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Autore: ross_ana    17/02/2010    24 recensioni
Draco, tramite l'armadio svanitore, fa rapire Hermione da sua madre e la fa portare a villa Malfoy, dove la ragazza resterà rinchiusa per mesi costretta a subire i soprusi di Malfoy... cosa succederà quando gli confesserà il suo amore? E cosa succederà quando lei dirà tutto ad Harry?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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TOC TOC TOC... TOC TOC TOC... TOC TOC TOC
Quel bussare insistente alla porta fece agitare gli animi di tutti i presenti alla Tana.
-Chi può mai essere?
-Non lo so Molly.
Nessuno si alzò, a nessuno venne in mente di avvicinarsi alla porta per scoprire a chi appartenesse quella mano che continuava a bussare furiosa alla porta della cucina.
-Ascoltate... sono singhiozzi.
-No Harry, fermati.
-Potrebbe essere una trappola.
Ma Harry Potter, il bambino sopravvissuto, che non era ancora riuscito a raggiungere Voldemort per battersi con lui, impavido nella sua fierezza e nel suo coraggio, si avvicinò lentamente a quel vetro per guardarvi attraverso. Ciò che vide lo lasciò per un attimo senza parole. Poi scoppiò in un urlo che sapeva di gioia, di sollievo, di paura... e ancora di sollievo. Erano passati mesi dall'ultima volta che aveva visto la sua migliore amica. E in quell'ultima occasione, erano seduti insieme a cena al tavolo di Grinfondoro nella Sala Grande. Da quando si erano dati la buonanotte, lui non aveva più avuto notizie della sua amica di sempre, nonostante l'avesse cercata ovunque.
-Hermione.
Dietro di lui tutti si alzarono e si avvicinarono.
La mano di Harry era già sulla maniglia, ma Fred, forse per la prima volta nella sua vita, si dimostrò il più responsabile di tutti.
-Aspetta. Potrebbe non essere lei. Un mangiamorte che...
Non ci fu bisogno di continuare. Tutti avevano lo stesso desiderio pressante di riabbracciare Hermione, e tutti speravano che fosse lei quella che accasciata a terra continuava a bussare e a singhiozzare contemporaneamente, ma non potevano non pensare alla possibilità che fosse qualcuno sotto influsso di pozione polisucco.
Molly Weasley prese in mano la situazione e si avvicinò alla porta.
-Parola d'ordine.
Fuori nessuno rispose. L'assenza di parole spinse tutti a guardarsi con sguardi sconvolti e ad alzare le bacchette nel medesimo istante.
Poi sentirono dei singulti più forti e dei sussurri sconvolti.
-N...non conosco... la parola d'ordine... ma vi prego... sono io, Hermione... vi prego.
Il cuore di Harry perse un battito sentendo la voce della sua migliore amica triste e disperata e allora senza aspettare un secondo di più spalancò la porta.
Fissò il suo sguardo in quello della ragazza che aveva le guance rigate di lacrime, i capelli arruffati e i vestiti strappati.
-Harry... Harry...
-Come ho definito il mio primo bacio?
Tutti, all'interno della casa, lo guardarono stupefatti, poi capirono: la vera Hermione avrebbe saputo rispondere a quella domanda fondamentalmente priva di significato.
-U...umido. E bagnato.
-Hermione.
Si lanciò su di lei e l'accolse in un abbraccio carico d'affetto. Poi la prese da terra come fosse una bambola e la portò in casa. Il signor Weasley si apprestò a chiudere di nuovo la porta e a riporre tutti gli incantesimi difensivi contro gli intrusi, intanto gli altri seguirono Harry in soggiorno, dove sistemò Hermione sul divano.
A turno, prima Ginny, poi Ron, poi i gemelli, poi i signori Weasley, si piegarono a darle un bacio sulla fronte e a sussurrarle parole di conforto. I suoi singhiozzi si calmarono presto, e lei riuscii pian piano a ricambiare quelle strette e quei sorrisi che le venivano rivolti.
Prima che qualcuno potesse farle anche solo una domanda però, la signora Weasley le avvicinò una tazza di zuppa con crostini di pane appena scaldati, e costrinse gli altri al silenzio mentre lei si nutriva. Passarono minuti, o forse ore, prima che Hermione riprendesse un po' di colore in viso e dicesse di voler riposare.
-Ma Hermione... cos'è successo? Hermione...
-Ti racconterò tutto domani Harry, ma adesso ho bisogno di dormire, ti prego.
-Ma Hermione...
-Ronald Weasley ed Harry Potter, lasciate stare questa povera ragazza. Non vedete che è distrutta? Ginny, accompagnala in camera.
Sotto lo sguardo severo della signora Weasley che li aveva appena sgridati, entrambi i ragazzi abbassarono la testa ed annuirono.
