Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Ricorda la storia  |      
Autore: _Princess_    10/02/2010    25 recensioni
C’era sempre e solo stato il sesso, alla base di tutto. La violenza che si muovevano l’un l’altra ogni volta che si guardavano in faccia. La nausea reciproca, verso se stessi e tutto il resto. L’insofferenza capricciosa di due star che non ne potevano più delle rispettive gabbie dorate.
Erano trascorsi sei mesi dall’ultima volta che aveva visto Val. non si erano più sentiti, né incontrati. Improvvisamente, dove c’era uno, non c’era più l’altra, e viceversa.
Da quando aveva tagliato definitivamente i ponti con lei, tuttavia, Tom aveva iniziato ad avvertire una sorta di incrinatura aprirsi dentro di lui. Non ci aveva badato, all’inizio, perché all’inizio era stato facile ignorarlo. Poi l’incrinatura era diventata una crepa, e la crepa aveva scavato un solco, e il solco aveva aperto una voragine, e quella voragine, ormai, era tutto ciò che restava a pulsargli nel petto.
E non era colpa della birra il sapore amaro che si sentiva in bocca.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life & Troubles of a Guitar Hero' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note: quella che state per leggere è una ff ben diversa delle mie solite. La troverete diversa nello stile, nei contenuti, nei significati. Non so perché mi sia venuta quest'ispirazione, ma così è stato, e io ho scritto. Il personaggio di Val mi è stato palesemente (o credo) ispirato da Lady Gaga, artista che ammetto di conoscere ben poco, dato che la sua musica non rientra nei miei giusti, ma che mi suscita simpatia istintiva per il suo modo di essere e di fare. Il rating è arancione perché alcune parti sono abbastanza "rosse", ma non tanto, secondo me, da meritare un "Vietato ai minori". ^^ Spero che saprete leggerla con lo spirito giusto e amagari apprezarla. In qualunque caso, ben sapete, ormai, che un commento è sempre ben accetto. Ringrazio Lady Vibeke per l'artwork in apertura e Irina e Loryherm per aver fatto da cavie. ;)













And when you go, I will remember
I must remember to say
I never really loved you anyway
No, I didn't love you anyway

 

[I Never Loved You Anyway, The Corrs]

 

***

 

12 Maggio 2014, Amburgo

 

La casa vuota. Silenzio. La pioggia che cadeva di fuori. L’orologio della cucina che ticchettava imperterrito. La TV accesa. Una bottiglia di birra in mano.

Erano usciti tutti. Come sempre. Lui ne aveva perso la voglia, già da diversi mesi, senza un perché preciso. Amava l’isolamento, da qualche tempo.

Sedeva scompostamente sul divano del salotto, facendo zapping badando a stento ai programmi trasmessi. Passò ZDF, Viva, passò MTV… e qualcosa lo risvegliò improvvisamente dal suo stato di assoluta apatia.

Anzi, qualcuno.

Tornò indietro, risintonizzandosi su MTV. Il suo cuore ebbe uno sgradevole tuffo. C’era lui, sullo schermo, e non era solo. Con lui c’era una ragazza, e non una qualsiasi.

Era lei.

Val.

 

Val von Himmel – all’anagrafe Eva Liebke – nasce a Colonia il 19 Settembre 1990 e fin dalla più tenera età i genitori la iscrivono a una scuola inglese. A undici anni, Val mostra già i primi segni di stravaganza: le piace tingersi i capelli e truccarsi in modo ben poco consono a una ragazzina della sua età e il suo gusto nel vestire non è visto di buon occhio, né dai genitori né dai suoi coetanei. Ma lei non si lascia toccare dalla loro disapprovazione e continua a testa alta per la sua strada.
A quindici anni, inizia a scrivere le sue prima canzoni, accompagnandosi con la sua chitarra, che studia da quando aveva otto anni. Scrive in inglese, perché, come racconterà anni più tardi, sentiva di esprimersi meglio in quella lingua, più musicale e poetica del tedesco.
A diciannove anni, mentre suona alla festa di un amico, viene notata da un produttore musicale, che le propone di firmare un contratto con la sua casa discografica. Due anni dopo esce il suo album di debutto dall’irriverente titolo: Whore-ible, preceduto dall’irriverente singolo Male For Sale, che entra direttamente alla numero tre nelle chart tedesche e in sole due settimane raggiunge la numero uno, incassando il disco d’oro. La fama di Val cresce rapidamente anche all’estero grazie a un fitto passaparola nella rete e così in pochi mesi…

 

Tom non riusciva a crederci. Era un intero servizio su di lei. Una monografia dedicata a Val.

