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Autore: Irishkoala    04/02/2010    9 recensioni
Un falò non può nascondere la verità, ma ogni istante è buono per potersi conoscere di più, per stare insieme come si vuole davvero, e se quei momenti continueranno ad aumentare sarà solo un bene...per come la pensano entrambi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Ennis Del Mar , Jack Twist
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Up On Brokeback'
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Stava fumando e bevendo un sorso di quel solito whisky scadente quando sentì in lontananza lo scalpitio degli zoccoli, che ormai riconosceva alla perfezione, avvicinarsi e pochi secondi dopo diminuire, segno che chi guidava il cavallo aveva rallentato andando al passo.

Attizzò il fuoco con un altro ceppo, in modo da ravvivarlo ed evitò prontamente di guardare nella direzione da cui arrivò Ennis in sella a Cigar Butt, ci scese agilmente poi legò le redini ad un ramo e recuperò alcune delle coperte sotto alla sella per farlo riposare e scaricare di un po’ di peso.

Aveva aspettato per tutta la giornata quel momento, da quando alla mattina si erano separati dopo che Ennis si era messo a giocare con lui spontaneamente, l’aveva fatto suo un’altra volta ma in maniera terribilmente dolce e l’aveva baciato, tutto fuori dalla tenda, alla luce del sole senza preoccuparsi di nient’altro.

Già la sera precedente, quando l’aveva raggiunto, chinandosi con quello sguardo dispiaciuto e triste che per poco l’aveva ammazzato, chiedendogli scusa e facendogli capire che alla fine tutto quel discorso idiota del “non essere così” o “finirà tutto tra queste montagne” erano solo stronzate e che invece lo voleva quanto lo voleva lui e che aveva solo bisogno di tempo per assicurarlo a sé stesso, l’aveva sorpreso ma reso felice allo stesso tempo al di fuori di ogni misura.

Se poi ci si metteva quella mattina, e Jack ripensava a quanto era stato bene, quanto era stato bello poter vedere Ennis liberarsi in quel modo, il suo sorriso che risparmiava sempre troppo ma a poco a poco stava mostrando sempre di più solo a lui, così come la sua fottuta timidezza e paura di qualcosa di non definito scomparissero quando erano insieme, si rendeva conto che non avrebbe avuto bisogno di nient’altro.

Che era nato e vissuto per arrivare su quella montagna e lavorare con lui, per conoscerlo, per farlo suo e per poter passare l’intera vita con lui.

Avrebbe potuto farlo tranquillamente se lui glielo avesse permesso. Non ci sarebbe voluto nulla, gli bastava solo averlo vicino per provare un calore inspiegato, profondo ma reale, vero, sollevante, e nonostante Ennis fosse parecchio contorto, troppo testardo e cocciuto e con un carattere incredibilmente difficile, non aveva mai incontrato nessuno di così speciale che lo facesse sentire allo stesso modo.

Se Ennis si sentiva ancora insicuro verso certe cose, beh, gliele avrebbe fatte passare quelle insicurezze, avrebbero affrontato qualsiasi cosa se fosse stato necessario e l’unica cosa di cui era certo era che quell’estate così come quel lavoro avrebbe voluto che durassero per sempre.

E ora gli era già mancato. Aveva sentito terribilmente la sua non presenza per tutte quelle ore che diventavano interminabili appena lui spariva in sella al suo cavallo per poi tornare solo pochi minuti prima che il sole calasse all’orizzonte e anche quando doveva tornare su poche ore dopo avrebbe dato qualsiasi cosa per farlo rimanere tutta la notte con lui in tenda…come la prima volta.

Ma Ennis era irremovibile, accidenti a lui, mai una volta che se ne fregasse di quelle dannate pecore e pensasse che tanto non sarebbe successo niente se per qualche ora le avesse lasciate da sole…c’erano i cani comunque, cosa sarebbe potuto accadere?

Jack però non glielo chiedeva mai direttamente, non aveva ancora trovato il coraggio. Aveva paura che si allontanasse di più, che quel legame che si stava costruendo lentamente, forse troppo lentamente, potesse distruggersi da un momento all’altro e non voleva che succedesse.

Quindi ci andava piano, molte volte dovendo assopire i propri desideri oppure tapparsi la bocca quando avrebbe voluto dire certe cose che invece per Ennis avrebbero potuto essere ancora troppo forti da affrontare, ma prima o poi ci sarebbe riuscito. Gli avrebbe sbattuto in faccia la verità e allora sì che ne avrebbero fatto i conti.

