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Autore: Ginny    06/02/2010    3 recensioni
"Ino Yamanaka era stata una stolta a credere che in una serata così fredda ci fosse stata poca ressa di fronte al Dominion Theatre, per una delle tante repliche del musical che più di tutti l’aveva fatta emozionare." Ma non sempre le cose vanno per il verso giusto, e di questo se ne sarebbe accorta in breve tempo.
[I classificata al contest "Naruto à l'Opera de Paris", indetto da Vain Girl]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Belle - Is the only word

BELLE  -Is the only Word-

“Bella, la parola bella è nata insieme a lei
Col suo corpo e con i piedi nudi lei
È un volo che afferrerei e stringerei
Ma sale su l'inferno a stringere me…”

Una sferzata di vento gelido le fece scivolare una cuffietta dell’Ipod dall’orecchio, costringendola a togliere le mani dalle tasche dove si era formata oramai una temperatura tale da impedire alle sue articolazioni di ghiacciarsi.

Era un sabato sera di inizio dicembre, una di quelle serate che tutti avrebbero preferibilmente passato chiusi in casa di fronte al caminetto, accompagnati da un bel libro e una cioccolata calda.

Eppure c’era sempre qualcuno che sfidava quelle temperature artiche e usciva, conscio che magari sarebbe potuto morire assiderato prima di fare ritorno al suo giaciglio.

No, non siamo in Antartide. E nemmeno al polo nord.

La ragazza alitò sulle mani fredde e nude, maledicendosi per aver scordato i guanti sul tavolino accanto alla porta di casa. Erano pochi mesi che viveva a Londra, e già il clima gelido le aveva fatto rimpiangere di essersi trasferita da suo padre; al contrario, sua madre viveva dall’altra parte del mondo, dove perdurava un clima ben più caldo e il sole scaldava piacevolmente anche le giornate d’inverno: l’Australia.

Spesso si era domandata perché non avesse seguito sua madre tra i canguri e i koala, ma poi ricordava con dispiacere che lei, sotto quel sole cocente, non avrebbe potuto starci a causa di una pelle troppo sensibile.

Ino Yamanaka era stata una stolta a credere che in una serata così fredda ci fosse stata poca ressa di fronte al Dominion Theatre, per una delle tante repliche del musical che più di tutti l’aveva fatta emozionare, fra quelli ai quali aveva avuto la fortuna di assistere.

Cats, We Will Rock You, Les Miserables, The Phantom Of The Opera…

Erano solo un misero numero dei tanti titoli della lista che settimana dopo settimana andava allungandosi sempre di più. Ma, nonostante alcune di quelle opere musicate avessero costumi, melodie e storie più intriganti, quello che preferiva di più, e che quella sera era pronta a rivedere per la quinta volta, era in assoluto Notre Dame de Paris.

Aveva scoperto il libro di Victor Hugo quando ancora andava a scuola, ma rileggere quelle parole non le aveva mai dato le stesse sensazioni di ascoltarle nel canto malinconico e rabbioso degli artisti di quell’opera popolare.

Si era veramente illusa che non ci sarebbe stato nessuno.

Aveva trovato quel biglietto in platea bassa con così tanta facilità che aveva veramente creduto di essere una delle uniche in sala: ma la realtà è sempre crudele. E così, alle 20:13 di un sabato sera gelido si era trovata a fare la fila sotto il cielo limpido e stellato, continuamente spettinata da un vento che pareva tagliare le guance.

Il rumore dei motori che sfrecciavano accanto al teatro entrava nelle sue orecchie ovattato dalle  malinconiche note di Bella, la canzone “portante” di Notre Dame de Paris, che uscivano dalle cuffiette del suo lettore musicale.

Sull’iPod ne aveva tre versioni: inglese, francese e italiana; ma quella che preferiva in assoluto era quest’ultima, perché, anche se non ne capiva il testo, le voci dei cantanti erano state scelte alla perfezione per simboleggiare i personaggi.

L’aveva ascoltata di continuo da quando era giunta sul posto, e aveva continuato a canticchiarla nella sua mente finché di fronte a lei non si era stagliato il grande ingresso del Dominion. Era entrata in quel teatro almeno cinque volte, e mai come in quel momento aveva adorato superare le sue porte di vetro per sfuggire al gelo dicembrino.

