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Autore: Jo_    24/02/2010    7 recensioni
“Sono in lutto, non vedi?” “Sinceramente? Non noto molte differenze rispetto al solito. Oltre al whiskey, s’intende.” Questa fic non tiene conto degli eventi del 6° libro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entro nel suo ufficio- un antro buio ed umido, tetro, nero.

I sotterranei sono vere e proprie grotte, con un ecosistema a se stante.

“Professore…?”

Snape è coricato su di una chaise longue di pelle nera, circondato da bottiglie di Fire Whiskey.

“…che vuoi, Potter?”

“La…la punizione.”

“Quale? Inizio a perdere il conto.” L’ubriachezza non lo rende meno sarcastico- anzi, se possibile, gli inacidisce ancora di più il sangue.

Si mette a sedere.

I suoi profondi occhi neri sono lucidi come non mai.

Si tiene la testa con le mani e si passa le dita tra i capelli corvini.

“…cos’è successore, professore?”

“Sono in lutto, non vedi?”

“Sinceramente? Non noto molte differenze rispetto al solito. Oltre al whiskey, s’intende.”
”Ah ah ah. Come sei simpatico, Potter. Come una sanguisuga nelle mutande.”

Mi avvicino. Puzza da morire di alcool e di spirito distrutto.

Fa una smorfia e un conato gli sale in gola.

Prendo di corsa un paiolo che ha accanto alla scrivania e faccio appena in tempo a metterglielo davanti che ci rimette dentro.

Tenergli i capelli è davvero imbarazzante.

È buffo, non hanno la consistenza che ci si aspetterebbe.

Sono…morbidi.

È imbarazzante davvero.

“Grazie Potter. Dentro a questo paiolo c’erano quattro mesi di lavoro. Sei davvero un allievo prezioso.”

Lo ignoro e mi siedo accanto a lui.

“Prof, che ha fatto?”

“Non ti riguarda.”

“Prof…”
”Non-ti-riguarda.” sibila tra i denti, ma non è credibile come quando è sobrio.

“Senta, io non l’ho mai vista bere neanche del succo di zucca. Dev’esserci un motivo serio per ridursi…così.”

“Ti ricordi cos’è successo esattamente un anno fa?”
”Abbiamo vinto il torneo di Quidditch?”
”NO, Potter, eppure dovresti ricordarlo. Un indizio: chi è andato attraverso lo specchio come Alice senza più tornare indietro?”

Una lampadina di malinconia mi si illumina nella mente.

“Si…Sirius?”

“Complimenti per la sagacia, Potter.”
”Lei…lei sta così per la morte di Sirius?”

“Si Potter, SI! Quante altre volte devo ripeterlo senza rendermi ulteriormente ridicolo?”

“Ma…ma lei odiava Sirius!”

“Grazie per avermelo fatto notare, Potter.”
”Ma…non capisco.”
”Non certo una novità.”
L’alcool non rallenta la sua lingua saettante di serpente. Prende una sorsata da una bottiglia accanto a lui.

“Vuoi?” me la porge afferrandola per il collo.

“No, grazie”

Non ancora, penso in silenzio.

“Scusi professore, ma per quanto mi sforzi, non riesco a capire.”

“Ovvio che non ci riesci. Hai la minima idea di cosa significhi non essere popolare?”

“Beh…”

“Ecco, appunto. Sei il salvatore del mondo magico, tu. E sei come tuo padre- sei come un Malandrino. Come tuo padre, come Lupin… come Sirius.”

“Allora perché le manca?”
”NON CAPISCI?” urla quasi, sottovoce. Biascica come pazzo.

“Il suo odio…mi faceva sentire importante. La gente crede che il sentimento più forte sia l’amore- beh, sbaglia. È l’odio che ci tiene in vita, l’odio che ci unisce. Anche…” singhiozza “ anche saperlo impazzito ad Azkaban mi confortava. Anzi, mi faceva sentire...bene. La giusta punizione per il male che mi ha fatto. Io…” singhiozza “ mi manca da star male.”

“Professore…non capisco. Vuol dire che lei e Sirius…?”

“Eravamo legati più di quanto immagini, Potter.”

“Mi…dispiace, prof.” Faccio per abbracciarlo.

“Stammi lontano, Potter, non accetto gesti di carità dai Grifondoro. Non più.”

“Professore, mi perdoni, ma ho le idee un po’ confuse.

Gli strappo la bottiglia di mano e ingollo un bel sorso. Prevedo una lunga serata.

“Sei mai salito sulla Torre di Astronomia, Potter? Immagino tu ci abbia portato qualche ragazza. Beh, io no.”

Bevo.

“Non ci ho mai portato nessuno. Hai idea di quanto vento tiri lassù? C’è sempre vento, anche in primavera, in estate. Avevo la pelle d’oca, coi piedi nudi sulla balaustra.”

Bevo.

“Mi dondolavo avanti e indietro, aspettando un colpo di vento più forte.”
Bevo.

“Quel giorno il vento era particolarmente forte. Avevo il naso pieno di tagli. Mi bruciava da morire. Mi dondolo, mi dondolo, ed ecco che sento Snivellus, che ci fai qui!

Bevo.

“Mi volto, rischiando di scivolare. Tu non l’hai conosciuto, Potter, non come lo conoscevo io. Non sai che volto avesse alla tua età. Era…era incredibile. Vattene, cane gli urlo. Solo che non se ne va, anzi. Mi si avvicina a grandi passi. Penso voglia buttarmi giù. Scendi di lì, muoviti, che la frittata di serpente non è affatto buona.

Bevo.

“Insomma, inizia ad intimarmi di scendere, ma io non voglio- non voglio perché è lui a chiedermelo, non per altro. Poi fa una cosa strana. Si avvicina ancora di più e sale sul cornicione con me. Se ti butti, mi butto con te. Giuro che l’ha detto. Non ci volevo credere.”

Bevo ancora più forte dalla bottiglia ormai vuota. Ne cerco un’altra.

“Potter, non finirmi tutto il whiskey. Dicevo? Ah, si. Eccoci come due coglioni pronti a spiccare il volo. Lui mi cerca una mano e me la stringe fortissimo. Ricordo stavo per mettermi a piangere. Su, scendiamo. Non c’è gusto a stare in questa scuola senza di te. Il cane, una volta presa la lepre, non sa cosa farsene.”

Bevo e gli porgo di nuovo la bottiglia. Ricomincia a bere anche lui.

“Scendiamo. Scendiamo e io sono ancora scalzo sul pavimento di pietra. Non ho mai capito perché in quel momento mi abbia abbracciato. Però quello che seguì…no, forse è ancora più incomprensibile.”
Bevo.

“Cosa seguì, prof?”
”Cose che non ti riguardano davvero, Potter.”

“Prof, vuole dirmi che lei e Sirius…?”

“No. Si. No. Non lo so, non l’ho mai saputo, forse non lo saprò mai. Io…lui…non lo so. Ci odiavamo, ecco tutto. E ho bisogno di lui.

“Professore, si rende conto di quello che mi ha appena raccontato?”
”Si, certo. Se lo racconti in giro sentirai presto la mancanza della tua testa sopra le spalle, Potter.”

 

  
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