Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Arial    11/02/2010    5 recensioni
Dean si risveglia, senza alcun ricordo, in una bianca prigione. L'unica via d'uscita è cedere alle lusinghe del suo carceriere. Resisterà alla tentazione oppure vi si abbandonerà, portando l'Apocalisse sulla Terra?
Genere: Sovrannaturale, Suspence, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Paradise comes at a price
that I am not prepared to pay
.
What were we built for?
Could someone tell me please?”
(Megalomania, Muse.)
 
 
 
Metatron è la Voce. Il contatto diretto con Dio, colui che impartisce le sue disposizioni.
A noi è concesso vederlo, bagnarci nella sua luce, ma non ascoltare la sua voce. Non che qualcuno se ne lamenti, beninteso. Nessuno vorrebbe essere al posto di Metatron. È una larva, una creatura distrutta e irriconoscibile.
Era come noi un tempo? Michael sostiene di sì, io non ricordo. Per me Metatron è un relitto che vegeta su di un trono d’oro, un mero contenitore che si contorce e supplica in attesa di essere riempito. È forse vita la sua?
Nostro padre avrà mai pietà della sua condizione? Perché non nomina un successore, concedendo a Metatron un misericordioso oblio?
La compassione mi spinge ad augurarmi questo per il mio sventurato fratello, la mia parte razionale è decisamente più accorta e spietata: solo un serafino potrebbe prendere il posto di Metatron e io non ho alcuna intenzione di immolarmi per lui. Raphael e Gabriel sono troppo deboli e l’idea che la scelta possa cadere su Michael è semplicemente intollerabile.
Gli avevo confidato i miei timori e aveva fatto spallucce. “Metatron contempla la grandezza di Dio e conosce i suoi più intimi pensieri, sarebbe un grande onore…”
“Cosa? Una vita da cerebroleso?” avevo gridato, furioso.
Lo sguardo di Michael si era addolcito. “Non credo potrebbe mai scegliere uno di noi, Helel: io non sono abbastanza intellettuale e nessuno condividerebbe mai spontaneamente la sua mente con te.” Un sorriso, poi. “Ci ha creato affinché eseguissimo i suoi ordini, ed è quello che faremo.”
Sembra che mio fratello avesse torto…
“No.”
La mia voce risuona forte e chiara dinanzi all’assemblea, sovrastando persino quella di Metatron e ammutolendo i cori per la prima volta in millenni. Tutti gli occhi si posano su di me, compresi quelli bianchi e ciechi del Reggente.
Per un attimo tutto si ferma, poi Metatron ripete la sua richiesta: più facile credere che sia diventato sordo, piuttosto che disobbediente.
“Non ho alcuna intenzione di fare da balia a un branco di scimmie appena scese dagli alberi, è un insulto. E lo stesso dovrebbe valere per voi” dico, voltandomi verso i miei fratelli.
Abbassano lo sguardo, vergognosi, spaventati. Insicuri.
Sento un sorriso affiorarmi alle labbra: sono bastate poche semplici parole a instillare il dubbio nei loro cuori.
“Gli ordini che impartisco provengono da Dio stesso, Helel” ricomincia Metatron.
“Ne sono consapevole” ribatto. “Ugualmente, non li eseguirò.”
È un affronto! Perché dovrei abbassarmi a servire creature tanto inferiori? Non accadrà, mai!
Il Reggente solleva la testa; una smorfia gli deturpa il viso, quando parla il suo tono è calmo, sprezzante. “Quanta ingiustificata superbia, figliolo. Odi gli uomini, perché? Forse perché a loro ho concesso quello che tu non avrai mai? Brami la libertà, Lucifer?”
“Padre?” chiedo, stupefatto.
Metatron scoppia a ridere. Il suo corpo provato sussulta in preda agli spasmi. Bava e si dimena, emettendo versi animaleschi. È uno spettacolo disgustoso, grottesco.
D’un tratto provo l’impulso di colpirlo a dispetto delle conseguenze: voglio solo che taccia.
Mi scaglio contro di lui, il pugno levato, ma non è Metatron che ferisco.
“Michael,” mormoro, inorridito, “perché ti sei intromesso?”
Se non mi fossi fermato in tempo, l’avrei ucciso.
Mi chino su di lui, provando a rimetterlo in piedi. Mi spinge subito via. “Volevi forse prendere il suo posto?” sibila, infuriato. “Che ti è saltato in testa, Helel?”
“Io…” incomincio.
Il Cielo trema, squarciato da lampi e boati tremendi.
