Capitolo 17
Dopo aver
parlato un po’ con Reian Arya
e Eric s’incamminarono verso una zona della montagna. Arya
scoprì presto che la montagna in cui si trovava era il doppio del farthen dur e ospitava molti
vampiri o angeli vampiri come lei. Nella montagna era completamente buio ma per
loro poteva essere anche mezzogiorno, vedevano tutto molto chiaramente.
Arrivarono all’entrata di un corridoio completamente avvolto dalle tenebre, lo
attraversarono e si fermarono davanti a delle case. Eric la condusse davanti ad
una di esse e la salutò con la promessa di tornare quando avesse finito il
turno di guardia. Arya entrò in quella che per i
prossimi mesi sarebbe stata la sua casa. Era una casa a due piani più mansarda
e cantina. Al piano terra c’era il bagno il salotto e una biblioteca ,al piano
di sopra c’era la camera da letto lo studio e una stanza vuota. Nella cantina
c’era una parete con un mobile per contenere le armi attuali e una parete vuota
dove mettere le prossime, per il resto era un laboratorio attrezzato. La
mansarda invece aveva una finestra molto grande in cima sul tetto che si apriva
e fungeva da pista. Dopo qualche minuto Eric tornò ed entrambi si sedettero in
salotto. – Allora ora ti spiego un po’ di cose. Punto 1 il fatto che Reian ti abbia chiamata angelo vampiro, mi dispiace per la
sua maleducazione,ma lui chiama tutti con la classificazione della specie ciò
messo trent’anni a insegnargli a chiamarmi con il mio nome. Gli angeli vampiro
sono quelle creature che sono angeli ma nascono vampiri o lo diventano, l’unica
differenza e che avete le ali. Punto 2 il tuo lavoro: esso consiste
nell’uccidere le persone scomode a chi ci commissiona l’omicidio, abbiamo due
regole in questo caso: non uccidiamo le persone importanti dei Varden gli immortali
e i draghi e non uccidiamo donne vecchi e bambini. Man mano che andrai avanti
nel lavoro avrai nuove armi che potrai tenere nell’armeria. Il laboratorio ti
servirà per creare miscele di veleni o studiare malattie, la stanza vuota è per
la meditazione e se vuoi allenarti con le armi non esitare a chiamarmi abito
qui accanto-. – Grazie - -Prego. Senti
tu puoi stare alla luce del sole? - - Si, com’è che me lo chiedi? - -
Curiosità, ce l’hai un compagno?- - Si, e sono anche sposata con due figli gemelli
di 3 anni- - ho peccato come si chiamano i bambini e qual è il tuo vero nome?-
- Come fai ha sapere che Gemel non è il mio vero
nome?- - Facile grazie al mio potere speciale posso sapere quando la gente
mente o ha cattive intenzioni tu menti ma non hai cattive intenzioni, la tua è
una missione sotto copertura solo che noi vampiri non lavoriamo per Galbatorix anche se un gruppo di noi abbiamo il sospetto
che collabori con lui- . – Va bene mi chiamo Arya
anche se il mio vero nome quello che mi hanno dato i miei veri genitori è Gemel. Sono la nipote della regina degli elfi e erede al
trono angelico, sono sposata con Mikeru il figlio di Galbatorix è un
vampiro e lavora per i Varden dallo stesso tempo in
cui ci lavoro io faceva da spia per noi fino a quattro anni fa in cui Galbatorix lo restituì a noi, ho 2 figli maschi
gemelli di cui uno è un angelo vampiro e
uno è un vampiro normale si chiamano Alec e Evandar,
manca qualcosa?- disse lei – No è tutto. Hai sete?- - Si grazie dov’è il bosco
più vicino?- - Tu forse sei immune al sole ma io no se aspetti stasera ti porto
