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Autore: The_Viking    10/02/2010    2 recensioni
Il sogno diventa realtà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo camminava solitario lungo la crepa che correva sul marciapiede di vecchio asfalto evitando lattine gettate a terra da persone evidentemente irrispettose di quel poco di "ambiente" che si poteva ancora vedere. Alti edifici di cemento sembravano chiudere la strada in una morsa di grigiore, i lampioni bagnavano il terreno della propria luce, rompendo così l'oscurità quasi totale di quella funerea notte senza luna. Non un'anima si aggirava per quel luogo, eccezion fatta per il solo giovane, anima errante in un mondo che gli pareva estraneo; nemmeno un uccello o un gatto randagio gli facevano compagnia.
Il ragazzo non sapeva dove stesse andando né perché stesse camminando per quella città; qualsiasi meta e qualsiasi scopo gli parevano talmente distanti dalla realtà da non richiedere neppure di essere fissati. Si mise una mano in tasca e ne cavò uno spicciolo, una moneta talmente insignificante da confondersi alla perfezione con quel grigiore; iniziò a giocherellare con il nichelino, quasi fosse l'attività più divertente ed amena che si potesse concepire in un simile mondo.
Avrebbe potuto benissimo continuare a muoversi verso il nulla per l'eternità, quando la sua attenzione fu attirata da una figura seminascosta nella penombra di un angolo della strada. La figura pareva pressoché immobile, seduta per terra con le braccia incrociate sulle gambe piegate. Felice di avere perlomeno una meta e uno scopo, sebbene piuttosto oscuri, il giovane si avviò verso la figura seduta. Era senz'ombra di dubbio una ragazza, nonostante le tenebre la nascondessero per gran parte alla vista; il ragazzo le sedette davanti.
-Ciao! - le disse.
-Ciao.
-Che cosa fai qui al buio? Stai aspettando qualcuno?
-Forse.
La ragazza parlava con un tono di voce che non lasciava trasparire alcuna emozione: avrebbe potuto al tempo stesso essere la persona più felice del mondo o la più depressa; il suo volto non aiutava il giovane a decifrarne lo stato d'animo in quanto la ragazza lo teneva nascosto sulle gambe, come temesse di vedere il mondo con i propri occhi. Il giovane non sapeva come comportarsi, così cercò di essere il più possibile diplomatico e comprensivo.
-Non sarebbe meglio se ti spostassi sotto un lampione? Qui è buio e non è buona cosa che una ragazza stia all'ombra all'angolo di una strada di notte.
-Sotto un lampione dici? No, preferisco immaginare un mondo come lo vorrei io piuttosto che vedermi in un mondo ostile e brutale.
Ora il ragazzo era sicuro dello stato d'animo della ragazza; non sarebbe stato facile farla sorridere se questa era la sua idea del mondo. Tuttavia subito dopo aver pensato a ciò il giovane capì che anch'egli non viveva la propria vita in maniera tanto diversa da lei; come avrebbe potuto aiutarla se aveva bisogno d'aiuto allo stesso modo?
-Anch'io lo preferirei ma il mondo in cui vivo è questo e non posso farci nulla.
-Cosa fai allora?
-Cerco di conviverci, di migliorarlo per quel poco che posso. Farà sempre schifo, lo so, ma leggermente meno.
-Probabilmente hai ragione tu ma io non sono in grado di vivere lasciando perdere quello che non va o illudendomi di poterlo cambiare. E' un mio limite, forse. Oppure è un limite del mondo.
Il giovane era triste per essere così incapace di donare un sorriso a quella ragazza di cui non conosceva neppure il volto. Non la conosceva ma era certo che soltanto una vita di sofferenza avrebbe potuto condurla a quello stato; gli dispiaceva immensamente, anche perché si accorgeva sempre più di riconoscersi molto in lei. Pareva che quel grigiore cementiero fosse penetrato loro nell'anima come un demone affamato di felicità.
Improvvisamente la ragazza si destò, come svegliata da un sonno a occhi aperti.
-Devo andare.
-Devi... devi proprio?
Finalmente la ragazza alzò il volto e lo mostrò al giovane. Dapprima apparvero unicamente gli occhi, lucenti ed espressivi; bastò la sola vista di questi a colpire il ragazzo nel profondo dell'animo. Non erano solo due occhi, pensò: erano, contemporaneamente, uno specchio dell'interiorità stessa del giovane e una porta sull'Universo. Era come se ogni cosa passata, presente e futura fosse scritta su quegli occhi che, se letti correttamente, avrebbero potuto spiegare la natura stessa dell'esistenza.
Poi la ragazza si avvicinò al ragazzo e fu investita dalla luce di un lampione, mettendo a fuoco tutto il volto; il giovane fu mutato da quella vista. Non aveva mai visto un'immagine simile in tutta la sua vita: era come se la bellezza si fosse personificata in una sola ragazza. Pensò che quel volto così perfetto non lo avrebbe mai più abbandonato; avrebbe potuto essere condannato a morte, venir fatto prigioniero in un carcere terribile, combattere su campi di battaglia ricoperti di cadaveri orrendamente mutilati ma quel volto sarebbe rimasto sempre con lui, sarebbe stato la sua salvezza e la sua speranza.
Sapeva che quella ragazza sarebbe andata via e così la guardò con tutta l'intensità di cui era capace, finché poteva.