Dolente e nolente glielo avrebbe fatto ammettere.

Rigirò le poche uova rimaste nella pentola, che sfrigolava al fuoco, vicini i soliti fagioli che ormai non ne poteva più di mangiare, ma in mancanza bisognava adattarsi, e prese un tiro mentre Ennis gli fece un cenno andando vicino al fuoco e appoggiando tutte le coperte accanto a un tronco spezzato sul terreno.

“Ehi”

“Ciao..”

Si scambarono un mezzo sorriso con un cenno del mento mentre Jack gli passò la tazza di whisky che aveva già preparato da prima ed Ennis lo ringraziò sedendosi nel posto di fronte al suo. Non era durato nemmeno un istante quello scambio di sguardi, Ennis l’aveva distolto prontamente, come se ogni volta che passava del tempo dai loro fugaci incontri, volesse continuamente convincersi che non fosse successo nulla, che avrebbe continuato a non accadere e che tutto si sarebbe risolto senza spiegazioni, senza parole, spegnendosi così com’era iniziato.

Ma Jack sperava che non fosse così, con tutto se stesso e se solo avesse saputo che anche Ennis la pensava in quel modo, che durante i pomeriggi e le ore passate a pascolare le pecore, a cavalcare sulle colline controllando che tutto fosse come doveva essere, non faceva altro che controllare l’accampamento, cercare con lo sguardo quel corpo, quella schiena e quelle spalle che adorava, quegli occhi azzurri che ormai l’avevano completamente stregato che lo facevano sentire debole e inutile davanti a tutto il resto, forse si sarebbe risolta prima.

Forse non avrebbero avuto bisogno di ulteriori spiegazioni, sarebbero bastati i silenzi e quegli sguardi reciproci, ma non poteva essere così semplice.

Ennis si accese una sigaretta dopo aver preso un altro sorso dalla tazza arrugginita, guardando di sottecchi il ragazzo davanti a sé, ripensando anche troppo nitidamente a tutto quello che era successo dalla sera prima fino a quella mattina, a quanto ci aveva pensato assiduamente anche durante il lavoro pomeridiano e a quanto avrebbe voluto che succedesse ancora.

Non sapeva come fosse possibile ma Jack lo attirava e spaventava insieme, perché si rendeva conto che senza di lui non avrebbe più potuto stare, che la sua presenza lo rendeva cosciente di sé, gli faceva conoscere anche quelle parti così terribilmente nascoste del proprio animo che nemmeno si ricordava di avere e che preferibilmente avrebbe voluto cancellare, ma allo stesso tempo lo faceva stare bene, così bene come non si era mai sentito…anzi nemmeno pensava che si potesse stare così che a volte lo riteneva tutto un imbroglio, perché non era possibile che ci fossero persone come lui a quei tempi, o almeno, lui non ne aveva mai conosciute.

Ma Jack era proprio ciò che lui avrebbe indicato come uno strappo alla regola, un qualcuno di assolutamente unico e fuori dagli schemi, il primo che l’avesse trovato piacevole nonostante la sua quasi freddezza e il suo essere scostante per molti aspetti e che avesse tentato di conoscerlo approfondendo e andando a scavare sotto quella corazza che si era costruito addosso in tanti anni.

Lo faceva sentire tranquillo, per la prima volta non bisognoso di guardarsi completamente le spalle, oppure di centellinare le parole perché tanto per chi l’ascoltava non avrebbero fatto differenza. A lui sì invece, la differenza la facevano eccome e gliel’aveva dimostrato più volte, ascoltandolo sempre qualsiasi cosa avesse avuto da dire, parlando il doppio, questa era certo, ma pur sempre con interesse e senza schernirlo o liquidarlo dopo che avesse detto qualche frase.

Quel modo quasi esuberante, spontaneo e sicuro che aveva trovato in lui lo stava aiutando davvero tanto a non sentirsi sempre costretto di rinchiudersi in qualcosa e a capire che non tutti erano ostili di partenza perché dovevano esserlo per la loro sopravvivenza, ma che invece c’era ancora qualcuno disposto a rimanere al tuo fianco per ciò che eri e perché si era trovato bene con te, e voleva aiutarti.

