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Autore: Red S i n n e r    04/02/2010    8 recensioni
L’abbracciò stretta, sorridendo tranquilla e sentì Sango sospirare contro il suo collo. “Promettimelo” le disse piano, “promettimi che saremo amiche per sempre.”
Sango la guardò negli occhi, sorridendo complice, “Te lo prometto,” disse, accarezzandole il volto, “saremo amiche per sempre,” la gentile brezza della sera le fece rabbrividire e ne risero, insieme.
E non c’era niente di sbagliato.
Naraku/Kikyou(1); Sesshoumaru/Kagome(1); Miroku/InuYasha; Sango/Kagome (1) [...]
!Crack pairing, linguaggio volgare.
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Naraku, Sesshoumaru
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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And the shadow of the day will embrace the world in grey.


#01: Giostra Everybody knows, everybody knows where I going. Yeah, I’m going down. [Naraku!Kikyou]

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All the rights moves in all the wrong faces, yeah we're going down.


Affondava e rideva. Rideva di quel suo patetico affondare, in sabbie mobili come odio viscoso.

E quando lei se ne andava ancora rideva, ma quando lui ritornava era di sé che sorrideva.

Anche se il brigante non esisteva più, anche se  il fuoco aveva creato Naraku e non Onigumo la risata restava  e cancellava ogni cosa; avrebbe voluto cancellare ogni cosa, ma non vi riusciva.

Era la schiena di Kikyou, era sempre la schiena della donna che era costretto a guardare e a ricordare, e nemmeno la sua sprezzante risata poteva cancellarla, nemmeno quel suo ridere sguaiato, al sicuro del suo castello, poteva salvarlo.

Sempre quella maledetta schiena che se ne andava via, nemmeno il viso gli faceva intravedere, nemmeno una pallida mano, nemmeno il suono della sua voce:  solo la sua schiena che se ne andava.

Com’era crudele, ma com’era stupido pensare che lo fosse!

Il ricordo di quella pelle bianca e di quei capelli scuri lo tormentavano, anelava il tocco di quelle mani pallide e la carezza dei suoi occhi scuri, bramava le cure che la donna aveva dedicato al brigante e che a lui negava con tanta soddisfazione.

Di quei suoi inconfessati desideri  Kikyou era conoscenza  e ne gioiva, freddamente, come solo un morto può fare: piegava le labbra in un sarcastico sorriso, voltandogli le spalle con disgusto.

Con disgusto.

Naraku arricciava le labbra infastidito, orgoglioso e punto sul vivo, e fatalista urlava: “Un giorno ti ucciderò!”

Ma lei rideva, rideva di lui e delle sue menzogne, rideva di Onigumo – che non voleva morire – e di Naraku, che non voleva capire, e poi se ne andava, voltandogli le spalle, senza nemmeno prestare attenzione alle mosse del nemico, senza nemmeno curarsi di lui, lui che più di ogni altro non avrebbe saputo ucciderla.

E si ritrovava a stringere il nulla tra le dita, si ritrovava a dover osservare il suo riflesso, a tendere la mano senza mai toccarla, senza mai averla; ed era stupido ed insensato, se ne rendeva conto, ma con la stessa facilità capiva che non poteva far nulla per evitarlo.

Socchiudeva gli occhi immaginando il volto austero della bella donna stravolto dal piacere e dall’eccitazione, immaginava quelle labbra bianche – che sempre gli si erano rivolte con sarcastici sorrisi – potessero urlare con vigore il suo nome, incitandolo e pregandolo; immaginava di accarezzare le sue lunghe gambe e i suoi seni freddi.  Immaginava di scoparsela e di sentire la sua inespressiva voce resa vibrante di gemiti dissoluti.

Ma era la propria mano quella che lo toccava, che tastava la propria lunghezza e durezza, era sua la voce che emetteva piccoli gemiti ed era sua la mano che si muoveva frenetica così com’era sua la voce che gridava liberatoriamente, non era Kikyou e non lo sarebbe mai stata, ma nella penombra del suo castello al riparo dalla luce – rivelatrice di quell’inganno così sporco – poteva semplicemente far finta per poi, subito dopo, fingere che non fosse mai successo.

Pallide mani torturavano i capezzoli inturgiditi dell’uomo, una bocca lasciva ripercorreva con le labbra carnose e la lingua insolitamente fredda i suoi pettorali, piccoli gemiti e ansiti malcelati si mischiavano col nome della donna ripetuto centinaia di volte come un mantra.

Mani fredde gli arroventavano la pelle con i loro tocchi decisi e studiati, il membro teso e pulsante che richiedeva attenzioni, la mano che afferrava l’asta saldamente e le spinte ritmiche ed assuefanti, il piacere – il piacere puro – che si mischiava col fiato caldo e coi gemiti indecenti che fuoriuscivano dalla gola in ansiti rochi.