E quella parte di monografia aveva tutta l’aria di essere riservata a loro.

Ricordava fin troppo bene il giorno che l’aveva incontrata per la prima volta. Era stato nei camerini degli Echo Awards del 2011, nella zona fumatori. Si erano ritrovati entrambi in quella saletta minuscola con una sigaretta in bocca, soli. Tom aveva scordato l’accendino.

“Hai da accendere?” le aveva chiesto, avvicinandosi svogliatamente. La conosceva di fama – chi non la conosceva, ormai? – e poteva affermare con una certa sicurezza che non fosse il suo genere di ragazza.

Non c’era assolutamente niente di ordinario in Val von Himmel: dai capelli rosa caramella all’assurdo abbigliamento steampunk, dai piercing ai lati degli occhi al rossetto verde e rosa, dalla carnagione albina agli sfregi tatuati sulla schiena. Forse i suoi occhi sarebbero potuti apparire ordinari – castani, appena allungati, orlati da folte ciglia scure – se solo non avessero avuto quella viva scintilla di malizia pura ad illuminarli.

Val non si poteva nemmeno dire bella. Aveva un fisico ben tornito, asciutto e proporzionato, ma questo non faceva di lei una bella ragazza.

Era strana. Solo strana.

Gli fece accendere e si infilò l’accendino nella scollatura del corpetto attillato, continuando a fumare come se lui non fosse stato nemmeno lì. Tom, invece, la studiò a lungo.

“Che cazzo hai da guardare?” gli sbottò contro dopo un paio di minuti, occhieggiandolo con puro disgusto.

“Niente,” rispose lui, indifferente. “Non sei esattamente un belvedere.”

Lei emise una risatina roca, soffiando una boccata di fumo verso l’alto.

“Guarda altrove, allora.”

Tom incassò il punto a proprio sfavore senza battere ciglio. Si appoggiò con la spalla alla parete e prese a fissare un poster scolorito dei Deep Purple sulla parete.

“Il tuo nome d’arte fa schifo, per la cronaca.” Esordì a un tratto, lanciando alla ragazza uno sguardo ostile.

“Il tuo nome di battesimo anche, per la cronaca.” Replicò lei semplicemente.

 

Il primo incontro con Tom Kaulitz, però, non è destinato a restare un caso isolato.
Due mesi più tardi, Val e i Tokio Hotel si incontrano di nuovo, questa volta in occasione dei Comet Awards, nel corso dei quali Val viene eletta Miglior Artista Emergente e i Tokio Hotel incassano invece il Miglior Band, Miglior Performance Live e Miglior Canzone. Appare fin da subito evidente che tra Val e Tom Kaulitz ci sia del feeling naturale.

Si incontrarono all’after-show party dei Comet, ma si ignorarono deliberatamente. Poi Tom uscì per prendere una boccata d’aria, e la trovò lì, sulla immensa terrazza del locale, a fumare.

Lei si girò e quando lo vide sollevò un sopracciglio chiaro.

“Guarda guarda chi si vede…”

“Il dispiacere è tutto mio.” Bofonchiò lui, infastidito. Di tutte le persone che avrebbe potuto trovare, lei era l’ultima che era disposto a sopportare.

“Allora,” gli chiese Val, senza alcun interesse. “Come va?”

“Peggio, adesso che ci sei di mezzo tu.”

Non c’era stato una vera e propria causa scatenante di quella loro ostilità. L’avevano sentita a pelle fin da subito e non si erano sprecati a tentare di nasconderla.

Una cosa tirò l’altra, però, e, senza nemmeno rendersene conto, finirono per intavolare una conversazione fatta di insulti e provocazioni, e più parlavano, più in Tom si consolidava quell’astio velenoso verso di lei. Se ne accorse in particolar modo quando, faccia a faccia con lei, ebbe il folle istinto di premerle una mano sulla bocca e sul naso, per farla smettere di esistere, e soprattutto di parlare.