Questo Ennis non l’aveva capito all’inizio, non era mai riuscito a comprendere come facesse Jack a essere così perché poi si prendesse la briga di tentare in qualsiasi maniera di intavolare una conversazione con lui oppure di conoscerlo.

Solo successivamente aveva cominciato ad assecondarlo scoprendosi a non poterne fare a meno a volere sempre di più da quel ragazzo che piano piano lo stava attirando verso di sé, senza nemmeno che se ne rendesse conto, e com’era poi successo, si era ritrovato a volerle quelle conversazioni dove gli aveva raccontato quasi tutta la sua vita che non aveva mai fatto nemmeno con una qualsiasi altra persona famigliare.

Per nessuno dei due era ancora chiaro cosa fosse successo dopo, quando avevano superato il limite prestabilito, quello della “normalità” e non se ne parlava, questo mai, se non per qualche fugace frase detta sempre troppo sottovoce e in momenti ancora di poca lucidità dovuti al termine dei loro incontri, ma entrambi sapevano cosa stava accadendo e, come pensava Jack, l’unico codardo lì non era solo Ennis. Anche lui non aveva il coraggio di dirgli altro, di confidarsi su ciò che provava veramente, aveva troppa paura di perderlo.

“E’ quasi pronto..” disse Jack dopo qualche minuto di silenzio, seguito solo dal verso di due uccelli in lontananza e il leggero scalpitare degli zoccoli dei cavalli dietro di loro.

Ennis annuì “C’è rimasta dell’acqua calda da questa mattina se vuoi darti una sistemata” continuò l’altro rigirando le uova nella padella.

“Mhh quasi quasi…è stato un freddo boia oggi su al passo. Da gelarsi” affermò e Jack lo guardò annuendo per poi indicare il piccolo boiler accanto che aspettava solo lui anche se dentro di se avrebbe avuto un modo completamente diverso per scaldarlo e gli piaceva molto di più.

Ennis terminò la sigaretta poi si tolse gli stivali alzandosi per sistemarsi poco lontano mentre Jack sospirò silenziosamente tra sé e sé anche con una leggera rabbia in corpo. Che diamine quella mattina se l’erano pure fatta fuori dalla tenda, sull’erba! E come per la prima volta aveva cominciato Ennis!

Cristo, non riusciva a capire perché costantemente dovesse fingere così tanto che non stesse accadendo nulla quando i fatti c’erano eccome e poi ogni volta era sempre lui che lo cercava. Mai quella parola in più, mai che ci fosse un gesto o un cenno o uno sguardo diversi, mai che si lasciasse andare sul serio.

Cazzo c’erano davvero solo loro dispersi in quei boschi di cosa diavolo aveva paura?

Comunque non ci mise molto, a quell’ora non era più tanto caldo nemmeno lì all’accampamento e appena lo vide tornare già rivestito tolse tutto dal fuoco preparando alla buona due piatti.

“Ecco qua..”

“Mh grazie Jack..comunque, ce n’è rimasta anche per domani”

“Bene, magari questa notte ne mettiamo a scaldare dell’altra”

Annuì, poi mangiarono la cena in silenzio come succedeva sempre, perché alla fine se non erano davvero in vena di una discussione profonda non si dicevano mai più di qualche frase, e da quando tutto quel casino era cominciato poi peggio che peggio, se si parlavano erano più monosillabi che altro.

Ma tutto per colpa di Ennis, pensava Jack. Non avrebbe fatto nessuna fatica a continuare a stargli attaccato appena era presente. Già erano corti i momenti in cui stavano insieme, passarli poi in quel modo gli faceva decisamente schifo, ma il sign.Del Mar aveva sempre quell’atteggiamento da ti spacco la faccia se provi ad avvicinarti che Jack desisteva di partenza e aspettava.

Aveva paura che un giorno se ne sarebbe pentito, che avrebbe dovuto avere più coraggio nell’imporsi ma anche se se lo diceva quando poi aveva Ennis davanti non riusciva a fare nulla di diverso, lo guardava e basta, il più delle volte mangiandoselo con gli occhi.

Se aveva così tante palle perché non le mostrava quando sarebbero servite sul serio? Jack non lo capiva e allo stesso tempo ci stava male, più il tempo passava più si rendeva conto che si stava legando a lui sempre di più e che ne aveva bisogno ma se Ennis continuava a voler rifiutare l’evidenza, allora rifiutava anche Jack.