 Si arrischiò a guardarla, desiderò di vedere le sue guance arrossate e i suoi occhi neri resi liquidi dal piacere, ma fu il suo sorriso sarcastico quello che vide, furono i soliti occhi neri e freddi che si fusero con i propri: i capelli neri e lisci ad incorniciarle il volto, e le labbra strette in una smorfia di scherno. Inaspettatamente venne, venne forte nella propria mano calda ansimando pesantemente,  nella mente ancora il ricordo del suo sorriso derisorio.

Tese la mano, cercò di raggiungere la sua figura sempre più piccola – sempre più distante – cercò di afferrarla stupidamente con una mano, ma l’unica cosa che strinse fu il proprio odio viscoso che scivolava tra le dita, ricordo del piacere poc’anzi provato.

Era stupido ed insensato, e rise, rise osservando il proprio sperma bianco – il proprio odio viscoso – che gli urlava forte le sue colpe e la sua stupidità ricordandogli, ogni volta, che sarebbe stata la schiena di Kikyou quella che si sarebbe fissata per sempre nella sua memoria.

La schiena della donna che Onigumo aveva desiderato più dell’aria, la stessa che sorrideva sarcastica urlando senza parlare il suo disgusto, la stessa per cui si masturbava ogni notte.

La risata ruppe gli ansimi sempre più radi scoppiando letteralmente nella stanza, spadroneggiando sulla tranquilla penombra venutasi a creare; rideva forte, Onigumo, tronfio e derisorio, rideva di Naraku e del suo modo patetico di vivere.

Fu con un scatto secco e preciso che la pelle della schiena fu tagliata: un unico e preciso fendente, il sangue che gocciolava dalla katana e il marchio - il tatuaggio del ragno nero che faceva bella mostra di sé sull’epidermide lacerata -  lo sbeffeggiava, ricordandogli chi era e cosa voleva, sorrise amaro quando sentì la pelle della schiena rigenerarsi e con essa il simbolo della sua maledizione quotidiana.

Con la risata che rimbombava nella stanza vuota e ingrigita e le labbra piegate in una smorfia , Naraku si alzò accarezzando tra le dita la sfera degli Shikon, imbevendola di quell’odio nero e viscoso che solo quella donna sapeva istillare in lui, beandosi nella certezza che presto sarebbe stata sua, che l’avrebbe uccisa e imprigionata nella sfera.

Rise, e i lunghi capelli neri ricaddero sugli occhi sottili dipinti di viola, e cercò Naraku, cercò di convincersi che era la sfera che voleva, che solo quello era il suo scopo… Ma la risata continuava, rimbombando a non finire in quel silenzio imbevuto di solitudine – stupida prigione del futuro re del mondo – e lui, proprio lui, non aveva la forza di spegnerla perché lo sapeva, lo sapeva che quella risata era divenuta parte inscindibile di sé: forse la più forte, forse solo la più stupida.

Con l’immagine di lei dietro le palpebre e l’odio che lo immergeva come sabbie mobili, non seppe capire a chi fosse indirizzato quel dolore al petto, perché tutto si ripeteva ma nulla aveva più senso e lui impazziva, l e t t e r a l m e n t e, tra luci e colori morenti in una giostra di ricordi vecchi e nuovi che si frapponevano tra loro senza mai morire, restando lì a torturarlo ogni giorno di più – ogni giorno di più.

E nella giostra, nulla si fermava, tutto vorticava, ogni cosa si ripeteva e la sua mente impazziva di risate folli e sciocchi desideri;  tutto svaniva e si disfaceva col calar del sole, quando un nuovo giro iniziava e il mondo veniva cancellato per qualche istante, solo qualche istante, il tempo necessario a far finta che la menzogna fosse la vita vera.

“Ti ucciderò.” Pregando affinché quella fosse la verità.

Ma  sul pavimento, ogni notte, v’erano sangue e sperma ed una katana sporca d’entrambi.

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Salve! °ç° Ritorno  a rompere con una raccolta di crack pairing, mi son detta: perché non dar spazio alla coppie inusulai o semplicemente dimenticate? Detto fatto. XD

Questa Naraku/Kikyou mi girava in testa da un po', finalmente ora sono riuscita  ascrivere qualcosa che, comunque, non si avvicina molto alla mia idea di base - oh beh, pazienza. XD

Duunque, spero sentitamente che vi sia piaciuta e che i due siano IC, mi hanno fatto penare e non poco! Non so quante Shot verrano fuori da questo mio esperimento ma credo non più di dieci e sarà un progetto a lungo termine... credo. *riot*

Beh, aspettatevi un po' di crack pairing [molto crack e poco pairing a dirla tutta XD] sia etero che yaoi *ç*, e perchè no? Anche yuri.

Credo che la prossima sarà una Sesshoumaru/Kagome, che non è propriamente un crack pairing nei siti inglesi ma il fandom italiano è completamente invaso da InuYasha/Kagome che non c'è proprio spazio per il bel fratellone. Ma che problema c'è? Ci penso io! *ç*

Ah, aggiornerò la mia raccolta di drabble quanto prima, parola di boyscout! +__+

Red.

   
 
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