Ma nell’esatto istante in cui questo pensiero si formava in lui, lei si era improvvisamente zittita e lo aveva guardato dritto negli occhi con una strana espressione indagatrice.

Nonostante non fosse bella in senso canonico, Tom dovette segretamente ammettere che era molto sensuale.

“Fallo.” Gli disse.

“Che cosa?” replicò lui, benché sapesse perfettamente cosa intendesse, poiché, suo malgrado, le sue fantasie omicide si erano già trasformate in fantasie di bel altro tipo.

“Lo sai cosa.”

“Che presuntuosetta!”

“Il linguaggio del corpo non mente.”

“Non sei proprio il mio tipo, von Himmel.”

“I tuoi begli occhioni incollati alle mie labbra dicono tutt’altro.”

“Hai delle belle labbra.” Le concesse allora lui. “L’unica cosa di te che io trovi attraente. Senza offesa.”

“Non pensare che io mi creda Miss Universo.”

“Sei così sicura di te…”

“Bellezza e autostima non vanno necessariamente di pari passo, e tu lo sai sicuramente meglio di me.”

“Sai che punti toccare, a quanto pare.”

“Oh, sì,” rispose lei, sottovoce, avvicinandosi a lui tanto da toccarlo con il proprio corpo. “In modo più letterale di quanto immagini.”

“Credi di potermi sedurre con un po’ di voce roca?” la sfidò Tom. I suoi sensi, però, stavano già rispondendo agli stimoli da lei lanciati e non sarebbe stato in grado di nasconderlo a lungo.

“Ti ho già sedotto, Tom Kaulitz. Tre ora fa, quando ti ho sfiorato sul red carpet.”

“Ammettiamo per un secondo – per assurdo – che questa tua ridicola teoria sia fondata… Adesso cosa succede?”

Val gli posò le mani sul petto e gliele fece scivolare fino al collo. Erano fredde e sottili, con lunghe unghie viola.

“Adesso,” gli sussurrò lei all’orecchio. “Ci divertiamo.”

 

C’è chi sostiene che già al party che ha seguito lo show, tra Val e Tom fosse successo qualcosa. Tutto ciò che si sa di certo è che, a un certo punto, entrambi gli artisti sono stati persi di vista, per poi ricomparire all’incirca nello stesso momento.

 

“Tom, ma dove cazzo sei stato?”

“Da nessuna parte, Bill.”

A nessuno però sfuggirono i vistosi segni che Tom aveva sul collo. Gli stessi che tutti notarono sul collo di Val, quella sera stessa.

Da lì in poi, i pettegolezzi si sprecarono.

 

Per circa un anno la gente segue con attenzione ogni singola mossa dei due ragazzi, rintracciando segni di possibili relazioni anche in scene che normalmente sarebbero quasi passate inosservate. Val e Tom diventano oggetto di avide speculazioni  di mezzo mondo e i media fanno a gara per aggiungere carne al fuoco. Stampa e Tv diffondono fotografie compromettenti che testimoniano quanto i due siano diventati intimi in pochi mesi.
Non vengono mai sorpresi in incontri privati, ma agli eventi mondani dove c’è uno c’è sempre anche l’altra. Sono centinaia gli scatti rubati che li ritraggono in atteggiamenti fin troppo confidenti.
A ottobre dello stesso anno, si incontrano nuovamente. Stavolta lo scenario è Londra, che ospita gli MTV Europe Music Awards, dove lei vince il premio come Miglior Artista Tedesco e i Tokio Hotel si portano invece a casa il Best Band per la terza volta consecutiva e un meritatissimo Best Song per la loro Humanoid.

 

Non ricordava bene nemmeno lui come avessero iniziato a frequentarsi, lui e lei. Si incontravano sporadicamente ma con regolarità, e tutto ciò che facevano quando erano insieme era del volgare sesso di convenienza.

La sua storia con Val era stata un passatempo senza significato, iniziato per scherzo. Tutto quello che aveva fatto con lei, lo aveva fatto per noia. Per riempirsi in qualche modo la vita.

Aveva assecondato le sue provocazioni, per noia.

Per noia, le aveva permesso di trascinarlo nel suo mondo dove niente era normale, e ci aveva vissuto, andandosene e tornando, senza mai dire addio.