-Qual è il tuo nome? - le chiese per avere almeno una parola a cui collegare quel volto.
La ragazza non disse nulla ma indicò un ciondolo che portava al collo: su di esso compariva una lettera "S" argentata.
-E' arrivata. Addio! - disse la ragazza.
Comparve, nell'oscurità, una figura incappucciata provvista di una falce, appena visibile, verso la quale figura la ragazza si avviò, scomparendo anch'essa nelle tenebre. Poi fu solo silenzio.

Ooryel si svegliò di soprassalto, sudatissimo. Si accorse di stare piangendo, così si asciugò le lacrime con una manica del pigiama. La stanza era immersa nelle tenebre; alcuni raggi di luce filtravano tuttavia attraverso le persiane, segno evidente che ormai era giorno.
Il ragazzo non aveva alcuna intenzione di restare a dormire: ne aveva già avuto abbastanza per quel giorno. Aprì piuttosto le finestre per prendere una boccata d'aria osservando gli alberi nel giardino ondeggiare al soffiare dei venti.
Rifletté. Prima non ne era del tutto certo ma ora poteva affermare con sufficiente sicurezza di essere il ragazzo del sogno. Che strano... per tutta la durata dell'esperienza onirica si era visto da fuori, come fosse uno spettatore passivo di una situazione che non lo riguardava; si sentiva più coinvolto ora che era sveglio. A parte per questo era stato tutto così realistico che quasi faticava a credere che fosse stato solo un sogno.
I suoi pensieri volsero poi sull'altro protagonista di quel sogno: la ragazza. Il suo volto, quella misteriosa "S". Si interrogò su chi potesse essere: possibile che si fosse costruito da solo la sua persona? Difficile. Forse l'aveva intravista da sveglio e la notte il suo cervello, rielaborando l'immagine, le aveva creato una personalità che pure Ooryel ignorava. Ma come aveva fatto a intravedere e basta una simile personificazione della bellezza? Questo pareva ancor più strano.
Dopo essersi quasi ingozzato a colazione, senza gustare minimamente alcun alimento, Ooryel decise di fare una passeggiata per il paese. Il sole mattutino gettava la propria luce sugli edifici, dando al ragazzo quasi l'impressione che essi fossero ammantati d'oro. Ooryel si diresse verso la biblioteca con l'intenzione di prendere in prestito un bel libro per distrarsi e non pensare più al suo sogno. Per un attimo il ragazzo pensò che la lieve brezza che tirava lo stesse carezzando come volendolo consolare dalle sue preoccupazioni; ma che andava pensando? Di certo non avrebbe potuto aver come amica un po' di aria fresca.
Proseguì lungo il viale finché raggiunse la biblioteca, edificio piuttosto anonimo ma che Ooryel aveva imparato ad amare per quello che aveva sempre avuto da offrirgli: letture ottime per liberare il suo spirito.
Aprì la porta con fare tranquillo, pensando già al genere letterario che più lo avrebbe allietato in quell'occasione e di conseguenza al miglior libro da leggere. Fu così che per poco non si sbatté la porta contro la nuca quando, entrato nell'edificio, apparve ai suoi occhi una figura inequivocabile. Era lei! La ragazza del sogno stava sfogliando un libro nel reparto fantasy.
Ooryel rimase immobile sull'ingresso della biblioteca con la bocca aperta e le braccia penzoloni; un uomo corpulento che voleva uscire si avvicinò alla porta pregando gentilmente il giovane di farsi da parte e il ragazzo impiegò diversi secondi per recepire la richiesta dell'uomo, che si affrettò poi ad esaudire.
Non ci poteva credere: allora esisteva veramente ed era identica a come l'aveva sognata! Vederla dal vivo gli fece però ancor più impressione che nel sogno perché adesso era perfettamente visibile e Ooryel era ormai certo che fosse una presenza reale.
Gli tornò alla mente quella figura incappucciata con la falce e non ebbe dubbi sul da farsi. Sarebbe andato al reparto fantasy.
Giunse a un solo metro di distanza dalla ragazza e questo lo fece arrossire tanto che parvero accorgersene vari lettori, seppure fossero stati impegnati a leggere fino a un momento prima.
-C...ciao! - balbettò mentre i suoi occhi ruotavano in varie direzioni meno che verso la ragazza, a causa dell'imbarazzo di Ooryel.
La giovane non si era accorta della presenza di Ooryel fino a quel momento; ne sorrise mettendo via il libro che aveva finito di sfogliare.
-Ciao... ci conosciamo?
Ooryel non si era aspettato quella domanda che pure era perfettamente legittima e rimase disorientato per un attimo.
-Un po'... è... una storia lunga!
-Non ho ben capito ma a me piacciono le storie, anche quelle lunghe, quindi se vuoi... - disse lei sorridendo.
-Ah, va bene, se tu vuoi allora... cioé non sei obbligata, naturalmente... potremmo prenderci un caffé al bar qui fuori e io...
-...mi racconteresti la storia? Va bene, tanto non ho impegni!
-Oh... perfetto allora. Sai che è davvero bella la "S" sul tuo ciondolo?
La ragazza rimase interdetta. Ma come...
-Ma... come fai a sapere che ho un ciondolo con una "S"? Ora è nascosto sotto la giacca!
-E' una storia lunga! - esclamò Ooryel strizzando l'occhio.
   
 
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