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Autore: LadyBlake    16/07/2005    2 recensioni
Esiste una cura per riuscire a voltare pagina e tornare a vivere? Makiko lo scoprirà presto…
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Sendoh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTHING GOLD CAN STAY

Nature’s first green is gold,

Her hardest hue to hold.

Her early leaf’s a flower;

But only so an hour.

Then leaf subsides to leaf.

SoEden sank to grief,

So dawn goes down to day.

Nothing gold can stay.

 

Robert Frost

 

 

Traduzione in italiano:

 

NIENTE CHE SIA D’ORO RESTA

In Natura il primo verde è dorato,

e subito svanisce.

Il primo germoglio è un fiore

che dura solo un’ora.

Poi a foglia segue foglia.

Come l’Eden affondò nel dolore

Così oggi affonda l’Aurora.

Niente che sia d’oro resta.

 

 

 

 

NOTHING GOLD CAN STAY

 

Capitolo 1

LA RAGAZZA TRISTE

 

 

Makiko chiuse di scatto il libro posato sul tavolo di fronte a lei. Era da due ore che tentava inutilmente di concentrarsi su quel maledetto capitolo della Rivoluzione Inglese, ma era tutto inutile.

Si alzò e si guardò attorno con il morale a terra. “Non c’è che dire, mi sono sistemata proprio a dovere…” pensò sarcasticamente osservando l’appartamento in cui viveva.

Spalancò la finestra e uscì sul balcone. Sotto di lei la strada era abbastanza trafficata: gente che tornava dal lavoro, famiglie e comitive in giro a far compere. Dappertutto le insegne luminose rendevano l’atmosfera più allegra.

Dopotutto tra poco più di un mese sarebbe stato Natale. Da casa sua riusciva persino a scorgere le mura bianche dell’università di Tokyo, dove si era trasferita per frequentarne il primo anno. Ottobre stava volgendo al termine e il freddo cominciava a farsi sentire, ciò nonostante il pallido sole che stava calando dietro agli alti edifici tingeva ogni cosa di un pallido color ambrato. L’autunno per Makiko aveva sempre avuto un fascino particolare, l’odore del freddo che giungeva, le foglie a terra, la strana malinconia che si respirava e la trepidazione per le feste imminenti…Questo aveva sempre pensato…almeno fino a tre anni prima. Ora invece, quando si avvicinava quel periodo, i suoi ricordi si facevano più vividi, troppo dolorosi. “Come se già non soffrissi abbastanza…” riflettè amareggiata la ragazza. Forse le avrebbe fatto bene andare anche lei a vivere nel campus dell’università come tutti gli altri ragazzi, ma per il momento, a quell’idea si sentiva schiacciata dalla consapevolezza che ributtarsi nella mischia, tornare a vivere con tutta l’energia che l’aveva sempre contraddistinta, sarebbe stato un affronto, un offesa per…

Makiko respirò tristemente, lasciandosi sfuggire un gemito e tornò nel suo appartamento dove, come da due anni a quella parte non ci sarebbero state ghirlande, alberi addobbati o presepi, feste e regali. Niente di niente. Non per lei. Sua madre non aveva tutti i torti, era stata fortunata, avrebbe dovuto festeggiare ogni giorno che le rimaneva per ringraziare il cielo

di respirare ancora…ma come potevano chiederle questo? Come poteva festeggiare di essere in vita…lo stesso motivo per cui sentiva il tormento dei sensi di colpa che la dilaniavano?

No, lei non avrebbe festeggiato, non c’era nulla per cui darsi la pena di farlo. Non fino a quando qualcuno le avesse spiegato perché tre anni prima il destino aveva deciso di salvare proprio lei…solo lei.

Makiko non voleva, non doveva pensarci, ma i ricordi erano sempre lì, pronti ad uscire allo scoperto ogni volta, aspettando solamente che lei abbassasse la guardia.

-No…!Non ancora…-doveva resistere…Si alzò e tornò al tavolo, ma non si sedette nemmeno. Doveva uscire assolutamente. Prese una giacca e corse fuori da quella casa. Una passeggiata avrebbe contribuito a farle distendere i nervi. Camminava svelta, senza nemmeno alzare la testa…ma non aveva ancora voltato l’angolo che si fermò.

“Ma che sto facendo? Dove credo di scappare?” .Si vide riflessa nella vetrina di un negozio e un sorriso amaro le piegò le labbra. Quella che vedeva era l’ombra di ciò che era stata.

Decise di tornare indietro. Era già quasi buio e anche se era distrutta non era così stupida da andarsi a cacciare in qualche guaio. A testa bassa, con i capelli agitati dal vento che le coprivano gran parte del viso, tornò sui suoi passi.

