Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo camminava solitario lungo la crepa che correva sul
marciapiede di vecchio asfalto evitando lattine gettate a terra da
persone evidentemente irrispettose di quel poco di "ambiente" che si
poteva ancora vedere. Alti edifici di cemento sembravano chiudere la
strada in una morsa di grigiore, i lampioni bagnavano il terreno della
propria luce, rompendo così l'oscurità quasi
totale di quella funerea
notte senza luna. Non un'anima si aggirava per quel luogo, eccezion
fatta per il solo giovane, anima errante in un mondo che gli pareva
estraneo; nemmeno un uccello o un gatto randagio gli facevano compagnia.
Il
ragazzo non sapeva dove stesse andando né perché
stesse camminando per
quella città; qualsiasi meta e qualsiasi scopo gli parevano
talmente
distanti dalla realtà da non richiedere neppure di essere
fissati. Si
mise una mano in tasca e ne cavò uno spicciolo, una moneta
talmente
insignificante da confondersi alla perfezione con quel grigiore;
iniziò
a giocherellare con il nichelino, quasi fosse l'attività
più divertente
ed amena che si potesse concepire in un simile mondo.
Avrebbe potuto
benissimo continuare a muoversi verso il nulla per
l'eternità, quando
la sua attenzione fu attirata da una figura seminascosta nella penombra
di un angolo della strada. La figura pareva pressoché
immobile, seduta
per terra con le braccia incrociate sulle gambe piegate. Felice di
avere perlomeno una meta e uno scopo, sebbene piuttosto oscuri, il
giovane si avviò verso la figura seduta. Era senz'ombra di
dubbio una
ragazza, nonostante le tenebre la nascondessero per gran parte alla
vista; il ragazzo le sedette davanti.
-Ciao! - le disse.
-Ciao.
-Che cosa fai qui al buio? Stai aspettando qualcuno?
-Forse.
La
ragazza parlava con un tono di voce che non lasciava trasparire alcuna
emozione: avrebbe potuto al tempo stesso essere la persona
più felice
del mondo o la più depressa; il suo volto non aiutava il
giovane a
decifrarne lo stato d'animo in quanto la ragazza lo teneva nascosto
sulle gambe, come temesse di vedere il mondo con i propri occhi. Il
giovane non sapeva come comportarsi, così cercò
di essere il più
possibile diplomatico e comprensivo.
-Non sarebbe meglio se ti
spostassi sotto un lampione? Qui è buio e non è
buona cosa che una
ragazza stia all'ombra all'angolo di una strada di notte.
-Sotto un
lampione dici? No, preferisco immaginare un mondo come lo vorrei io
piuttosto che vedermi in un mondo ostile e brutale.
Ora il ragazzo
era sicuro dello stato d'animo della ragazza; non sarebbe stato facile
farla sorridere se questa era la sua idea del mondo. Tuttavia subito
dopo aver pensato a ciò il giovane capì che
anch'egli non viveva la
propria vita in maniera tanto diversa da lei; come avrebbe potuto
aiutarla se aveva bisogno d'aiuto allo stesso modo?
-Anch'io lo preferirei ma il mondo in cui vivo è questo e
non posso farci nulla.
-Cosa fai allora?
-Cerco di conviverci, di migliorarlo per quel poco che posso.
Farà sempre schifo, lo so, ma leggermente meno.
-Probabilmente
hai ragione tu ma io non sono in grado di vivere lasciando perdere
quello che non va o illudendomi di poterlo cambiare. E' un mio limite,
forse. Oppure è un limite del mondo.
Il giovane era triste per
essere così incapace di donare un sorriso a quella ragazza
di cui non
conosceva neppure il volto. Non la conosceva ma era certo che soltanto
una vita di sofferenza avrebbe potuto condurla a quello stato; gli
dispiaceva immensamente, anche perché si accorgeva sempre
più di
riconoscersi molto in lei. Pareva che quel grigiore cementiero fosse
penetrato loro nell'anima come un demone affamato di
felicità.
Improvvisamente la ragazza si destò, come svegliata da un
sonno a occhi aperti.
-Devo andare.
-Devi... devi proprio?
Finalmente
la ragazza alzò il volto e lo mostrò al giovane.
Dapprima apparvero
unicamente gli occhi, lucenti ed espressivi; bastò la sola
vista di
questi a colpire il ragazzo nel profondo dell'animo. Non erano solo due
occhi, pensò: erano, contemporaneamente, uno specchio
dell'interiorità
stessa del giovane e una porta sull'Universo. Era come se ogni cosa
passata, presente e futura fosse scritta su quegli occhi che, se letti
correttamente, avrebbero potuto spiegare la natura stessa
dell'esistenza.
Poi la ragazza si avvicinò al ragazzo e fu investita
dalla luce di un lampione, mettendo a fuoco tutto il volto; il giovane
fu mutato da quella vista. Non aveva mai visto un'immagine simile in
tutta la sua vita: era come se la bellezza si fosse personificata in
una sola ragazza. Pensò che quel volto così
perfetto non lo avrebbe mai
più abbandonato; avrebbe potuto essere condannato a morte,
venir fatto
prigioniero in un carcere terribile, combattere su campi di battaglia
ricoperti di cadaveri orrendamente mutilati ma quel volto sarebbe
rimasto sempre con lui, sarebbe stato la sua salvezza e la sua speranza.
Sapeva che quella ragazza sarebbe andata via e così la
guardò con tutta l'intensità di cui era capace,
finché poteva.
