E come evocato dai miei stessi pensieri, l'Ateniese esce dalla tenda e le si siede accanto. E sotto il mio sguardo scurito dalla gelosia, lui le passa un braccio attorno alla vita sottile stringendosela contro, baciandola. Abira solleva le sue braccia e le incrocia dietro il suo collo, cercando la sua bocca con morbido languore. È una stilettata che mi trapassa da parte a parte, più dolorosa e letale di una ferita di guerra.
A me non resta che distogliere lo sguardo e ritornare alla mia tenda, pregando nel profondo del mio essere tutti gli dei affinché mi concedano una possibilità per farmi amare da lei o, se questo non fosse possibile, di dimenticarla.