Tirò fuori dalla borsetta nera il biglietto, e, dopo averlo messo in tasca, spense il lettore musicale di ultima generazione e tornò al mondo reale.

Dato l’orario che oramai coincideva all’inizio dello spettacolo, constatò che la cosa migliore da fare fosse infilarsi in fretta in sala per cercare il suo posto il prima possibile.

-Tzé, quanto casino! Si può sapere perché siamo venuti a vedere questa cazzata, Itachi?-

Gli occhi della ragazza si girarono alla ricerca di quel lamento profanatore. Allo stesso modo tutte le altre persone lì attorno si voltarono di scatto verso un gruppo di giovani ragazzi in giacca e cravatta che senza rispetto per la fila era entrato da una seconda porta.

Ino sentì la rabbia salire dentro di lei con ferocia: lei aveva passato le 2 ore più lunghe della sua vita a fare una CAZZO di fila al freddo e quel gruppetto di ricconi figli di papà, tra l’altro nemmeno interessati all’opera, avevano avuto il permesso di evitare completamente l’attesa?!

-Non urlare, Hidan. Sii paziente. Sai perfettamente come la pensano i miei genitori, e io non ci tengo a inimicarmeli più di quanto già non abbia fatto.- Disse paziente il moro dei quattro, sistemandosi la cravatta nera attorno al collo.

-Senti, vaffanculo. Perché hai portato anche noi? Io non volevo venire a vedere questa merda.-

Ino tremò, tentando di mantenere la calma il più a lungo possibile: presto quel ragazzo dalle maniere delicate quanto uno scaricatore di porto se ne sarebbe andato, annoiato da tutto quel trambusto. Già, povero tesoro, chissà se avrebbe resistito ancora a lungo con tutta quella folla attorno! Gli si sarebbe spezzata un’unghia!

-Su, forza Hidan! Pensa a tuuuutta quella gente che si è fatta un mazzo così per venire qui sta sera. Sii rispettoso.- Esclamò accanto a lui il ragazzo dai lunghi capelli biondi; sul suo volto aguzzo si andava allargando un sorrisetto divertito, più che composto come quello dell’amico dai capelli scuri.

Ino si fece spazio tra le persone che intasavano il percorso, e si affrettò ad attraversare il grande atrio; mostrò il biglietto ad una maschera e, entrata nella sala, puntò immediatamente alle prime file di fronte al palco, dove la visuale era perfetta e si sarebbero potuti addirittura vedere i volti dei cantanti e dei ballerini.

Togliendosi il cappotto e la sciarpa, si accomodò sulla propria poltrona rossa e imbottita, pronta ad attendere con calma l’inizio dello spettacolo.

Il display del cellulare segnava le 20:34, pochi secondi prima che venisse spento come era di regola in quei luoghi. Mancava veramente poco all’inizio dello spettacolo, e finalmente se lo sarebbe goduta completamente dall’inizio alla fine con un’ottima visuale di tutto il palco: non avrebbe domandato di meglio.

Attorno a lei, minuto dopo minuto, andò a riempirsi completamente la platea, e a seguire una dopo l’altra le gallerie. Già, aveva fatto proprio male i suoi calcoli: sembrava che vi fosse più pubblico del solito, addirittura!

Rilassò i muscoli del corpo, sentendosi finalmente sbrinata del tutto. Ma non fece nemmeno in tempo a pensare «Che bella serata che mi aspetta!» che saltò al suo orecchio una voce che MAI più avrebbe voluto risentire.

-Damn it, perché sono uscito di casa sta sera? Potevo rimanere sdraiato a farmi un paio di birre sul divano davanti al mio adorato maxi-schermo ed invece… che due coglioni.-

Già, era proprio il ragazzo dai capelli chiari e il modo di parlare rozzo che aveva incrociato poco prima nella hall. E si stava proprio dirigendo nella sua direzione, sulla sua stessa fila di poltrone: con la camicia slacciata un po’ troppo e la cravatta infilata nella tasca, chino su se stesso continuava a borbottare riempiendo le frasi di sproloqui e bestemmie come se sostituissero la punteggiatura alle frasi.

Alle sue spalle vi erano i compagni che al contrario camminavano con grande eleganza, con le spalle alte e il viso che scrutava l’interno del teatro: il moro con sguardo privo di espressione, il biondo con lo stesso sorrisetto divertito che aveva usato per rimproverare Hidan, e il rosso che mostrava a malapena la curiosità per la visione di un teatro tanto architettonicamente elegante.

