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Autore: Rohchan    25/02/2010    6 recensioni
Poserò per te quando sarai capace di disegnare senza chakra. Un ritratto non è solo il disegno di una persona. È una cosa intima, così tanto che può rubare un’anima.
Fanfic seconda classificata e Premio Giuria al contest "Naruto Contest- Scegli i Numeri e Scrivi!" indetto da Dark Akira su EFP.
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccola qua, l'ultima ff su Naruto che non potevo pubblicare perchè iscritta ad un contest...^^
Ho il sospetto di iniziare ad ammorbarvi, con questa cosine su Naruto. E nel contempo, ho la curiosa sensazione di trovarmi su una nave che lentamente sta lasciando il porto, trainata dai rimorchiatori.^^'''

Comunque, venendo a noi.
Il contest prevedeva di scegliere tre numeri, cui erano abbinati due personaggi ed un luogo; a me sono capitati Ino, Sai, ed il Monte Eroe.
Non avevo mai riflettuto molto su questi due personaggi, ed il contest mi ha dato l'occasione per farlo. Come sempre mi ripeto; temo l'OOC in maniera allucinante, anche se mi è stato detto che almeno Sai è abbastanza IC.
A differenza delle coppie "canoniche" diciamo, questa non ha un universo cui appartenere; non funziona nè nel NaruSasu nè nel SasuSaku. O forse funziona in entrambi, ma non ho ancora deciso.
L'unica cosa di cui sono certa è che Ino, per me, è di Shikamaru; il che implica che tra lei e Sai può esserci solo amicizia...e spero di averla resa al meglio delle sue possibilità.^_^
Non mi resta che sperare nel vostro giudizio per scacciare dubbi vari ed eventuali...^^

Quindi, buona lettura...
Rohchan

Fatica

L’autunno a Konoha aveva dei colori splendidi.
Dalla finestra della cucina del suo alloggio, il ninja guardava l’azzurro ghiaccio del cielo tagliato dalle foglie sospinte dal vento, e il colore delle nuvole, un bianco quasi accecante con orli rosa e oro.
Aveva decine e decine di disegni che rappresentavano la zona intorno a casa sua, in tutte le condizioni atmosferiche, in tutte le stagioni e le ore della giornata.

Ad un tratto, i suoi occhi si spostarono su Monte Eroe.
Corrugò leggermente la fronte, focalizzando l’attenzione sui volti degli Hokage scolpiti nella pietra rossiccia.

Non aveva mai ritratto delle persone.

Sciacquò il pennello, riponendolo nell’astuccio, e pulì la pietra su cui scioglieva l’inchiostro, riponendo la stecca nero fumo in un panno che poi posò sotto al blocco di fogli, sul cavalletto posto di fronte alla finestra.
In nessuno dei suoi libri sui rapporti umani era citato qualcosa che riguardasse i ritratti, ma lui sapeva che gli esseri umani sono spesso vanesi. Era sicuro che la vanità sarebbe stata un’ottima arma per ottenere un modello senza troppo sforzo.
Prese il mantello e uscì di casa.

***

Nonostante l’aria frizzante e il vento debole, le strade di Konoha erano piene di gente. Il sole era un invito irresistibile per chiunque ad uscire.
Tra le tante che intasavano le vie, Sai notò una coppia che passeggiava lenta, chiacchierando di sciocchezze.
Arricciò il naso guardandoli venirgli incontro.
Qualcosa in loro li faceva apparire poco adatti al suo scopo. E comunque, lei era abbastanza carina da scatenare la reazione protettiva del compagno, se si fosse azzardato a chiederle di posare per un ritratto.
E lui non aveva voglia di un corpo a corpo in mezzo alla strada.

Pensandoci bene, era meglio evitare a priori tutte le coppie. Sui libri c’era scritto che gli uomini diventano molto protettivi verso quella che considerano ‘la mia donna’, e lui non voleva irritare nessuno.