L'importante era che Hermione fosse a casa, con loro. Per le domande ci sarebbe stato tutto il tempo il giorno dopo.

-Hermione, sono passati quattro giorni da quando sei tornata... vuoi dirmi cos'è successo per favore?
-Harry... io non volevo che gli altri sentissero... non me la sento di... di far sapere a tutti... di sentire i giudizi...
Due lacrime le rigarono il viso, e Harry si apprestò ad asciugarle con le sue dita affusolate.
-Scusa, scusa... ho promesso di non forzarti... ma il dubbio mi sta divorando, e...
-Harry... io voglio raccontarti tutto...
-E allora?
-Allora dobbiamo essere soli, perchè sei il solo con cui me la sento di parlare.
Harry capì che quello non era il luogo adatto per una tale confidenza, e allora non disse più niente. Non domandò nulla a riguardo finché Hermione non decise di tornare nel mondo babbano, nella casa dei suoi genitori. Lui, ovviamente, andò con lei.
-Questa casa è così vuota senza i miei...
-Mi dispiace Hermione...
-Loro sono al sicuro Harry...
L'amico la guardò con aria interrogativa, ma lei scosse la testa.
-Ti spiegherò tutto... te l'ho promesso.
Harry non seppe cosa rispondere, e attese che lei fosse pronta a parlare. A raccontare.
Accesero il camino e riscaldarono l'ambiente della casa fredda e chiusa da troppo tempo. Poi cenarono in silenzio, e alla fine, quando Harry stava per avere una crisi di impazienza, Hermione alzò lo sguardo dalle sue mani che stava fissando intensamente da più di qualche minuto e lo spostò negli occhi verdi di quell'unico amico con cui aveva il coraggio di confidarsi.
-Ti racconterò tutto Harry. Tutto quanto. Ma devi farmi una promessa.
-Quello che vuoi.
Lei sorrise a quella concessione.
-Promettimi di non interrompermi. Dopo potrai farmi tutte le domande che vuoi, ma ti prego, giurami che non mi interromperai.
-Te lo prometto. Te lo giuro.
Lei fece un altro sorriso. Poi sospirò profondamente, e iniziò il suo racconto.

Quella sera dissi che ero stanca, che volevo andare a letto presto... per questo avevo dato la buonanotte prima ancora che venisse servito il dolce... ma era una bugia. Non ero stanca e non volevo andare a letto presto. Non stavo andando verso la torre di Grifondoro. Stavo andando nella Stanza della Necessità. Malfoy quel pomeriggio mi aveva fermato dicendomi che voleva parlarmi, che voleva mostrarmi una cosa... Ero diffidente nei suoi confronti, ma potevo scoprire se veramente aveva il marchio nero – come tu credevi – e allora andai, senza dire niente a nessuno. Quando entrai nella stanza, lui era chino di fronte ad un armadio, e io non capii cosa stesse facendo finché non me lo disse lui stesso.
-Benvenuta Granger.
Il ghigno beffardo che faceva bella mostra sul suo viso era sempre lo stesso.
-Che vuoi Malfoy? Perchè mi hai fatto venire qui? E cos'è quello?
-Questo, Granger, è un armadio svanitore.
Il mio sguardo interrogativo gli fece capire che non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando. La sua risata risuonò per tutta la stanza.
-Granger, Granger... pensavo fossi intelligente... ma evidentemente mi sbagliavo.
-Se mi hai chiamato qua per insultarmi, Malfoy, puoi anche andare a farti fottere, io...
Ma non mi lasciò terminare la frase, perchè si spostò prima che potessi accorgermene e mi baciò. Il mio riflesso, incondizionato direi, fu quello di tirargli uno schiaffo, e lo schiocco che la mia mano fece sul suo viso mi procurò non poco orgoglio. Poi la confusione prese il suo posto.
-Che diavolo fai? Sei per caso impazzito?
Lui rideva senza ritegno, e continuava a fissarmi con la sua aria di superiorità.
-Ti desidero Granger. Desidero il tuo corpo. E sarà mio, che tu lo voglia oppure no.
Non feci in tempo a rispondere, a reagire o anche solo a pensare al significato delle sue parole, perchè con uno strattone mi spinse in avanti e mi costrinse ad entrare in quell'armadio. Chiuse la porta dietro di me e fu quasi come viaggiare con la metropolvere... perchè vidi un sacco di posti e non mi soffermai su nessuno finché non mi sentii di nuovo ferma.
Cominciai a battere violentemente i pugni su quelle pareti di legno e a gridare.
-Malfoy, diavolo, fammi uscire di qui. Brutto cretino deficiente, se ti prendo io...
