Stava
fumando e bevendo un sorso di quel solito whisky scadente quando
sentì in
lontananza lo scalpitio degli zoccoli, che ormai riconosceva alla
perfezione,
avvicinarsi e pochi secondi dopo diminuire, segno che chi guidava il
cavallo
aveva rallentato andando al passo.
Attizzò
il fuoco con un altro ceppo, in modo da ravvivarlo ed evitò
prontamente di
guardare nella direzione da cui arrivò Ennis in sella a
Cigar Butt, ci scese
agilmente poi legò le redini ad un ramo e
recuperò alcune delle coperte sotto
alla sella per farlo riposare e scaricare di un po’ di peso.
Aveva
aspettato per tutta la giornata quel momento, da quando alla mattina si
erano
separati dopo che Ennis si era messo a giocare con lui spontaneamente,
l’aveva
fatto suo un’altra volta ma in maniera terribilmente dolce e
l’aveva baciato,
tutto fuori dalla tenda, alla luce del sole senza preoccuparsi di
nient’altro.
Già
la sera precedente, quando l’aveva raggiunto, chinandosi con
quello sguardo dispiaciuto
e triste che per poco l’aveva ammazzato, chiedendogli scusa e
facendogli capire
che alla fine tutto quel discorso idiota del “non essere
così” o “finirà tutto
tra queste montagne” erano solo stronzate e che invece lo
voleva quanto lo
voleva lui e che aveva solo bisogno di tempo per assicurarlo a
sé stesso,
l’aveva sorpreso ma reso felice allo stesso tempo al di fuori
di ogni misura.
Se
poi ci si metteva quella mattina, e Jack ripensava a quanto era stato
bene,
quanto era stato bello poter vedere Ennis liberarsi in quel modo, il
suo
sorriso che risparmiava sempre troppo ma a poco a poco stava mostrando
sempre
di più solo a lui, così come la sua fottuta
timidezza e paura di qualcosa di
non definito scomparissero quando erano insieme, si rendeva conto che
non
avrebbe avuto bisogno di nient’altro.
Che
era nato e vissuto per arrivare su quella montagna e lavorare con lui,
per
conoscerlo, per farlo suo e per poter passare l’intera vita
con lui.
Avrebbe
potuto farlo tranquillamente se lui glielo avesse permesso. Non ci
sarebbe
voluto nulla, gli bastava solo averlo vicino per provare un calore
inspiegato,
profondo ma reale, vero, sollevante, e nonostante Ennis fosse parecchio
contorto, troppo testardo e cocciuto e con un carattere incredibilmente
difficile,
non aveva mai incontrato nessuno di così speciale che lo
facesse sentire allo
stesso modo.
Se
Ennis si sentiva ancora insicuro verso certe cose, beh, gliele avrebbe
fatte
passare quelle insicurezze, avrebbero affrontato qualsiasi cosa se
fosse stato
necessario e l’unica cosa di cui era certo era che
quell’estate così come quel
lavoro avrebbe voluto che durassero per sempre.
E
ora gli era già mancato. Aveva sentito terribilmente la sua
non presenza per
tutte quelle ore che diventavano interminabili appena lui spariva in
sella al
suo cavallo per poi tornare solo pochi minuti prima che il sole calasse
all’orizzonte e anche quando doveva tornare su poche ore dopo
avrebbe dato
qualsiasi cosa per farlo rimanere tutta la notte con lui in
tenda…come la prima
volta.
Ma
Ennis era irremovibile, accidenti a lui, mai una volta che se ne
fregasse di
quelle dannate pecore e pensasse che tanto non sarebbe successo niente
se per
qualche ora le avesse lasciate da sole…c’erano i
cani comunque, cosa sarebbe
potuto accadere?
Jack
però non glielo chiedeva mai direttamente, non aveva ancora
trovato il
coraggio. Aveva paura che si allontanasse di più, che quel
legame che si stava
costruendo lentamente, forse troppo lentamente, potesse distruggersi da
un
momento all’altro e non voleva che succedesse.
Quindi
ci andava piano, molte volte dovendo assopire i propri desideri oppure
tapparsi
la bocca quando avrebbe voluto dire certe cose che invece per Ennis
avrebbero
potuto essere ancora troppo forti da affrontare, ma prima o poi ci
sarebbe
riuscito. Gli avrebbe sbattuto in faccia la verità e allora
sì che ne avrebbero
fatto i conti.
Dolente
e nolente glielo avrebbe fatto ammettere.