Stava per aprire il portone quando una folata le portò l’eco di risate. Si voltò e dall’altra parte della strada vide un gruppo ben fornito di ragazzi dell’università che tornavano chissà da quale bel pomeriggio trascorso a divertirsi e a stare insieme. Si fermò per un attimo ad immaginarli rientrare nei loro appartamenti stremati, felici, pronti a passare insieme anche la serata. Era così che aveva sempre immaginato la sua vita universitaria. Lei e gli altri suoi amici ci avevano fantasticato tanto, Reika diceva sempre che…Quando quel viso si affacciò alla sua mente, dovette afferrare la maniglia per non cadere a terra. Sentì il dolore sordo che la accompagnava ormai da tempo esploderle nel petto e salire verso la gola. Entrò in tutta fretta e chiuse fuori quelle voci. Respirò profondamente per calmarsi e cominciò a salire le scale lentamente.

 

 

Un paio di occhi blu furono attratti da una figura che si muoveva dall’altra parte della strada. Si muoveva velocemente, a testa bassa, con i capelli chiari che le battevano sul viso, ma lei sembrava non accorgersene. La seguirono fino al portone di un edificio dove,improvvisamente, come attirata da qualcosa, si voltò verso di loro. L’espressione di dolore sul quel bel volto colpì Akira Sendo ancora una volta nel profondo. Quante volte, dall’inizio di quell’anno aveva avuto voglia di fermare quella ragazza così triste e stringerla tra le braccia, per cancellare tutto il suo dolore! Cosa poteva essere successo di tanto grave per far soffrire una persona così?

-Sendo!

-Mmh, …cosa?- il ragazzo fu riscosso dai suoi pensieri e vide i suoi amici che lo fissavano.

-Cosa ti prende?! Ti sei incantato?

Lui si voltò verso il portone, ma la ragazza era sparita.

-Niente…è che l’ho vista ancora…

-Chi? La ragazza triste?- chiese Hanamichi Sakuragi tornando serio.

-Sì, è entrata in quel portone…

Tutti i ragazzi si voltarono nella direzione indicata dall’amico. Sendo, infatti, non era stato l’unico ad averla notata. D’altronde era difficile non farlo. Sin dall’inizio dell’anno, quella ragazza era entrata sempre di più nei loro discorsi. Si chiedevano chi fosse e soprattutto perché non ridesse mai. L’avevano soprannominata senza scherno “la ragazza triste”.

-Nemmeno adesso…voglio dire…siamo sotto Natale…tutti dovrebbero essere felici, no?

Chiese incerta Ayako infrangendo un silenzio quasi irreale.

-Non è detto –tutti si voltarono verso Kogure.

-La vita a volte può essere crudele. Il dolore non si placa solo perché è Natale.

Rimasero ancora immobili per un attimo fissando quel nudo e freddo portone.

-Beh…vogliamo entrare? Fa un freddo cane! Hana, non avevi detto di aver una fame da lupi??– esclamò Miyagi. L’atmosfera si era fatta pesante.

-A dire il vero, la fame mi è passata…-sussurrò il rossino.

L’amico lo guardò per un attimo, poi riprese a camminare.

-Già anche a me- ammise alla fine.

Chiudevano  la fila un paio di occhi blu che tornarono a fissare intensamente le finestre del palazzo, quasi potessero riuscire a vedere attraverso i muri, poi Akira Sendo si riscosse ed entrò dal cancello dell’università.

 

Makiko, ignara di tutto, si buttò sul letto cercando di far riposare il suo cuore impazzito, poi, lentamente il sonno l’avvolse e, come ogni volta che ciò accadeva, tornò a rivivere i tragici eventi di tre anni prima...

Si svegliò di colpo, coperta di sudore, con il viso inondato di lacrime e il petto scosso dai singhiozzi.

Si prese la testa tra le mani e si raggomitolò sulle coperte sopraffatta ancora una volta dalla realtà.

Tre anni prima il destino, nelle vesti di un guidatore ubriaco, era corso incontro a due ragazzine piene di sogni per il futuro.

Il tempo si era fermato per un attimo, solo per un secondo...

Poi… aveva ricominciato a scorrere.

Ma solo per lei, Makiko, salva per miracolo.

Il tempo per sua sorella Reika no….

Il destino si era fermato in bilico sull’orlo tra la vita e la morte e aveva deciso.

Makiko avrebbe continuato a vivere, Reika invece, non avrebbe festeggiato il Natale quell’anno …e nessun’altro a venire.

Il destino tre anni prima aveva irrimediabilmente spezzato la vita di Reika e il cuore di Makiko. 

 

 

   
 
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