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Autore: SonLinaChan    16/07/2005    3 recensioni
I pensieri e le prime vicissitudini di una Lina agli albori del suo viaggio...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accadde una notte

 

Accadde una notte

 

Odioso! Non avrebbe trovato altro modo per descrivere quello che le stava succedendo. Persa in una foresta nel bel mezzo della notte con alle calcagna le due persone che meno avrebbe voluto incontrare… Una maga fastidiosissima, che non faceva altro che intromettersi nella sua vita da quando si era trasferita nella sua città… e poi… lei…Un brivido le corse lungo la schiena. Stavolta si era davvero arrabbiata. Non avevano mai avuto un rapporto molto semplice, ma stavolta non stava scherzando… Non stava semplicemente cercando di ‘farla diventare forte’… L’aveva combinata grossa. La gioia di avere avuto la sua rivincita dopo anni di angherie non era durata che pochi istanti. Il tempo di incontrare lo sguardo di sua sorella, ed aveva immediatamente compreso che solo scappare di casa le avrebbe risparmiato una fine molto poco piacevole…

 

A pensarci bene non era quello che pensava di fare da un sacco di tempo? Caricare la borsa in spalla, partire e fare vedere a tutti ciò di cui era veramente capace… Restare a casa era frustrante. La sua città letteralmente STRARIPAVA di esperti nelle arti magiche. Del resto, era o non era la vera capitale della Magia Nera? Non bastava essere bravi per distinguersi. Realizzare perfettamente un Guard Flare, cosa non da poco per la sua età, a Zephilia avrebbe significato ricevere nient’altro che qualche tiepido cenno di assenso, o una caramella da un professore. A scuola se l’era sempre cavata più che bene, anche se il rispetto delle regole non era mai stato il suo forte… Ma non era sufficiente… Non era sufficiente per sentire di essere veramente qualcuno di speciale. E poi, ovviamente, c’era Luna. Come competere con una che aveva sconfitto un drago con un coltello da cucina? Certo, sua sorella era più grande di lei, ma a vent’anni aveva già fatto qualcosa della sua vita… Si sentiva persino dire che Cheipied la avesse scelta come suo cavaliere… E lei, chi sarebbe stata a vent’anni? Ancora una stupida apprendista, su cui si sarebbe fatto affidamento solo per sciacquare le provette utilizzate per gli incantesimi? Una parassita cresciuta all’ombra della sorella maggiore, di cui metà di Zephil City non avrebbe conosciuto nemmeno il nome? Non poteva permetterlo!

 

Non era per fuggire che se ne voleva andare. Non era per evitare di dover competere con la sorella e per nascondersi nell’anonimato. Un giorno sarebbe tornata e sarebbe stata qualcuno, qualcuno che la gente, semplicemente, avrebbe dovuto prendere in considerazione!

E non era tanto per la fama, o per il denaro. Anche quelli le interessavano, certo... Però…

‘Voglio che la mia vita abbia un significato!’

La vita degli esseri umani… Poche centinaia di anni, ad essere fortunati… Cos’altro, se non una breve parentesi in un abisso sconosciuto? Non era stata lei a scegliere di vivere, ma quella era come un’opportunità che le veniva offerta… E allora, doveva fare in modo che avesse un senso. La cosa che sapeva fare meglio era  utilizzare la Magia. Se era quella la sua strada, allora sarebbe diventata potente, anche a costo di rischiare tutto. Non una maga qualunque, ma la più forte! E con quei poteri, avrebbe fatto qualcosa di grande!

 

Questo era quello che le riusciva facile pensare, al sicuro nella sua camera. Ma non al buio di mezzanotte, in una foresta sconosciuta, dove le ombre sembravano mani scure, pronte a strangolarla… Non era facile essere ottimisti con alle spalle la paura di ciò che un tempo era stato caro, e di fronte il terrore dell’ignoto.

Ad ogni fruscio, si aspettava che qualche mostro sbucasse fuori dall’ombra per divorarla. Forse era improbabile… Piuttosto, ci sarebbe stato da aspettarsi di incontrare dei banditi, in un luogo come quello… La verità era che non conosceva molto il mondo al di fuori di Zephilia. Certo, aveva viaggiato un po’ insieme ai suoi genitori, ma non la avevano mai portata con sé nei viaggi più lunghi, e poi… Era stata tutta un’altra cosa! Viaggiare con due adulti, e riposare tutte le notti in sicure locande, dove la mercanzia –i suoi viaggiavano quasi sempre per lavoro- sarebbe stata al sicuro…

In effetti, anche la curiosità di vedere il mondo era uno dei motivi che la avevano sempre spinta a desiderare di partire. La voglia di visitare nuovi posti, di verificare in prima persona ciò che aveva studiato sui libri… di imparare quelle formule proibite di cui tanti testi parlavano ma che nessuno era più in grado di scagliare da secoli, millenni forse… La curiosità… non le era davvero mai mancata… Luna diceva sempre che la sua ‘maledettissima’ curiosità l’avrebbe uccisa, un giorno o l’altro… Non le aveva mai dato troppo peso, ma ora quelle parole risuonavano sinistre nella sua mente…

 

“Mi chiedo… Che cosa staranno facendo adesso?” La sua voce le suonò irreale, nel silenzio di tomba che la circondava. Aveva continuato a chiedersi se stava facendo la cosa giusta… Forse, se fosse rimasta a casa, Luna si sarebbe semplicemente arrabbiata un po’ e la avrebbe solo costretta a pulire la sua stanza da letto per qualche mese… Forse dodici anni erano troppo pochi per mettersi in viaggio da soli… I suoi si sarebbero preoccupati di sicuro, anche se aveva lasciato loro una lettera di spiegazione. Suo padre lo diceva sempre, che era giusto che un giorno partisse e si costruisse la sua vita… ma probabilmente non intendeva così presto… Forse… Forse…

 

Forse era solo una codarda. La verità era che le mancavano. E che aveva paura. Paura da morire. Aveva continuato a cercare di richiamare alla mente le formule di qualche incantesimo d’attacco, ma era a malapena riuscita lanciare il Lighting che ora brillava sulla punta del suo pugnale. Eppure era sempre stata coraggiosa, e abile nelle arti magiche… Che diavolo le prendeva?