Rigirò
le poche uova rimaste nella pentola, che sfrigolava al fuoco, vicini i
soliti
fagioli che ormai non ne poteva più di mangiare, ma in
mancanza bisognava
adattarsi, e prese un tiro mentre Ennis gli fece un cenno andando
vicino al
fuoco e appoggiando tutte le coperte accanto a un tronco spezzato sul
terreno.
“Ehi”
“Ciao..”
Si
scambarono un mezzo sorriso con un cenno del mento mentre Jack gli
passò la
tazza di whisky che aveva già preparato da prima ed Ennis lo
ringraziò
sedendosi nel posto di fronte al suo. Non era durato nemmeno un istante
quello
scambio di sguardi, Ennis l’aveva distolto prontamente, come
se ogni volta che
passava del tempo dai loro fugaci incontri, volesse continuamente
convincersi
che non fosse successo nulla, che avrebbe continuato a non accadere e
che tutto
si sarebbe risolto senza spiegazioni, senza parole, spegnendosi
così com’era iniziato.
Ma
Jack sperava che non fosse così, con tutto se stesso e se
solo avesse saputo
che anche Ennis la pensava in quel modo, che durante i pomeriggi e le
ore
passate a pascolare le pecore, a cavalcare sulle colline controllando
che tutto
fosse come doveva essere, non faceva altro che controllare
l’accampamento,
cercare con lo sguardo quel corpo, quella schiena e quelle spalle che
adorava,
quegli occhi azzurri che ormai l’avevano completamente
stregato che lo facevano
sentire debole e inutile davanti a tutto il resto, forse si sarebbe
risolta
prima.
Forse
non avrebbero avuto bisogno di ulteriori spiegazioni, sarebbero bastati
i
silenzi e quegli sguardi reciproci,
ma non poteva essere così semplice.
Ennis
si accese una sigaretta dopo aver preso un altro sorso dalla tazza
arrugginita,
guardando di sottecchi il ragazzo davanti a sé, ripensando
anche troppo
nitidamente a tutto quello che era successo dalla sera prima fino a
quella
mattina, a quanto ci aveva pensato assiduamente anche durante il lavoro
pomeridiano
e a quanto avrebbe voluto che succedesse ancora.
Non
sapeva come fosse possibile ma Jack lo attirava e spaventava insieme,
perché si
rendeva conto che senza di lui non avrebbe più potuto stare,
che la sua
presenza lo rendeva cosciente di sé, gli faceva conoscere
anche quelle parti
così terribilmente nascoste del proprio animo che nemmeno si
ricordava di avere
e che preferibilmente avrebbe voluto cancellare, ma allo stesso tempo
lo faceva
stare bene, così bene come non si era mai
sentito…anzi nemmeno pensava che si
potesse stare così che a volte lo riteneva tutto un
imbroglio, perché non era
possibile che ci fossero persone come lui a quei tempi, o almeno, lui
non ne
aveva mai conosciute.
Ma
Jack era proprio ciò che lui avrebbe indicato come uno
strappo alla regola, un
qualcuno di assolutamente unico e fuori dagli schemi, il primo che
l’avesse
trovato piacevole nonostante la sua quasi freddezza e il suo essere
scostante
per molti aspetti e che avesse tentato di conoscerlo approfondendo e
andando a
scavare sotto quella corazza che si era costruito addosso in tanti anni.
Lo
faceva sentire tranquillo, per la prima volta non bisognoso di
guardarsi
completamente le spalle, oppure di centellinare le parole
perché tanto per chi
l’ascoltava non avrebbero fatto differenza. A lui
sì invece, la differenza la
facevano eccome e gliel’aveva dimostrato più
volte, ascoltandolo sempre
qualsiasi cosa avesse avuto da dire, parlando il doppio, questa era
certo, ma
pur sempre con interesse e senza schernirlo o liquidarlo dopo che
avesse detto
qualche frase.
Quel
modo quasi esuberante, spontaneo e sicuro che aveva trovato in lui lo
stava
aiutando davvero tanto a non sentirsi sempre costretto di rinchiudersi
in
qualcosa e a capire che non tutti erano ostili di partenza
perché dovevano
esserlo per la loro sopravvivenza, ma che invece c’era ancora
qualcuno disposto
a rimanere al tuo fianco per ciò che eri e perché
si era trovato bene con te, e
voleva aiutarti.
Questo
Ennis non l’aveva capito all’inizio, non era mai
riuscito a comprendere come
facesse Jack a essere così perché poi si
prendesse la briga di tentare in
qualsiasi maniera di intavolare una conversazione con lui oppure di
conoscerlo.