Le mie parole furono interrotte da una serratura che scattava e una luce abbagliante che entrava improvvisa dall'anta aperta. Stavo per gettarmi su quel vile mascalzone che mi aveva rinchiusa li dentro quando una donna alta, bionda e altezzosa mi si parò davanti nella sua eleganza.
-Mezzosangue, insulta un'altra volta mio figlio, e non rispondo delle mie azioni. Chiaro?
Nemmeno questa volta mi fu dato il tempo di rispondere, perchè mi trascinò a forza fuori da lì e mi costrinse in una materializzazione congiunta.
Svenni prima di arrivare a destinazione, probabilmente per la nausea che quel salto nel buio mi aveva procurato, o forse per la confusione che aleggiava nella mia testa. Cosa stava succedendo? Dove mi trovavo? E che centrava la madre di Malfoy? I pensieri che mi affollavano la mente erano troppi e troppo rumorosi.
Quando aprii gli occhi ero stesa su un letto a baldacchino dal colore verde e argento. Tutto in quella stanza era verde e argento, e per un momento pensai di essere nei sotterranei di Hogwarts, in una stanza di un viscido Serpeverde. Qualche minuto più tardi, dopo aver attraversato una porta che mi portava in un grande bagno dotato di tutti i comfort, e dopo aver tentato di aprire l'altra porta nella stanza, chiusa però a chiave, capii che quella era, si, la camera di un viscido Serpeverde, ma non si trovava assolutamente nei sotterranei di Hogwarts.
Cercando la mia bacchetta, che evidentemente mi era stata portata via quando ero incosciente, mi imbattei in varie fotografie, tutte rappresentanti un bimbo biondo dagli occhi grigi in compagnia dei suoi genitori. Narcissa e Lucius Malfoy.
Mi sentii invadere dal disgusto. E dal terrore.
Quella era casa Malfoy? Era la stanza di Draco Malfoy? E perchè diavolo io mi trovavo li?
-Aprite, apritemi. Lasciatemi andare. Aprite.
Passai ore a sbraitare, a prendere a pugni quella porta nera che era tanto lucente da rimandarmi il mio riflesso, a gridare di lasciarmi libera... e solo dopo aver fatto a pezzi vari oggetti di quella camera immacolata Lucius Malfoy fece il suo ingresso.
Indietreggiai di scatto, portando le mani chiuse a pugno davanti al mio viso. Quello era il mio unico modo di difendermi senza la mia bacchetta.
Quella posizione scaturì le risate di scherno di quell'uomo che mi guardava dall'alto in basso con disprezzo.
-Chiudi quella bocca Mezzosangue, nessuno verrà a liberarti, e con le tue urla rischi solo di farmi saltare i nervi. Non costringermi ad insonorizzare la camera di mio figlio, perchè potresti pentirtene.
Non badai alle sue minacce, e tirai fuori tutto il mio coraggio di grifone.
-Che diavolo volete da me? Perchè mi avete portato qui? E che...
-Ti ho detto di non urlare Mezzosangue.
-E allora risponda alle mie domande!
-Sei qui perchè Draco ti vuole di qui, e ci resterai finchè lui lo vorrà. Dovrai aspettare ancora prima di scoprirne il motivo, perchè lui è ancora ad Hogwarts... naturalmente non potevamo far tornare a casa lui proprio lo stesso giorno della tua dipartita... quindi, tra qualche ora, quando mi verrà comunicata la notizia ufficiale della tua scomparsa, ritirerò mio figlio da quella scuola di matti dove certamente non è al sicuro. E lui avrà realizzato il suo desiderio di restare a casa... con te.
-Ma... che... ?
-Non chiederlo a me, non sono in grado di capire i gusti di mio figlio, ma questo è quello che vuole, e questo è quello che gli do.
Si allontanò da me per dirigersi di nuovo verso la porta. Senza dirmi nient'altro uscii da quella stanza e io non lo vidi più per settimane.
Cercai in tutti i modi di dare un senso alle sue parole, scavando a fondo nei significati più reconditi che esse potessero avere, ma dopo ore di attenta e acuta riflessione non avevo fatto nemmeno un minimo passo avanti.
Mi sentii frustrata... e sola. E piangendo mi addormentai.
Il mio non fu certo un sonno tranquillo, ma fu tormentato da brutti sogni e sensazioni di disagio. La paura nel sonno mi mostrò quello che da sveglia non ero riuscita a capire, o che forse, non avevo voluto capire, perchè il solo pensiero che Malfoy mi avesse fatto portare la per fare di me la sua puttana privata mi faceva mancare il fiato, mi faceva girare la testa, mi faceva perdere la presa sulla realtà.
Quando aprii gli occhi vidi un elfo domestico che raccoglieva i cocci delle cose che avevo rotto la sera prima.
-Si è svegliata, signorina.
-Chi... chi sei?
