Prologo
Era
una
notte come poche se ne sono viste.
Pochi
puntini nell’immenso manto scuro ed una meravigliosa luna,
brillavano nel
cielo.
Sotto
di
essi, la città di Panomas restava in silenzio.
Era
la più
grande città della regione, quella.
Li
dimorava
il re, dentro al meraviglioso Palazzo di Cristallo, e i suoi cavalieri,
l’Ordine del Tempio Bianco.
Le
mura
della città erano immense ed altissime, armate e sorvegliate a
causa della
guerra che stava investendo il continente, adornate con merli da
entrambe le
facciate.
La
città
comunque era al sicuro, nel cuore dell’impero militarmente
più potente non
c’era certo modo di entrare.
Proprio
nella periferia della città, in uno dei quartieri più
desolati, una casa
sembrava ergersi fra le altre, oltre per la statura, aveva due piani,
ma
soprattutto per la sua decadente lussuosità.
Il
cornicione era decorato con delle trabeazioni, per la maggior parte
deteriorate
dalle intemperie, rappresentanti mostri mitologici e creature angeliche.
Al
centro,
proprio sopra il portone, vi era un pesante stemma nobiliare di marmo,
che
rappresentava un drago che avvolgeva uno scudo con le sue ali.
Anche
quest’ultimo era degradato, quello che doveva essere un colore
nero brillante
del drago, ora era solo un grigio sbiadito, e i rubini messi negli
occhi della
bestia erano spariti.
Quella
sera
sembrava una sera come tante altre, ma delle luci che vagavano per le
strade
facevano capire che stava succedendo qualcosa di inusuale.
Quelle
luci
erano delle torce di soldati, ben venti soldati, armati fino ai denti,
con la
divisa di colore bianco e azzurro.
Il
grosso
gruppo si stava dirigendo nella villa diroccata, marciando nella notte,
pronti
alla loro missione.
-Roan-chiamò
uno di questi
-Che
c’è?-rispose quello seccato
-Ma
se
quello ci uccide?In fondo era allievo di Cheron, il Druido Spadaccino-
-Santo
Aros, che ho fatto di male?Idiota, siamo venti uomini della squadra
speciale, e
lui è solo-disse Roan-E poi sai che non devi nemmeno nominare
quel traditore-
-Ma…-provò
a rimbeccare quello, venendo immediatamente zittito
-Non
ti
preoccupare, siamo al centro della formazione, anche se attaccasse alle
nostre
spalle, noi avremmo il tempo di squagliarcela-
L’uomo
parve un po’ più sicuro e continuò a marciare in
silenzio.
Arrivarono
dopo pochissimo tempo davanti alla porta della villa, e quello che
sembrava il
loro comandante aprì l’immenso portone arrugginito,
distruggendo, con un colpo
dell’elsa di una spada la serratura.
-Cercatelo
dappertutto e catturatelo, mi raccomando, almeno quattro per gruppo-
Gli
uomini
cominciarono a cercare in lungo e in largo ma quella casa era
completamente
deserta.
-Comandante,
non sappiamo come, ma Christan Darkhand è sparito-
Nell’ombra
di uno dei merli delle mura, una figura sogghignava divertita
-Appena
si
accorge che me la sono svignata al vecchio Rufus gli viene un accidente-
Dalla
villa
si levò una voce
-Dannato
Darkhand!Giuro che ti scaglierò giù all’Inferno!-
L’ombra
guardò
la villa, ancora più divertita
-L’ha
presa
con filosofia-
Si
alzò con
nonchalance e si apprestò a scendere dalla parte opposta delle
mura
-Ah
bhe,
meglio muoversi o mi vedranno-
Si
buttò
giù dalle mura senza preoccupazione, godendosi le ventate che
gli sfioravano il
viso, poi, a pochi metri da terra, piantò due coltelli nella
cinta muraria, riuscendo
ad atterrare senza troppi problemi.
Estrasse
i
coltelli dal muro, che nella “frenata” avevano lasciato due
profondi tagli.
Ora,
alla
luce della luna, il suo vero aspetto veniva fuori.
Aveva
dei
capelli neri come la notte, gli occhi erano verdi, e risplendevano
nell’oscurità
come due fari dalla luce cupa.
Era
esile, quasi
sembrava impossibile che un ragazzo del genere potesse destare la
benchè minima
preoccupazione.
Indossava
una
divisa da combattimento smanicata, nonostante il freddo, ed una cappa
che copriva
le spalle. I pantaloni erano coperti da un pantalone nero lucido, con
diversi coltelli
da lancio appesi a delle decorazioni di cuoio.
Infine,
in una
grossa cinghia stava appesa una grossa spada a due mani, dalla lama
larga all’incira
venti pollici, la guardia era semplice, quasi rudimentale, un blocco
d’acciaio che
ricopriva la zona iniziale della lama.
L’elsa
era una
semplice stecca d’acciaio avvolta in bende nere lucide.
Diede
un’ultimo
sguardo alla città.
-Panomas,
ti pentirai del giorno in cui hai ingiustamente ucciso due Darkhand-
Piccolo prologo, i capitoli VERI saranno più lunghi, comunque spero vi sia piaciuto
P.S. Se poteste lasciarmi un commento per dirmi dove vado bene e dove male(vanno bene anche critiche, purchè non siano semplici insulti tipo "non sei portato", "cambia tutto" o "fa schifo", se dovete dirmi che sbaglio, ditemi dove così posso migliorare)