Solo
successivamente aveva cominciato ad assecondarlo scoprendosi a non
poterne fare
a meno a volere sempre di più da quel ragazzo che piano
piano lo stava
attirando verso di sé, senza nemmeno che se ne rendesse
conto, e com’era poi
successo, si era ritrovato a volerle quelle conversazioni dove gli
aveva
raccontato quasi tutta la sua vita che non aveva mai fatto nemmeno con
una
qualsiasi altra persona famigliare.
Per
nessuno dei due era ancora chiaro cosa fosse successo dopo, quando
avevano
superato il limite prestabilito, quello della
“normalità” e non se ne parlava,
questo mai, se non per qualche fugace frase detta sempre troppo
sottovoce e in
momenti ancora di poca lucidità dovuti al termine dei loro
incontri, ma
entrambi sapevano cosa stava accadendo e, come pensava Jack,
l’unico codardo lì
non era solo Ennis. Anche lui non aveva il coraggio di dirgli altro, di
confidarsi su ciò che provava veramente, aveva troppa paura
di perderlo.
“E’
quasi pronto..” disse Jack dopo qualche minuto di silenzio,
seguito solo dal
verso di due uccelli in lontananza e il leggero scalpitare degli
zoccoli dei
cavalli dietro di loro.
Ennis
annuì “C’è rimasta
dell’acqua calda da questa mattina se vuoi darti una
sistemata” continuò l’altro rigirando le
uova nella padella.
“Mhh
quasi quasi…è stato un freddo boia oggi su al
passo. Da gelarsi” affermò e Jack
lo guardò annuendo per poi indicare il piccolo boiler
accanto che aspettava
solo lui anche se dentro di se avrebbe avuto un modo completamente
diverso per
scaldarlo e gli piaceva molto di più.
Ennis
terminò la sigaretta poi si tolse gli stivali alzandosi per
sistemarsi poco
lontano mentre Jack sospirò silenziosamente tra
sé e sé anche con una leggera
rabbia in corpo. Che diamine quella mattina se l’erano pure
fatta fuori dalla
tenda, sull’erba! E come per la prima volta aveva cominciato
Ennis!
Cristo,
non riusciva a capire perché costantemente dovesse fingere
così tanto che non
stesse accadendo nulla quando i fatti c’erano eccome e poi
ogni volta era
sempre lui che lo cercava. Mai quella parola in più, mai che
ci fosse un gesto
o un cenno o uno sguardo diversi, mai che si lasciasse andare sul serio.
Cazzo
c’erano davvero solo loro dispersi in quei boschi di cosa
diavolo aveva paura?
Comunque
non ci mise molto, a quell’ora non era più tanto
caldo nemmeno lì
all’accampamento e appena lo vide tornare già
rivestito tolse tutto dal fuoco
preparando alla buona due piatti.
“Ecco
qua..”
“Mh
grazie Jack..comunque, ce n’è rimasta anche per
domani”
“Bene,
magari questa notte ne mettiamo a scaldare
dell’altra”
Annuì,
poi mangiarono la cena in silenzio come succedeva sempre,
perché alla fine se
non erano davvero in vena di una discussione profonda non si dicevano
mai più
di qualche frase, e da quando tutto quel casino era cominciato poi
peggio che
peggio, se si parlavano erano più monosillabi che altro.
Ma
tutto per colpa di Ennis, pensava Jack. Non avrebbe fatto nessuna
fatica a
continuare a stargli attaccato appena era presente. Già
erano corti i momenti
in cui stavano insieme, passarli poi in quel modo gli faceva
decisamente schifo,
ma il sign.Del Mar aveva sempre quell’atteggiamento da ti
spacco la faccia se
provi ad avvicinarti che Jack desisteva di partenza e aspettava.
Aveva
paura che un giorno se ne sarebbe pentito, che avrebbe dovuto avere
più
coraggio nell’imporsi ma anche se se lo diceva quando poi
aveva Ennis davanti
non riusciva a fare nulla di diverso, lo guardava e basta, il
più delle volte
mangiandoselo con gli occhi.
Se
aveva così tante palle perché non le mostrava
quando sarebbero servite sul
serio? Jack non lo capiva e allo stesso tempo ci stava male,
più il tempo
passava più si rendeva conto che si stava legando a lui
sempre di più e che ne
aveva bisogno ma se Ennis continuava a voler rifiutare
l’evidenza, allora
rifiutava anche Jack.
Appena
terminò lasciò il piatto vicino ad alcune rocce
accanto al falò che si stava
quasi spegnendo affrettandosi a ravvivarlo, visto che era quasi buio e
ben
presto non si sarebbe visto più niente anche a causa delle
nuvole in cielo che
preannunciavano o una nottata di pioggia o durante la giornata
successiva.