-Sono Brey, l'elfo domestico del padroncino Malfoy. Le ho portato la colazione.
Prima che potessi dire qualcos'altro, schioccò le dita al di sopra della sua testa e sparì.
-No Brey, torna qua.
-Non tornerà. Lui prende ordini solo da me, e io gli ho detto di non tornare.
Alzai lo sguardo spaventato su quella voce così melensa e arretrai sul letto fino a sbattere contro la testiera.
Lui rise, forse della mia paura, o forse del dolore che inconsciamente mi ero provocata. Poi cominciò ad avvicinarsi a me.
-Stammi lontano, Malfoy. Vattene.
-Vattene? Vattene?! Mezzosangue... vuoi forse cacciarmi dalla mia camera?
Anche se sapevo già che quella fosse la sua camera, sentii improvvisamente il peso di quella verità e fui scossa dai brividi.
-Che cosa vuoi da me? Perchè mi hai fatta portare qui? E perchè tu sei già qui? Tuo padre aveva detto che...
-Frena la lingua Mezzosangue, o dimenticherò di rispondere a qualcuna delle tue domande. Sono già qui perchè è passato il tempo necessario affinchè io potessi tornare a casa senza destare sospetti, ti ho fatta portare qui perchè è l'unico posto in cui voglio stare, e... cosa voglio da te? Questo te lo mostro subito.
Prese la bacchetta che portava nella tasca dei pantaloni e con un agile movimento e un incantesimo non verbale fece evanescere i vestiti di entrambi.
Urlai di sorpresa e di paura, e questo scaturì ulteriori risate.
-Malfoy, che vuoi fare?
-Non è chiaro, Granger?
-No ti prego, ti prego, io... per favore, ti prego, non farlo...
-E' troppo tardi per pregarmi, Granger. Te l'ho già detto, ti desidero, desidero il tuo corpo... e lo possederò, che tu sia consenziente oppure no.
-Non puoi, non puoi, Malfoy, tu non...
-Scommettiamo?
Non riuscii a dire altro, perchè lui pronunciò un altro incantesimo, ed io mi ritrovai la bocca impastata. Mi aveva privato della parola.
-Non costringermi a legarti anche a letto, perchè sarebbe davvero imbarazzante. D'altronde tu sei una vergine, questa sarà la tua prima volta e la ricorderai per sempre...
Avrei voluto urlargli che era un porco, che lo odiavo, che non poteva farmi quello, che io non me lo meritavo, che non gli avevo fatto nulla per essere trattata così, ma non potevo dire niente. Non potevo implorarlo di lasciarmi andare. Non potevo insultarlo. Non potevo gridare aiuto. Ma poi gridare aiuto a chi? A suo padre? O a sua madre?
-Brava Mezzosangue, vedo che hai imparato a stare zitta finalmente.
Lo vidi ghignare un'altra volta, e l'unica cosa che potei fare fu lanciargli uno sguardo di fuoco... che provocò altre sue risate.
Provai ad alzarmi dal letto, ad allontanarmi... e ci riuscii. Scappai in bagno e chiusi la porta dietro di me. Ma servì solo a farmi guadagnare qualche minuto, perchè senza la bacchetta non potevo sigillarmi dentro, e lui poco dopo l'aprì con la magia.
-Hai voglia di giocare, Mezzosangue?
Scossi la testa, in segno di diniego. E lui si avvicinò di più a me.
-Meglio così, perchè neanch'io ho voglia di giocare.
Prima che potessi anche fare solo un passo indietro, mi prese in braccio e mi riportò sul letto. Cercai di graffiare, di scalciare, ma lui si stese su di me bloccandomi i polsi con una mano sulla testa, e tenendo ancorate al letto le mie gambe con la sua, molto più lunga e più forte delle mie.
-Te lo ripeto, non costringermi a legarti, e se tenterai di farmi male anche solo un'altra volta non esiterò a farlo. È chiaro, Granger?
La durezza del suo tono di voce mi costrinse ad annuire. E non riuscii a trattenere due lacrime.
Lui le asciugò con due baci, e poi cominciò a passare le sue mani su tutto il mio corpo. Cominciò ad eccitare il mio corpo, e io chiusi gli occhi, incapace di guardare mentre mi portava via la mia purezza, la mia verginità, il mio onore.
Piansi tutto il tempo. Piansi senza muovere un solo muscolo. Piansi ancora più forte quando penetrò dentro di me e mi provocò il dolore più intenso che avessi mai provato. Continuai a piangere mentre lui faceva sesso con me, e smisi di farlo quando riversò il suo piacere sul mio corpo nudo.
Lui non parlò, ed io nemmeno. Mi alzai e andai in bagno. Non chiusi nemmeno la porta, non ci pensai nemmeno. Mi buttai sotto la doccia e lavai il mio corpo che odorava di lui, del suo sesso, del suo piacere. Lavai il mio corpo sporco, che sapeva del mio dolore e della mia perduta innocenza.