a caccia-.- Ok grazie-. Si salutarono e Arya andò in
biblioteca per rilassarsi e fece trascorrere così la giornata appena cominciò a
far buio Eric bussò alla sua porta e la portò a caccia, quando tornarono Eric
la guardava con adorazione le aveva
fatto i complimenti per come cacciava che era molto aggraziata e non aveva mai
un capello fuori posto nonostante avesse lottato contro un puma. Quando
arrivarono a casa Erik le chiese se voleva allenarsi e lei gli rispose che era
un ottima idea. – Ok vai a cambiarti e indossa gli abiti da lavoro poi prendi
le armi, ti aspetto qui-. Arya si cambiò, i suoi
abiti da lavoro consistevano pantaloni e un corpetto con sopra un copri spalle
con un foro per le ali stivali con il tacco una fascia per togliere i capelli
da davanti gli occhi tutto in pelle nera lucida. Sulla schiena aveva una
faretra e una spada, in mano un bastone in arent un
materiale uguale all’argento ma molto più resistente, uscì e quando Eric la vide rimase a bocca aperta. – Sei
meravigliosa una vera e propria cacciatrice, vieni andiamo al campo di
addestramento. Le fece vedere tutta la montagna dalle botteghe alle scuole per
i giovani vampiri. – Scusa se mi permetto di chiedertelo quanti anni hai?- -
Dipende dal modo di contare per gli angeli io ho 24 anni per gli umani ne ho
104 e secondo il computo dei vampiri il mio aspetto è quello di una 17 enne-. –
oh hai molte età! Guarda siamo quasi arrivati- e le indicò un enorme
costruzione a 50 metri da loro. La giornata passò tra gli allenamenti e quando
la riaccompagnò a casa le promise che il giorno dopo l’avrebbe portata a fare
spese. I soldi le spiegò sono come quelli che si usano nell’impero e che lei
aveva in abbondanza e poi avrebbe guadagnato altri soldi quando le sarebbe
stato affidato un incarico. Poi si salutarono. Erano passati mesi da quando Arya era arrivata tra i vampiri, la conoscevano tutti e i
suoi colleghi cacciatori più volte ci provavano con lei ma erano sempre
rifiutati con cortesia naturalmente la vista degli anelli faceva capire che lei
era sposata e con famiglia e quindi nessuno la importunava più. Come ogni
Cacciatore che si rispetti anche lei con i suoi incarichi aveva un gran numero
di cicatrici che segnavano la sua pelle, spesso molti compagni venivano a farle
compagnia visto che era da sola, tutti sapevano chi era e quindi sapevano come
potesse mancarle la sua famiglia. Arya era abbastanza
felice aveva trovato nuovi amici e la sua missione andava avanti, teneva sotto
controllo il gruppo che lavorava per Galbatorix e
riferiva tutto a Nasuada. Aveva saputo che pochi mesi
dopo essere partita, Elis era tornata indietro
portando notizie funeste. Quel giorno Arya era andata
a fare quattro chiacchiere con Reian e Eric parlavano
di tutto. Con Reian parlavano di qual era la tecnica
migliore per forgiare armi e conciare le pelli mentre con Erik parlavano di
combattimenti e missioni. Stavano discutendo sulle qualità dell’acciaio luce e
quelle dell’arent quando Noriu
arrivò di corsa – Noriu cosa c’è ?- chiese Arya – Una missione per te Arya,
per me è un suicidio ma non puoi rifiutarla- rispose Noriu
con una faccia contrariata. Arya aprì il messaggio e
sbianco di colpo cosa quasi impossibile ora si che era bianca, sembrava un
lenzuolo lavato con la candeggina. – Cosa c’è scritto?- chiesero Eric e Reian che avevano visto la reazione dell’amica – Devo
uccidere Galbatorix – disse Arya.