Jack
fece lo stesso, togliendosi però dal ceppo su cui era seduto
per stendersi in
modo da essere più vicino al fuoco e cercò una
posizione comoda fino a che non
allungò le gambe sul lato liberò dal
falò e lasciò la testa contro al medesimo
ceppo.
Aveva
bisogno di fumare ed Ennis fece lo stesso dopo che Jack gli ebbe
passato
l’accendino. Si scambiarono uno sguardo mentre Jack
tornò a stendersi e un
istante dopo l’altro fece ciò che più
inaspettato non poteva essere per il
compagno.
Ennis
si alzò, gli andò di fianco stendendosi a sua
volta trovando poco spazio, così
gli si mise contro prendendogli la mano con cui non stava tenendo la
sigaretta
passandosi il suo braccio attorno e appoggiò la testa sulla
sua spalla, continuando
poi a fumare come se niente fosse.
Quelli
erano i momenti in cui Jack capiva che era solo una questione di tempo
che,
come al solito, Ennis sapeva alla perfezione quello che stava accadendo
ma solo
gli ci voleva un po’ per convincersene, ma che quando erano
insieme e tornavano
alla mente tutti i precedenti vissuti non c’era nessuna scusa
sufficiente e
credibile a tenerlo lontano da lui.
Solo
quel gesto aveva avuto la forza di scacciare tutte le ansie della
giornata e
anche quello che aveva provato pochi secondi prima, sentendo subito che
così
stava bene, che aveva caldo, ma un calore piacevole e pieno, e che
adorava quel
corpo così come il continuo cercarsi e le attenzioni che
alla fine Ennis gli
chiedeva sempre indirettamente e che lui non gli disdegnava di certo.
Senza
bisogno che glielo dicesse, strinse la presa della spalla contro al suo
corpo
sistemandosi anche un po’ meglio in modo che Ennis gli fosse
completamente
contro.
“Silenzioso
come al solito, ma andiamo dritto al punto eh?” lo prese in
giro leggermente,
in maniera divertita.
Ennis
gli diedi un pugno leggero sul fianco ma che poi divenne una lieve
carezza
quando ci lasciò la mano sopra.
“Eh
piantala Jack..tu zitto mai invece?”
Rise
“Più zitti di così si
muore..” ribatté e sentì che anche
l’altro fece una
risata sommessa stringendosi impercettibilmente a lui.
Dio
non gli importava quanto fosse complicato come persona o quanto lo
sarebbe
potuto diventare fuori da quel contesto. Voleva solo lui e di
ciò ne era certo.
“Ti
sei raffreddato per bene eh oggi? Non potevi dirlo subito?”
continuò allusivo,
rigirando il coltello nella piaga ma Ennis si era già
lasciando andare, molto
più di prima e, senza rendersene conto, aveva spostato la
mano dal fianco alla
pancia di Jack continuando ad accarezzarlo.
“No,
è colpa tua che non sai come accendere un fuoco
decente!” rispose senza però
quel tono convincente da presa in giro, ma proprio per dire qualcosa
cercando
di non dargliela vinta.
Jack
alzò le sopracciglia annuendo “Come vuoi”
Rimasero
in silenzio qualche minuto, dando qualche tiro, pensando entrambi a
quanto
stessero bene così a come si sentissero totalmente completi
e a quanto avessero
sempre avuto bisogno di una persona del genere accanto, reciprocamente
e che
non sarebbero tornati indietro, anche se era l’avanti che non
era per niente
chiaro.
“Oggi
una pecora si è azzoppata..” cominciò
Ennis dopo un po’ e Jack abbassò di poco
lo sguardo riuscendo a vedergli solo la fronte, ma gli bastava,
già averlo e
sentirlo così era una fortuna che non aveva pensato di avere
in quella sera.
“…proprio
mentre mi stavo spostando per il pascolo, i cani hanno fatto un casino
incredibile e in discesa ho dovuto fare il diavolo a quattro per
tenerla sul
cavallo o di sicuro sarebbe rimasta indietro e chi l’avrebbe
rivista…”
Jack
fece una mezza risata “Andiamo te l’ho
già detto che ce ne sono troppe, non se
ne accorgerà nessuno se ne manca qualcuna!”
“Umh
sì come no! Poi me lo dici quando Aguirre ci
diminuirà la paga dopo che le avrà
contate!”