Il criterio di evitare le coppie scremò di parecchio il gruppo di persone cui poteva chiedere un ritratto, almeno quel giorno. Forse dipendeva dal fatto che era festa, e la gente ne approfittava per passare del tempo insieme, ma gli sembrava che nessuno a parte lui fosse solo.
Dopo quasi due ore di ricerca infruttuosa, passando davanti all’Ichiraku Sai notò la tuta nera e arancio di Naruto, seduto al bancone, e accanto a lui Sakura.
Si fermò un istante, valutando l’ipotesi.
Sapeva che Naruto era innamorato di Sas’ke, ormai lo sapeva tutta Konoha, e quindi non pensava che sarebbe stato infastidito nel sapere la ninja medico sua modella; ma non gli andava di chiedere proprio a Sakura di posare.
A parte il fatto che non vedeva in lei nulla che valesse un ritratto, la ragazza era sempre stata troppo burbera con lui. Manesca, anche.
Gli aveva insegnato molto, e di questo le era grato, non c’era dubbio, ma non gli sembrava proprio il caso di chiedere a lei.
E poi, chissà cosa le sarebbe passato per la testa.
Distolse lo sguardo, riprendendo a camminare.

Poco più avanti, china su una bancarella che regalava pesci rossi, scorse Hinata.
Non gli dispiaceva, come ragazza. Era silenziosa, schiva proprio come lui, e i capelli lunghi e scuri gli ricordavano le notti d’estate.
L’accompagnava Neji, suo cugino.

Nonostante il giorno libero, la Hyuuga indossava abiti normali, contro la maggior parte delle ragazze che aveva visto quel pomeriggio, vestite a festa o strizzate in improbabili combinazioni di strisce di stoffa; forse strizzare il corpo nelle bende di cotone faceva sentire tutte più snelle.
Stupidaggini, pensò. Nessuna delle kunoichi di Konoha aveva bisogno di espedienti simili per migliorare il proprio fisico.
Hinata poteva andar bene, si disse. Era abbastanza snella, proporzionata. Forse il suo seno era leggermente abbondante, ma nel complesso non era certamente una brutta ragazza.
- Buon pomeriggio, Hinata.- le disse, avvicinandosi.
La ragazza sollevò lo sguardo vitreo dal pesce rosso cui stava facendo le moine, guardandolo.
Sai registrò il passo indietro istintivo che la portò quasi a poggiarsi contro il torace di Neji.
- Buon…pomeriggio, Sai…- ricambiò, con voce sottile.
- Neji…-salutò il ninja con un cenno rispettoso del capo.
L’altro non rispose. Lo guardava compreso, lo sguardo a metà tra il curioso e l’infastidito, evidentemente chiedendosi come mai parlava con Hinata.
Non l’aveva fatto molte volte, dopotutto.
- E’ una bella giornata, non trovate?- chiese. Regola numero uno: iniziare una conversazione partendo dal tempo.
- È vero…credevo c..che ormai il sole fosse u…un ricordo…ma oggi ha deciso di farsi vedere…- sussurrò la ragazza, guardandosi i piedi.
Parlava con uno sforzo evidente.
Il cugino le posò –quasi protettivo- la mano destra sulla spalla.
- Tiepida, sì, per essere la fine di Ottobre. Cosa vuoi, Sai?- chiese il ragazzo, guardandolo sempre più perplesso.
- Volevo chiedere una cosa a Hinata.-
Mossa sbagliata. Sai vide il colorito della kunoichi virare dal rosa acceso al rosso carminio.
Come rimediare? Regola numero sei: alle ragazze fanno piacere i complimenti. Forse poteva funzionare.
- D…dimmi, Sai..-
- Sei molto carina, lo sai?- piegò leggermente il capo di lato, sorridendo. Regola numero dieci: un sorriso aiuta a conquistare la fiducia delle persone.
Per tutta risposta, Hinata sembrò prendere fuoco. Fece un secondo passo indietro, stavolta decisamente tuffandosi contro petto di Neji, che lo fissò con chiari intenti omicidi.
Allarme.
- Ti andrebbe di…posare per me? Per un ritratto, sai…-
- Ma…ma…m…ma che…?- Hinata lo fissava ad occhi sgranati, così tanto che per un attimo temette le sarebbero cascati dalle orbite.
- Non volevo essere fastidioso…-cercò di giustificarsi, notando il leggero spostamento di lato di Neji.
Posizione standard d’attacco.
Forse si era sbagliato sul loro rapporto.
- N…non è questo, ma…ma…- la kunoichi prese un respiro profondo, calmandosi un poco.- perché me lo chiedi?-
- Te l’ho detto, penso che tu sia carina. Sakura è troppo maschile per andarmi bene, e poi è scontrosa e saccente. Non mi piace.-
- Non credo che abbia voglia di farlo, Sai…- intervenne a quel punto Neji. Hinata era terribilmente arrossita, gli ricordava un bollitore scordato sul fuoco.
- Oh. Va bene.- Regola numero sessantaquattro: non fidarsi della prima impressione, in una coppia; quelli che lo sembrano possono non esserlo, e viceversa.- Certo, scusatemi.-