Harry stava stringendo i pugni talmente forte da far sbiancare le nocche. Li stava stringendo talmente forte da far conficcare le unghie nel palmo. Ma stava in silenzio, quasi come se fosse stato costretto anche lui a subire un incantesimo tacitante... ma solo perchè glielo aveva promesso. Lo aveva promesso alla sua migliore amica che mentre raccontava tutto quanto teneva lo sguardo fisso su di lui, facendogli scorgere, attraverso le sue iridi dorate, tutto il dolore che provava.

Mentre strofinavo con forza ogni lembo di pelle fino a farlo quasi sanguinare, mi dissi che non potevo rimanere inerme in quel modo, mi promisi che non avrei più subito passiva le sue torture. Uscii dal bagno e mi avvicinai al vassoio che Brey aveva lasciato sulla scrivania. Mi sedetti e incominciai a mangiare senza degnare Malfoy di un solo sguardo. Lui andò a lavarsi senza rivolgermi la parola, forse confuso dalla mia strana reazione. Quando tornò in camera mi trovò nella stessa posizione in cui mi aveva lasciato. Si vestì con calma poi si decise a parlarmi.
-Mettiti questi, sono miei, non ho vestiti da donna da darti per il momento.
Poggiò sul letto una camicia e un paio di pantaloni, poi se ne andò.
Non lo vidi fino alla sera, quando in silenzio si mise nel letto accanto a me e si addormentò senza fiatare. Io non avevo indossato i suoi vestiti, ma non mi vergognai di essere nuda sotto le coperte, ormai aveva visto già tutto di me.
La mattina successiva, quando mi svegliai, trovai il letto vuoto e me ne rallegrai. Mi avvicinai alla scrivania dove Brey aveva lasciato il vassoio della colazione, e vi trovai un bigliettino ripiegato.

Ho visto che i miei vestiti non li hai nemmeno toccati, spero che almeno quelli che ho comprato siano di tuo gradimento, perchè sarebbe davvero nocivo, per te, farti trovare ancora nuda al mio ritorno. Buona colazione.

Mi guardai in giro e vidi un jeans e una camicia della mia taglia poggiati sulla poltroncina ai piedi del letto. Senza attendere oltre li indossai, e poi feci colazione, aspettando timorosa il suo ritorno.
Quando avvenne, dopo pranzo, ero appisolata sul letto.
-Vedo che ho scelto la taglia giusta.
Non risposi.
-Guarda che ho annullato l'incantesimo tacitante.
Continuai a non rispondere.
Lui si avvicinò e cominciò a spogliarmi.
Andò avanti così per più di un mese. Poi successero due cose che turbarono la mia quiete apparente.
Una mattina Lucius Malfoy entrò in camera senza preavviso. Io ero ancora a letto, ed ero nuda. Sbiancai quando vidi la sua figura alta e possente ai piedi del letto. Il pensiero che mi attraversò la mente fu talmente orribile che non riesco nemmeno a descriverlo, ed evidentemente lui lo lesse nei miei occhi, perchè prima scoppiò a ridere e poi mi rassicurò.
-Tranquilla Mezzosangue, non ho intenzione di toccarti.
Non mi fidai di quelle parole, e restai vigile, con le coperte fin sotto il mento, a fissare ogni suo movimento.
-Che... che cosa vuole?
-Sono venuto a parlarti.
Lo guardai scettica, e lui si accomodò sulla poltroncina ai piedi del letto, dove ogni mattina trovavo dei vestiti nuovi.
-Non so cosa tu abbia fatto a mio figlio, ma lui ti vuole e continuerà a volerti. Io ho accontentato il suo capriccio di tenerti qui affinché lui potesse svolgere il suo compito con una certa tranquillità, ma a quanto pare le cose non stanno andando così.
Compito? Tranquillità?
-Draco non è affatto tranquillo, e la causa sei tu.
-Io? Cosa centro io in tutto questo? Io che sono solo vittima dei vostri soprusi!
-Frena la lingua Mezzosangue. Non so come sia potuto succedere, ma pare proprio che Draco si sia innamorato di te, e non riesce più a sopportare il tuo atteggiamento da martire. Quindi smettila di comportarti come un'anima in pena e datti da fare.
Sentii la rabbia montarmi dentro come un uragano, e improvvisamente mi trovai a sbraitare contro quell'uomo che avevo sempre odiato.
-Comportarmi come un'anima in pena? Darmi da fare? Ma che diavolo sta dicendo? Lei è pazzo. Solo un pazzo. E poi non mi faccia ridere... suo figlio innamorato di me... hahaha... che bella battuta.
-Non è una battuta Mezzos..
