lungo bancone fornito di ciambelle e leccornie varie, togliendomi il grembiule nero che stringe come d’obbligo in vita e posandolo su uno sgabello che trovo nei pressi della cassa. Entro nella piccola stanza parallela alla cucina.

Davvero molto piccola, con una credenza dall’aspetto antica, color ciliegio, in fondo un tavolo di plastica e qualche sgabello intorno, sopra di essi una piccola finestrina con i vetri scorrevoli blu scuri. Questa è la nostra sala relax.

 

 

‘’Giornata pesante?’’ Mi domanda Lex interessato.

‘’Già, abbastanza’’.

‘’Hai dormito stanotte?’’.

‘’Sì, certo che ho dormito, perché?’’.

‘’No niente, mi sembri un po’ pallida, è tutto ok, vero?’’.

‘’Sì sì, perché dovrebbe essere l’opposto?’’.

‘’Bene, ne sono felice. Senti …. Te questa sera avresti degli impegni?’’.

 

 

Dice distogliendo lo sguardo dai miei occhi e buttandolo verso destra, stessa direzione in cui inclina la testa. Si passa una mano sui capelli, il suo sguardo è enigmatico.

 

 

‘’Cosa scusa?’’.

‘’Mi stavo chiedendo se …. Ti andava d’uscire con me, questa sera’’. L’ultima frase l’ha detta tutta di un fiato.

‘’Ah, beh, Lex, vedi, io non so se….’’

 

 

‘’Luna, ti cercano’’.

 

Il proprietario del locale mi interrompe e mi punzecchia con lo sguardo irritato, mi fa segno d’andare e di fare presto.

Lancio un’occhiata a Lex che è rimasto a bocca aperta in attesa di risposta, ma vado via, ugualmente, odio ferire le persone. Con il lui le cose sono sempre state diverse, ci conosciamo da tanti anni ormai, ed è inutile parlare solo di ‘’colleghi di lavoro’’, ma oltremodo non abbiamo una così profonda amicizia, ci conosciamo da tanto ma non abbiamo mai avuto forse la forza e l’interessamento per approfondire ciò. Sono già passati 5 anni dal nostro primo incontro, il primo mio giorno di lavoro qui, quindi. Ero nuova di queste parti e ricordo che mi sentivo disorientata in mezzo tutta quella folla della strada principale di Rodeo, a cui non ero per nulla abituata.

 

 

Era tutto diverso, tutto nuovo, ero solo una bambina!. Forse piccola ed incosciente, ma non demordevo nel mio intento di trovare finalmente un lavoro. Mi aggiravo così, per le strade di una Rodeo del tutto sconosciuta e confusionaria, dove l’unica cosa che abbondava, oltre la popolazione, era anche la droga e l’alcool. Percorrevo questa strada, la principale, la strada del Rekembeker. I miei occhi cercavano attenti qualche volantino o annuncio di lavoro, ma scarseggiavano e se c’erano, di sicuro erano Night come il Drink&Streep o il PainRed, luoghi del tutto sconsigliati ad una pivellina di soli 12 anni. Già. Quella pivellina, intanto, insieme allo scorrere dei giorni, cresceva, maturava e sembrava quasi ambientarsi in un luogo che non era il suo, completamente differenti, sia per la lingua che per i modi. Ma nonostante tutto, dopo una settimana, la ‘’bambina’’, io, camminando sotto il muro e percorrendo fino in fondo quella strada che pareva infinita, notò l’insegna di un vecchio locale, un ristorante forse.

 