-Hidan, finiscila. Mi dai sui nervi.- Disse il moro, senza mostrare però alcuna espressione di irritazione.

Ino, al contrario, non riuscì a mantenere un’espressione priva di indignazione mentre li osservava arrivare in un rallenty che sembrava non finire mai.

Quando incrociò lo sguardo con Hidan, subito gli regalò un’occhiata affilata e poi distolse lo sguardo, cercando di racimolare tutta la sua forza interiore per non bestemmiare contro Dio per aver fatto arrivare quei tizi proprio affianco a lei.

Dal canto suo, il ragazzo dai capelli chiari si domandò il motivo per aver ricevuto uno sguardo tanto irritato da parte di lei, anche se era la prima volta in vita sua che la vedeva: ma quel pensiero svanì in men che non si dica.

Estremamente elegante. Estremamente curata. Ma estremamente bastarda.

Sì, questa era stata la prima impressione che aveva avuto Hidan dalla sua solita “analisi delle ragazze che mi stanno attorno” – che per l'appunto faceva ogni qual volta che incontrava un nuovo esemplare di sesso femminile che aveva le minime peculiarità per attirare la sua attenzione.

In un qualche modo, lei, poteva avere questo onore, pur non essendosi loro scambiati nemmeno una parola per approfondire quel primo impatto visivo.

I ragazzi si sedettero ai propri posti, scambiandosi ogni tanto qualche parola ma mai in eccesso: di sicuro non era un gruppo dagli interessi comuni. Chissà per quale motivo erano diventati un gruppo, allora?

Chissà, pensò Ino senza dare troppa importanza a quei poco impegnati ragionamenti che stava facendo, aspettando che le luci si spegnessero a simboleggiare l’inizio dello spettacolo.

Guardò la gente sedersi ognuna al proprio posto, come un puzzle che si completava pezzo per pezzo da solo, e appena l’ultimo pezzo si sarebbe incastrato agli altri si sarebbe aperto il sipario e sarebbero calate le tenebre.

-Posso domandarti per quale motivo ti trovi in un luogo del genere, biondina?-

Il filo dei vaghi e inutili pensieri della ragazza venne spezzato dalla voce suadente e quasi ironica del suo vicino di poltrona, che si era appoggiato al bracciolo che divideva i loro sue sedili e la fissava in modo abbastanza ossessivo.

-Perché mi piace quest’opera.- Rispose lapidaria. Il messaggio subliminale era ovviamente Il discorso finisce qui.

Ma, o il ragazzo era idiota, oppure era un tipo di quelli veramente testardi che non la danno vinta a nessuno finché è nel loro raggio d’azione.  –Dall’aspetto non sembri una persona che apprezza questa roba. Che cos’ha di così interessante?-

Ino notò con chiarezza che Hidan si stava impegnando con tutto se stesso per non essere volgare, ma non gli veniva affatto bene, e questo era lampante. Sospirando si girò per la prima volta verso di lui e lo squadrò con sufficienza, rispondendogli contro voglia solo per essere educata.

-Le persone non si giudicano dall’aspetto. E poi non deve essere una cosa interessante principalmente, ma deve catturare l’orecchio, l’occhio e la mente dello spettatore per renderlo partecipe della storia.-

Come se per una volta l’Onnipotente avesse voluto aiutare la povera biondina, le luci si spensero proprio quando mise il punto alla fine della sua risposta.

Subito, tra i primi applausi della sala, si alzarono le fatidiche note di “The Age of the Cathedrals”, e Ino venne immediatamente trascinata anima e corpo nella visione dello spettacolo: dimenticò le due ore passate in fila nel gelo della Londra notturna, dimenticò l’Australia tanto desiderata, dimenticò la sua vita di tutti i giorni, dimenticò persino di essere Ino Yamanaka. Tutto quello la rendeva veramente un’altra persona: non più la solita universitaria dedita allo studio e alle uscite con gli amici, ma uno di quei ribelli Refugees che vivevano alla Corte dei Miracoli; un prete innamorato dell’impossibile figura di una Bohemien; la gelosa fidanzata del capitano delle guardie del Re; un povero gobbo malandato diventato per sbaglio Papa dei Folli.