-Non è una battuta? Non è una battuta? Lei mi sta dicendo che io dovrei credere a questa stronzata?
Mi guardò con sguardo quasi annoiato, e questo mi fece arrabbiare ancora di più.
-Se lui fosse innamorato di me non mi terrebbe chiusa qui dentro, non mi costringerebbe a fare sesso con lui tutte le sere, non... suo figlio è un porco. Un animale. Uno schifoso. Proprio come lei.
Lui non rispose e io cominciai ad avere il fiatone. Sembrava avessi corso una lunga maratona. E non ebbi il tempo di riprendere fiato, perchè la porta si aprì come una cannonata, e Narcissa Malfoy apparì davanti a me mostrandosi più temibile del marito.
-Lucius, vai fuori.
-Narcissa...
-Ve bene, resta.
Il suo era un tono che non ammetteva repliche. Malfoy non si mosse, poi lei si rivolse a me.
-Ti avevo detto di non insultare mio figlio Granger.
-C...cosa?
-Ti. Avevo. Detto. Di. Non. Insultare. Mio. Figlio.
Vidi nei suoi occhi un lampo di aggressività, di odio. Non ebbi il tempo di pormi nessuna domanda, perchè la sua maledizione mi colpì in pieno.
-Crucio.
Il dolore che provai mi costrinse ad urlare, a squarciare l'aria con le mie grida. Cominciai a contorcermi nel letto, facendo cadere tutte le coperte dal letto e piangendo. Piangendo per il male che mi stava facendo. Per la sofferenza interiore che mi stava provocando. Per l'umiliazione che mi stava facendo subire.
-Madre, che state facendo?
La maledizione fu interrotta, il dolore terminò la sua avanzata e lasciò solo un terribile eco che si espandeva dal petto a tutto il resto del mio corpo.
-Stavo punendo questa piccola insolente.
-Uscite fuori da questa stanza. Anche voi padre. Fuori di qui.
Non ero in grado di alzare la testa per guardare cosa stava succedendo, ma sentii il rumore della poltrona che veniva spostata, dei passi sul pavimento, e poi una porta chiudersi.
Restai ferma, immobile nella mia posizione, finché non sentii una mano calda accarezzare la mia guancia.
Aprii gli occhi e vidi il viso di Malfoy a pochi centimetri dal mio. Scoppiai in un pianto isterico irrefrenabile. Solo il pensiero che lui volesse ancora approfittare di me mi faceva desiderare di essere sottoposta ancora alla maledizione Cruciatus. Non volevo fare sesso con lui. Non volevo essere toccata da lui... e lui sembrò capire, perchè si allontanò.
Poco dopo arrivò Brey, e mi passò un unguento su tutto il corpo. Il dolore fu presto alleviato, e io mi addormentai grazie a quella medicina.
Dormii per giorni interi, lo seppi quando aprii gli occhi.
Malfoy era steso accanto a me, e quando mi vide sveglia mi sorrise.
Non reagii a quel sorriso, sapendo che se i miei dolori erano passati, allora lui avrebbe ricominciato la sua tortura sessuale nei miei confronti.
Ma non lo fece.
Per più di una settimana non mi sfiorò nemmeno con un dito, e io cominciai a diventare irrequieta, non sapendo assolutamente cosa dovessi aspettarmi. Una notte glielo chiesi.
-Che gioco è questo, Malfoy?
Lui sembrò sorpreso di sentire la mia voce dopo tutto quel tempo, e di nuovo sorrise prima di rispondermi.
-Nessun gioco.
-Nessun gioco?! E questo cos'è allora?
-Questo cosa?
-Questo. Questo diamine. Io. Io rinchiusa nella tua camera. Io costretta a dormire con te. Io, Malfoy.
Sembrò riflettere un po', poi abbassò lo sguardo con aria triste.
-Mi dispiace per quello che è successo. Mia madre non avrebbe dovuto... mi dispiace.
Il suo tono di voce era sincero. Mi sorprese più di qualunque altra cosa, e allora me ne restai in silenzio a riflettere per altri tre giorni.
Pensavo alle parole che Lucius Malfoy mi aveva detto prima che sua moglie mi aggredisse, e allora presi coraggio e tentai di nuovo di parlare con Draco.
-Tuo padre...
Lo presi alla sprovvista. Non si aspettava che gli rivolgessi ancora la parola, e soprattutto non si aspettava che parlassi di suo padre.
-Mio padre non ti farà del male.
Ignorai le sue parole e andai avanti con le mie.
-Tuo padre... mi ha detto che sei innamorato di me.
Vidi il suo volto cambiare colore e ii suoi occhi dilatarsi. Approfittai del suo silenzio per chiedergli quello che più mi tormentava da quando avevo accettato quella verità.