Jack
alzò gli occhi al cielo, sbuffando lievemente sapendo che si
trattava di una
causa persa.
“A
proposito di quel figlio di puttana..” Ennis scosse la testa
con un mezzo
sorriso dandogli un altro pugno leggero ma Jack lo bloccò
anticipandogli la
mano “..è venuto all’accampamento
oggi”
Ennis
alzò lo sguardo verso di lui, leggermente rabbuiato
“Ah sì? E per cosa?”
Jack
alzò le spalle incurante “Mhh niente di
che…mia madre gli aveva chiesto di
dirmi che mio zio ha la polmonite e mi ha informato, ma non so quanto
possa
interessarmi visto che devo stare qui”
“Mh
giusto, strano che si scomodi per una cosa del genere!”
“E’
quello che ho pensato io…magari era in zona”
“Basta
che non ti scaldi quando lo vedi oppure te le suono io”
“Ah
sì davvero, voglio proprio vedere!” lo
provocò mettendosi a ridere.
“Cos’è,
vuoi una prova?” si affrettò a chiarire Ennis ma
con tono divertito e anche un
mezzo sorriso che stava spuntando prima di riuscire a distogliere lo
sguardo da
quello di Jack.
“Vediamo!”
Ennis
si sollevò di poco, Jack già pronto per parare
qualsiasi parte del corpo del
compagno gli sarebbe andato contro visto che ormai erano abituati alle
reciproche zuffe che erano per lo più giochi, ma ancora una
volta Ennis lo
sorprese semplicemente spostandosi con tutto il corpo sul suo,
passandogli una
mano sotto al collo per tenerlo fermo e appoggiando le labbra sulle sue.
A
Jack esplose di nuovo la sensazione di gioia assoluta e euforia interna
nel
petto, come quella mattina, come la serata precedente, come gli
succedeva
sempre da quando avevano cominciato a incontrarsi in quel modo e non si
preoccupò di chiedere spiegazioni, di andarci piano o di
allontanarlo.
Strinse
la presa, aggrappandosi ala sua giacca sulle spalle, tirandoselo contro
e
approfondendo il bacio, con foga, togliendogli anche il capello che era
di
troppo come fece Ennis con il suo, mentre scivolarono di lato, un
po’ più
lontani dal falò e in modo da essere completamente stesi a
terra.
Le
sue mani scesero subito sulla cintura di Ennis che alzò
leggermente il bacino
per farlo muovere meglio, mentre armeggiava a sua volta con la giacca
per
aprirgliela sul davanti e accarezzargli la pelle sotto al collo
incontrando la
lingua di Jack che volutamente continuava a sfuggirgli facendosi
desiderare
sempre di più.
Ormai
erano partiti, fuori da ogni altro luogo, nessuna morale, nessun limite
avrebbe
mai potuto riportarli alla finta normalità che continuavano
a inscenare nella
maggior parte delle ore. Ben presto gli ansiti si fecero spazio tra i
rami, le
foglie, gli alberi del paesaggio intorno a loro, che li copriva, li
rendeva
partecipi di un unico segreto che nessuno avrebbe mai potuto
condividere se non
loro stessi.
Le
spinte di Ennis si fecero via via più frequenti, potenti ma
dolci allo stesso
tempo mentre Jack si ancorava ai suoi fianchi e alla sua schiena
rilasciando la
testa all’indietro oppure incontrando fugacemente le labbra
dell’altro quando
il fiato lo permetteva.
Forse era sbagliato, forse era immorale, forse nessun altro l’avrebbe capito, ma non importava. Non c’era nulla che avesse senso in tutto quello a parte la loro consapevolezza che così era come doveva essere e che nessun altro avrebbe interferito.
***
Ahhh i
miei tesoriiiii....mi macavano, avevo bisogno di scrivere anche su di
loro.
Scena non presente nel film, ma idealmente la potete postare dopo
l'altra mia fic che ho scritto, ossia la mattina in cui si mettono a
giocare fuori dalla tenda, il pomeriggio è lo stesso del
film, quando Aguirre va appunto a dire a Jack di suo zio e controlla
Ennis al lavoro con il binocolo (la pecora azoppata di cui parla xD
è la suddetta che nel film in quel momento Ennis ha in
braccio sul cavallo xP...è tutto collegato).
Spero sia stata di vostro gradimento.
Grazie
a tutti i lettori, a chi lascerà un commentino o se
aggiungerete tra i preferiti.
Bacissimi
Leia
[edit del 24/02/11:
nuova pagina di supporto per le storie, con foto, info e gli aggiornamenti alle pubblicazioni:
bloggolo]