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Autore: Rein94    14/02/2010    12 recensioni
Sulfus si rende conto dei propri sentimenti per Raf,ma lei è innamorata di Raoul, un terreno... La versione a fumetti si è fermata proprio a questo punto,ed è da qui che parte la mia storia!
[Raf/Sulfus ~ FF Ispirata alla Versione a Fumetti]
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Ciao a tutti! ^^ Allora, sinceramente non so con precisione se gli angeli e i diavoli vanno a scuola prima dello stage sulla terra. Anche perché da quel che ho capito non tutti decidono di diventare Angeli Custodi e Diavoli Confidenti. Quindi ho immaginato che ci fosse una sottospecie di sistema scolastico anche da loro, spero solo di non aver fatto una cosa troppo assurda xD Ah, durante il capitolo cito il fatto che "un angelo non dovrebbe mai piangere", il fatto è che lo hanno ripetuto talmente tante volte in tutti i fumetti che ho voluto inserirlo. Fra l'altro, i Riviventi sono nati dalle lacrime di Raf e dalle risate di Sulfus - per chi non lo sapesse -.

[Ah, già: POV sta per Point of View, cioè Punto di Vista.]

 

CAPITOLO 15

 

Raf POV

 

Mi gira la testa. Davanti a me, solo immagini sfalsate. Migliaia di immagini sfalsate che vedo apparire e scomparire velocemente, appena riesco a focalizzarle.

Ma forse, dire che le immagini sono davanti a me non è del tutto corretto. Davanti a me non c’è niente. Le immagini sono dentro di me.

Sono perlopiù immagini di Angie Town, e di mia mamma. E poi, poi cominciano le voci. Sono due.

La prima, la riconosco immediatamente: è mia madre. L’altra è una voce infantile, debole, incredibilmente familiare. Provo una sensazione calda, e sento l’odore di casa mia entrarmi nelle narici.

Vedo una bambina, un piccolo angelo. Accucciata, con il viso nascosto nel grembo di mia madre, piange. E lei le canta una ninnananna. La nostra ninnananna.

 

“Raf…” La sua voce è così dolce…così meravigliosamente rassicurante…

La bambina alza leggermente il viso, come a voler rispondere. Tira su col naso, dai grandi occhi blu scendono enormi lacrimoni. Il piccolo visetto paffuto è corrucciato, tiene evidentemente il broncio.

Ma ero davvero così buffa, da piccola…?!

“Raf, ascolta la tua mamma…un angelo non dovrebbe mai piangere…Quindi ora sorridi…! Il sorriso di un angelo illumina i cuori…”

 

Già…mi ricordo di quella volta…Mia mamma aveva ragione. Gli angeli non dovrebbero piangere. Mai.

In effetti, tutta questa storia dei riviventi è stata colpa delle mie lacrime. Se non avessi pianto, Malachia non avrebbe mai potuto…quei mostri non sarebbero mai…

La scena cambia, veloce, davanti a me. Ora vedo tutti i miei amici, i miei compagni, i professori, Angie Town, la scuola…mi passa davanti tutta la mia vita.

Le voci si ammucchiano nella mia testa, sovrastandosi l’una con l’altra, diventando sempre più assordanti.

Un istante dopo, tutto si ferma.

 

Sono sempre io, ad Angie Town, nella mia stanza. Avrò avuto 6, massimo 7 anni. Sembro pensierosa. Sono stesa sul mio letto, gambe accavallate, diario appoggiato sul cuscino e penna in mano. Sulla scrivania della camera, un libro aperto.

Qualcuno bussa alla porta, e senza aspettare una mia risposta, entra. È mia madre. Si siede vicino a me, mi accarezza la fronte, e mi sorride.

 

“Raf, piccola, c’è qualcosa che non va?”

 

“Mamma, perché dobbiamo studiare le materie dei Terreni? Noi siamo angeli!”

 

Sorride.