-Perchè, se mi ami, mi tieni prigioniera? Perchè non me lo hai detto come fanno le persone normali? Perchè mi hai preso con la forza e con la forza mi hai portato ad odiarti? Perchè...
Ma non avevo altri perchè da domandare. Avevo dimenticato tutto quello che volessi chiedere. Nel momento in cui vidi una lacrima scendere dai suoi occhi la mia memoria si azzerò completamente. Non ricordavo nemmeno il mio nome.
Passarono alcuni minuti in cui nessuno dei due disse niente. Poi si avvicinò e mi prese le mani. Non ebbi la forza né la voglia di tirarmi indietro a quel contatto.
-Ho sbagliato tutto con te, lo so, e mi dispiace. Mi dispiace davvero. Ma io non sapevo cos'era l'amore. Non sapevo cosa significasse questa parola. Pensavo solo che desideravo il tuo corpo, che era per questo che ti pensavo sempre... e ho agito nell'unico modo che conoscevo, l'unico modo che mi vedeva padrone della situazione. Ti ho fatta portare qui perchè era l'unico posto in cui avrei potuto averti. L'unico posto in cui non saresti potuta scappare... ma quando... dopo che ti ho avuta... io non mi sono sentito meglio. No, affatto. E allora continuavo a ripetermi che era colpa tua, che non avevi partecipato... e ho continuato a comportarmi in quel modo perchè quando sentivo il tuo corpo sotto il mio stavo bene, respiravo davvero.
Ero consapevole del fatto che i miei occhi e la mia bocca erano spalancati, ma non riuscivo a chiuderli. Né gli occhi, né la bocca.
-Ne ho parlato con mio padre. Gli ho detto che quella situazione non mi piaceva, che mi faceva stare male... e lui mi ha spiegato cos'è l'amore. E allora mi sono detto che quella era l'unica verità possibile... ero innamorato di te. E sapevo qual'era la soluzione: dovevo lasciarti libera. Ma al solo pensiero di allontanarti da me stavo peggio... e allora... allora non sapevo cosa fare... e poi mia madre è impazzita, ti ha cruciato... e quando ho visto il tuo sguardo... io... io mi sono giurato che non ti avrei mai più toccato senza il tuo consenso... e... mi dispiace Hermione, mi dispiace. Io ho sbagliato tutto... volevo liberarti, ma non posso adesso, lo capisci? Il Signore Oscuro è uscito allo scoperto, sta uccidendo tutti i babbani e i Mezzosangue... io non posso liberarti adesso, o lui ucciderà anche a te... e io non voglio... non posso lasciare che tu muoia...
Le sue parole erano frammezzate dai singhiozzi e dalle lacrime. Vedere Draco Malfoy in quelle condizioni mi fece stringere il cuore.
Mi aveva chiamato Hermione, mi aveva dichiarato il suo amore... e io pensai a tutto quello che mi aveva fatto fino a quel momento, adeguando ad ogni gesto, ad ogni parola, le sue giustificazioni. E mi sciolsi. Mi sciolsi di fronte alla consapevolezza di averlo perdonato. Nello stesso istante in cui aveva finito di parlare io gli avevo perdonato tutto.

Harry sgranò gli occhi e fissò la sua migliore amica con un espressione incredula sul volto. Fu sul punto di urlarle contro che era una pazza, fu sul punto di rompere la promessa che le aveva fatto, ma davanti al suo sorriso triste continuò a restare in silenzio.

Cominciammo a parlare... non solo quella volta... ma in generale. Cominciammo a parlare. Lui mi raccontava cosa succedeva nel mondo magico, mi parlava dei progetti di Voldemort, mi spiegava come si sentiva a dover essere li in prima fila a combattere per lui... ma le sue parole, ogni volta, erano piene di dispiacere e di dolore.
Grazie a lui ho saputo che tu stavi alla Tana con i Weasley, che stavate tutti bene, che avevi tentato di lottare contro Voldemort ma che non c'eri riuscito perchè lui si era nascosto, spaventato dal tuo potere...
Grazie a lui i miei genitori sono vivi... perchè Draco è venuto qui, ha modificato loro la memoria facendogli dimenticare di avere una figlia, e li ha spediti in Australia, con nomi falsi, dove nessun mago oscuro può far loro del male.
È stato sincero con me. Mi ha rassicurata e mi ha aiutata a capire che il suo amore era davvero puro. Ha cominciato a corteggiarmi, a vezzeggiarmi... e io... io mi sono innamorata di lui. Della sua dolcezza, della sua sincerità, del suo bisogno di perdono e d'amore. Io mi sono concessa a lui, e per mesi abbiamo fatto l'amore.
La prima volta è stata così travolgente, appassionante...