La nostalgia, il rimpianto…

Già, ecco che le prendeva… Uniti al buio di strade sconosciute, quei sentimenti costituivano una miscela pericolosa anche per il più coraggioso dei cuori…

 

Sospirò, stringendosi nel mantello. Avrebbe voluto dormire, ma qualcosa le diceva che non era la cosa più saggia da fare, in un posto come quello… Sempre che ci riuscisse, ovviamente… Chissà, forse entro l’alba avrebbe trovato una città ed una locanda… Se solo si fosse portata con sé una stupida mappa!

‘Grandioso… magari prima che io trovi la città qualche banda di banditi troverà me! Sempre che io non muoia prima di fame… Potrei portare via qualcosa a loro…’ Ridacchiò fra sé, a dispetto di se stessa. Faceva parte del suo carattere non stare a compiangersi troppo a lungo… ‘Sono una paladina della Legge!!! Consegnatemi il vostro bottino, o assumerò il mio vero aspetto di guerriera e vi rispedirò tutti nell’oscurità da cui siete venuti con il mio Dragon Slave!!’ A dire il vero, non era ancora del tutto sicura di saper padroneggiare un incantesimo di quel livello… Non lo aveva ancora sperimentato, per dirla tutta… ‘Uh? Ma chissà se una vera paladina della legge si metterebbe a rubare il bottino di dei ladri…? Ad ogni modo, che importa…? Se loro rubano agli altri, perché io non dovrei ripagarli con la stessa moneta?… E poi, chi vuole diventare una paladina della giustizia…? Sai che noia!’ Si bloccò, sospirando. ‘Già, come se fossi in grado di eliminare un gruppo di banditi con la mia Magia… Non so nemmeno bene come me la cavo in combattimento… E’ proprio vero, le arti magiche sono una cosa che si impara davvero solo sul campo, e non con la teoria…’ Aveva affrontato con successo diversi duelli di magia, nel corso di quell’anno, ma di certo non era la stessa cosa lottare contro i suoi compagni di corso, sotto l’attento controllo dei professori, o vedersela con qualche brutto ceffo del quale non era sicura nemmeno di riuscire a comprendere l’abilità… Aveva provato a convincere Luna a portarla con sé in qualche missione, ma la sorella si era sempre rifiutata, perché non voleva averla fra i piedi durante il combattimento. ‘Aspetta e vedrai, Luna, verrà il giorno in cui dovrai chiedere il mio aiuto per… per… per proteggere la terra!!’

 

E la protettrice della terra raggelò improvvisamente, solo per aver sentito un rumore alle sue spalle. Stavolta non se lo era immaginato… Che diavolo…?

“C- chi è? Non fate scherzi, sono un’esperta di Magia Nera…” Cercò di non ascoltare la sua mente che le diceva che probabilmente mentire non le sarebbe servito a nulla, perché chiunque si trovasse dietro quel cespuglio avrebbe facilmente tirato le somme trovandosi di fronte ad una dodicenne…

Un  coniglio, che sembrava più impaurito di lei, schizzò improvvisamente fuori dalla boscaglia, per gettarsi immediatamente al sicuro fra le ombre del bosco, dall’altra parte del sentiero.

La ragazza tirò un profondo sospiro di sollievo. ‘Mi chiedo, che diavolo è stato a spaventare così quel povero animale?’ Improvvisamente, le parve di udire un altro rumore, più soffocato. E veniva dagli alberi dai quali si era allontanato l’animale spaventato. Si concentrò sulla fonte del suono. Sin da quando era piccola, il suo udito era sempre stato eccezionalmente buono. Voci… erano sicuramente delle voci! Qualcuno doveva essere accampato non molto lontano da lì… e sembrava che fosse un gruppo piuttosto numeroso…

 

La ragazza si guardò intorno, indecisa… La curiosità di andare a vedere era così tanta…

Improvvisamente, però, notò che il sentiero che stava percorrendo stava, in effetti, giungendo al termine. Prima, persa fra i suoi pensieri, non se ne era resa conto, ma la piccola strada, qualche centinaia di metri più avanti, si apriva su una vasta prateria… Dove sarebbe riuscita perfettamente a tenere d’occhio il paesaggio che la circondava… Dove nessuno sarebbe potuto sbucare dalle ombre cogliendola di sorpresa… Dove, forse, avrebbe trovato una città… un letto… del cibo… Il suo stomaco emise un rombo significativo. Era dal pranzo del giorno prima che non toccava cibo… Accidenti a Luna, non poteva scoprirla dopo cena? Così si era dovuta mettere in viaggio nel tardo pomeriggio, mentre i suoi erano al lavoro, e, finché c’era stata luce, non aveva avuto il coraggio di fermarsi, per paura che la sorella la raggiungesse. E, scesa la notte, si era ritrovata in quel bosco, a miglia dalla civiltà.

 

La ragazza tornò a guardare il termine del sentiero… E quindi il limitare degli alberi, dove aveva udito le voci…

‘Avanti, ragazza, non è una scelta difficile…’ Le bisbigliò la sua mente. ‘Una via ti porterà alla salvezza, al riposo, al CIBO…’ Conoscendola, la sua mente insistette su questo particolare… ‘L’altra, chissà dove… Forse alla morte. E’ un modo dignitoso, questo, per porre fine ai tuoi viaggi? Vuoi finire ancora prima di avere iniziato, sepolta in una foresta sconosciuta, dove nessuno mai ti troverà? Un cadavere anonimo, morto in modo stupido, che nessuno mai ricorderà… Avanti, a che sono serviti tutti gli insegnamenti ricevuti in questi anni?’ Uhm… Validi argomenti…

Senza più esitazioni, la ragazza prese un profondo respiro e… si inoltrò più a fondo nel bosco, in direzione delle voci. ‘AAAAH! Stai facendo una cosa STUPIDA, te ne rendi conto? Torna indietro, torna indietro finché sei ancora in tempo! Ti perderai! Ti uccideranno!’

“Avanti, starò attenta… Cos’è la vita senza qualche piccolo rischio?” Zittì la sua mente in un bisbiglio e spense, per prudenza, la luce del pugnale. La prospettiva di fare qualcosa di diverso dal camminare senza meta in quella foresta aveva risvegliato in lei quello spirito d’avventura che quella sera era parso sopito, sotto la paura.