Tutti strabuzzarono gli occhi, nell’aria c’era un silenzio di tomba. – Ragazzi
io vado a prepararmi - disse Arya e corse come un
fulmine a casa, dove radunò la sua roba e raccolto tutto torno dagli altri per
salutarli. Davanti all’uscita c’erano tutti erano venuti a salutarla e a farle
gli auguri. Naturalmente il gruppetto che lavorava per Galbatorix
non c’era così disse – Ragazzi probabilmente per un po’ di tempo non ci vedremo
sia che io porti a termine la missione, sia che venga ferita e quindi
arrivederci e se non c’e la facessi questa volta ci rivedremo per l’ultima
battaglia- tutti risposero con un sì e lei volò via lontana fino a divenire un
puntino all’orizzonte. Volò per giorni e arrivò nei pressi di Ura Bean. Doveva aspettare la notte per attaccare, ma aveva
molte cose da fare per prima imparare i turni di guardia per entrare e uscire
senza essere vista e poi imparare a memoria la pianta del castello. Per una
settimana con i suoi poteri aveva osservato la vita della città era quasi
pronta aspettava solo il segnale che i tempi fossero maturi. Intanto si
esercitava e cercava vie di fuga sempre più rapide da raggiungere se fosse
stata scoperta, naturalmente spesso faceva uso delle sue visioni e quello che
vedeva non le piaceva per nulla e da questo dedusse che Galbatorix
era stato avvertito che lei stava per attaccare. Un’ora dopo il tramonto di due
settimane dopo Arya capì che era arrivato il suo
momento le difese si erano abbassate e la città si era rilassata. Si coprì con
il mantello e si preparò ad entrare in città da un passaggio segreto che aveva
scoperto, percorse un lungo corridoio fio ad arrivare ad una porta che poteva
essere aperta solo da chi aveva un’indole buona e doveva pronunciare il suo
vero nome per aprire la porta Arya aveva passato
settimane a cercare il suo vero nome che dopo le sue due trasformazioni era
sicuramente cambiato. – Freohr – pronunciò e la porta
si aprì. Arya
pensò a quanto fosse divertente, prima il suo nome era Garjzla,
e ora era l’esatto opposto. Sbucò in una stanza in cui c’era un piedistallo con
sopra una pietra bianca, Galbatorix era riuscito a
trovare un altro uovo di drago. – Beh visto che ci sono - penso Arya, e infilò l’uovo sotto il mantello dentro una bisaccia
che si portava sempre dietro. S’incamminò verso la camera di Galbatorix muovendosi come il suo nome indicava, arrivò
davanti alla porta e si meravigliò a trovarla aperta, di solito a quest’ora il
vecchio dormiva alla grande invece da dentro si sentivano delle risate, poi la
porta si aprì. Arya si nascose in un piccolo anfratto
buio da dove poteva vedere bene chi usciva dalla camera. Dopo poco, infatti,
uscì un uomo ad Arya familiare esso si voltò e capì
perché l’era così familiare era Tein. Arya, lo aveva conosciuto tra i vampiri era uno di quelli
che doveva osservare. Dietro di lui uscì anche una donna uguale identica a lei
tranne per i capelli biondi e gli occhi azzurri di fisico erano uguali come due
gocce d’acqua. L’uomo se ne andò con uno schiocco grazie ai suoi poteri e la
donna si voltò e Arya avrebbe giurato che guardasse
proprio lei e con le labbra mimò una richiesta di aiuto, ma prima che Arya potesse fare qualcosa Galbatorix
uscì dalla stanza e la sbatte al muro cominciando a baciarla. Arya non sopportando quello che vedeva scese silenziosa e
avvicinandosi alle palle dell’uomo si preparò a colpirlo ma Galbatorix
si girò e la colpì con un pugno ben assestato mandandola a sbattere contro il
muro si rialzò e cominciarono a darsele di santa ragione fino a che Arya non lo mando al tappeto con una ginocchiata proprio
li. Galbatorix cadde a terra contorcendosi, ma ormai
era troppo tardi per ucciderlo se volevano uscire vivi da la dovevano sbrigarsi
a scappare, ma la donna la prese e la condusse nelle prigioni davanti ad una
cella, Arya intuì che c’era qualcuno in quella cella
e buttò giù la porta essa era fatta per sopportare la magia non un vampiro e
cedette di schianto. In fondo alla cella c’era un uomo che la donna si affrettò
a aiutare e Arya grazie alla sua memoria raggiunse un
passaggio segreto che dalle prigioni portava alla sala dove aveva trovato
l’uovo da li fu semplice scappare e corsero a perdifiato fino al giorno
seguente.