Prova a lasciar cadere una piccola goccia in uno specchio d'acqua immobile e placido...lo vedrai incresparsi di una reazione di cerchi concentrici più o meno regolari: ordine O caos... ordine E caos. È certo però che tutto ciò che era, sarà irrimediabilmente sconvolto dalla forza impercettibile ed infinitesimale della goccia d'acqua; sapresti quantificare la forza di uno sguardo? Io no... eppure ha lo stesso effetto di quella gocciolina.
Allegoria di un incontro
Immagina
un ragazzo che, perso nei suoi mille pensieri in una mattina di fine
settembre percorre una piccola strada in terra battuta. Deve svolgere
un compito su quella via, non sa di preciso neanche lui quale, non
gliene importa in realtà. Il suo viso è disteso e tranquillo ma
concentrato nell'osservare ogni millimetro di quella terra che deve
percorrere.
I
suoi passi sono misurati, lasciano delle orme su quella terra
rossiccia che da lì a breve il flebile vento farà scomparire.
Sorride anche se non c'è nessuno ad interessarsi a quella fuggente
espressione di facciata.
In
mezzo ai tanti verdissimi steli d'erba mossi dal sussurro del vento
che fiancheggiano la stradina, qualcuno nota quel sorriso, qualcuno
vede la concentrazione con cui svolge il compito assegnatogli. Lui
guarda in quella direzione, ma non vede, ignaro della bellezza che si
nasconde lì, qualcosa di così diverso dai tanti verdi steli d'erba
che si confondono l'un l'altro da non poter non essere notato;
tuttavia egli non se ne accorge...
Passa
del tempo prima che il ragazzo venga richiamato a ripercorrere quel
tratto di mondo.
Ma
accade e finalmente i suoi occhi miopi vedono quello che c'era da
vedere: il luccichio della rugiada mattutina porta la sua vista a
posarsi su di un punto imprecisato in mezzo a quel folto prato.
Lì,
in mezzo alla monotonia del verde vi è un fiore solitario, è
bellissimo e strappa un sorriso finalmente vero al ragazzo. Lo
osserva e prova a rivolgersi a lui, scopre così che sa parlare,
anche l'erba riesce a mandare una scia di monotoni sussurri, ma quel
fiore invece sa parlare direttamente al cuore del ragazzo. Lui,
ancora ignaro di ciò, lo ascolta e si intrattiene in chiacchiere
finché il dovere prevale sulle sue sensazioni e lo costringe a
congedarsi da quella bellezza fuori dal comune.
Quasi
per caso, poco tempo dopo, il ragazzo ripercorre quella strada, non è
impegnato nei suoi doveri e per questo non si rende conto di essere
in prossimità del tratto in cui aveva incontrato quella cosa così
bella... lo chiama, con la sua voce che, tuttavia, non raggiunge le
orecchie ma arriva diretta al cuore del ragazzo, lui si ferma, la
cerca con lo sguardo ma non la vede. Le risponde, continua a non
vederla ma si trattengono lo stesso a chiacchierare. Ad ogni frase
del fiore il ragazzo si avvicina piano piano alla consapevolezza di
trovarsi di fronte a qualcosa di miracoloso, a qualcosa che ha in
comune con lui più di quanto avrebbe mai creduto di trovare in un
luogo così infestato da tanti anonimi steli d'erba.
Continua
a cercare quella meravigliosa creatura con lo sguardo...e poi, si
rende finalmente conto del perché non può vederla. Ella così
splendida è oscurata dall'ombra opprimente di un albero dalla forma
contorta e scura. Sa che il suo fiore è in mezzo a quell'oscurità
ma non ha il coraggio e la sfrontatezza sufficiente per gettarsi in
mezzo a quel buio e liberarla dal peso di quella cosa che la
schiaccia. Così, afflitto dalla delusione si allontana a testa
china...
Molto
tempo dopo, i doveri del ragazzo lo riportano a dover di nuovo
solcare quel piccolo viale in mezzo al verde, quasi dimentico del
fiore... non è la verità, sa bene del fiore ma ricorda la presenza
dell'albero che getta quell'ombra tanto scura su di esso.
Non
deve camminare questa volta, i suoi doveri lo tengono invece proprio
li, fermo, nelle vicinanze di quella creatura... si siede, mesto, sul
ciglio della via.