 

A mano a mano che avanzava fra gli alberi, le voci si facevano più distinte. E cominciava a scorgere anche delle luci… Dei falò accesi per cuocere del cibo, a giudicare dall’odore che si spandeva nella zona… Il suo stomaco gorgogliò, ancora una volta. ‘Magari… Magari potrei provare a portare via qualcosa… Sono piccola, dovrei riuscire a non farmi vedere…’

La voglia di sgattaiolare in mezzo al gruppo accampato le passò immediatamente, quando fu sufficientemente vicina da scorgere i loro volti. Se i banditi avevano una precisa fisionomia, quelli dovevano ricalcarla a pennello… Quello che le si presentava di fronte era un vero compendio di facce poco raccomandabili… Certo, le avevano sempre insegnato a non giudicare dalle apparenze, però in quel caso si trovava di fronte a persone che in nessuna situazione avrebbe volentieri salutato con una stretta di mano… Erano armati fino ai denti, e l’ammasso di bottino che si stavano dividendo le lasciava pochi dubbi circa il mestiere che potevano fare. Di certo, si disse, si sarebbe stupita se avesse scoperto che si trattava di dei mercanti…

 

Si guardò attorno, considerando rapidamente la scena che le si presentava davanti. Una trentina di persone, probabilmente. Altre armi, ammucchiate in un luogo sorvegliato a vista. Bottino. Non sembrava che ci fossero altri uomini nascosti nella boscaglia. Dovevano essere abbastanza sicuri di sé, anche se non stupidi. Diverse guardie sembravano pattugliare i margini della radura in cui si trovavano, ma nessuna abbandonava la luce dei fuochi… Erano attenti ad eventuali attacchi esterni, ma non eccessivamente preoccupati, quindi… Segno che quella doveva essere la loro zona… Una zona che avevano già chiarito appartenere a loro, e a loro soltanto. No, decisamente non dovevano essere gli ultimi sprovveduti del pianeta…

 

Sospirò. Anche se fosse riuscita a zittire una delle guardie di pattuglia e a prendere qualcosa, era improbabile che poi sarebbe riuscita a sfuggire a trenta uomini armati. E le sembrava un po’ azzardato pensare di affrontarli tutti… Senza contare che, se la avessero vista, anche se fosse riuscita a scappare avrebbero continuato a inseguirla per fargliela pagare… Quella sembrava gente che si legava le cose al dito…

 

Era ancora indecisa sul da farsi, quando il suo sguardo incontrò un’insegna… E dovette premersi entrambe le mani sulla bocca, per soffocare un grido.

Un’aquila… trafitta da una freccia… Quelli… quelli erano…

 

Non c’era mercante che non li conoscesse, a Zephilia… La banda dell’Aquila Bianca… Erano i più veloci, e i più sanguinari. Raramente qualcuno che li aveva incontrati sulla sua strada era stato in grado di raccontarlo. Alcuni sapevano utilizzare anche le arti magiche, ma per lo più era sufficiente la loro forza bruta. Persino gli altri fuorilegge li temevano. E si diceva che facessero cose TERRIBILI ai prigionieri…

 

Se prima aveva avuto qualche dubbio, ora era DECISAMENTE sicura sul da farsi. Se ne sarebbe tornata sulla sua strada senza voltarsi indietro, e al diavolo l’idea di procurarsi del cibo! Anche se aveva a disposizione poco denaro, si sarebbe procurata qualcosa nella città successiva, PER QUANTO LONTANA potesse essere! La banda dell’aquila bianca? Solo un folle avrebbe scelto di affrontarla!

 

Indietreggiò cercando di essere il più silenziosa possibile, quindi si voltò e cominciò a correre come una furia. Ma la sua fuga fu molto breve…

“Ouch!” Emise un gemito di dolore, mentre veniva sbalzata a terra dall’impatto con un’armatura di cuoio. Qualcuno era improvvisamente sbucato sulla sua strada.

 

“Che cosa ci fa un ragazzino in giro da solo a quest’ora della notte?” Chiese una voce dal tono basso.

DANNAZIONE! La avevano scoperta! La avevano scoperta! Però quel tizio sembrava solo… Forse gli altri stavano arrivando, ma se lei fosse riuscita a sistemarlo e a fuggire prima…

L’uomo che la aveva urtata si avvicinò e si abbassò, inginocchiandosi di fronte a lei. “Oh? Mai sei una ragazza?” Chiese, stupito, mantenendo basso il suo tono di voce. “Hai il seno così piatto che all’inizio non lo avevo capito…”

La frase sbagliata, decisamente. Dimentica della paura, la ragazza piantò un ceffone al supposto bandito. “Come ti permetti???!!?!” Dovette mordersi il labbro per aver alzato la voce più di quanto non avrebbe voluto… Fortunatamente l’accampamento dei banditi non era più così vicino… La prudenza non era mai stata il suo forte, era vero, ma soprattutto quello era un tasto che non andava toccato in sua presenza…

Era… sensibile alla cosa, dopo aver subito a questo proposito, a Zephilia, le battute di sua sorella, e di una buona parte dei suoi compagni di classe (questo, a dire il vero, solo prima di aver imparato a scagliare la Palla di Fuoco...).

 

Il suo interlocutore perse a sua volta l’equilibrio, e finì, proprio come lei, con il sedere a terra. Pensò di provare a fuggire, ma purtroppo il bandito le bloccava la strada. E poi, rischiava che desse l’allarme, sempre che non lo avesse già fatto. A quanto pareva, doveva lottare per uscirne. Dopotutto, ora che lo guardava bene, quel tizio le sembrava alla sua portata. Non era in grado di giudicare bene, visto il buio, ma le sembrava che non dovesse avere più di sedici o diciassette anni… Probabilmente, era appena entrato a far parte della banda, ed ora stava affrontando un periodo di prova… Bè, peccato per lui! La sua appartenenza al gruppo dei banditi sarebbe stata più breve di quanto non aveva pensato.

 

Mentre era persa in quelle riflessioni, l’interessato si era rialzato, e la stava guardando ad occhi spalancati, massaggiandosi la guancia… “Alla faccia dell’essere permalosi… Ne hai di forza, per una ragazzina della tua età… Avresti potuto fare strada come mercenaria… E’ un vero peccato che tu sia capitata in un posto come questo…” Si grattò la sua testa di corti capelli biondi. “Un vero peccato…” Ripeté, portando la mano all’elsa della spada a due mani, che pendeva in un fodero legato lungo la sua schiena.