Per noia, l’aveva usata e si era lasciato usare.

Per noia, per quasi due anni, aveva vissuto di lei.

Ma non l’aveva amata.

Non avrebbe avuto alcun motivo di amarla.

 

La relazione tra Val e Tom è ormai un fatto di pubblico dominio. Sulla bocca di tutti indugia una sola, semplice domanda: “Quanto durerà ancora?”. Le malelingue pronosticano una rottura imminente, ma i mesi passano e i paparazzi continuano a sfornare fotografie compromettenti.
Val sembra sicura e disinvolta quando risponde alle domande dei curiosi: “Io e Tom? L’amore non c’entra niente. È un tipo che sa divertirsi, tutto qui.”
Tom invece è reticente a rilasciare dichiarazioni. Quando gli si nomina Val, preferisce non commentare.
I due si ostinano a negare che esista qualsiasi tipo di coinvolgimento sentimentale tra loro, ma le prove dicono il contrario. È il novembre del 2012 quando, per i nuovi EMAs, che si tengono ad Amsterdam, si trovano entrambi, come molti altri artisti, ad alloggiare al Ritz. Fonti attendibili riveleranno poi che la suite riservata a nome di Tom resterà praticamente intatta, mentre quella di Val verrà trovata in condizioni fin troppo vissute per aver ospitato una persona sola.

 

Tom si lasciò cadere sul cuscino, esausto. Accanto a lui, sudata, Val fece lo stesso.

“Avevamo detto che la volta del mio concerto ad Amburgo sarebbe stata l’ultima.” Ansimò.

“Lo avevamo detto anche a Berlino.”

“E a Londra.”

“E a Milano.”

“Mi pare di ricordare che lo avessimo detto già la prima volta, a Oberhausen.” Rifletté Val.

Tom schioccò noiosamente la lingua.

“Quando mai uno di noi ha ascoltato qualcosa che ha detto l’altro?”

“Mai.” Affermò lei. “Per questo non ti sopporto.”

“Mi chiedo perché io stia ancora perdendo le mie notti con una come te.”

“Perché non hai un cazzo di meglio da fare.”

“Prima o poi lo avrò.”

“Se vuoi di meglio dalla vita, vattelo a cercare, anziché aspettare che ti caschi dal cielo.”

“Non ho chiesto il tuo parere.”

“Se l’avessi fatto, non te l’avrei dato.”

“Chiudi il becco, fammi dormire!” berciò Tom, voltandola la schiena.

“Vattene a dormire in camera tua allora!” berciò lei di rimando, allungandogli un calcio.

Tom le strappò le coperte di dosso.

“Non rompere, troia!”

Val gli si gettò addosso, a cavalcioni su di lui, e gli afferrò il collo con una mano.

“Troia dillo a tuo fratello!”

A Tom non ci volle nulla per togliersela di dosso e invertire le posizioni.

Da quello, come molte altre volte, finirono col ripetere ciò che avevano da poco concluso.

 

Per la rete iniziano a sorgere due schieramenti: da un lato i sostenitori di questa bizzarra coppia, dall’altro gli invidiosi che gridano alla montatura commerciale.
Val e Tom, nonostante le sempre più numerose evidenze, continuano a smentire le voci sulla loro presunta relazione segreta. Ogni loro comportamento, però, è un’aperta contraddizione verso queste dichiarazioni, come le foto scattate al party organizzato da Jay-Z a Berlino, che li sorprendono  a scambiarsi effusioni non proprio innocenti sul retro dell’hotel.
Nel frattempo esce il nuovo singolo di Val, Tainted Elysium, che contiene una traccia, Fucked Up, dal testo decisamente provocatorio, che fa subito discutere
:

I stole your bitch-boy and made him mine
He played with me, we touched the sky
I stole your guitar-hero and spent him onto my bed
You eyes can watch as my hands touch
Your heart can envy as my lips fuck
I ate your forbidden fruit and swallowed all the seed
He came, my ladies
He came for me

 

 

Tom si sbatté la porta alle spalle e attraversò la stanza come una furia. Non era la prima volta che andava a casa di Val, a Bremen – aveva addirittura una copia delle chiavi – ma sarebbe stata l’ultima, se l’era giurato.