 

“Ma Raf, se vuoi diventare un vero Angelo Custode, allora devi conoscere i terreni! Ti aiuterà sapere cose su di loro, non credi?”

 

Io – la mia io del passato – sbuffo. Ad essere sincera, non mi ricordo di quest’episodio.

 

“Ma mamma, geometria non mi piace! È…ingiusta…!”

 

Mia mamma ridacchia lievemente, e anche io. Chissà cosa volevo dire con quella frase…

Poi la Raf del mio passato continua:

 

“Oggi abbiamo studiato le rette parallele. Lo sai, mamma, che percorrono sempre la stessa strada senza mai potersi incontrare?”

 

Pausa. Poi continua.

 

“È…triste, no?”

 

Mia mamma esita un attimo, prima di sorridere dolcemente e ricominciare ad accarezzare la fronte della me stessa del passato.

 

“Piccola mia, ti sbagli. Le rette parallele si incontrano. Si incontrano all’infinito.”

 

Rimango colpita da quelle parole. Non ricordavo di averle mai sentite. La scena cambia di nuovo, e nuove centinaia di immagini mi si parano davanti. Le voci si alzano di nuovo, ancor più di prima.

Mi viene la nausea, mi sento male.

 Una in particolare, cerca di farsi strada fra le altre. È la stessa di prima…è fredda, e metallica, e tagliente, ma ugualmente familiare. Mi mette i brividi.

 

“R…f, t…pr…o! D…i…sv…a…rti! O s…à…tr…ta…i!”

 

Non capisco, non capisco, non capisco! Non capisco cosa sta cercando di dire! Sento una tale ansia…ho come la sensazione di dover assolutamente capire cosa sta cercando di dirmi questa voce, ma non ci riesco!

La testa comincia a girarmi di nuovo, sto perdendo ancora coscienza del mio corpo, un fischio potente si fa strada nella mia mente, sto per svenire,…sto…per…

 

Sulfus POV

 

Dannazione, dannazione, dannazione!  Perché non si sveglia? È fredda, troppo fredda, e continua ad agitarsi. Forse sta avendo un incubo…? Non lo so, non ci capisco più niente!

È crollata all’improvviso, come un sacco di patate, e si è accasciata a terra. Sembra svenuta…non lo saprei dire con certezza. Cavoli, proprio ora doveva succedere? Presto quella stramaledettissima nebbia si prenderà anche la scuola, e ogni cosa al suo interno…compresi noi, se non ci muoviamo.

Non posso nemmeno caricarmela ancora sulle spalle e portarla via. Ho perso troppe energie, il mio corpo non sosterrebbe mai il peso di entrambi. Tanto più se si tratta di correre…!

Ok, devo calmarmi. Devo assolutamente trovare una soluzione. Ehm…vediamo…potrei riuscire a portarla fino alla mia camera, credo. È vero che dovremmo andarcene, ma con Raf in queste condizioni sarebbe totalmente inutile. Magari se la stendo sul mio letto per un po’ si riprende, e potremo uscire da questa sottospecie di copia della nostra scuola – venuta male, fra l’altro- .

Sospiro, e l’afferro piano per le braccia per tirarla su. Passo il braccio destro intorno le mie spalle, e cerco di camminare sorreggendo anche lei. Diamine. Se avessi abbastanza energie per portarla in spalla, sarebbe tutto più semplice.

Arriviamo davanti alla porta della mia stanza, e l’apro con un calcio. D'altronde ho entrambe le mani occupate, come facevo altrimenti ad entrare?

La corico sul mio letto il più delicatamente possibile, e aspetto qualche attimo. Ora non si muove più; forse ha smesso di sognare. Le passo una mano sulla fronte, cercando di capire se ha la febbre. No, impossibile: è totalmente gelata. Beh, se ne va sempre in giro con quello straccetto verde senza maniche, ovvio che abbia freddo. Resto a guardarla ancora un po’, cercando di decidere se è il caso di provare a svegliarla o no. Non mi intendo molto di queste cose. Vedo il suo corpo rabbrividire debolmente, comincia a venirle la pelle d’oca. E quasi istintivamente mi levo la giacca, e sorreggendo Raf con un braccio gliel’appoggio sulle spalle. Cavoli, io vengo da Zolfanello City, che per antonomasia è il posto più vicino all’inferno in assoluto; la mia giacca deve per forza riuscire a riscaldarla.