L’aspetto non era dei migliori, l’insegna, un tempo evidentemente splendente e luminosa, si era ridotta ad un mucchio di polvere, lasciando al tempo le condizioni di quelle lettere ripassate milioni e milioni di volte a mano con pennarelli. I vetri della facciata lasciavano a desiderare, anch’essi. Opachi ed ingialliti, con chiari segni di sporcizia che davano un senso di polvere. Il luogo, quindi, non era assolutamente un ristorante a cinque stelle, ma più che altro sembrava una mensa per i poveri. Mi attaccai, letteralmente, ai vetri, nonostante sporchi ed appannati, per cercare di vedere al suo interno, ma fu impossibile, dato lo spesso strato di grasso su di essi. Decisi così di entrare. La notte stava per calare, erano all’incirca le 19 di una comune serata di Febbraio. Aprì lentamente la porta, chiedendo permesso. Venni subito accolta, in un modo al quanto strambo, da un signore di mezza età, dalla folta barba, robusto, dall’aria imponente e con il paio di lenti che cascavano sulla punta del suo rosso naso. Maglia grigia e grembiule nero, con una brocca di birra in mano da asciugare. Nel locale c’era silenzio puro, e si sentiva di tanto in tanto scricchiolare il legno dell’intero stabile. Il bancone ridotto nelle stesse condizioni di tutto il resto, copriva l’uomo misterioso che insisteva con lo strofinaccio blu e bianco, quasi grigio, affondandolo sempre più nell’incavo della brocca. Fece alcuni passi per uscire dal lungo piano di legno scuro adornato con una superficie di marmo grigia e nera. Il silenzio aveva ancora la meglio nel locale, rotto poi dal ticchettio dell’acqua colante del calice e dal suono fastidioso dagli stivali di pelle nera consumata che battevano a contatto con il parquet scollato e mal ridotto. Mi si avvicinò con aria impettita e chinò di poco il capo cercando di far scendere ancor di più quei piccoli occhialini che portava ormai sotto il naso. Mi sentivo un po’ spaesata, e per un attimo, pensai d’aver fatto una gran cazzata. Avventurarmi in un negozio dall’aspetto orribile, vuoto, da sola, e con all’interno un vecchio signore con l’aria da stupratore. Continuavo a fissare in vari punti del locale mentre l’anziano mi veniva in contro, notai così varie crepe sulle mura, sulla destra del locale c’era sul muro un tentato approccio con la carta da parati, piccoli fiorellini variopinti con lo sfondo giallo, ma anche quello, era staccato e rovinato, con i lati stracciati e penzolanti, i tavoli con uno strato di pulviscoli atmosferici notevolmente avanzati e il pavimento sporco.

 

Rimasi terrorizzata, pensai quasi di fuggire, ma il signore mi era troppo vicino, ed ora fermo. Mi chiese con tono severo cosa cercavo. Ricordo ancora la faccia ed il timbro che assunse nel momento in cui gli chiesi ….

 

 

‘’Ehm, scusi, non volevo disturbarla, ma sono nuova di qui, e cerco …. Cerco un lavoro’’.

 

 

Rimase con le orbite da fuori per circa qualche frazione di secondo prima di sbottare un ‘’Oh Santo Dio!’’ e di far cadere la brocca che aveva in mano, facendola rompere in mille pezzi. Lo ammetto, mi spaventai, ma fui presto rincuorata dall’entrata di un ragazzino, circa sui 14 anni, pelle chiara con occhi e capelli castani. Ci guardammo straniti, ma lui evidentemente capì e cercò di risistemare la situazione. Chiesi titubante se avessi fatto qualche domanda di troppo, ed ebbi come risposta un altro urlo di quel vecchio che ad occhio e croce sembrava essere Babbo Natale.

 

 

‘’Non cerchiamo nessuno, adesso vai via. Via!’’.

 

 

Disse girando il capo e sventolando animatamente lo strofinaccio ancora tra le sue mani, sbuffò ed andò in una delle piccole stanze al di là del bancone, lasciandomi abbastanza impaurita e da sola con quel ragazzo, che sembrava essere imbarazzato. Lo guardammo sbattere la porta, e i nostri sguardi, poi, si incrociarono.

 

 

‘’Ma, ma è sempre così?’’.

 

 

La mia voce era bassa e tremava ed io con lei, per la paura avevo stretto le spalle e portato entrambe le mani vicino la bocca. Il ragazzo scosse la testa e sorrise, dicendo che era suo solito fare. Tirai un sospiro di sollievo ed ingoiai prendendo un po’ di coraggio mentre lui, il ragazzo, era volato dietro il bancone per prendere una scopa spennata ed una paletta vuota ma con residui di polvere. Si era capito, la pulizia non era il forte di quel locale. Parlammo per un po’, giusto il tempo di vederlo spazzar via i cocci del vetro rotto e cestinarli, mi sentivo in imbarazzo, fuori luogo, impaurita e confusa, pensai quindi d’andar via. Il ragazzo mi fermò per un braccio.

 

 

‘’Dove posso trovarti?’’

‘’P, perché?’’.

‘’Tu dimmi dove posso trovarti e ti spiegherò meglio’’.