Trovò Val seduta a terra su un tappetino, davanti alla finestra, con solo una lunga e larga maglietta indosso. Stava facendo yoga. Quando lo vide, si alzò immediatamente in piedi, affatto allarmata.

Tom non le permise nemmeno di aprir bocca:

“Ma sei impazzita?!” urlò, fuori di sé. “Cosa cazzo ti è saltato in mente di pubblicare quella canzone?!”

Lei incrociò le braccia, imperturbabile.

“Che male c’è? È la pura verità. E poi non ho fatto nomi, no?”

“Fottiti! Che bisogno c’era di provocare in questo modo le mie fans?”

“Ho goduto come un riccio a incidere quel pezzo!” sbottò lei, soddisfatta. “E tu non hai idea dell’orgasmo che avrò la prima volta che lo canterò dal vivo!”

Tom era al limite. Non riusciva a capacitarsi di come lei avesse potuto fargli una cosa simile.

“Scrivi canzoni oscene su tutti quelli con cui fai sesso?!”

“Solo con quelli con fans divertenti da torturare.”

“Sei una troia di merda!”

“Urla più forte, quelli del piano terra ancora non ti hanno sentito!” Lo canzonò lei.

Accecato dalla rabbia, Tom la colpì con violenza al volto, facendole sanguinare il labbro inferiore. Dopo un istante di stupore, Val tornò a guardarlo con un ghigno insolente, il sangue che le colava sul mento, sul collo, sul decolleté.

“Ti è piaciuto, vero?” sibilò tagliente. “Dillo che ti è piaciuto!”

“Sta’ zitta!” strepitò lui, e con una spinta brusca la scaraventò con la schiena al muro. Val batté la testa e per diversi secondi non respirò, ma questo non bastò a cancellarle quell’odiosa espressione.

“Sei solo una stronza!”

Val gli rise in faccia.

“E tu sei uno stronzo come me e come chiunque altro!”

“Non paragonarmi a te, puttana!”

“Oh, per favore! Non mi sono certo intrattenuta da sola in tutto questo tempo, non credi? Sei una puttana quanto me!”

Uno nuovo schiaffo di Tom la colpì sulla guancia. Quando Val, tremante, si voltò di nuovo, i suoi occhi erano lucidi e pieni di odio. Respirava a fatica, schiacciata tra lui e la parete, in trappola.

Tom restituì con perverso piacere lo sguardo di odio, poi le insinuò una mano tra i capelli e la attirò brutalmente a sé, baciandola avido. La spinse contro il muro, con tutto il suo peso, una mano che si faceva strada con prepotenza tra le sue cosce, incontrando nient’altro che pelle nuda. Le fece sentire tutta la sua eccitazione, mentre con l’altra mano la teneva stretta a sé. Il labbro di Val era gonfio e turgido e sanguinava ancora mentre la lingua di Tom lo leccava e oltrepassava per cercare la lingua di lei.

Val ansimava. Gli slacciò i jeans e gli abbassò i boxer. Tom non attese oltre. La prese con forza, premendola al muro, e ognuno dei gemiti di dolore e piacere che le uscivano dalla bocca aumentavano la sua foga.

Val si inarcava sotto di lui. Lacrime silenziose le rigavano il viso arrossato, ma le sue braccia stringevano Tom possessive, le unghie penetravano nella carne al di sotto del tessuto della maglietta.

“Ti odio!” Sussurrava tra i denti a ogni spinta, piena di rancore. “Ti odio! Ti odio! Ti odio!”

 

Dopo un’estate trascorsa assieme ai Tokio Hotel tra concerti e Maldive, Tom torna in Germania, ma lui e Val non si vedono più in giro insieme. Lei è in tour con il suo secondo album, Mindless Self Deception, e i suoi fans notano subito che c’è qualcosa che non va: Val appare stanca e più pallida del solito e i suoi corsetti non riescono a nascondere un cambiamento nella sua forma fisica. Sommando tutti i vari fattori, saltare alle conclusioni non è difficile: presto comincia a circolare il rumor che Val sia incinta.
Entro il settembre del 2013, anche i media danno man forte ai gossip e diffondono foto in cui è impossibile non notare la pancia decisamente rigonfia di Val, il tutto accompagnato da accurate analisi di specialisti che, valutando i sintomi, sostengono che questa ipotetica gravidanza sia praticamente certa.