Perso
fra i suoi voli pindarici, le sue fantasticherie di notti fra le
stelle a bordo di un pensiero; alza gli occhi e vede... il fiore...
una giornata intera a cercarlo con lo sguardo ed esso fa altrettanto,
tuttavia i doveri del ragazzo gli imporrebbero di non parlargli, di
fare finta che non ci sia...
Ma
come fare ad evitare un angelo? Come fare a far finta di non vedere
un miracolo quando appare proprio lì, di fronte ai tuoi occhi?
Sarebbe
come chiedere ad un girasole di non seguire il moto del suo astro.
Una
fitta attraversò il petto del ragazzo quando per l'ennesima volta
gli sguardi di quest'ultimo e del fiore si incrociarono, come un
raggio di sole che, passando attraverso l'anima disgela il cuore
riportandolo alla vita. Lì il ragazzo capì che era naturalmente
destinato ad amare quella creatura meravigliosa con tutto se stesso.
Essa
non era in ombra questa volta, era momentaneamente al di fuori dal
raggio di azione di quel peso che l'opprimeva: era perciò di nuovo
capace di sorridere.
L'ansia
che attanagliava il ragazzo era palpabile, la cercava in ogni
istante, in ogni singolo centimetro del suo campo visivo, lei, quella
creatura meravigliosa.
Le
lasciò un insignificante pegno d'amore nel quale, tuttavia, era
racchiusa tutta la speranza che teneva ben celata dentro il suo
cuore. Alla sera, quando se ne andò e vide in lontananza le ombre
dell'albero nodoso allungarsi di nuovo su di lei, provò una fitta di
dolore.
Il
giorno dopo di nuovo come quello precedente, sguardi sempre meno
prudenti e sempre più frequenti li univano per brevissimi istanti di
aritmia cardiaca e sobbalzi dell'anima.
Lei,
quella creatura il cui nome giungeva come musica soave agli orecchi
del ragazzo, lo sorprese portandogli un dono dentro il quale si
celava tutto il recondito significato di quegli attimi fugaci che li
univano. Egli credette che fosse tutto un sogno, tutta un'invenzione
della sua fantasia, perché una creatura così bella e perfetta non
poteva innamorarsi di qualcosa di così semplice ed elementare come
lui. Prese coraggio e decise di voler sottrarre quel bellissimo
miracolo del mondo al peso che la privava di tutta la sua
spontaneità e gioia di vivere.
Cominciò
a dedicare ogni singolo attimo a quel fiore, parlava con quella
splendida creatura e più si conoscevano l'un l'altro più
l'attrazione e il sentimento che li legava crescevano. Purtroppo
arrivò il giorno che il ragazzo ultimò i propri compiti in quel
luogo, sembrò crollargli addosso il mondo intero... promise al fiore
di tornare, si promisero a vicenda di rivedersi presto e così
avvenne. L'albero maligno continuava a gettare le sue ombre su quella
meraviglia ma essa ne era già meno condizionata, e piano piano esso
cominciò a svanire... intanto il ragazzo scelse di condividere col
fiore tutta la sua vita, raccontandogli cose che aveva sempre tenuto
per se, aprendosi con quel miracolo del cielo come non aveva mai
fatto in vita propria.
Una
sera, quando si rese conto di non riuscire più a sopportare di
essere così vicino al fiore senza confessare i suoi veri sentimenti,
decise di aprire completamente il suo cuore:
“Ti amo” disse il ragazzo con voce tremate
“Anche
io ti amo” rispose a sua volta il fiore, detto questo i suoi petali
cominciarono a brillare, avvolgendo tutta l'aria circostante di
un'aura luminosa ed improvvisamente il ragazzo non c'era più. Era
scomparso dal vialetto sul quale, pochi attimi prima, era chino a
sussurrare parole dolci a quella che per lui era la cosa più bella
del mondo.
Il fiore era ancora la, splendido e meraviglioso con i suoi mille colori che catturavano l'iride umana, nessuno riusciva a distogliere lo sguardo da quei petali... ma non era solo, accanto a lui un altro fiore che non era assolutamente pari all'altro né in bellezza né in splendore sussurrava dolcissime frasi d'amore... se qualcuno fosse stato presente in quel momento ad osservare ciò che accadde, direbbe che i due fiori avvicinandosi tra loro, intrecciando gli steli si sfiorarono i petali e rimasero così, a bearsi ognuno della vicinanza dell'altro...