Appena terminò lasciò il piatto vicino ad alcune rocce accanto al falò che si stava quasi spegnendo affrettandosi a ravvivarlo, visto che era quasi buio e ben presto non si sarebbe visto più niente anche a causa delle nuvole in cielo che preannunciavano o una nottata di pioggia o durante la giornata successiva.

Jack fece lo stesso, togliendosi però dal ceppo su cui era seduto per stendersi in modo da essere più vicino al fuoco e cercò una posizione comoda fino a che non allungò le gambe sul lato liberò dal falò e lasciò la testa contro al medesimo ceppo.

Aveva bisogno di fumare ed Ennis fece lo stesso dopo che Jack gli ebbe passato l’accendino. Si scambiarono uno sguardo mentre Jack tornò a stendersi e un istante dopo l’altro fece ciò che più inaspettato non poteva essere per il compagno.

Ennis si alzò, gli andò di fianco stendendosi a sua volta trovando poco spazio, così gli si mise contro prendendogli la mano con cui non stava tenendo la sigaretta passandosi il suo braccio attorno e appoggiò la testa sulla sua spalla, continuando poi a fumare come se niente fosse.

Quelli erano i momenti in cui Jack capiva che era solo una questione di tempo che, come al solito, Ennis sapeva alla perfezione quello che stava accadendo ma solo gli ci voleva un po’ per convincersene, ma che quando erano insieme e tornavano alla mente tutti i precedenti vissuti non c’era nessuna scusa sufficiente e credibile a tenerlo lontano da lui.

Solo quel gesto aveva avuto la forza di scacciare tutte le ansie della giornata e anche quello che aveva provato pochi secondi prima, sentendo subito che così stava bene, che aveva caldo, ma un calore piacevole e pieno, e che adorava quel corpo così come il continuo cercarsi e le attenzioni che alla fine Ennis gli chiedeva sempre indirettamente e che lui non gli disdegnava di certo.

Senza bisogno che glielo dicesse, strinse la presa della spalla contro al suo corpo sistemandosi anche un po’ meglio in modo che Ennis gli fosse completamente contro.

“Silenzioso come al solito, ma andiamo dritto al punto eh?” lo prese in giro leggermente, in maniera divertita.

Ennis gli diedi un pugno leggero sul fianco ma che poi divenne una lieve carezza quando ci lasciò la mano sopra.

“Eh piantala Jack..tu zitto mai invece?”

Rise “Più zitti di così si muore..” ribatté e sentì che anche l’altro fece una risata sommessa stringendosi impercettibilmente a lui.

Dio non gli importava quanto fosse complicato come persona o quanto lo sarebbe potuto diventare fuori da quel contesto. Voleva solo lui e di ciò ne era certo.

“Ti sei raffreddato per bene eh oggi? Non potevi dirlo subito?” continuò allusivo, rigirando il coltello nella piaga ma Ennis si era già lasciando andare, molto più di prima e, senza rendersene conto, aveva spostato la mano dal fianco alla pancia di Jack continuando ad accarezzarlo.

“No, è colpa tua che non sai come accendere un fuoco decente!” rispose senza però quel tono convincente da presa in giro, ma proprio per dire qualcosa cercando di non dargliela vinta.

Jack alzò le sopracciglia annuendo “Come vuoi”

Rimasero in silenzio qualche minuto, dando qualche tiro, pensando entrambi a quanto stessero bene così a come si sentissero totalmente completi e a quanto avessero sempre avuto bisogno di una persona del genere accanto, reciprocamente e che non sarebbero tornati indietro, anche se era l’avanti che non era per niente chiaro.

“Oggi una pecora si è azzoppata..” cominciò Ennis dopo un po’ e Jack abbassò di poco lo sguardo riuscendo a vedergli solo la fronte, ma gli bastava, già averlo e sentirlo così era una fortuna che non aveva pensato di avere in quella sera.

“…proprio mentre mi stavo spostando per il pascolo, i cani hanno fatto un casino incredibile e in discesa ho dovuto fare il diavolo a quattro per tenerla sul cavallo o di sicuro sarebbe rimasta indietro e chi l’avrebbe rivista…”

Jack fece una mezza risata “Andiamo te l’ho già detto che ce ne sono troppe, non se ne accorgerà nessuno se ne manca qualcuna!”