 

“Umhp!” Fu l’unico commento della ragazza. La classica frase del tipo ‘Sei forte, è un peccato che tu mi abbia trovato sulla tua strada… Perché ora ti ucciderò, io, il più forte, il più temuto, il più potente di tutti gli uomini!’ Bla bla… Testosterone… Guarda che banalità faceva dire… Quel tizio doveva aver studiato le sue battute in qualche romanzo di appendice… Sospirando, la ragazza si rialzò, ponendo a sua volta mano alla spada corta che aveva con sé. Non era prudente usare la magia, dall’accampamento avrebbero potuto sentirla. Preferiva evitarlo, dal momento che quel tizio non sembrava avere intenzione di dare l’allarme… Evidentemente pensava che se la sarebbe cavata facilmente da solo e che avrebbe potuto mettersi in buona luce con il suo capo… Bè, lei aveva altri programmi…

 

“Senti, ragazzina…” Ragazzina… Quanto lo detestava… “Non voglio farti del male… Sei giovane, e non saresti in questa situazione, se solo non avessi imboccato la strada sbagliata… Se collabori, non ti torcerò un capello.” Certo, collaborare e farsi portare trionfalmente come ostaggio dal suo capo… E poi- rabbrividì- subire cose alle quali preferiva non pensare, per essere comunque uccisa, alla fine… Questo non rientrava decisamente nei suoi piani…

 

“Senti tu, bello mio. Sono affari miei, se ho scelto di seguire il sentiero che mi ha condotto qui, invece che un altro… E dato che probabilmente non c’è verso che tu mi lasci andare, ce la vedremo in un combattimento, solo tu ed io… O hai paura?” Parlando di testosterone… il miglior modo per far fare qualcosa ad un uomo era chiedergli se aveva paura… Così si sarebbe sentito punto nel suo ‘orgoglio virile’ e avrebbe evitato, in ogni modo, di chiamare i suoi compagni ad aiutarlo.

 

“No, non posso lasciarti andare, ora… Perché so che rovineresti tutto il piano.” Uh? Quindi quei fuorilegge stavano architettando qualcosa… Probabilmente non volevano che si sapesse in giro che si trovavano in quel luogo… “Però…” Eh? Il suo tono si era improvvisamente incupito… Doveva stare attenta, stava reagendo in un modo strano… O, almeno, non come avrebbe reagito un qualsiasi bandito offeso nel suo orgoglio maschile… Forse era più furbo di quanto pensasse, e voleva cercare di imbrogliarla… “Te l’ho detto, non mi sembra giusto fare del male ad una ragazzina indifesa…”

 

“Nessuno ha detto che sono indifesa.” Puntualizzò lei. “E, ad ogni modo, a me invece sembra giusto fare del male a te, per cui puoi scegliere… Resta fermo a farti uccidere, oppure difenditi, perché io non sto scherzando.” Qualunque fossero le intenzioni del bandito, ora era stato avvisato. Sarebbe stato un combattimento leale. Si preparò ad attaccare.

 

L’altro sospirò, ed estrasse la spada. E così… era bastato poco a fargli cambiare idea, eh? “Cercherò di metterti fuori combattimento senza danneggiarti troppo. Sei coraggiosa, a non chiamare aiuto… Che strano, però… Non hai l’aria della fuorilegge. Mi sembri una persona leale…”

La ragazza batté le palpebre. “Ehi, aspetta un momento… che cosa vorresti dire?”

Il giovane batté le palpebre, a sua volta. “Bè, intendevo… a prima vista non sembra proprio che tu possa far parte della banda dell’Aquila Bianca…”

La ragazza abbassò lievemente la spada. “Ma tu… chi sei?” Chiese, mentre un dubbio le si presentava alla mente…

“Eh?” Ancora una volta, il suo interlocutore batté le palpebre.

“Voglio dire… Non fai parte della banda dell’Aquila Bianca?” Poteva essersi trattato di un equivoco…? Ma allora chi…?

Il ragazzo abbassò la spada e si grattò la testa. “Bè, dovresti conoscere i tuoi compagni di banda…”

La ragazza prese un profondo respiro. Quel tizio non doveva essere particolarmente brillante… “Io NON faccio parte della banda dell’Aquila Bianca.” Spiegò. “Mi dispiace di averti minacciato, ma…”

“Oh, vuoi dire che hai deciso di tornare sulla retta via!” Le rivolse un sorriso genuino. “Ma questa è una splendida notizia!”

“Non ne ho mai fatto parte, cretino!!!!” Fu costretta ad imporsi di non gridare. Parlare con quel tizio le prosciugava tutte le sue energie. “Si è trattato solo di un equivoco. Tu pensavi che io facessi parte dei banditi, io pensavo che TU facessi parte dei banditi, ma ci sbagliavamo entrambi, è chiaro?”

“Oh… Ma in questo caso… Che ci fa una ragazzina sola, nel cuore della notte, vicino ad un covo di banditi?”

“Non sono una ragazzina…”Precisò, in primo luogo. “Stavo rientrando a casa, volevo tagliare per il bosco per fare prima, ma mi sono persa, e sono capitata qui. Stavo appunto cercando di allontanarmi senza farmi sentire, quando ci siamo scontrati.” Mentì, perché non le andava di mettersi a raccontargli tutta la storia, in quel momento… Aveva pensato di aggiungere che non era sola, che qualcuno dei suoi familiari era nei paraggi, nel caso gli fossero saltate in testa strane idee… ma non lo fece. Forse era avventato, ma quel ragazzo le sembrava una brava persona.

“Oh, capisco.” Rinfoderò la spada. Evidentemente, anche lui si fidava. “Bè, faresti davvero bene ad allontanarti, ragazzina, perché questo è un luogo molto pericoloso…”Le sorrise. “E poi, la tua famiglia sarà preoccupata…”

 

Il sentir parlare della sua famiglia le provocò una lieve fitta al cuore, ma cercò di ignorarlo. “Come ho già chiarito, ‘ragazzino’, questi non sono affari che ti riguardino…” Inarcò un sopracciglio. “E poi… Evita il comportamento da mamma… Anche se non fai parte della banda dell’Aquila Bianca, non ho ancora la certezza di potermi fidare di te. Che cosa ci fai in un posto simile nel cuore della notte, tanto per cominciare?” Cercò di mettere meglio a fuoco il suo volto, per capire se si trattava di qualcuno che potesse conoscere, ma il buio glielo impedì.

 

Il ragazzo batté ancora una volta le palpebre. “Che lingua… Sei sveglia per l’età che hai, eh?”

La ragazza sospirò, sperando che la smettesse, una buona volta, di deviare la conversazione dall’argomento principale. “Rispondi alla domanda.” Disse, semplicemente.