Sentì nota dopo nota, tenne il tempo con il piede, mimò le parole di ogni canzone con le labbra, e gli occhi non persero nemmeno un particolare delle prime canzoni e scene. Non si stupì: se quello non fosse stato già il suo musical preferito, lo sarebbe diventato immediatamente.
 
Bella, è il demonio che si e incarnato in lei
Per strapparmi gli occhi via da Dio; lei
che ha messo la passione e il desiderio in me.
La carne sa che paradiso è lei.
C'è in me il dolore di un amore che fa male
e non m'importa se divento un criminale.”
 

Splendide melodie e parole, sentimenti contrastanti e confusi, un irresistibile mix di…

-Certo che quella me la farei anche io… -

Il castello di carta cadde miseramente a metà della costruzione.

Ino precipitò allo stesso modo nello sconforto, tornando ad essere di nuovo se stessa, in quel teatro, nella Londra dei giorni nostri.

-Ahah, è proprio una cosa da te, Hidan.- Bisbigliò il ragazzo dai capelli biondi dal posto affianco a lui.

-Dillo che due bottarelle gliele daresti anche tu!- Sussurrò di rimando il ragazzo, sghignazzando.

L’amico ridacchiò, e allo stesso tempo Ino li zittì irritata con un impetuoso SSSH!, che li fece entrambi girare nella sua direzione. Nel buio della sala videro soltanto uno scintillio indispettito negli occhi della ragazza, che subito ritornò alla visione.

-Tsk.- Borbottò Hidan, appoggiandosi in modo alquanto poco elegante sulla poltrona, passando i 10 minuti seguenti a sbuffare come un bambino capriccioso.

-Che noia…-

Ino cominciò a respirare profondamente, stringendo i pugni per far scivolare via la grande irritazione che quell’irrispettoso –anche se in quel momento l’aggettivo che pensava Ino non era esattamente gentile quanto questo- ragazzo faceva crescere in lei.

Lo avrebbe strozzato! Ci avrebbe messo tutta la propria forza, pur di farlo tacere!

Aveva già cominciato a rimpiangere di essere uscita di casa quella sera, invece che rimanere chiusa al calduccio nella sua stanza a guardarsi uno dei tanti film natalizi che in quel periodo intasavano ogni canale televisivo: una ciotola di pop-corn, una bottiglia di coca cola e una morbida coperta.

E invece NO! Si era avventurata tra le fredde e trafficate strade di Londra, rischiando più di una volta di scivolare sulle enormi lastre di ghiaccio formatesi lungo i marciapiedi, aveva passato due ore in fila e ora…ora… NON POTEVA NEMMENO GODERSI IN SANTA PACE IL SUO MUSICAL PREFERITO?!?!

“Tu mi odi, vero? Sì, dico a te, lassù, cosiddetto uomo eterno e onnipotente. Tu devi odiarmi per una qualche ragione, altrimenti non mi avresti lasciato in una situazione così disperata restandotene lì con le mani in mano!”

Continuò ad ascoltare le canzoni, però rimanendo completamente distaccata con la mente dalla trama dello spettacolo, i pensieri ovviamente altrove, cercando solo di godersi le melodie e le voci.

Nota dopo nota, le canzoni passavano, avvicinandosi sempre di più all’intervallo.

Già, le ultime canzoni prima della pausa erano quelle al Val d’Amore…

Ino ebbe un improvvisa morsa allo stomaco.

Val d’Amore? La scena più sensuale di tutto il musical? Diamine, allora al diavolo il buon senso!

Hidan, vedendo le figure dei ballerini muoversi in quella danza semi-erotica rimase un secondo in silenzio, a bocca aperta: ma solo un SECONDO!

E Ino sapeva bene cosa sarebbe successo: in pochi attimi sarebbe stato l’inferno.

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 L’inferno, perché loro –sì, loro: sia Hidan che Deidara- si sarebbero scatenati come dannati…

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 …e lei sarebbe sicuramente scoppiata dal nervosismo! Era una persona talmente schizzinosa, si conosceva anche troppo bene.