 

“Sei una maledetta puttana! Perché non me l’hai detto?!”

La afferrò per le braccia, scuotendola con rabbia.

“Vaffanculo!” gli gridò contro lei, tentando inutilmente di divincolarsi.

Furibondo, Tom se la tirò davanti al viso, fissandola dritta negli occhi con disgusto:

“È mio?” pretese di sapere, da una parte temendo un ‘Sì’ di risposta, dall’altra quasi inconsciamente sperandoci. “Val, guardami!” ruggì, strattonandola. “È mio il bastardo che aspetti?”

Lei era un blocco di ghiaccio tra le sue braccia. Impassibile, lo guardava distante anni luce da lui.

“Non c’è nessun bastardo, Tom.”

Non era quello che lui si era aspettato.

“Non dire stronzate! Lo sa il mondo che sei incinta!”

“Lo sa il mondo che ero incinta!”

Un battito saltato. Sangue che gelava nelle vene. Apnea. Un sussurro strozzato:

“Cosa?”

Val si strappò dalla sua presa con uno scatto d’ira:

“Non c’è più nessun bastardo, maledizione!”

Tom boccheggiò, interdetto. Non si era aspettato nemmeno quello. Quella era, anzi, l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.

Si rifiutava di credere che lei avesse potuto fare una cosa simile alle sue spalle.

“Hai…?” Non riuscì nemmeno a pronunciarlo ad alta voce. Era già troppo raggelante come pensiero. “Dio, ma come hai potuto?!”

“Non me ne fregava un cazzo, va bene? Non me ne fregava un cazzo del tuo bastardo, così come non me ne frega un cazzo di te e a te non frega un cazzo di me! Non me ne fregava un cazzo! Non me ne fregava un cazzo del nostro bastardo!”

Val non lo disse mai esplicitamente, ma Tom lo capì dal suo dolore. Non il dolore di un rimorso, ma il dolore di una perdita.

 

Nessuno ha mai saputo con esattezza cosa sia successo. Tutto ciò che si sa per certo è che a ottobre Val sparisce dalle scene per qualche settimana e al suo ritorno il suo girovita è di nuovo sottile come una volta. La verità resta tutt’oggi un mistero: a chi le domanda se fosse veramente incinta e, se sì, cosa ne sia stato del bambino, Val replica con incorruttibili silenzi. I benpensanti puntano subito il dito, accusandola di essere un pessimo esempio per le migliaia di ragazze che la prendono a modello. Per quanto riguarda la paternità della sospetta gravidanza, i dubbi sono pochi: l’unico uomo con cui Val sia stata vista di recente resta Tom Kaulitz, ma tra loro due sembra ormai che sia tutto finito. I paparazzi continuano a pedinarli, nella speranza di immortalare un loro nuovo incontro, ma restano a bocca asciutta.
La coppia più chiacchierata della Germania sembra essere giunta al capolinea definiti-

 

Tom spense la TV. Non ce la faceva.

Aveva passato due anni a sopportare che tutti si facessero gli affari suoi, ficcando il naso nella sua vita, seguendo ogni suo passo, speculando sui suoi sentimenti.

La verità era che di sentimenti, tra lui e Val, non ce n’era mai stata l’ombra, se non quando si era trattato di urlarsi addosso, di insultarsi, di picchiarsi, di soffocarsi a vicenda, e quelli non erano certamente il tipo di sentimenti a cui si riferivano i pettegoli.

C’era sempre e solo stato il sesso, alla base di tutto. La violenza che si muovevano l’un l’altra ogni volta che si guardavano in faccia. La nausea reciproca, verso se stessi e tutto il resto. L’insofferenza capricciosa di due star che non ne potevano più delle rispettive gabbie dorate.

Erano trascorsi sei mesi dall’ultima volta che aveva visto Val. non si erano più sentiti, né incontrati. Improvvisamente, dove c’era uno, non c’era più l’altra, e viceversa.

Da quando aveva tagliato definitivamente i ponti con lei, tuttavia, Tom aveva iniziato ad avvertire una sorta di incrinatura aprirsi dentro di lui. Non ci aveva badato, all’inizio, perché all’inizio era stato facile ignorarlo. Poi l’incrinatura era diventata una crepa, e la crepa aveva scavato un solco, e il solco aveva aperto una voragine, e quella voragine, ormai, era tutto ciò che restava a pulsargli nel petto.