 

“Bè, è molto semplice, io dovevo… OH, ACCIDENTI!” La ragazza si gettò su di lui e gli tappò la bocca, pregando che nessuno lo avesse sentito. “Sei pazzo, forse? Urlare a quel modo… Vuoi farci scoprire?” Si rese conto in quel momento che non era stato per nulla intelligente fermarsi a parlare in quel luogo…

Il giovane rimosse la mano della ragazza per parlare. “Scusa, scusa… E’ che… parlando con te mi ero scordato del mio compito…”

La giovane maga assunse un’aria interrogativa. “Sono qui con mio padre ed un gruppo di mercenari…” Spiegò l’altro. “La città di Cursen ci ha ingaggiati per combattere la banda di ladri che imperversa nella zona, ed io sono stato mandato a controllare che non ci fossero guardie nascoste nella boscaglia… Si staranno chiedendo dove mi sono cacciato.” Sospirò. “Mio padre sarà furioso, lui non è uno che tollera facilmente gli errori, nemmeno da parte dei suoi figli.”

 

“Tuo padre ti ha mandato fino a qui da solo?” La ragazza si stupì. Lo sapevano tutti quanto era pericolosa quella banda di banditi…

Il giovane annuì. “Già… Vedi, dice che devo fare esperienza. E, comunque, non me la cavo male con la spada, te lo assicuro.” Sì, si era già accorta che doveva essere piuttosto in gamba dalla posizione che aveva assunto quando erano stati sul punto di lottare. Ciò non toglieva che… “Può anche darsi, ma questi banditi non sono gente che scherza, immagino che tu lo sappia…”

“Oh? Sono così famosi?” La ragazza sospirò, portandosi una mano alla fronte. Li avrebbe conosciuti anche un bambino di tre anni… “Farai… meglio ad andare… I tuoi compagni hanno bisogno di te, no?”

Il ragazzo fece spallucce. “Hai ragione.” Fece per allontanarsi, quindi… “E tu?”

La maga batté le palpebre. “Uh?”

“Voglio dire… E’ pericoloso che resti qui da sola… Forse dovresti venire con me… Finito il combattimento potremmo riaccompagnarti a casa…”

La ragazza agitò una mano in segno di noncuranza. “Sarò più al sicuro lontano da qui, che coinvolta nella vostra lotta. E comunque, ho capito dove mi trovo e sarà facile arrivare sino a casa.” Mentì nuovamente, perché aveva idea che se avesse finalmente detto la verità non sarebbe più riuscita a toglierselo dai piedi… “Auguro anche a te di tornare sano e salvo.” Concluse, si voltò per andarsene e…

 

“Credo che nessuno di voi andrà da nessuna parte.”

 

Dieci minuti più tardi, si trovavano seduti a terra, legati schiena contro schiena, nel bel mezzo dell’accampamento dei banditi. Il suo compagno di sventure doveva avere un bel po’ di lividi sul volto, anche se da quella posizione non poteva vederlo. La maga si era trovata con le mani legate ancor prima di avere il tempo di realizzare che erano circondati, ma lo spadaccino aveva cercato di opporre resistenza. Aveva avuto ragione, era davvero in gamba. Aveva tenuto testa da solo a tre uomini grandi e grossi, non aveva mai visto nessuno maneggiare una spada in quel modo… Ma non era bastato. Erano in troppi, e alla fine avevano avuto la meglio su di lui… E gliela avevano fatta pagare per avere cercato di opporsi…

La maga sospirò. ‘Perché devono capitare tutte a me?’

 

Uno dei banditi, probabilmente il capo, le si parò di fronte. “Dove sono?” La ragazza alzò gli occhi verso di lui. “Di che parli?” Chiese, cercando di mantenere ferma la voce.

 

“I vostri compagni… Dove sono? Abbiamo setacciato la zona palmo a palmo, e non c’è traccia di loro…”

La voce dello spadaccino risuonò alle spalle della ragazza. “Papà non è stupido. Sicuramente avrà ordinato ai suoi di cercare un altro nascondiglio, quando ha visto che ero stato catturato. Si staranno organizzando per darvi una bella lezione!” La maga notò una punta di amarezza nella sua voce… Era perché avevano rovinato il piano dell’attacco a sorpresa, o forse temeva che suo padre lo avesse abbandonato lì?

 

“Interessante…” Il bandito si spostò di fronte a lui. “E secondo te pensano ancora di poter vincere, ora che non possono più coglierci di sorpresa?” A queste parole, la ragazza sentì il corpo dello spadaccino irrigidirsi… E cominciò a provare un certo senso di colpa… Dopotutto, era stata anche colpa sua se li avevano scoperti… Si morse il labbro. A che cosa servivano i rimorsi? Non potevano portare riparo al danno fatto! Doveva cercare un rimedio, piuttosto! Da allora in poi, si ripromise, avrebbe fatto in modo di non provare più nessun rimpianto! Avrebbe agito, così da non doversi dolere poi di non averlo fatto. Avrebbe guardato… avanti! Non al passato!… Per qualsiasi cosa…

 

Sentì che il bandito si abbassava, così da poter guardare l’altro prigioniero negli occhi. “E immagino che tu sappia, ragazzo, dove avevano intenzione di riparare in un caso come questo…”

“Anche se lo sapessi non lo verrei certo a dire a te…” Si morse nuovamente il labbro, sentendo che allo spadaccino veniva piantato un sonoro calcio nello stomaco. Quel bandito cominciava a darle sui nervi…

 

“Forse…” Si spostò di nuovo di fronte a lei. “Forse se usassi altri argomenti ti decideresti a parlare…” Le si avvicinò. “Questa bella ragazzina è la tua fidanzata, hm?” Le passò una mano sulla guancia.

 

“Lei non c’entra!!!” Ruggì il ragazzo.

“Non…” Iniziò la maga.

“Sì, ragazzina?” Sogghignò il bandito. Era troppo, non poteva più trattenersi… “NON PROVARE AD AVVICINARTI, BRUTTA CARIATIDE PELATA!!!!”

Il bandito fece due passi indietro, per lo stupore, e buona parte dei banditi che li circondavano scoppiò in una sonora risata.

“Come… COME TI PERMETTI?” Chiese, dopo aver riacquistato il dono della parola, il volto di diverse tonalità più rosso.

