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Autore: Pleasance Carroll    14/02/2010    3 recensioni
ciao a tutti!questa è la mia prima storia su "Heroes",direi tipicamente di S.Valentino. Ad ispirarmela sono stati:l'episodio 4x16"pass/fail" e due dei miei personaggi preferiti: Claire e Sylar. spero vi piaccia!fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Sylar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon San Valentino

Vagavo per il campus dell’università come un’anima in pena; Gretchen stava seguendo una lezione, perciò ero sola e, cosa peggiore di tutte, era il giorno di San Valentino: dovunque, attaccati ai muri dei corridoi, disegnati sulle lavagne nelle aule, c’erano giganteschi cuori rossi; sul fazzoletto di prato dove spesso io e Gretchen studiavamo quando c’era bel tempo, mi era anche sembrato di vedere dei fogli sparsi con smielate frasi d’amore scritte sopra; e, addirittura avevo sentito da alcuni studenti che, nella serra della facoltà di botanica erano state fatte crescere delle rose, appositamente per quella festa.

Non che la detestassi, anzi, quando ero una cheerleader, ad Odessa, il mio amico Zack per quella ricorrenza mi regalava dei cioccolatini squisiti; ma, quella volta, per la prima volta nella mia vita, quel giorno mi sentii fuori posto, assolutamente e profondamente sola.

Odiavo la solitudine. A dire il vero non mi ero mai soffermata a pensarci troppo ma, in seguito all’incontro con Sylar, quella parte buia dei miei pensieri, sembrava essere illuminata costantemente, a giorno, da una luce accecante.

Ogni volta che chiudevo gli occhi, le sue parole, le sue supposizioni machiavelliche su quanto fossimo simili, mi risuonavano nelle orecchie e, inevitabilmente, sentendo una fitta al cuore, mi ritrovavo a dargli ragione: nonostante fossimo cresciuti in due realtà diverse, circondati da famiglie diverse, che ci avevano plasmati in maniera diversa, facendo di noi due persone apparentemente antitetiche; molti elementi ci accomunavano.

Quando lo avevo incontrato a quel falso gruppo di studio, lo avevo sospettato: nel suo sguardo, mentre parlava, avevo scorto la stessa intensa paura della solitudine che faceva tremare il mio cuore.

Inoltre, nel momento in cui ci eravamo chiusi in quel buio stanzino, ed io credevo di parlare con Gretchen, ne avevo avuto la conferma: lui non aveva detto quasi nulla, ma io mi ero ritrovata a far uscire,senza sosta,  dalla bocca un fiume di parole che erano lo specchio dell’incertezza di entrambi, della nostra paura di restare soli nella vita, del disperato bisogno, sia mio che di Sylar, di sapere se un giorno avremmo avuto la fortuna di trovare qualcuno con cui condividere le nostre gioie e i nostri dolori.

Poi, quando avevo scoperto che sotto le sembianze di Gretchen si nascondeva lui, dapprima mi ero sentita defraudata della mia anima, ma in seguito, elaborando il tutto, avevo capito che era suo il merito dell’improvviso ordine che c’era nella mia testa e, che per la prima volta mentre parlavo con l’assassino di mio padre, mi ero sentita davvero capita.

Forse allora, eravamo veramente simili.

Con un sospiro cercai di farmi forza per riemergere da quelle riflessioni, ed aprii la porta della mia stanza.

Il cuore mi guizzò in gola, dove sembrò rimanere incastrato, ed iniziò a battere veloce, con impeto, fuori controllo, perché ciò che vidi mi tolse il respiro…

Sylar era davanti alla finestra della mia stanza e, illuminato dalla luce del sole, mi dava le spalle.

-        ciao, Claire Bennet.- sussurrò, voltandosi.

Ero come paralizzata e non riuscivo a rispondere, quindi notai appena che aveva chiuso la porta, dietro di me, con un movimento della mano.

Rimasi in silenzio, ancora e solo allora lui si avvicinò:

-        mi dispiace, non volevo spaventarti…- il suo viso era una maschera di tensione e pentimento.

Prese la mia mano, agitato, e, lasciandomi guidare scoprii che voleva mi sedessi sul mio letto.

Sentendo il materasso morbido sotto di me, mi rilassai un pochino, anche se sapevo che la postura della mia schiena restava rigida.

Squadrai Sylar dall’alto in basso.

Con fare impacciato aprì appena l’elegante cappotto nero che aveva addosso, e ne estrasse una bella rosa dai petali vermigli. Disse:

-        l’ho trovata nella serra della facoltà di botanica…ho pensato che potesse piacerti…buon San Valentino, Claire.- e me la porse.

Sorrisi timidamente mentre la prendevo; ero completamente sconcertata dai suoi modi di fare, non sembrava uno psicopatico, ma qualcuno cui serviva perdono, accettazione…amore.

Tanto per fare qualcosa, e non farmi sorprendere a fissarlo, annusai il delicato profumo del fiore. Ma la tensione era tanta tra noi, da essere tangibile.

Sylar si schiarì la voce, e fece per andarsene, ma, sentendo una scossa a fior di pelle, saltai in piedi, svelta e gli afferrai il braccio.

-        aspetta…- lo pregai, e quando i suoi occhi scuri si persero nei mie, avvertii un brivido lungo la schiena.

Lasciai indugiare una mano sulla sua guancia, in una flebile carezza e, d’un tratto mi apparve in mente, chiara come il sole, una certezza che non avevo mai osato ammettere, neppure a me stessa: da quando c’eravamo incontrati, non avevo mai smesso di pensare al bacio che mi aveva dato mentre ero distesa sul divanetto dell’aula del “gruppo di studio”.

Era stato un bacio delicato, appassionato ma anche disperato, e forse, oltre che per conoscere i miei pensieri, mi aveva baciata nella speranza di trovare conforto dalla confusione che gli imperversava dentro.

Fissai Sylar con un sorriso sicuro, stringevo ancora il suo braccio nella mia mano. Ora che avevo preso coscienza di quella certezza, sapevo cosa dovevo fare...

-        buon San Valentino, Gabriel…- replicai, poco prima di unire le mie labbra alle sue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti! Ecco qui la mia prima storia su “Heroes”! spero vi piaccia, anche se mi scuso per eventuali ripetizioni.

Un baciotto

Marty23

  
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