E non era colpa della birra il sapore amaro che si sentiva in bocca.

Si alzò, diretto in cucina per un bicchiere d’acqua, ma fu interrotto dal trillo del campanello. Non perse tempo a chiedersi chi fosse. Bill scordava sempre le chiavi. Aprì la porta con un movimento svogliato, ma oltre la soglia non trovò chi aveva creduto.

Vide i capelli rosa. Mossi, disordinati, raccolti in una coda distratta.

Vide il viso pallido, lungo e scarno, più di quanto ricordasse.

Vide le belle labbra piene, rovinate da una leggera screpolatura.

E vide gli occhi. Quegli occhi così normali e così assurdi, spogli del trucco marcato che era sempre stato abituato a vedere lui.

I suoi occhi.

Gli occhi di Val.

“Che cosa vuoi?” le chiese, glaciale. Non portava i suoi abituali vestiti bizzarri. Solo un paio di jeans e una felpa nera.

Lei gli rivolse quello che Tom suppose volesse passare per un sorriso.

“Sono passata a salutarti.”

Tom non batté ciglio. Non la voleva lì. Non la voleva e basta.

“Ciao.” Mugugnò, e fece per richiuderle la porta in faccia. Lei, però, lo fermò.

“Salutarti per l’ultima volta, Tom.”

Lui non capiva. Non capiva perché lei dovesse andare da lui, e perché proprio adesso. Non aveva senso. Ma, del resto, niente, con lei, aveva mai avuto senso.

“Che cazzo significa?”

Gli occhi di Val si velarono di un’opacità indecifrabile. Le sue labbra si forzarono in un sorriso vitreo.

“Sto morendo.”

Ridere sarebbe stato fuori luogo. Fingere dispiacere sarebbe stato inutile. Tom si limitò quindi a prendere atto dell’informazione con il maggior distacco possibile.

Non la invitò ad entrare e lei non glielo chiese. Rimasero lì, sulla porta, all’aria fredda della notte. Quando Val menzionò la parola ‘cancro’, Tom avvertì una strana fitta allo stomaco.

“Come l’hai scoperto?”

Val abbassò lo sguardo, e non era cosa da lei.

“Quando… Quando ho perso il bambino… Mi hanno fatto delle analisi. Una semplice tac di routine, che però ha individuato un tumore ai polmoni.”

Tom non badò alla morsa che gli prese il cuore nel rivangare certi ricordi.

“E quanto –?”

“Mi resta?” lo precedette lei. “Nove mesi, giorno più giorno meno.”

“Ma… Insomma, non ti puoi curare? Un intervento, una chemio…”

“Ho deciso di non curarmi.”

“Cosa?! Sei impazzita? Val, hai ventitrè anni, la tua vita sta iniziando adesso!”

“Ho già avuto più o meno tutto ciò che avrei voluto ottenere. Non ho nessuna voglia di lottare per una vita che per me non significa niente.”

“E ai tuoi fans cosa dirai?”

Lei scrollò le spalle con incuranza.

“Qualcosa tipo ‘Addio, è stato un piacere’, immagino.”

“Non sei spiritosa.”

“Non era una battuta.”

“E la tua famiglia cosa ne dice?”

“Non lo sanno. E non lo sapranno.”

Per Tom, che aveva sempre visto la famiglia come il cardine essenziale della propria esistenza, quel discorso suonava inconcepibile.

“Tu sei malata!”

“Sì, Tom, il punto è un po’ quello.” Ribatté Val, acida e dura.

A corto di repliche, Tom cercò di leggere nei suoi occhi. Val lo guardava con un’espressione insolitamente morbida, adombrata da tanta malinconia. Una malinconia che, si rese conto Tom, c’era sempre stata, ma lui non aveva mai compreso. E quando lei sollevò lentamente una mano e gliela posò sul viso, lui credette che il cielo sarebbe crollato in quell’esatto istante.

Era un gesto così spontaneo, così pieno di tenerezza, che non riuscì a sembrargli reale.

O forse lo sembrò troppo.

“Sarai l’unica cosa che mi mancherà, nonostante tutto.” Mormorò Val, mentre le sue dita fredde lo accarezzavano delicatamente. “Ne abbiamo fatte di tutti i colori, ma dobbiamo ammettere che ci siamo divertiti.”