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 -Ah, dannazione: fossi io in quello sfigato con la retina addosso; gli farei vedere io come si tratta una donna!- Il sibilo di Deidara raggiunse l’orecchio attendo di Hidan, che non fece il minimo sforzo di trattenere le proprie risate e i propri commenti a sproposito:

-Se tu fossi stato quell’uomo, la storia di sicuro sarebbe stata inesistente data la tua mancata mascolinità!-

Bastava resistere pochi minuti. Ne mancavano pochissimi prima di Fatalità. Ancora meno per l’accoltellamento. Doveva durare ancora qualche minuto!

Ino strinse i braccioli della poltrona con tutta la forza che aveva nelle mani, muovendo istericamente i piedi sul pavimento di moquette nero, facendo andare su e giù le ginocchia.

Pochi minuti. Pochi.

-Cosa vorresti dire, bastardo? Quando voglio, posso essere molto più maschile di te!-

-Certo, certo… femminuccia! Perfino la biondina affianco a me è più virile di te.-

Con un movimento assolutamente involontario, il tacco dello stivale nero di Ino si piantò con assoluta brutalità sulla punta del piede del ragazzo dai capelli chiari seduto accanto a lei, che con un urlo di dolore segnò la fine del primo tempo dello spettacolo. Le luci infatti si accesero, e tutta la gente della sala si girò contemporaneamente verso di loro.

-Dannata ragazzina! Che CAZZO hai in quella testolina vuota, eh?! Vuoi spaccarmi un piede forse?-

-Tsk, non hai forse detto tu che ho la virilità di un uomo?! Volevo provartelo al cento percento, brutto idiota!-

-AAH! A chi hai detto brutto idiota, figlia di Pu***na?!-

-Chissà… non credo che ci sia qualcun altro in questa sala ad esserlo più di te!-

-Dannazione, questa me la paghi!-

 

***

 

-Mi hai completamente rovinato lo spettacolo.- Sbuffò lei.

-Parla quella che mi ha mezzo spiaccicato le dita dei piedi!- Rimbeccò lui.

-Te lo meritavi, mi hai offeso. Almeno avresti potuto avere la decenza di farlo senza che sentissi!-

-Se tu fossi stata attenta a quello spettacolino inutile, invece che origliare le conversazioni altrui, allora magari non avresti sentito!-

-È un TEATRO! Non uno Starbucks! È da maleducati parlare durante la rappresentazione! Se non volevi assistervi, avresti dovuto andartene via prima che si aprisse il sipario! Perché no, magari saresti dovuto stare semplicemente chiuso in casa a guardare la partita, o che so io.-

Erano stati buttati fuori al freddo in un minuto.

Sì, le maschere del teatro li avevano presi a forza e portati all’uscita di sicurezza dopo aver sentito volare insulti e bestemmie dal mezzo della platea.

Ora erano seduti sul marciapiede di fronte al grande teatro, chiusi ermeticamente nei propri cappotti invernali, mentre Ino aspettava che un taxi si fermasse per potersene ritornare a casa in pace.

Non avevano smesso nemmeno un minuto di controbattersi a vicenda le affermazioni, poiché il loro orgoglio non poteva accettare di perdere quella sfida cominciata a colpi di parole biforcute.

-Uffa. Era una così bella postazione per vedere Notre Dame.- Sbuffò la ragazza, nel primo momento di silenzio dei loro battibecchi. –Non so fra quanto potrò mai avere una possibilità del genere.-

Era più una constatazione personale fatta ad alta voce che un modo per conversare pacificamente, fatto sta che Hidan, con il suo solito tono sgarbato, non poté starsene a bocca chiusa.

-Ma ti prego. Sono solo felice di essere stato buttato fuori! Non avrei sopportato di passare là dentro un secondo di più.-

La bionda si strinse la sciarpa al collo, guardando Hidan con il suo peggior sguardo tagliente.

-Non devi per forza rispondere ad ogni cosa che dico. E poi, sei un gran arrogante: non dovresti parlare così davanti a persone a cui piacciono i musical.- Borbottò infastidita, continuando a parlare nonostante non potesse fregarne di meno al ragazzo. –I musical sono per NOI il modo più vivido di distaccarsi dalla realtà. Sono come un viaggio nel tempo. Per 3 ore si ha la possibilità di perdere completamente la cognizione della vita che scorre attorno a te.-

Hidan si alzò, appoggiandosi con le spalle al lampione lì accanto. Frugandosi nella tasca, ne fece uscire un pacchetto di sigarette.