Comunque, non è affatto prudente rimanere qui fermi. Rischiamo grosso, questa volta. Sinceramente, non ci tengo proprio ad andare a far parte della nuova collezione di statue della città come l’impiastro alato.

Proprio mentre sto riflettendo sul da farsi, Raf ricomincia ad agitarsi. Tenendo sempre gli occhi chiusi, aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e inclina lievemente la testa verso di me.

Sembra come infastidita da qualcosa, o roba del genere. Un piccolo gemito sfugge dalle sue labbra, anche se assomiglia di più a un sussurro che ad altro. Sbatte lievemente le palpebre, credo si stia svegliando. Apre piano gli occhi, si guarda intorno, nota la mia giacca sulle sue spalle.

Mi guarda interrogativa, senza dire niente. Io alzo le spalle, e rispondo con un “Tremavi, credevo avessi freddo”, sperando di sembrare indifferente.

Arrossisce impercettibilmente, e abbassa lo sguardo. Ok, non abbiamo tempo da perdere. Ora che la bella addormentata si è svegliata, ci conviene andarcene.

“Muoviamoci, o la nebbia ci raggiungerà.”

Annuisce piano, e con voce debole mi fa “Ma…dove andiamo? Non sappiamo dove siano gli altri, e nemmeno a scuola abbiamo trovato niente…!”

“Beh, qui non possiamo rimanere. Intanto avviamoci, poi si vedrà.”

Senza aggiungere altro, si alza dal letto e fa cenno di restituirmi la giacca.

“Fa niente, puoi tenerla. Serve più a te che a me.” Dico, ma solo dopo essermi voltato. Figuriamoci se uno come me si comporta da cavaliere con un angelo guardandolo pure negli occhi, fra l’altro!

Sempre restando girato, allungo una mano verso di lei. “Meglio essere sicuri di non separarci, o perderci.” La afferra, e cominciamo ad avanzare verso la porta.

La apro, e mi blocco un istante. La nebbia è aumentata in maniera esponenziale. È decisamente troppa. E ci blocca la strada. Sbatto un pugno contro il muro, frustrato.

Diamine…!” Un  istante dopo, sento la mano di Raf sopra la mia. “Non agitarti. Peggiori solo la situazione. Cerchiamo…con calma un modo…per uscire di qui.” Cerca di ostentare sicurezza, ma la sua voce trema, e anche la sua mano sulla mia.

Poi, sento un odore dolciastro. Dolciastro e sgradevole. Sembra caramello bruciato. Mi giro a guardare il muro dove sono appoggiate le mani mia e di Raf. E proprio lì, c’è una piccola voragine, come un buco nero in miniatura.

Io e lei ci guardiamo a vicenda, interdetti. “C-cosa…?”

La vedo spostare la mano incerta in un’altra parte di muro, incerta. Ma niente. Il muro resta lo stesso. Tocco anch’io quella piccola porzione di parete dove è ancora appoggiata la mano di Raf. E, di nuovo, me la vedo sparire da davanti.

“Cosa…credi che significhi…?” Chiede Raf, con una punta di paura nella voce.

“Io…non lo so, ma credo che…funzioni come con i Riviventi, ricordi? Bastava toccarli entrambi, e svanivano. Credo…sia una cosa del genere.”

“…Pensi che questo posto, l’abbiano creato loro?”

Scuoto la testa, non troppo convinto.

“Non esattamente…credo che…l’abbiamo creato noi.

“…Che?”

“Beh, i Riviventi li abbiamo creati noi. Credo che valga lo stesso anche per questo posto.”