Ricominciò a camminare, sconfortato.
Credeva che Hinata non gli avrebbe negato quel favore, ma forse era stato troppo diretto. Eppure, la regola sedici…essere il più onesti e sinceri possibile nei rapporti interpersonali.
Mah. Forse l’aveva male interpretata.
Camminò ancora una mezz’ora, arrivando al parco del villaggio. Si sedette su una panchina, osservando il via vai di gente, ascoltando gli schiamazzi dei bambini che giocavano sul prato e sulle altalene.
Qualcuna era troppo alta, qualche altra troppo bassa. La quinta Hokage era troppo formosa per i suoi gusti, e comunque non gli sembrava il caso.
Temari gli era sembrata anche una scelta accettabile…ma poi si era accorto di Shikamaru che le camminava qualche metro indietro, apparentemente interessato al paesaggio ma ovviamente –o almeno, così gli era parso- in modalità “corteggiamento a distanza”.
Gli occhi vermigli della maestra Kurenai lo inquietavano, Shizune gli sembrava insignificante, Ten Ten non era di suo gusto.
A chi mai poteva chiedere?!

- Cosa fai seduto qui tutto solo?-
Faticò un po’ a distinguere i contorni della persona che gli si parava davanti, in controluce sul sole al tramonto. Aveva un profumo di fiori e terra, e il nome gli salì alle labbra mentre l’aria ormai fredda della sera le agitava i lunghi capelli biondi.
Ino.
Rabbrividì un poco, stringendosi nel mantello.
- Allora?- gli chiese, sedendosi accanto a lui sulla panchina.
Ora che gli era di fianco, in luce piena, poteva vederla bene. Indossava gli abiti di ogni giorno, il mantello beige di tessuto pesante leggermente aperto. Non sembrava infreddolita, nonostante il ventre scoperto.
La luce dorata del sole faceva brillare la sua pelle chiara, e accendeva di lingue di fuoco i capelli raccolti in una coda alta. Ad ogni piccolo movimento della testa, lo accecava col riflesso della piccola pinza rossa che le tratteneva un ciuffo sulla tempia.
- Rifletto.- rispose, telegrafico. Stava lentamente elaborando la maniera giusta di chiederle di posare per lui.
- Su cosa?- accavallò le gambe, appoggiando il gomito sul ginocchio sinistro e il mento sul pugno destro chiuso, rivolgendo il viso verso di lui. Socchiudeva un po’ gli occhi per non essere abbagliata dal sole morente.
- Stavo pensando…al Monte delle Facce.- rispose, correggendosi all’ultimo. Regola numero venticinque: se il tempo sembra un tema sciocco, iniziare una conversazione prendendo alla larga gli argomenti di cui si vuol parlare.
- Il Monte Eroe, vuoi dire?- sorrise leggera, le labbra rosee che scoprivano appena i denti bianchi.
- Mh…-
- Come mai ci stavi pensando?- curiosità nella voce. E interesse.
- Perché, beh…non ci ho mai fatto caso, quando li vedevo lavorare, ma mi chiedevo se gli scultori avessero scolpito i visi aiutandosi col chakra o meno.-
- No.-
Diretta, precisa, inconfutabile.
Sai si girò a fissare Ino, che si era appoggiata allo schienale della panchina, sospirando profondamente mentre stirava le gambe e la schiena.
Seno proporzionato, ventre piatto, vita stretta al punto giusto. Naso adatto al viso, muscolosa ma senza esagerare. Gambe snelle, lunghe ed aggraziate. Fianchi sinuosi.
Poteva andare benissimo.
- …No..?- le chiese, riscuotendosi in fretta e cercando di non farle capire che l’aveva analizzata con attenzione.
- No. Nessuno shinobi di Konoha scolpirebbe mai i visi degli Hokage aiutandosi con il chakra. Non sarebbe giusto.- gli sorrise di nuovo, e Sai sostenne il suo sguardo divertito.
- Perché?-
- Le cose importanti, quelle vere, si fanno con le mani e il sudore della fronte. Non col chakra. Come il nostro Monte Eroe. Nessuno dei ninja che l'ha scolpito ha usato un briciolo di chakra. Tutta fatica reale.-
Sai si girò ad osservare il Monte Eroe nascondersi nella luce fioca del crepuscolo, con Ino accanto.