“Vattene” ordina Michael, gelido.
Il trono di Metatron si spacca e il vecchio angelo cade a terra. Tutti gli altri si stringono fra loro, terrorizzati.
“Ti ho detto di andartene, fratello. ORA!” grida, esasperato.
“Tornerò, Michael” gli assicuro, scomparendo…
Sollevo cautamente le palpebre, solo per serrarle subito dopo contro l’accecante riverbero.
Sono nauseato e sconvolto, ma soprattutto terrorizzato: perché mai ho sognato una cosa simile?
“Non era un semplice sogno, e lo sai. Stai diventando una sola cosa con lui, come ti aveva assicurato, ragazzo.”
Bobby? Be’, è normale che la mia testa associ a lui la parte didattica.
Non mi disturbo neppure ad aprire gli occhi, so di essere solo.
Razionalizzata la notizia, diventa molto più facile digerirla; dopotutto non c’è molto che possa fare per cambiare le cose…
“E così ti stai arrendendo. È forse questo che ti ho insegnato, figliolo?”
Papà.
Le sue urla mi trapanano il cervello, ma è il suo tono rassegnato a mandarmi in bestia. Non è sorpreso o deluso, indignato o arrabbiato: se l’aspettava. Quando ricomincia, le sue parole hanno assunto una sfumatura di ironico disprezzo. “Sei crollato dopo appena trent’anni, Dean, il passo successivo era diventare la puttanella di Satana… Avrei fatto meglio a lasciarti morto.”
Spalanco gli occhi, furioso.
“E assumerti la responsabilità di fermare Sammy? La verità è che hai colto la prima via d’uscita disponibile, scaricandomi tutto addosso. Davvero eroico, bastardo!” grido al deserto che mi circonda.
“Oh, Dean, mi stupisci: ti avevano descritto come il figlio rispettoso…”
Sam. No, Lucifer.
La sua ombra si staglia sul terreno rosso, argilloso. Non è l’ennesimo parto della mia mente, è davvero qui.
“So che non sei lui” ringhio.
Sorride. “Ovvio che lo sai, non sei uno stupido” ribatte, gentile.
Sempre gentile.
Mi rimetto in piedi, di nuovo vigile: questa potrebbe essere la mia unica occasione per fermarlo.
“Che diavolo vuoi?” domando, avvicinandomi. “Cambia aspetto, subito.”
“No, non lo farò. È il mio regalo, Dean: meriti di vedere il tuo fratellino un’ultima volta.”
Un altro passo. “Cosa? Vuoi uccidermi adesso?”
Ci separa meno di un metro, ci siamo quasi.
“Morirai comunque, io ti offro semplicemente la possibilità di non soffrire.”
“Quanta premura” dico, rispondendo al suo sorriso. “Peccato che i buoni siano sempre i primi ad andarsene.”
Mi riserva un’espressione confusa e abbasso gli occhi ai suoi piedi. “Non saresti mai dovuto venire, figlio di puttana.”
Osserva l’intricato simbolo inciso intorno a lui e scoppia a ridere. “Una trappola del Diavolo? Sul serio, Dean? Dimentichi che io sono un angelo.”
“Qui sei solo la mia puttana, amico” mormoro.
“Credo sia meglio farti un ripasso su chi fotte chi, ragazzo” mi schernisce, acido.
Si scaglia contro di me, ma il sigillo gli impedisce di raggiungermi. Funziona!
“Godi nel farmi perdere tempo, eh?”
Faccio spallucce. “Mi sentivo tanto solo…”
“Piantala con questo atteggiamento” incomincia. “Questo è solo un misero contrattempo e tu sei solo umano.”
“Devo prepararmi all’ennesimo discorso sulla superiorità della razza?” chiedo, beffardo.
Sorride ancora. “No, Dean. Guardati in giro, ricordi la rigogliosa foresta di prima? Adesso è solo uno squallido deserto. Brullo, arido, senza vita. Rappresenta la tua anima. Sei allo stremo, quanto credi di poter resistere?”
Sfiora il pentagramma e una morsa mi serra il petto. Porto una mano al cuore, sforzandomi di calmarne i battiti impazziti e di schiarirmi la vista.
“Abbastanza da riuscire a farti rispedire all’Inferno” rantolo, concentrandomi sul simbolo.
Lucifer ritrae la mano con un sibilo di dolore, le dita annerite e contorte. Vaffanculo!
Mi gira la testa, un calore intollerabile mi opprime. Non riesco a respirare.