“Umh sì come no! Poi me lo dici quando Aguirre ci diminuirà la paga dopo che le avrà contate!”

Jack alzò gli occhi al cielo, sbuffando lievemente sapendo che si trattava di una causa persa.

“A proposito di quel figlio di puttana..” Ennis scosse la testa con un mezzo sorriso dandogli un altro pugno leggero ma Jack lo bloccò anticipandogli la mano “..è venuto all’accampamento oggi”

Ennis alzò lo sguardo verso di lui, leggermente rabbuiato “Ah sì? E per cosa?”

Jack alzò le spalle incurante “Mhh niente di che…mia madre gli aveva chiesto di dirmi che mio zio ha la polmonite e mi ha informato, ma non so quanto possa interessarmi visto che devo stare qui”

“Mh giusto, strano che si scomodi per una cosa del genere!”

“E’ quello che ho pensato io…magari era in zona”

“Basta che non ti scaldi quando lo vedi oppure te le suono io”

“Ah sì davvero, voglio proprio vedere!” lo provocò mettendosi a ridere.

“Cos’è, vuoi una prova?” si affrettò a chiarire Ennis ma con tono divertito e anche un mezzo sorriso che stava spuntando prima di riuscire a distogliere lo sguardo da quello di Jack.

“Vediamo!”

Ennis si sollevò di poco, Jack già pronto per parare qualsiasi parte del corpo del compagno gli sarebbe andato contro visto che ormai erano abituati alle reciproche zuffe che erano per lo più giochi, ma ancora una volta Ennis lo sorprese semplicemente spostandosi con tutto il corpo sul suo, passandogli una mano sotto al collo per tenerlo fermo e appoggiando le labbra sulle sue.

A Jack esplose di nuovo la sensazione di gioia assoluta e euforia interna nel petto, come quella mattina, come la serata precedente, come gli succedeva sempre da quando avevano cominciato a incontrarsi in quel modo e non si preoccupò di chiedere spiegazioni, di andarci piano o di allontanarlo.

Strinse la presa, aggrappandosi ala sua giacca sulle spalle, tirandoselo contro e approfondendo il bacio, con foga, togliendogli anche il capello che era di troppo come fece Ennis con il suo, mentre scivolarono di lato, un po’ più lontani dal falò e in modo da essere completamente stesi a terra.

Le sue mani scesero subito sulla cintura di Ennis che alzò leggermente il bacino per farlo muovere meglio, mentre armeggiava a sua volta con la giacca per aprirgliela sul davanti e accarezzargli la pelle sotto al collo incontrando la lingua di Jack che volutamente continuava a sfuggirgli facendosi desiderare sempre di più.

Ormai erano partiti, fuori da ogni altro luogo, nessuna morale, nessun limite avrebbe mai potuto riportarli alla finta normalità che continuavano a inscenare nella maggior parte delle ore. Ben presto gli ansiti si fecero spazio tra i rami, le foglie, gli alberi del paesaggio intorno a loro, che li copriva, li rendeva partecipi di un unico segreto che nessuno avrebbe mai potuto condividere se non loro stessi.

Le spinte di Ennis si fecero via via più frequenti, potenti ma dolci allo stesso tempo mentre Jack si ancorava ai suoi fianchi e alla sua schiena rilasciando la testa all’indietro oppure incontrando fugacemente le labbra dell’altro quando il fiato lo permetteva.

Forse era sbagliato, forse era immorale, forse nessun altro l’avrebbe capito, ma non importava. Non c’era nulla che avesse senso in tutto quello a parte la loro consapevolezza che così era come doveva essere e che nessun altro avrebbe interferito.

***

Ahhh i miei tesoriiiii....mi macavano, avevo bisogno di scrivere anche su di loro. 
Scena non presente nel film, ma idealmente la potete postare dopo l'altra mia fic che ho scritto, ossia la mattina in cui si mettono a giocare fuori dalla tenda, il pomeriggio è lo stesso del film, quando Aguirre va appunto a dire a Jack di suo zio e controlla Ennis al lavoro con il binocolo (la pecora azoppata di cui parla xD è la suddetta che nel film in quel momento Ennis ha in braccio sul cavallo xP...è tutto collegato).

Spero sia stata di vostro gradimento.

Grazie a tutti i lettori, a chi lascerà un commentino o se aggiungerete tra i preferiti.
Bacissimi
Leia

 


[edit del 24/02/11:
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