FRITTATA
Alice,
un sadico sorriso sulle labbra bambine,
approfittando del pisolino che la Regina Bianca aveva schiacciato sul
suo
grembo e, di una distrazione dell’intransigente Regina Rossa,
aveva deciso di
fuggire furtivamente dalla sua festa d’incoronazione.
Correva,
i capelli biondi sparsi al vento, per
allontanarsi sempre di più dal castello, mentre le rane
della servitù le
gracidavano dietro, chiedendole dove stesse andando; per non
rispondere, non si
voltava neppure verso di loro e, menava l’aria con un grosso
cucchiaio di legno
che aveva rubato dalle cucine.
Quando
le loro domande non furono più alla portata
del suo orecchio, lei si addentrò, veloce come una freccia,
nello strano Mondo
al di là dello Specchio, ancora una volta.
Si
lasciò ingoiare dalla foresta e, mentre
avanzava, i maliziosi rami degli alberi le strappavano il
bell’abito azzurro,
le graffiavano il visino roseo…
D’un
tratto i grandi occhi le caddero sulla sagoma
lontana del Cavaliere Bianco che mangiava focacce, accasciato a terra
e, vicino
a lui, il suo cavallo brucava docilmente l’erba.
Mossa
da un’intensa ondata di crudele felicità,
scansò, con l’utensile da cucina, i rami maligni
dai quali era ancora
artigliata e, simile ad un uragano piombò impetuosa al
cospetto dei due.
Senza
attendere che il Cavaliere dicesse nulla, o
le desse qualche permesso, balzò in sella al cavallo e si
allontanò tra le
fronde, mentre il malinconico Cavaliere, spaesato, le domandava cosa
stesse
facendo; la bambina ruotò il busto verso di lui e un raggio
di sole colpì la
corona, facendola scintillare.
-
mi
dispiace, ma così farò più in fretta!-
si giustificò lei, sentendo lo stomaco
in gola per il galoppare frenetico del cavallo.
Alice
non fu certa di ciò che vide allora, perché
ormai era lontana dal cavaliere, ma le parve che lui le facesse
l’inchino e
replicasse:
-
fate
pure, Regina Alice! A voi i miei ossequi!-
Alice
sospirò sollevata, e si ricompose, questa
volta guardando sempre avanti.
Riconobbe,
dopo qualche secondo in un guizzo di
colore, il Re Rosso che dormiva, appoggiato al tronco di un albero.
“Bene!
Se dorme, posso fare ciò che voglio!”
rifletté Alice, mentre il suo ghigno si allargava.
Non
ebbe il tempo di formulare interamente quel
pensiero, che, gettando lo sguardo tutt’attorno a
sé, realizzò di trovarsi sola
nel bislacco emporio dove aveva incontrato la Pecora e Tappo
Tombo…
…e
lo trovò ancora lì, in bilico sulla
sommità di
uno stretto muro, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre muoveva le
labbra,
come se stesse recitando una filastrocca.
“eccoti!”
pensò Alice. Quindi si passò la lingua
sulle labbra, si sistemò i capelli dietro
l’orecchio, e strinse il cucchiaio di
legno con fare bellicoso; infine, si avvicinò silenziosa
come un gatto che
abbia avvistato la sua preda.
Ad
ogni passo che muoveva, Alice notò di nuovo che
tutto ciò che la circondava, mutava in bellissimi alberi;
dunque ebbe il tempo
di salvare solo una grossa padella nera.
Fissò
lo sguardo su Tappo Tombo, costatando con
piacere che, come la volta precedente, lui rimaneva invariato:
manteneva la sua
forma grassottella, e su di lui, non v’era neppure
l’ombra di una foglia
d’albero.
Forte
del fatto che il gigantesco uovo non le
prestava attenzione, si mosse ancora verso di lui e, quando fu
abbastanza
vicino, lo sentì che cantilenava:
“
Tappo
Tombo sedeva sul muro,
Tappo
Tombo
cadde giù duro:
del
Re tutti
i cavalli e i cavalier vennero tosto
ma
non
riusciron più a rimetter Tappo Tombo al suo
posto.” *
Non
appena terminò, Alice, che era rimasta in
silenzio fino a quel momento, proruppe in una risatina isterica.
-
ah,
sei tu ragazzina…quella con il nome stupido!- fece Tappo
Tombo, voltandosi
lentamente verso la bambina, con fare annoiato.
-
Questa
volta non ci sarà il re a proteggerti!- strillò
lei, in risposta.
-
Io…io…perdonatemi
Regina Alice…- sussurrò il grosso uovo facendo
solo allora caso alla corona; il
colore svanì dalle sue guance.
Ma
Alice non lasciò che aggiungesse altro, perché,
dopo aver stretto convulsamente tra le mani il cucchiaio di legno, lo
levò in
aria con un sorriso beffardo, rendendosi simile ad un generale
d’esercito;
infine si lanciò con impeto contro il muro su cui stava in
bilico Tappo Tombo.
Il
tozzo uovo chiuse gli occhi. Quando l’onda
d’urto lo raggiunse, precipitò e, poco prima di
schiantarsi nella scura padella
che Alice aveva prontamente tirato fuori, bisbigliò per
l’ultima volta la sua
buffa filastrocca.
Un
delizioso profumo di cucinato avvolse le narici
di Alice, che sorrise, contenta di essersi presa la sua rivincita: dopo
le
lunghe presentazioni con il cibo,
durante il banchetto per la sua incoronazione, poteva finalmente
mangiare una
sostanziosa frittata.
ANGOLO
AUTORE:
Ciao
a tutti! Questa è la prima Nonsense che
scrivo,(in effetti non so come mi sia venuta fuori)spero che vi
piaccia,e
soprattutto che corrisponda ai “canoni”.
Un
baciotto
Marty23
*
è la filastrocca che si trova in “al di
là dello
Specchio- e ciò che Alice vi trovò”
recitata realmente da Tappo Tombo.