 

 

Quel ragazzo mi ispirava fiducia, così gli diedi appuntamento poche case dopo la mia. Arrivò, puntuale, e  passammo il pomeriggio insieme. Mi raccontò tutto di quel locale. Lui era il nipote di Babbo Natale, ossia del baffuto signore, e gestiva con lui quella baracca dimenticata da tutti. Rodeo stava cambiando e le birrerie come quelle ormai erano state chiuse, ma nonostante ciò, lo zio, tenne ancora lo stabile, anche se  non aperto al pubblico, ma giusto per ricordo di suo padre.

 

Il ragazzino mi spiegò poi che i suoi genitori erano medici e spesso erano via per lavoro, quindi nei periodi di lontananza dai genitori dava una mano nel locale al ‘’black’’, come lo chiamava lui. La giornata volò, e come quella tante altre, fin quando un giorno il tipetto dai capelli corti e castani mi disse che lo zio aveva voglia di parlarmi. Arrivati al negozio mi portò nella stessa stanza dove si era chiuso quella sera dopo avermi gentilmente liquidato.

 

Facevo ufficialmente parte del locale al black. Da quel giorno imparammo a conoscerci meglio, e aggiungendo suppliche ed idee, è nato il Rekembeker.

 

Rinnovato da testa a piede con sacrifici e sudore. E tutto questo grazie a lui, Lex.

 

 

‘’Ti sbrighi?!’’

‘’Ah, si, certo. Ma chi è?’’

 

 

Non mi degna di risposta, gira le spalle e torna in cucina, mi ero completamente persa tra pensieri e vecchi ricordi.

 

 

Esco dalla micro stanza-relax e ripercorro il bancone, dando sguardi veloci ai tavoli e agli sgabelli vuoti.

Dov’è?.

 

 

Apro la porta d’entrata e il cartellino open/closed risuona sul vetro spesso. Istintivamente giro la testa verso destra, con aria incuriosita, ma non trovo nulla e soprattutto nessuno. E’ ora di pranzo e sono tutti nelle proprie case, in strada non c’è nessuno. La volto a sinistra, fissando prima il marciapiede, uscendo definitivamente dal locale e facendo chiudere la porta alle mie spalle, salendo con lo sguardo e trovandomi ciò che non avrei mai voluto vedere.

 

 

Il mio sguardo terrificato e disgustato spero lo stiano mettendo a disagio, bella faccia tosta che ha. Ma d’altronde avrei dovuto aspettarmelo, come minimo. L’ho chiamato nano di merda e non me ne pento, lo rifarei in questo preciso momento, ma non so a cosa porterebbe.

 

 

Mi guarda con aria afflitta e sconsolata, fa quasi pena. Le sue solite converse dalle punte bianche, il jeans nero che riconoscerei tra mille, la cinta di borchie a tre file, camicia nera e cravatta rossa. Matita nera ben calcata intorno gli occhi e capelli ribelli sparati in aria.

Lo odio, ma è adorabile.

Le sue braccia tatuate sono così possenti e toniche. Hai le mani nelle tasche del jeans e cerchi qualcosa da fissare. Fisseresti tutto ma non i miei occhi. Non ne hai il coraggio?. Azzardato. 

 

 

‘’Che cosa vuoi?’’ Il mio tono indifferente lo lascia di ghiaccio e si ferma.

 

Alza poi lo sguardo su di me ed inclina la testa.

 

‘’Io e te dobbiamo parlare, lo sai, vero?’’

‘’Mi devi delle spiegazioni, questo è ovvio. Ma non ora, stò lavorando.’’

‘’Quando finisci il turno?’’.

‘’Che ti frega?’’

 

 

L’istinto è stata una delle cose che ho sempre odiato ed amato in me. Questo è uno dei momenti in cui posso dire d’aver fatto una cazzata, ecco.

 

 

‘’Mi frega, mi frega eccome. Devo parlarti, e devo farlo il prima possibile.’’ Ha alzato il tono della voce e mi guarda torvo.

‘’Finisco questa sera il turno, mi dispiace, faccio orario continuato’’.

‘’Ti passo a prendere alle nove, fatti trovare pronta’’.

 

 

Rido, con un sorriso sfottente ed amaro 

 

‘’Non sai nemmeno dove abito’’.

‘’Lascia fare a me. Ci vediamo’’.

 

 

Non lo degno di uno sguardo ed entro di nuovo nel locale, dove ormai tutti quasi protestano perché arrivi qualcuno a prendere le ordinazioni del secondo. Chiudo violentemente la porta, sbuffando. Ripercorro la strada verso il bancone e mi appresto a prendere il grembiule. Lo stringo in vita, mi armo di penna e block notes, pronta per una nuova ordinazione.