“Ma guardatelo!” Proseguì lei, la rabbia che superava di gran lunga la paura, ormai. “Arrossisce come un tredicenne! Non pretenderai che ti prendiamo sul serio, non è vero? Faresti meglio ad andartene in pensione, dammi retta!” I banditi attorno alla coppia legata credettero di morire dalle risate… Nessuno aveva mai osato nemmeno contestare il loro capo, ed ora una ragazzina… Lo spadaccino era semplicemente troppo sconvolto dalla giovane maga per poter reagire in qualsiasi modo… “Non vorrei dirtelo…” Le bisbigliò. “Ma secondo me ci farai ammazzare…”

 

Il capo dei banditi ora sembrava un vulcano sul punto di esplodere. Ridotto a quel modo, sembrava invitare la giovane maga a continuare… “E poi, si è mai visto un bandito decente che è costretto a prendere degli ostaggi per battere un manipolo di mercenari? Se avevi tutta questa paura di essere sconfitto…”

Il ragazzo legato alle sue spalle sospirò, raccomandando la sua anima a qualsiasi divinità avesse la pietà di ascoltarlo in quel momento…

“…POTEVI BENISSIMO RESTARE A CASA CON LA TUA MAMMA A FARE LA CALZETTA!!!!”

“Grandioso. Siamo morti.” Fu il solo commento dello spadaccino.

 

“T- tu…” Il bandito sembrava avere perso l’uso della parola. La sua espressione sprigionava furia omicida. Persino i suoi compagni si erano zittiti, e sembravano quasi spaventati dalla reazione del loro capo.

“Pensi che io abbia paura?” Oh- oh… Aveva pronunciato la frase fatidica… “Staremo a vedere se ho paura… Inviterò i vostri compagni ad uscire. Combatteremo lealmente… Con voi due in palio. E dopo che avremo vinto, sarò io ad occuparmi PERSONALMENTE di te… E poi vedremo CHI sarà spaventato…”

 

Avanzò a grandi passi, fino al centro dell’accampamento. “Avete sentito? Vi offriamo l’opportunità di vedercela da uomini! Avete cinque minuti per uscire! Altrimenti uccideremo il ragazzo, e poi la mocciosa! Decidete!” Gridò, con tutto il fiato.

 

“E’ andata meglio di quello che sperassi… Sembra che ci sia caduto…” Bisbigliò la ragazza, alle orecchie del compagno.

“Ragazzina, io… io non sono certo che mio padre uscirà allo scoperto…” Fu il commento amaro dello spadaccino.

La maga batté le palpebre. “Sei suo figlio… Come potrebbe…”

Il giovane sospirò. “Non stasera… Stasera per lui sono solo un qualsiasi mercenario al suo servizio… Un mercenario che si è fatto catturare stupidamente, e la cui stupidità non dovrà in alcun modo compromettere la sicurezza del gruppo… o la buona riuscita della missione…” Il suo tono si incupì. “Anche se questo dovesse costarmi la vita…”

“La tua vita vale cento volte più della riuscita di una stupida missione!” Scattò la ragazza. Che senso aveva sacrificare una vita per lo stupido ‘orgoglio professionale’? Gli uomini potevano chiamarla ‘morte eroica’, per lei era solo un modo sciocco per porre fine all’unica esistenza che agli esseri umani era concesso vivere. In quel momento si ripromise che non avrebbe mai fatto parte di un gruppo di mercenari, vendendo la sua vita per denaro. Avrebbe reso conto della propria esistenza solo a se stessa! E ne avrebbe fatto tesoro!

 

“Tu… Lo pensi davvero…?” Il tono dello spadaccino le sembrava… stupito…

Stava per rispondergli che sì, lo pensava, e le avrebbe fatto piacere fare presente la cosa anche a suo padre, se mai lo avesse incontrato, quando…

“YU-UUUUH! Arriva la cavalleria!!!” Si trovò a gridare. Un gruppo di una ventina di uomini stava correndo fuori dalla boscaglia, gettandosi da tutte le direzioni sui banditi. “Hai visto? Ero certa che non ti avrebbe abbandonato!”

 

La lotta si risolse in una grossa rissa, che alzò in brevissimo tempo una polvere al di là della quale ai due giovani non era possibile scorgere nulla.

“Ragazzina… Chi sta vincendo?”

“Come faccio a saperlo…? Non si vede un accidente e… AAAH!” Un’accetta si era appena piantata sul palo al quale si trovavano legati, mancando di pochi centimetri le loro teste. L’arma fu ben presto seguita da una figura, emersa dalla polvere. Un uomo alto, dalla carnagione chiara, i capelli biondi e gli occhi grigi, freddi come il ghiaccio.

“Dove diavolo ti eri cacciato? Non lo vedi che abbiamo bisogno di te?” L’uomo afferrò l’accetta e la utilizzò per tagliare le corde che li tenevano prigionieri.

 

“Papà! Siete venuti a salvarci!” Il tono dello spadaccino era molto più sollevato.

“Devi chiamarmi ‘comandante’, ragazzo, come tutti gli altri… E sappi che sono stati i miei sottoposti ad insistere. Fosse stato per me, avremmo aspettato ad attaccare… Così rischiamo grosso…”

“S- scusami p… ehm… comandante…”

“Sono molto arrabbiato per il modo in cui ti sei fatto catturare. Non sperare di cavartela con qualche allenamento extra, stavolta. Ed ora muoviti, e dì a questa mocciosa di allontanarsi. Non so chi sia e non mi interessa, ma non voglio che intralci il nostro combattimento.”

 

Mocciosa? Sembrava che quella sera fosse destinata ad incontrare persone irritanti… “Non mi sembra proprio di essere mai entrata ai suoi ordini! Me ne andrò quando riterrò giusto farlo!” Gli sbottò contro.

Lo spadaccino si trovò nuovamente ad essere stupito. Non erano molte le persone che avrebbero avuto il coraggio di parlare così a suo padre…

Fortunatamente, il comandante non sembrava in vena di discussioni. “Resta pure a farti uccidere, allora!” Le rispose, dopo un attimo di silenzio. “Sai quanto me ne può importare! E tu, muoviti!” Si rivolse al figlio.

 

“Non prendertela.” Le bisbigliò quello, passandole accanto senza voltarsi, per raggiungere il combattimento. “Non è sempre così, si sente solo responsabile del pericolo che stanno correndo i suoi sottoposti…” Con questo, si allontanò, perdendosi nella mischia.

La maga non era del tutto sicura che il senso di responsabilità fosse un motivo sufficiente per trattare a quel modo un figlio… Ma, in fondo, non erano affari che la riguardavano.

