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Autore: Paloma    06/02/2010    5 recensioni
Una One shot, che per adesso rimarrà tale, per manifestare il mio totale disgusto verso un mondo che, per quanto così popolare, non approvo. Spero vi piaccia :)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao, piacere di conoscervi!”
“Piacere, Lorraine. Sappiamo chi siete naturalmente” ride, porgendo la mano ad entrambe.
Ma che osservazione acuta. Le vedevamo sculettare in TV tutte le sere: perché perdere tempo con le presentazioni?
Le due ragazze si voltano verso di me, facendo svolazzare gli apparentemente morbidi capelli come nei film, e mi guardano aspettando che io sia altrettanto espansiva.
“Possiamo iniziare l’intervista?” dico invece piatta.
Sorridono in modo perfetto senza dimostrare un accenno di delusione o di dispiacere, sicuramente frutto di molte partite a Poker.
“Certo. Prego da questa parte” cinguetta la mora, indicando con un elegante e studiato gesto della mano la porta in fondo alla stanza. Le precedo per non dover assistere allo spettacolo dei soliti fondo schiena che sembrano aver vita propria. La saletta è abbastanza carina, escludendo i divanetti in velluto rosa shocking.
Mi siedo su una rigida sedia pieghevole che trovo in un angolo, mentre le due intervistate e la mia collega prendono posto su quei cosi di pelo.
Lascio che sia lei ad iniziare con le domande, giusto per far sì che non cali da subito quella sorta di tensione imbarazzante che viene a crearsi quando chi devo intervistare proprio non mi va a genio.
“Bene…”
Principiante. Non si comincia mai con “bene” una domanda. E’ come quando alle scuole ti insegnano a non dire “allora” prima di ogni frase.
“… come vi sentite dopo tutto questo successo?” chiede con uno smagliante sorriso professionale.
Prevedibile.
Le due si guardano cercando di decidere telepaticamente chi debba rispondere per prima. Peccato che i loro cervellini si siano trasferiti nel lato B del corpo e che adesso vestano mutandine di pizzo. Parlano insieme nello stesso momento e tutto ciò che viene fuori è uno starnazzare di oca e diversi squittii di topo quando si accorgono dell’errore. Lorraine starnazza e squittisce con loro, ma tenta - non riuscendoci - di essere il meno gallina possibile portandosi una mano alle labbra per soffocare il riso.
Patetica.
La mia espressione? Bè, equivale a quella di un muro gioioso. Terminata la scenetta, la bionda fa segno all’amica di voler prendere la parola. Un colpetto di tosse non necessario, un ciuffo sistemato dietro l’orecchio per pura abitudine e poi, finalmente, parla.
“Veramente non ci aspettavamo un così grande successo. Sai com’è: un giorno sei là e l’altro ti ritrovi qua” dice, riprendendo a ridacchiare.
Perché mi suonava tanto come “oggi ci siamo e domani chissà”?
“La vostra vita, quindi, è cambiata?” continua Lorraine, vincendo il premio per la domanda più retorica del giorno.
Questa volta è la mora a rispondere. Si, lo so, dovrei chiamarle per nome, ma… dai! A chi importa davvero come si chiamano?
“Oh!, si, tantissimo. Adesso le persone ci fermano per strada…”
Per chiedervi l’ora?
“.... per un autografo!”
Ritenta, Isobel, sarai più fortunata.
I primi venti minuti scorrono fra risatine e sguardi complici, sistemazioni del capelli e continue accavallate di gambe, tanto che io, nel frattempo, ho già deciso che vestito indossare alla festa di questa sera e ho ripetuto la tavola periodica degli elementi. Un po’ eccessivo?
No, considerando che quel pomeriggio si era ormai trasformato in un noioso documentario sugli animali, condotto dalla donna dei Kinder. Quando finalmente arriva il mio turno, rimango un momento dubbiosa sulle domande da porre, visto che poco prima ero stata troppo impegnata a scegliere tra un tubino verde e un tailleur nero: scelta ardua.
Pazienza, mi inventerò qualcosa.
Elisabeth e Caroline (contenti?) mi guardano sorridenti, sbattendo le lunghe ciglia sintetiche al rallentatore, mentre Lorraine, soddisfatta, chiude il suo taccuino nero di Hemingway e dà sfogo alla sua illusione di essere, sempre e comunque, la migliore giornalista della redazione.
Io invece mi stiracchio un po’, allungando le braccia in avanti e schioccandomi le dita, cosa che fa sussultare tutte e tre, ma che io trovo estremamente rilassante.
Tolgo la sicura e lancio la prima granata.
“Di quale utilità sareste nel programma?” dico, sorridendo amabilmente.
La loro perfetta maschera si slaccia per un momento ed entrambe rimangono sconcertate.
Amo il mio lavoro!
“Come scusa?” chiede Elisabeth, dopo qualche perplessità.
“Qual è il vostro compito nel programma?” ripeto, cambiando appena la domanda, ma non l’intenzione originaria di metterle in difficoltà.
Infatti rassicurate dal facile, ma solo apparentemente, quesito, sfoggiano un grande sorriso e Caroline, la bionda tinta, risponde orgogliosa “Noi balliamo e portiamo le buste.”
Sinceramente, adesso ditemi che diamine significa “portiamo le buste”. Tento di non ridere e proseguo con l’interrogatorio… perdonatemi l’intervista.
“Che tipo di buste?”
“Scusatela, ragazze: Isobel non guarda il programma” interviene Lorraine, cogliendo al volo l’occasione per sottintendere che invece lei era una fan accanita.
La fulmino con uno sguardo che farebbe impallidire la mia professoressa di latino delle superiori (il che è tutto dire). Lei si fa piccola piccola e balbetta qualcosa di incomprensibile.
“Dicevamo: in cosa consisterebbero queste buste?” ripresi.
“Scusaci, cara, senza offesa ma non credi che questa sia una domanda un tantino… ecco come dire… sprecata?” mi dice Elisabeth, guardando Caroline e ridacchiando, evidentemente imbarazzata e insicura di quel suo atto di momentaneo coraggio.
Io mi guardo intorno; allungo il collo oltre il divano; mi volto più volte alle mie spalle e controllo addirittura sotto la sedia.
“Cosa fai?” domanda irritata la ragazza.
“Cerco la tua laurea in giornalismo o comunque qualcosa che mi dimostri che tu abbia un qualche tipo di competenza in questo campo” rispondo continuando la mia indagine.
Alzo gli occhi appena in tempo per vedere la sua splendida faccia intonacata di fondo tinta e fard (chissà se hanno una betoniera dove mescolare tutto quel trucco?) agghindarsi di in un’autentica espressione infuriata.

Avevo già detto quanto amo il mio lavoro?

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Se proprio non potete farne a meno, lasciate una recensione XD

  
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