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Autore: Pleasance Carroll    12/02/2010    2 recensioni
ciao a tutti! questa è la mia prima one-shot su Kyle XY ed è sul mio personaggio preferito: Tom Foss,è una storia un po' particolare direi "sospesa tra ricordi e realtà" spero vi piaccia!
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FANTASMA

Tom Foss, i capelli color pece carezzati da un lieve sospiro di vento, camminava distrattamente, con le mani infilate nelle tasche del giaccone. Troppi pensieri affollavano la sua mente.

Vedere Kyle, qualche settimana prima,  il ragazzo che lui aveva cresciuto, protetto, guidato, addestrato, e del quale si fidava ciecamente, vestito elegantemente, con quello splendido smoking, la sera del suo ballo di fine anno, gli aveva fatto desiderare di dirgli che lo considerava come un figlio; tuttavia, nel momento in cui aveva formulato quel pensiero, il volto perennemente bambino di sua figlia Sarah, gli era balenato davanti agli occhi.

Era incredibile, si disse ora, passeggiando per il parco di Seattle, quanto ancora si sentisse in colpa per la sua morte, all’età di 6 anni, e per quella di sua moglie Erika.

All’epoca era solito bere, e l’ebbrezza gli aveva fatto commettere il più grande errore della sua esistenza: l’incidente che era costato la vita di sua figlia e della donna che amava.

Tom Foss sospirò, la fitta lancinante di dolore che gli causavano quei ricordi era ancora viva sotto la sua pelle, nella sua anima, ma d’un tratto il viso di Adam Baylin, gli comparve dinnanzi, alleviandogli qualche sofferenza.

Pensare a lui, al geniale scienziato padre “biologico” di Kyle, gli faceva credere che non tutto ciò che aveva fatto dopo l’incidente fosse sbagliato: con la richiesta di Adam di proteggere sia lui che suo figlio, infatti, Tom si era sentito salvato da una depressione autodistruttiva; inoltre sapeva anche che Adam lo aveva fatto per lui, per cercare di liberargli la mente da quei pensieri così cupi, cercando di occuparla con altri.

Tom gliene era grato, anche se non aveva mai avuto l’occasione di dirglielo.

Pensava di essere riuscito a perdonarsi, tuttavia, un pomeriggio, quando si era ritrovato a confrontarsi con Kyle, il ragazzo con semplicità aveva intuito quanto ancora fosse forte l’odio di Tom nei confronti di se stesso.

Tom si massaggiò stancamente le tempie, sedette su una panchina e, nonostante stesse cercando di costruire un muro, che l’avrebbe separato dal proprio dolore, gli fu impossibile non farsi colpire a revi scoperti dalla notizia che aveva dato a Kyle, poco tempo dopo il ballo: Adam Baylin era morto.

Sebbene fosse stato istruito come un militare, abituato a non mostrare alcuna emozione, partecipò anche lui, con trasporto, al dolore del ragazzo per la perdita del loro mentore.

In quell’occasione Foss avrebbe voluto stringerlo a sé, e dirgli che non lo avrebbe lasciato solo, avrebbe potuto sempre contare su di lui, nonostante comprendesse che il dolore causato da quella privazione non sarebbe mai svanito.

Tom Foss si appoggiò con le braccia alla spalliera della panchina, mentre una nuova ondata di ricordi lo sconvolgeva.

Poco tempo più tardi, quando Kyle l’aveva chiamato, chiedendo il suo aiuto per salvare Jessi, Tom aveva accettato di buon grado, felice anche della luce che gli aveva visto negli occhi, mentre gli parlava di lei e, di come intendeva proteggerla da chi li minacciava entrambi: ne era innamorato, era chiaro.

Insieme quindi, avevano ideato un piano per salvarle la vita facendola credere morta agli occhi di Cassidy.

Ma ora, dopo tre giorni, poiché si era assicurato che sia Kyle che Jessi fossero al sicuro, lui, aveva di nuovo la mente vuota ed era stato sopraffatto dai sensi di colpa.

-        scusi…mi scusi se la disturbo…dovrei fare qualche allungamento, potrei utilizzare la panchina?-

Tom Foss sobbalzò, quella voce famigliare che gli aveva parlato, lo aveva bruscamente riportato alla realtà.

Sollevò gli occhi castani, ed ebbe un colpo: incontrò il suo viso bambino, i suoi occhi color nocciola, quei capelli bruni legati in due trecce sbarazzine…esattamente la stessa pettinatura con cui era stata ritratta che Tom aveva della sua bambina.

Quella venticinquenne che gli stava accanto, accaldata per lo jogging, ma leggermente sorridente, era sua figlia Sara: l’avrebbe riconosciuta ovunque.

Possibile che fosse ancora viva?

-        Sarah…?- chiese il militare, bisbigliando per la sorpresa.

Ma la ragazza non gli rispose. Aveva le cuffie dell’i-pod nelle orecchie e non poteva sentirlo.

Tom Foss si alzò e se ne andò.

Avrebbe mai avuto pace dai suoi sensi di colpa?

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti! Spero che la storia vi piaccia, personalmente ho sempre adorato il personaggio di Tom Foss ed ho cercato di rendere al meglio cosa sarebbe potuto succedere se lui, sopraffatto dai ricordi di ciò che aveva vissuto(in particolare alcune cose sono inerenti all’ultima serie di KYLE XY)avesse incontrato qualcuno che gli ricordava sua figlia, una sorta di fantasma, o qualcuno di reale?

Un baciotto

Marty23

  
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