“Scusami tanto, sai Sulfus…non è per non darti fiducia o roba simile ma…penso che me lo ricorderei se avessi plasmato un mondo, ti pare?”

Si, lo so. Non voleva essere sarcastica. In effetti, in una situazione come questa…credo che venga spontaneo porsi qualche dubbio, no?

“Ah, e poi…c’è una cosa che dovresti sapere…è da prima che…sento una voce, una voce che mi chiama. Ma non riesco a capire bene cosa cerca di dirmi, le parole mi arrivano a spezzoni.”

Ecco, e ti pareva! Nuovo problema in arrivo. Evvai.

Resto in silenzio, pensando a cosa fare.

“Per il momento, cerchiamo il modo di uscire di qui. Al resto penseremo dopo.”

Alzo lo sguardo sul corridoio davanti a me. La nebbia è vicina. Troppo vicina. Raf emette come uno squittio, come se stesse cercando di reprimere un urlo.

Guardo i suoi piedi, e i miei piedi. O quello che sono diventati. Sono grigi. Sento che stanno diventando freddi. E non riesco più a muoverli.

Raf è terrorizzata, cerca di respirare e mantenere il controllo. Sta per piangere. Alza lo sguardo su di me. “Scusami, so che non dovrei piangere ma…” Silenzio. Sinceramente, non mi capacito di come possiamo rimanere immobili in un momento come questo. Piedi a parte, per ora il resto dei nostri corpi è più o meno funzionante. Piano, vedo il grigio dei piedi estendersi fino alle gambe.

“Sulfus…” la sua voce è debole, e inferma. La guardo, cercando di rimanere calmo. Ma in realtà, anche io sono terrorizzato. “…Senti...a te piace la geometria?” La guardo alzando un sopracciglio. Che c’entra ora? Non mi sembra il momento più adatto per fare conversazione. Ormai siamo di pietra fino a metà busto. Non mi sento più le dita.

Scuote lievemente la testa, terrorizzata. “…Niente, non farci caso. Solo…” Fa una piccola pausa, incerta.

Ci guardiamo negli occhi, entrambi terrorizzati. Anche le spalle si colorano di quell’inquietante grigio spento.

La vedo diventare completamente pietra, con il suo ultimo sussurro. E sento che fra qualche millesimo di secondo toccherà anche a me. Dannazione. Anche uno come me può avere paura, allora. Anche se più che impaurito, sono letteralmente atterrito, terrorizzato.

I miei occhi diventano ciechi, smetto di percepire una qualsiasi cosa. Solo il mio cervello, mi ripete per l’ultima volta le parole confuse e incerte di Raf.

 

 

“…Incontriamoci all’infinito, vuoi?”

 

FINE! Dio, che depressione xD Ma io non ho niente di meglio da fare che scrivere ‘sta roba…?!? (La domanda è ovviamente retorica, con più che ovvia risposta: ‘no’)

Sapete, sono in crisi…come cappero vado avanti ora?? Non ho la più pallida idea di quali torture dovrò far subire ai poveri personaggi della mia storia – sono aperta a tutti i suggerimenti, sono davvero disperata! –

Comunque, spero che il capitolo vi piaccia, commentate per favore! ^^

 

Ringraziamenti:

 

X Akire97: grazie mille, sono lusingata ^///^ Che ne pensi di questo capitolo? Spero proprio di non averti delusa!

 

X Lione94:  ti prego no, non minacciarmi! xD Giuro che mi impegnerò a non interrompermi sempre sul più bello – dal prossimo capitolo in poi - . Che dici di questo? Lo so che è corto, ma sono stanca questi giorni -.-“

 

X solandia: carissima! Le tue recensioni sono sempre bellissime e ultra – gradite, anche se mi scuso: in questo capitolo ho dovuto mettere un po’ da parte il sarcasmo e concentrarmi sulla drammaticità xD vedrò di rifarmi nei prossimi capitoli…ancora infinitamente grazie per il tuo appoggio! ^^

  
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