Era surreale. Ma così vero…

“Perché vuoi buttarti via così?”

“Perché mi sono guardata bene intorno, prima di prendere la mia decisione, e non ho visto niente che mi dicesse ‘Non morire’.”

Le labbra di Tom si mossero prima del suo cervello:

“Non morire.”

Stupì perfino se stesso. Aveva parlato quasi senza rendersene conto. E non era stata una richiesta, né un ordine. Era stata una preghiera.

Ma poi perché lo stava facendo? Non gli era mai importato nulla di lei. Val non aveva mai contato niente per lui. Mai.

In lei vedeva ancora la stessa ragazza insulsa che aveva visto la prima volta. Era ancora l’odiosa popstar sfrontata che lo aveva nauseato quella sera, ai Comet. Era sempre lei, identica. Non era cambiato niente.

Non era cambiato niente…

Non c’era alcuna valida ragione per cui dovesse interessargli qualcosa di lei.

Gli stava antipatica.

La trovava snob e presuntuosa.

Lo irritava in ogni suo gesto.

La odiava con tutto se stesso.

Non l’aveva mai amata.

Non aveva motivo…

Non aveva alcun motivo di amarla.

Non ne aveva.

No, non ne aveva…

Ma poi… Gliene serviva veramente uno?

“Cosa?”

“Non morire, Val.”

“Cosa te ne importa se io muoio o no?”

“Non lo so. Ti giuro che non lo so e non me lo so nemmeno spiegare. So solo che… Mi importa e basta.”

“Tu mi detesti.”

“Sì.”

“Io detesto te.”

“Sì.”

“Ho perso il conto delle volte che ci siamo presi a sberle.”

“Anch’io.”

“Ti sei augurato che io morissi tra sofferenze atroci dal nostro primo incontro.”

“Sì.”

“E ora vuoi che io viva.”

“Sì.”

“Perché?”

Che domanda stupida. Impossibile. 

“Perché… Perché, in un modo o nell’altro, hai occupato gli ultimi tre anni della mia vita, e io non… Non riesco a immaginare di dover andare avanti senza di te.”

Non si era reso conto di pensarlo finché non lo aveva detto. E adesso che lo aveva detto… Era fottuto.

Val sospirò.

“Dovrai fartene una ragione.”

No, così non andava bene. Era sbagliato. Era tutto sbagliato. Nessuno urlava, nessuno si arrabbiava, nessuno aveva lividi o graffi.

Tom rivoleva tutto come era sempre stato.

“Non credo proprio.”

“Tom, ho scelto di non tentare cure perché le possibilità sarebbero state comunque molto scarse. Non mi interessa guadagnare qualche mese di vita, se lo devo passare a letto come un vegetale.”

Lei e le sue filosofie senza capo né coda. Lei e la sua comoda cecità. Non la soffriva proprio.

“Stupida!” le ringhiò, afferrandola per le spalle. “Stupida, maledetta egoista!”

Val sbarrò gli occhi, colta alla sprovvista.

“Tom…”

“Mi fai schifo! Hai sempre e solo pensato a te stessa! Non te ne frega un cazzo di chi hai intorno! Conta solo quello che pensi tu, quello che vuoi tu, come lo vuoi tu!”

“Tom…”

“Vattene a fare in culo, Val!”

La strinse. La strinse a sé con tutta la forza che aveva in corpo, una mano artigliata tra i capelli sulla nuca, l’altra sulla schiena. La strinse per non doverla vedere. Per non dover stare a sentire tutte quelle follie.

“Tom,” lo supplicò Val in un tremulo anelito. “Mi stai facendo male…”

“Allora siamo pari.”

“Tom…”

“Ti odio.” Sibilò lui, stringendo gli occhi fino a farseli bruciare. “Ti odio con tutto il cuore.”

Val non si mosse. Non parlò, non respirò. Una lacrima solitaria le abbandonò gli occhi, cadendole sulle labbra, mentre Tom, con il viso premuto contro il suo collo, sussurrava a denti stretti:

“Ti odio, cazzo…”

Ed erano lacrime quelle che si sentiva sulla pelle.

   
 
Leggi le 25 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _Princess_