-Qual è il tuo nome? - le chiese per avere almeno una parola
a cui collegare quel volto.
La ragazza non disse nulla ma indicò un ciondolo che portava
al collo: su di esso compariva una lettera "S" argentata.
-E' arrivata. Addio! - disse la ragazza.
Comparve,
nell'oscurità, una figura incappucciata provvista di una
falce, appena
visibile, verso la quale figura la ragazza si avviò,
scomparendo
anch'essa nelle tenebre. Poi fu solo silenzio.
Ooryel si svegliò
di soprassalto, sudatissimo. Si accorse di stare piangendo,
così si
asciugò le lacrime con una manica del pigiama. La stanza era
immersa
nelle tenebre; alcuni raggi di luce filtravano tuttavia attraverso le
persiane, segno evidente che ormai era giorno.
Il ragazzo non aveva
alcuna intenzione di restare a dormire: ne aveva già avuto
abbastanza
per quel giorno. Aprì piuttosto le finestre per prendere una
boccata
d'aria osservando gli alberi nel giardino ondeggiare al soffiare dei
venti.
Rifletté. Prima non ne era del tutto certo ma ora poteva
affermare con sufficiente sicurezza di essere il ragazzo del sogno. Che
strano... per tutta la durata dell'esperienza onirica si era visto da
fuori, come fosse uno spettatore passivo di una situazione che non lo
riguardava; si sentiva più coinvolto ora che era sveglio. A
parte per
questo era stato tutto così realistico che quasi faticava a
credere che
fosse stato solo un sogno.
I suoi pensieri volsero poi sull'altro
protagonista di quel sogno: la ragazza. Il suo volto, quella misteriosa
"S". Si interrogò su chi potesse essere: possibile che si
fosse
costruito da solo la sua persona? Difficile. Forse l'aveva intravista
da sveglio e la notte il suo cervello, rielaborando l'immagine, le
aveva creato una personalità che pure Ooryel ignorava. Ma
come aveva
fatto a intravedere e basta una simile personificazione della bellezza?
Questo pareva ancor più strano.
Dopo essersi quasi ingozzato a
colazione, senza gustare minimamente alcun alimento, Ooryel decise di
fare una passeggiata per il paese. Il sole mattutino gettava la propria
luce sugli edifici, dando al ragazzo quasi l'impressione che essi
fossero ammantati d'oro. Ooryel si diresse verso la biblioteca con
l'intenzione di prendere in prestito un bel libro per distrarsi e non
pensare più al suo sogno. Per un attimo il ragazzo
pensò che la lieve
brezza che tirava lo stesse carezzando come volendolo consolare dalle
sue preoccupazioni; ma che andava pensando? Di certo non avrebbe potuto
aver come amica un po' di aria fresca.
Proseguì lungo il viale
finché raggiunse la biblioteca, edificio piuttosto anonimo
ma che
Ooryel aveva imparato ad amare per quello che aveva sempre avuto da
offrirgli: letture ottime per liberare il suo spirito.
Aprì la porta
con fare tranquillo, pensando già al genere letterario che
più lo
avrebbe allietato in quell'occasione e di conseguenza al miglior libro
da leggere. Fu così che per poco non si sbatté la
porta contro la nuca
quando, entrato nell'edificio, apparve ai suoi occhi una figura
inequivocabile. Era lei! La ragazza del sogno stava sfogliando un libro
nel reparto fantasy.
Ooryel rimase immobile sull'ingresso della
biblioteca con la bocca aperta e le braccia penzoloni; un uomo
corpulento che voleva uscire si avvicinò alla porta pregando
gentilmente il giovane di farsi da parte e il ragazzo
impiegò diversi
secondi per recepire la richiesta dell'uomo, che si affrettò
poi ad
esaudire.
Non ci poteva credere: allora esisteva veramente ed era
identica a come l'aveva sognata! Vederla dal vivo gli fece
però ancor
più impressione che nel sogno perché adesso era
perfettamente visibile
e Ooryel era ormai certo che fosse una presenza reale.
Gli tornò alla mente quella figura incappucciata con la
falce e non ebbe dubbi sul da farsi. Sarebbe andato al reparto fantasy.
Giunse
a un solo metro di distanza dalla ragazza e questo lo fece arrossire
tanto che parvero accorgersene vari lettori, seppure fossero stati
impegnati a leggere fino a un momento prima.
-C...ciao! - balbettò
mentre i suoi occhi ruotavano in varie direzioni meno che verso la
ragazza, a causa dell'imbarazzo di Ooryel.
La giovane non si era
accorta della presenza di Ooryel fino a quel momento; ne sorrise
mettendo via il libro che aveva finito di sfogliare.
-Ciao... ci conosciamo?
Ooryel non si era aspettato quella domanda che pure era perfettamente
legittima e rimase disorientato per un attimo.
-Un po'... è... una storia lunga!
-Non ho ben capito ma a me piacciono le storie, anche quelle lunghe,
quindi se vuoi... - disse lei sorridendo.
-Ah, va bene, se tu vuoi allora... cioé non sei obbligata,
naturalmente... potremmo prenderci un caffé al bar qui fuori
e io...
-...mi racconteresti la storia? Va bene, tanto non ho impegni!
-Oh... perfetto allora. Sai che è davvero bella la "S" sul
tuo ciondolo?
La ragazza rimase interdetta. Ma come...
-Ma... come fai a sapere che ho un ciondolo con una "S"? Ora
è nascosto sotto la giacca!
-E' una storia lunga! - esclamò Ooryel strizzando l'occhio.