Lui era appena tornato... ed era stanco. Ma nonostante la stanchezza, si era fermato a parlare con me, a raccontarmi cos'aveva fatto. Poi lo sentii sussultare mentre si spogliava, e mi avvicinai a lui per scoprire il motivo di quel lamento.
Aveva un livido sull'addome, e prima che potessi solo capire quello che stavo facendo, mi ritrovai a baciargli i contorni violacei di quella ferita epidermica. Portai le mie mani sul suo petto e lo accarezzai, goffa, cercando di ricordare come aveva mosso lui le mani su di me.
-Herm... Hermione... che cosa fai?
-Draco... io... anche io... mi sono... innamorata di te.
Vidi il suo viso dipingersi incredulo di fronte alla mia confessione, e poi piano piano vidi la sua smorfia trasformarsi in un sorriso di gioia che abbatté completamente tutte le barriere che ancora erano rimaste alzate... e mi lasciai trasportare dalla passione e dalla voglia di amarlo.
Fu bellissimo fare l'amore con lui. E quella io la considero la mia prima volta.
Mesi di pura estasi, di puro piacere... ma anche di puro terrore.
Ogni mattina scivolava via dal letto lasciandomi un dolce bacio sulle labbra... e tutto il giorno restavo in ansia, con la paura che potesse capitargli qualcosa di brutto, che potesse farsi del male, che potesse essere arrestato...
Ogni sera tornava... vivo, e sfogavamo le nostre ansie facendo l'amore. Sfogavamo le nostre ansie amandoci e possedendoci.
Poi l'altro pomeriggio è successo il finimondo.
Draco è tornato a casa trafelato. I capelli gli ricadevano sul viso tutti scomposti, era sudato, il mantello strappato. Lo guardai spaventata, e il terrore aumentò quando cominciò a cercare alla rinfusa qualcosa nell'armadio.
-Draco... Draco amore... cosa succede?
-Devi andare via, devi scappare. Vai da Potter, lui saprà proteggerti.
-Ma perchè? Cosa...?
-Il Signore Oscuro... lui sa che sei qui... e vuole averti per se. Vuole che tu... che tu sia la sua...
Non fu necessario finire la frase. Lessi nei suoi occhi l'orrore che si fece spazio anche nei miei. Mi fiondai sulle sue labbra e lo strinsi in una morsa. Dopo un bacio interminabilmente lungo che sapeva di scuse, d'amore e di paure, ci allontanammo, e lui tornò a cercare nell'armadio un mantello dell'invisibilità... quelli di durata effimera... che mi avrebbe nascosta giusto il tempo necessario ad uscire da villa Malfoy.
Tramite mezzi babbani mi ha accompagnato fin dove ha potuto, e con la promessa di amarmi sempre mi ha costretto ad allontanarmi da lui per arrivare da voi, alla Tana.
-E tu cosa farai?
Glielo chiesi con le lacrime agli occhi, distrutta per quella separazione.
-Lotterò. Lotterò per noi. Ma ora va, e portami nel cuore Hermione.
Mi baciò con passione e si allontanò con l'auto con cui mi aveva accompagnato fino a li, per non smascherare con la materializzazione la nostra posizione.

Da li in poi Harry sapeva cos'era successo, e per questo capì che poteva parlare. Poteva dirle quanto le dispiaceva per tutto quelle che aveva dovuto passare, per tutto quello che Malfoy le aveva fatto. Poteva dirle quanto la riteneva stupida per aver creduto al suo amore... e quanto si fosse convinto, alla fine, che quell'amore era reale. Ma l'unica cosa che disse fu una semplice domanda, che racchiudeva in se tutte quelle parole.
-E tu... tu Hermione, cosa farai?
Lei lo guardò e capì tutto quello che Harry non aveva detto ma che stava pensando di dire.
-Voglio lottare Harry. Voglio uccidere Voldemort.
-Hai bisogno di me per farlo.
-È per questo che sono qui... con te.
E allora tra i due migliori amici scorse una comprensione reciproca dei propri sentimenti, delle proprie sensazioni... e dei propri doveri.
Harry non le avrebbe rifiutato il suo aiuto, perchè lui desiderava ardentemente uccidere l'essere che aveva ucciso i suoi genitori. Ora aveva un motivo in più per ammazzarlo: doveva salvaguardare il futuro felice della sua migliore amica.
-Come lo troveremo?
-Draco mi ha detto tutto. Io so dov'è.
-Andiamo allora.
-Andiamo allora.
E dopo uno sguardo complice, in cui ringraziamenti, scuse e perdoni reciproci si susseguirono come la pellicola di un film babbano, i due si presero per mano, e grazie all'esperienza di Hermione, in una smaterializzazione congiunta andarono a cercare Voldemort per mettere fine a tutte le ingiustizie che fino ad allora, a causa sua, avevano subito.
   
 
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