Sospirò. “E ora, che faccio?” Forse le sarebbe davvero convenuto andarsene. Le seccava un po’ pensarlo, ma probabilmente quei mercenari non se la sarebbero cavata. I banditi avevano la superiorità numerica, e gli altri non potevano nemmeno contare sul vantaggio del fattore sorpresa… Decisamente non le conveniva trovarsi ancora lì al termine del combattimento… Tuttavia…

 

Un’idea le balenò nella mente. Quei banditi avevano dei maghi fra loro. Maghi significava ingredienti per scagliare incantesimi... radunati in grande quantità... e alcuni dei quali esplosivi…

Improvvisamente, si gettò anche lei nella polvere generata dalla mischia. Con un po’ di fortuna, sarebbe riuscita a distrarre i banditi abbastanza da permettere ai mercenari di avere la meglio. Un’esplosione, forse, avrebbe fatto pensare loro di essere attaccati anche da un altro fronte… Li avrebbe fatti dividere e disperdere… Sì, era la soluzione giusta!

 

Cercando di evitare di essere coinvolta nella lotta, strisciò sino al luogo dove si ricordava di aver visto ammucchiate le armi… Eccole! Un gruppo di sacche, radunate in un angolo. Le aprì in fretta, annusando e tastando il contenuto, e sperando di non sbagliarsi, data la scarsa visibilità e la incredibile confusione.

“Estratto di drago!!! E’ proprio quello che cercavo!” Trascinò il grosso sacco fino a trovarsi ad una certa distanza dal luogo dove la lotta imperversava. “Ed ora…” Aveva già preparato la formula che le serviva e proteso le mani per scagliarla, quando le venne in mente un particolare. L’esplosione avrebbe potuto attirare un numero anche consistente di banditi nella sua direzione. Ce l’avrebbe fatta a scappare in tempo?

Rifletté per qualche istante in silenzio, quindi… “Al diavolo! Nessun rimpianto!” Si allontanò quanto poteva dall’ingrediente esplosivo e… “PALLA DI FUOCO!” Scagliò l’incantesimo senza battersi le mani di fronte al petto, come avrebbe fatto di solito per aumentarne la potenza. Una sfera infuocata di media dimensione incontrò l’estratto di drago… e ai presenti fu possibile ammirare uno dei più begli spettacoli pirotecnici mai realizzati. Fra i banditi si diffuse immediatamente il panico.

“E ora… Gambe!!!” La ragazzina, senza aspettare di osservare il seguito, si scagliò verso la foresta. Poteva sentire alle sue spalle la confusione aumentare. Grandioso! Il suo piano stava funzionando! E anche lei ce l’aveva quasi fatta, ancora pochi passi e sarebbe stata al sicuro fra la vegetazione…

 

“Ferma dove sei!” Fece appena in tempo per balzare fuori dalla traiettoria di un pugnale. Si voltò di scatto. Di fronte a lei c’era un gruppo di cinque o sei banditi, con sulle spalle alcuni sacchi di bottino. Fra di loro, riconobbe la stazza del capo… “Sei stata tu, maledetta… Sei stata tu a giocarci questo scherzo…” Il capo avanzò, lasciando a terra il bottino ed estraendo una sciabola. “Noi siamo costretti a fuggire, ma prima tu la pagherai molto cara…” Aveva il volto livido di rabbia. La ragazza ebbe l’impressione che voltargli le spalle per provare a svignarsela non sarebbe stata una grande idea… Le restava solo una cosa da fare…

Cercò di richiamare alla mente qualche incantesimo d’attacco.

 

“Avrei dovuto ucciderti subito… Dovevo immaginare che saresti ricorsa a qualche trucchetto sleale per filartela…”

“Ma davvero?” Ribatté lei. “E tu credi davvero che io venga a farmi dare delle lezioni di lealtà da dei banditi? Per quel che ne so, voi siete peggio di me…”

“Oh, povera piccola… E tu volevi punirci per la nostra malvagità, non è vero? Visto il tuo senso della giustizia, dovrai stare attenta a catturarci senza farci del male, per consegnarci alle autorità…”

Improvvisamente, le venne una gran voglia di dare una sonora lezione a quell’uomo. “Mi dispiace, ma per voi il discorso non è così semplice. Con voi il senso di giustizia non conta perché…” Si concesse un sogghigno, e puntò il dito verso di lui. “I malvagi… non hanno diritti.”

 

Indietreggiò ed iniziò a recitare una formula. Non lo aveva mai provato in prima persona, ma sapeva che il suo potere era devastante. Da sola contro sei uomini non aveva troppe alternative… Non sarebbe stato troppo forte, dato che per lei era la prima volta, ma, con un po’ di impegno da parte sua, sarebbe stato sufficiente… E, in quel momento, era la sua ultima risorsa.

Più oscuro del crepuscolo…” Un energia indefinibile, fortissima… “… Più rosso del flusso del sangue…” La magia scorreva in lei… “…Tu, il cui potere è sepolto nella marea del tempo…”Si fondeva con lei… “Nel Tuo grande nome…” Con quel potere, sentiva di essere in grado di cambiare il mondo… “Mi impegno verso le tenebre affinché tutti i nemici tanto folli da mettersi contro di me vengano sconfitti dal dono concesso a queste mie immeritevoli mani, per il potere che tu ed io possediamo…”

Ora, avrebbero visto cosa significava sfidarla…

DRAGON SLAVE!!!!”

 

Un’esplosione, grida… Quando tutto fu finito, ebbe il coraggio di aprire gli occhi per vedere che cosa aveva combinato. “Bè…” Commentò, grattandosi la testa. “Come potenza ci siamo, ma temo che dovrò fare qualcosa per la mira…” Non aveva centrato pienamente il suo obiettivo, e il colpo aveva raso al suolo un bel po’ di alberi… Questo non l’aveva calcolato… Comunque, i suoi avversari erano sistemati.

Con la coda dell’occhio, notò che i sacchi di bottino erano ancora intatti. Ci rifletté un po’, quindi si avvicinò e caricò sullo spalle quello che era stato in mano al capo. Dovevano esserci gli oggetti più preziosi e lei, dopotutto, aveva bisogno di denaro… “Però… Non è un brutto modo per guadagnare soldi in fretta… In fondo, non erano così forti come poteva sembrare…” O, forse, i canoni di un abitante di Zephil City erano un po’ fuori dalla norma…

Un bandito ai suoi piedi si mosse lievemente. “Oh? Sei ancora cosciente?” La ragazza batté le palpebre. Al suono della sua voce, il bandito aprì gli occhi di scatto, e trovò la forza di indietreggiare, strisciando al suolo.