Ne accese una, prendendone un tiro. Soffiò il fumo fuori dalla bocca e guardò il cielo.

-Ah, avere una vita diversa. Magari.-

Ino si alzò senza commentare, chiamando con la mano bianca e infreddolita il taxi vuoto che si avvicinava piano al teatro.

L’automobilista dell’auto nera si fermò nel parcheggio dedicato, attendendo con il motore acceso il proprio passeggero per portarlo a destinazione, magari pensando con sollievo che quello sarebbe stato il suo ultimo cliente prima di fare rientro a casa.

Ino faceva spesso di questi ragionamenti inutili. Pensava sempre a come potesse essere la vita delle persone che incrociava per strada: sapeva che ognuna di loro aveva delle proprie abitudini, dei propri hobby e un proprio lavoro che rendeva le loro vite diverse una dall’altra. Eppure la maggior parte erano vite vuote, senza scopo o senza un sogno.

Vite che faresti di tutto per poter cambiare in meglio.

-Per cambiare, comincia dalla salute: non fumare!-

Hidan la guardò, digrignando i denti: -Chi cazzo sei, mia madre?-

-Ino.- Disse poi, girandosi nella direzione del ragazzo.

Lui le mostrò uno sguardo interrogativo, accompagnato da un mh? di circostanza.

-Mi chiamo Ino.-

Aprì lo sportello della macchina e disse al conducente la destinazione.

Buttò la borsa sul sedile posteriore, facendo per entrare. 

“Bella, lei mi porta via con gli occhi e la magia
E non so se sia vergine o non lo sia
C'è sotto Venere e la gonna sua lo sa
Mi fa scoprire il monte e non l'aldilà.”

-Bella.-

La voce di Hidan le arrivò alle orecchie, facendola girare di sorpresa. –Come?-

Vide il ragazzo soffiare il fumo una seconda volta fuori dalla bocca, senza che spostasse lo sguardo su di lei.

Guardava invece il cielo nero, coperto di nuvole che riflettevano le luci della capitale; inutile il tentativo di vedere le stelle.

-Durante quella canzone, i tuoi occhi brillavano in modo sorprendente.-

Ino si chiese come avesse potuto accorgersene, visto quanto era intento a bisbigliare cose oscene nell’orecchio dell’amico.

-Se vuoi un altro biglietto per lo spettacolo posso facilmente procurartelo gratis, Ino.-

Ino si sedette in auto, abbassando il finestrino. Gli sorrise amabilmente.  –Non ho di certo bisogno della carità di un donnaiolo rozzo e lunatico, Hidan.-

Il finestrino si chiuse, e la macchina sgommò sulla strada ghiacciata.

Il ragazzo buttò a terra il mozzicone di sigaretta, schiacciandolo con il fondo liscio della scarpa.

-Belle, is the only word I know that suits her well…

But what a troublesome girl!-



___________THE END(?)___________

[I classificata al contest “Naruto à l’Opera de Paris” indetto da Vain Girl]

Grammatica e Ortografia (stile) 9/10
Sta attenta alle preposizioni che ogni tanto sbagli (all’ al posto di con e cose così), alle virgole che usi dove non devono esserci invece dove ci stanno non le usi (prima della e congiunzione, la virgola non ci sta, tranne in alcuni casi).
Sebbene lo stile risulta amalgamarsi alla perfezione nel testo e con la trama, certi passaggi sono risultati forse un po’ “pomposi” più per via della punteggiatura che per il linguaggio; nel senso che, se avessi optato per una scelta di punteggiatura diversa, probabilmente non avrei sofferto io l’effetto “maratona”, alias correre durante la lettura e arrivare a fine frase senza fiato.

IC dei PG 5/5
Assolutamente IC nei loro modi di porsi tra di loro. Hidan è perfetto, l’ho amato tantissimo, probabilmente se fossi stata io al posto di Ino avrei riso insieme a lui alle sue battutacce sullo spettacolo. sui vari apprezzamenti di tipo sessuale nei confronti degli attori e anche ai battibecchi tra lui e Deidara. Ino, impeccabile come il suo solito, se al primo impatto potrebbe sembrare OOC, probabilmente perché ci vedrei più un Hinata devota all’arte, leggendo non si fa fatica ad immaginarsela nel contesto.