 

 

Sento il cellulare vibrare nella tasca dei miei jeans grigi e stracciati. Ma non ho tempo, leggerò dopo chi era. Sospiro profondamente e mi faccio tornare controvoglia il sorriso. Camuffo alla perfezione il sonno, il male interiore, la rabbia e la collera. Ora si lavora, si fa sul serio.

 

 

Sguardo attento e luminoso, sorriso smagliante arrivo al primo tavolo. Inizia una nuova sessione di lavoro.

 

 

‘’Desidera?’’.

 

****

 

 

 

‘’ With the lights out it's less dangerous
Here we are now, entertain us
I feel stupid and contagious
Here we are now, entertain ….’’

 

 

L’inebriante ed afrodisiaco  profumo del mio bagnoschiuma alla menta e mora mi manda su di giri, facendomi impazzire. Sono da quasi due ore sotto la doccia e non ho voglia di smetterla. Avvolta dal candido manto schiumoso e morbido, mi gusto ogni attimo di relax sotto quell’acqua tiepida, che cade goccia dopo goccia, su ogni parte del mio corpo ben coperto da un folto strato di schiuma. Mi viene da ridere pensando a quanto io sia stupida, ma mi rilassa terribilmente il calore dell’acqua che schizza sulla mia schiena senza chiedere permesso. I capelli bagnati, la bianca pelle coccolata da leggere bolle di sapone rosa ed azzurre, l’acqua mite che mi scalda gocciolina dopo gocciolina, circondata da un vetro opaco per causa del vapore mi fa sentire protetta. Meravigliosa doccia.

 

 

Dopo una ventina di minuti decido d’uscire o rischio d’ustionarmi gravemente, mi avvolgo così dal morbido accappatoio rosso fuoco. Stringo le spalle in cerca di protezione. Inizio ad asciugarmi accuratamente e metto l’intimo, stò per prendere le calze ma bussano al citofono.

Lo sapevo che avevo impiegato troppo tempo!.

 

 

‘’Chi è?’’.

‘’Scendi’’.

‘’Billie, ho appena finito di fare la doccia’’.

‘’Eh, per fortuna che t’ho detto di farti trovare pronta’’.

‘’Uffa, allora che fai Sali o no?’’.

‘’Sì sì, salgo’’.

 

 

Apro il cancello ed attendo che salga. Lo vedo arrivare, più che altro sento il suo profumo già da quando è entrato nel palazzo.

 

E’ inconfondibile, è troppo virile.

 

Troppo suo.

 

 

Mi nascondo dietro la porta, solo ora ho notato che sono in accappatoio e semi nuda sotto, indi per cui meglio coprirsi.

Sale gli ultimi scalini e non smette di fissarmi.

Dalla porta credo riesca a vedere solo la mia testa e qualche ricciolo ribelle che bagna il pavimento.

 

 

‘’Sei riccia?’’

 

 

Non un salve, né un ciao. Non un vaffanculo né un va a cagare, ma una domanda sui miei capelli?.

 

 

‘’S-sì, sono riccia, ma stiro spesso i capelli’’

‘’Ho notato’’.

 

 

Sorride, facendomi sciogliere. Rimane fuori l’uscio, abbasso lo sguardo e gli apro totalmente la porta, facendogli spazio.

 

Lui entra.

 

 

Chiudo la porta. Anche questa notte sarà lunga, quest’uomo nuoce gravemente alla salute.

 

 

L’avevo detto io che era un veleno.

 

 

 

*Angolo dell’idiota, io*

 

 

 

Ed eccomi qui, dopo giorni e giorni passati, flebo cambiate, dolori sopportati e voglia di scrivere mai spenta, sono di nuovo qui *-*.

 

Billie Joe, Mike, Trè: Nuòòòò.

 

Colgo, come sempre, l’occasione per ringraziare di cuore, tutti coloro che mi sono vicini e che, in un modo o nell’altro, sono presenti e sento il loro sostegno. Grazie di cuore a Bubiii, Cygnus Malfoy, Geneve, Ilaria 1993, Kvery12, Mary17, DarkDreamer89, BlackHina, piccolina94, ioamolacocacola, ginnyx, Guitarist_Inside, millape, Caramell_ManGa, 801_Underground, leilina, the.incubus,  Littlefunny ed ancora xD SuomiLover, ZofouArtemis, BabyJ,  kiara_star, Fujiko chan, Mariens, _Vega, cerere, Kohibito, Space_battle e grazie ancora ai nuovi arrivati *-* lithar, red_apple, skye182cla, mattyredmoon, aSte, Rudie, Lilly94!.