La ragazzina gli rivolse un sorriso che non riusciva a dissimulare ironia. “Non ti spiace se ne prendo un po’, vero?” Sollevò il sacco, così da farglielo vedere. “Ultimamente sono un po’ a corto… Tanto non credo che ti servano, ora come ora…”

 

“T- tu… Tu sei un mostro… Chi diavolo sei…?” Le chiese il bandito, con un filo di voce.

Gli sorrise ancora. “Mi chiamo Lina. Lina Inverse!” Sollevò il dito e lo puntò verso di lui. “Faresti meglio a dire ai tuoi amici banditi di stare attenti, d’ora in poi, perché la mia magia non perdona, e là dove ci sarà un bottino…” Ritrasse il braccio e batté le mani di fronte al petto, lasciando comparire una sfera di fuoco. “… Io… sarò lì per impadronirmene.” Il bandito lanciò un grido, e il terrore gli fece trovare la forza per fuggire.

 

Ridacchiando, la maga lo guardò allontanarsi. “Che effetto…” Una parola, e la sfera che teneva fra le mani scomparve. “A quanto pare, anch’io riesco a combinare qualcosa, con la mia magia a disposizione…” Quel commento era rivolto alla sorella, ovunque si trovasse. Ed era il commento che chiudeva l’inutile confronto con lei. Ora, dato che ne era in grado, sarebbe andata avanti per la sua strada.

“Ora credo di potermene davvero andare…” Si voltò e…

“Ouch!” Ancora una volta, fu sbalzata a terra.

 

“Oh, scusa ragazzina… Con questo buio e questa polvere non ti avevo proprio vista…” A terra, di fronte a lei, c’era il suo precedente compagno di sventure.

“E’ una brutta abitudine, quella di venirmi a sbattere contro, sai?” Commentò la maga, massaggiandosi la punta del naso.

L’altro ridacchiò. “Bè, cercherò di evitarlo, in futuro… Comunque, a quanto pare, sei sana e salva… Questa è una buona notizia.”

La ragazza si rialzò, ripulendosi dalla polvere. “Eri preoccupato per me? Ma che gentile…”

“Bè, una ragazzina da sola, in mezzo a dei banditi…”

“Non sono una ragazzina! A proposito, che ci fai qui? Pensavo che foste tutti impegnati a rincorrere i fuggiaschi…”

“Questo è quello che mio padre aveva ordinato, ma tanto lui non sa che mi trovo qui…”

La maga sorrise. A dispetto delle apparenze, non era certo una pecora obbediente, nemmeno lui… “Ah, davvero…? Mi dispiace, ma devo dirti che non ti stai proprio comportando da bravo mercenario…”

“Non credo che continuerò a fare il mercenario per tutta la vita, dopotutto… Penso che avessi ragione, prima… La propria vita è meglio gestirsela da soli…” Anche lui si rialzò. “Comunque, immagino che sarà quello che farò, fino a che non avrò trovato la mia strada…” Rinfoderò la spada.

“Intendi… La tua ragione di vita…?” Chiese lei.

Il ragazzo batté le palpebre. “Uh? Che vuoi dire?”

La maga sospirò. “Non è difficile… Credo che tutti ne abbiano una… Qualcosa per cui valga la pena vivere, e combattere… Qualcosa che dia significato alla propria esistenza…” Si grattò la testa, riflettendo. “Ad esempio… Se tieni tanto ad una persona da pensare che sia lei a dare significato alla tua esistenza, la tua ragione di vita sarà proteggere quella persona, capisci?” Il ragazzo si limitò ad annuire, e lei proseguì, quasi parlando a se stessa. “Io credo di avere capito che, per ora, la mia ragione di vita è la magia… Quindi mi dedicherò ad essa, anima e corpo.”

“Dunque immagino che la tua famiglia dovrà aspettare un altro po’, prima che tu trovi la ‘strada di casa’…” La ragazza non poteva vederlo bene al buio, ma ebbe l’impressione che stesse sorridendo. Doveva aver capito più di quanto lei non avesse voluto lasciar intendere… Forse non era stupido come poteva sembrare…

Per un attimo, rimasero in silenzio, quindi lo spadaccino sembrò colto da una folgorazione. “La magia… Ma allora tu… Sei una maga?”

La ragazza sospirò. “Cosa credevi che fossi?”

“Bè, una cameriera, o qualcosa del genere… Sai, con quella tunica rosa…” La maga batté le palpebre e si guardò le vesti. Si era scordata di avere ancora addosso l’orribile abito da cerimonia che avevano scelto per lei a Zephilia, alla celebrazione che aveva concluso i suoi studi di magia. Già, così non sembrava davvero una esperta di Magia Nera… Si ripromise che avrebbe cambiato quei vestiti appena raggiunta una città, sperando che in quel modo NESSUNO la avrebbe più scambiata per una cameriera…

 

“A rapporto!” Si udì gridare, poco lontano nella foresta.

“Sembra che debba andare…” Lo spadaccino la superò battendole lievemente la mano sulla testa, e cominciò ad allontanarsi, in direzione del grido. Quindi, si fermò nuovamente, voltandosi verso di lei. “Quasi dimenticavo la ragione per cui sono venuto fin qui… Grazie!”

La maga batté le palpebre. “E di cosa?”

“Ma che domande… Dell’esplosione ‘accidentale’, no?” Sì, era decisamente meno stupido di quanto sembrasse… “Arrivederci e buona fortuna… ragazzina!” Sparì nella foresta.

“Il mio nome è Lina!” Gridò lei, di rimando. Quindi, sospirò. Era il caso che si muovesse e trovasse un posto dove fermarsi. Aveva TONNELLATE di fame e di sonno arretrati da smaltire, prima di rimettersi in viaggio.

 

Uscita dalla foresta, vide che all’orizzonte cominciavano ad intravedersi le prime luci dell’alba. “Finalmente… Non ne potevo più di camminare senza vedere ad un palmo dal naso…” Si guardò alle spalle. “Immagino che ormai mia sorella si sia stancata di inseguirmi… Spero solo che anche Naga non riesca a raggiungermi, almeno per oggi… Credo che non farebbe che aumentare il mio mal di testa…” Scacciò immediatamente il pensiero della Maga del Serpente, e si incamminò verso la città che scorgeva al di là della prateria. La giornata sembrava promettere bene.

In fondo, non doveva essere male vivere viaggiando…

 

Fine

 

P. s.: Immagino che, anche se il nome non è detto, sia abbastanza chiaro chi è il ragazzo con i capelli biondi…

 

 

  
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