Originalità 10/10
Punteggio pieno per quanto riguarda l’originalità!
Trama molto originale, non mi sarei mai aspettata di leggere qualcosa del genere in questo contest, per cui è arrivata come un fiume al ciel sereno!
Ma comunque, secondo me, l’originalità di una storia non si valuta soltanto per la trama, ma anche per lo stile, l’IC dei personaggi… tutto l’insieme mi ha fatto salire la curiosità alle stelle, non vedevo l’ora di leggere la fine della storia, perché volevo sapere come sarebbe finita. Tutto mi sarei aspettata, tranne che venissero sbattuti fuori dal teatro XD Un mix di “serietà” e di comicità, la quale non è stata buttata lì, messa tanto per, senza un motivo plausibile, ma tutto studiato in modo da risultare completo e perfettamente saldato.

Giudizio complessivo + commento 24/25
Ammetto che all’inizio ho inarcato un po’ il sopracciglio per via dello stile, descrizioni un po’ troppo lunghe per i miei gusti, ma comunque avanzando la lettura, sono rimasta piacevolmente colpita, non solo per la trama e la storia, ma anche per l’IC dei personaggi, i quali nel contesto mi sono piaciuti moltissimo, specialmente Hidan, che amavo già da prima, ma in questa storia l’ho amato anche di più!
Ino, perfetta nella sua poltrona di seta rossa, avrebbe voluto godersi lo spettacolo, restare lì ore ed ore a captare ogni minimo movimento degli attori, ogni piccola sillaba delle canzoni, ogni nota soave… e invece era continuamente disturbata dai commenti un po’ fuori luogo di Hidan, il suo sguardo annoiato, persino il suo modo poco curato di sedersi… tutto di lui gli dava fastidio. Si sarebbe aspettata di tutto tranne che essere buttata fuori dal teatro insieme all’uomo che più trovava rozzo e volgare… mi è piaciuta moltissimo, perché frase dopo frase hai fatto aumentare la mia curiosità di arrivare fino alla fine; non hai forzato le cose, non hai dato niente per scontato… brava!

* * *
Cominciamo con i dovuti ringraziamenti e copyright :3
  • È mio dovere ringraziare assolutamente Vain Girl per aver apprezzato la mia one-shot tanto da farle vincere il suo contest: non sai quanto mi abbia fatto felice questa cosa ** essendo anche il primo contest a cui partecipavo.
  • La canzone utilizzata è "Bella" dal musical di Notre Dame de Paris, di Riccardo Cocciante.
  • Faccio i miei complimenti anche alle altre due concorrenti del contest, Any e Lady Wird: leggerò al più presto le vostre fanfiction e recensirò!
Ammetto, onestamente, che non avevo IDEA di cosa scrivere quando mi sono iscritta, dato che Bella di per sé ispira sempre un triangolo (ò.o quadrato) amoroso. Però ho pensato: "trattarla così sarebbe troppo... scontato!" così ho riutilizzato una delle tante ideuzza che sono passate per la mia mente per 5 minuti e poi sfumate per inattività, e ho cominciato a scrivere questo. Devo ammettere che, dopo aver iniziato a scrivere, mi sono domandata più e più volte "come diavolo la faccio finire?" e così sono arrivata a 3 giorni dalla consegna con una one-shot senza finale. XDD avevo in mente un'altro finale all'inizio, ma mi sarebbe costato più tempo e sarebbe riusultato molto tirata via, quindi ho optato per questa fine un po' aperta.
Tutto sommato mi è piaciuta, perché ho sperimentato per la prima volta Ino come personaggio principale, e mi ha permesso di rivederla sotto aspetti positivi (xD non mi stava particolarmente simpatica, prima!). Poi usare Hidan... :3 è stato un sacco divertente. Mi raccomando, voglio sapere cosa ne pensate anche voi! Perciò lasciatemi un commentino piccolino!

Per concludere, dedico questa one-shot alla mia kohai Any Ikisy [che a sua volta mi ha dedicato "Scendi, maledetta!" arrivata III allo stesso mio contest.]
Ti devo ringraziare, per tutte le volte che mi hai sostenuto, e mi hai dato la spinta necessaria per continuare a scrivere: senza di te non ce l'avrei mai fatta.
Non mi pentirò mai di averti conosciuto!
Ti voglio tanto bene >3<
   
 
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