 

GRAZIE.

 

*Commenti time*

 

 

 

Guitarist_Inside: Darliiiing, sìììì, la prima, olè xD. Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, spero che anche questo ti piaccia, essì la maglia larga è bella ma qualche taglia in meno ci poteva anche stare auahuah xD. Eheh la telefonata e la frase finale m’han fatta ridere per non so quanti minuti di fila xD. Beh ti lascio al capitolo, spero ti sia piaciuto. Un bacio e hai visto?. Sono tornataaaa xD *-*.

 

Billie Joe, Mike, Trè: Eccheppalle.

 

Leilina: Heylà, ciao carissima!. Già, la storia conserva sempre quell’alone di mistero che rende sempre incerto il contenuto dei capitoli, e questo lo adoro, e a quanto pare, adori anche tu, ne sono felicissima, spero che anche questo capitolo ti piaccia, a presto cara, un bacio.

 

Fujiko Chan: Piccolina, macciao!. Awwww *w*, sono contentissima che ti piaccia ‘’EVERYTHING’’ ahah e che adori tutto ciò *-*, già il capitolo è strano, ma d’altronde, tutti i capitoli lo sono, la storia lo è, l’autrice pure, e la mia testa anche, quindi direi che cade tutto a pennello xD, la telefonata è piaciuta parecchio vedo ò.ò, qui c’è più di qualcuno a cui piacerebbe mandare a fanculo Pillicciò, muahuahaa, organizziamo un pullmino e andiamo fuori casa Armstrong a manifestare con insulti ed imprecazioni muahuhauahaa. Dai ti lascio alla lettura di questa schifezzuola, spero che anche in questo capitoli tu possa entrare in sala ( ? ) con uno dei tuoi vestiti pomposi xD.

 

Black Hina: Bubuh!. E va là, quanti complimenti, troppi =D!. Sono felicissima che ti sia piaciuto il capitolo, spero anche questo, baciiii!.

 

Lithar: Ma va la esistono anche i ragazzi su questo fandom ò.ò, tempo fa mi arrivò una e-mail da parte di un ragazzo e pensavo fosse l’unico esemplare, ma ora abbiamo teeee xD. Spero che questa volta ( xD ) l’e-mail ti sia arrivata!. Grazie mille dei complimenti e in primis dei commenti, grazie davvero!.

 

DarkDreamer89: Pocciauuuu xD aww grazie milleeee!. Già Luna è un misto tra la tenerezza e la forza, e Billie è il filo sottile che ci scorre di mezzo, spero ti piaccia anche questo capitolo, baci!.

 

Mattyredmoon: Avvenimento storicoooo, ci sono due esemplari da poco nati su questo fandom, aww, benvenuto *w*!. Per prima cosa, grazie mille dei complimenti, delle e-mail, dei commenti e delle belle parole xD in secondo luogo spero ti piaccia questo capitolo ^^, a presto!.

 

Caramell_MaNga: Heyy!. Già i sogni sono la cosa più preziosa che caratterizzano la vita di ognuno di noi, scoppiati quelli, scoppia la voglia di vivere ;D. Grazie mille dei complimenti e a presto tesoro!.

 

801_Underground: Woh ò.ò, un tuo commento ò.ò, ci vorrebbe Homer Simpson per dir….

 

Billie Joe: MITICOOOO!.

Io: -.-.

 

Il concetto era quello xD, grazie mille d’aver commentato, pensavo che non l’avrei mai letto ed invece …. Eccolo lì, lo custodirò gelosamente, sperando di leggerne un altro, grazie ancora dei complimenti e d’aver commentati, bacioni.

 

Cerere: Woh è serata d’avvenimenti ò.ò, anche per te vale lo stesso discorso, non pensavo d’aver mai letto un tuo commento, ed invece ecco la sorpresa, non potevo trovare un’accoglienza migliore dopo un brutto periodo in ospedale *w*. Grazie mille dei complimenti e del sostegno!. Spero di poter leggere un nuovo commento su questo capitolo, la tua opinione mi interessa, magari vieni colpita dall’atto filosofico xD, chissà xD. Grazie ancora e baci!.

 

 

 

I commenti e le idiozie credo che siano finite qui, per ora vi lascio con questo capitolo e con la promessa che aggiornerò prestissimo.

Un bacio profondo e caloroso, grazie davvero di tutto.

Un bacio, SilentMoon.

  
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