Cado in ginocchio. Mi si chiudono gli occhi, ma continuo a visualizzare la trappola e Lucifer al suo interno. L’importante è che quel mostro resti dov’è…
“Mi dispiace, Dean. Sei troppo provato e io sono immensamente più potente di te” sussurra, dolce.
È sopra di me, è libero.
Un lamento mi sfugge dalle labbra. Mi passa le braccia intorno alla vita, per poi sollevarmi di peso.
“Sta’ calmo” mi intima, ancorandomi al suo corpo.
Incomincia una cantilena nella sua lingua sconosciuta. La terra trema. Fa un passo indietro e un orrendo abisso si spalanca sotto di noi. È profondissimo, sconfinato.
“E questo cosa sarebbe? Sapevi che volevo visitare il Gran Canyon?”
“Questa, Dean, è la fine. Nel momento in cui cadrai, cesserai di esistere.”
Mi trascina fino al bordo e mi lascia andare.
“Ora,” dice, “gettati.”
Nonostante la mortale serietà della situazione, mi ritrovo mio malgrado costretto a ridere. “Perché mai dovrei farlo?”
“Perché no?” ribatte, genuinamente curioso. “Preferisci forse restare qui? Ben presto finirai per credere a quello che dicono le voci; il tradimento e l’angoscia ti cambieranno, trasformandoti in un mostro.”
“Come te?”
Si lascia scivolare addosso la mia insinuazione, incurante. “È davvero una scelta la tua, quando dall’altra parte ci sono oscurità e silenzio? Pace.
Mi sporgo dal ciglio. Chiudo gli occhi, disorientato da una momentanea vertigine. Un vento fresco mi sfiora il viso e i capelli, l’aria sa di buono.
Per la prima volta non sento contro le palpebre la presenza degli squallidi colori del posto, pronti ad intrappolarmi in un folle caleidoscopio di rossi e bianchi. C’è solo buio, anche se nelle sue profondità mi pare di scorgere riflessi luminosi. Sì, l’oscurità brilla. È questo che significa essere liberi?
Muovo un passo in avanti, alla cieca. Il mio piede è sospeso nel vuoto; mi basterebbe spingermi solo un altro po’ e sarebbe tutto finito.
Riapro gli occhi, mettendo fine a questa fantasia. Non posso, non voglio farlo.
“No, preferisco restare nel paese delle Meraviglie. La tana del Bianconiglio è troppo tetra per i miei gusti.”
Mi giro a fronteggiarlo e il mondo si inclina sul suo asse. Sento mancarmi il terreno sotto i piedi e la forza di gravità schiacciarmi verso il basso, poi la caduta si arresta.
“Come preferisci, Alice” esclama Lucifer, afferrandomi.
Mi getta di malagrazia contro le pietre e si allontana dal baratro.
“Perché l’hai fatto?” chiedo, riprendendo fiato.
“Per funzionare doveva essere una tua libera scelta, Dean. Non il frutto della tua poca coordinazione.”
“Stai mentendo” replico con un sorriso.
“Pensa quello che ti pare” mormora, seccato.
Mi metto seduto e si accomoda al mio fianco.
“Ehi,” domando, a disagio, “sei poi tornato da lui?”
“Da chi?”
“Michael.”
La sorpresa si disegna sul suo viso, insieme a qualcos’altro che non riesco ad identificare. Dolore, rimpianto?
“L’ho visto in un sogno” mi affretto ad aggiungere.
“Ah, giusto” concorda, ancora stranito. “Perché non riposi, Dean? Magari riprenderai il sogno.”
“Non puoi semplicemente…”
D’un tratto le palpebre mi si fanno pesanti. Perdo lucidità e mi trovo a lottare per restare sveglio. “Che cazzo combini, brutto… Sam?”
Sam, che diavolo ci fa qui?
“Ssshh, ti ho trovato. Ora sei al sicuro, Dean.”
Mi stringe in un abbraccio, facendomi poggiare contro il suo petto. Questo è Sam. La sua voce, il suo corpo, il suo profumo.
“Chiudi gli occhi. Non sei stanco?”
“Sam, dobbiamo andarcene, lui potrebbe…”
“È tutto finito. Abbiamo vinto, non ricordi?”
No, non è così. Noi…
“Ssshh, va tutto bene” mormora, carezzandomi i capelli.
La sua mano si ferma sul mio collo. Calda, familiare. Rassicurante.
“Va tutto bene” sussurra, ancora una volta.
Un rumore secco, definitivo; una scarica di dolore bruciante, poi più nulla.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Arial