Quando l’ultimo raggio di sole fu tramontato e le prime stelle apparvero pallide sul blu della notte, avvertì di fianco a sé il frusciare del mantello della ragazza che si alzava per tornare a casa.
- Vuoi posare per me?- troppo diretto, anche questa volta. Preparò le gambe ad uno scatto, supponendo che la kunoichi gli avrebbe presto dato un pugno.
Ma non lo fece.
- Perché?- gli chiese invece.
Sai prese un respiro più profondo, raccogliendo le parole, ma non rilassò le gambe.
- Sakura non è abbastanza femminile, Hinata è troppo timida ed impacciata, e in generale tutte le donne di Konoha sono fidanzate, o innamorate, o sposate o non sono di mio gusto. Nemmeno Temari è adatta. Voglio ritrarre una persona, una donna, se riesco. I miei disegni sono tutti fatti guardando fuori dalla finestra della mia cucina.-
- Perché non hai chiesto ad un ninja?- Ino si sedette nuovamente, ruotando il busto verso di lui e piegandolo leggermente in avanti. Forte interesse.
- Non mi interessano gli uomini. Hanno corpi troppo massicci e muscolosi per essere ritratti. E poi sono le donne la vera bellezza del mondo.- Regola numero tre: puntare sulla natura di una persona può essere un’ottima tattica per ottenerne l’amicizia, oltre che un’arma per colpirne il punto debole.
- E questa dove l’hai presa? Dai libri di quel pervertito di Jiraya sensei?- scettica. Forse aveva esagerato.
- Veramente, dai miei libri sui rapporti interpersonali.-
- Sakura aveva ragione…-ribattè la ragazza, sospirando.- Ti affidi troppo a quella robaccia. Devi vivere con le persone, per capire come interagiscono tra loro.- scosse la testa, fissandolo.
- Lo farai?-
- Sul serio hai chiesto ad Hinata di posare per te? Mi stupisce che Neji non abbia cercato di staccarti le braccia a morsi. Protegge Hinata come una bambola di cristallo.-
- Poserai per me?-
- E poi, Temari…non ha grazia quella. Come hai potuto considerarla? Si capisce che è una donna solo dalle sue forme, ma potrebbe tranquillamente passare per un uomo, per come si comporta.-
- Ino…-
- Vuoi un nudo?-
Sai si ritrasse automaticamente, rischiando di cadere dalla panchina. Gli occhi azzurro chiaro di Ino, accesi dalla luce della luna, l’avevano messo a disagio. Non erano ostili, ma nemmeno benevoli.
Erano in guardia.
- NO! Ma che vai pensando?!- si sorprese a vergognarsi.
- Non hai specificato. Non che io viva di doppi sensi, ma sai, di solito quando un ragazzo chiede ad una ragazza di posare, difficilmente intende semplicemente ritrarla mentre lei sta vestita, ferma e immobile.-
- Oh.- Oh. Ora il rossore diffuso di Hinata e l’istinto protettivo di Neji non gli sembravano più così esagerati.- Scusa.- farfugliò.
- Non scusarti. So di essere una bella ragazza, sono abituata alle frecciate poco caste.- gli sorrise, stirando gli angoli delle labbra. Malinconia. Sai aggrottò leggermente le sopracciglia.
Ino si alzò, di scatto questa volta.
- No, non poserò per te.-
Sai abbassò gli occhi, frustrato. Riconobbe, in fondo al petto, una strana sensazione. Come un animale che si affilava le unghie sul suo sterno. Tristezza.
- Non perché penso che non ne saresti capace, o perché non mi va di farmi ritrarre, nuda o vestita.- rispose Ino alla sua domanda inespressa.- Ma tu…per dipingere usi il chakra, vero?-
Lo shinobi mosse il capo in un cenno affermativo. Dopotutto non conosceva altro modo di dipingere.
Quella dannata bestia gli stava scorticando i polmoni.
Ino si inginocchiò davanti a lui, infilandogli il viso nello spazio tra le ginocchia e la testa, torcendo buffamente il collo per riuscire a vederlo almeno un poco.
- Poserò per te quando sarai capace di disegnare senza chakra. Un ritratto non è solo il disegno di una persona. È una cosa intima, così tanto che può rubare un’anima.-
La sua voce era strana, quasi soffocata. Forse dipendeva dal fatto che era in una posizione astrusa, e per giunta lo stava guardando storcendo un po’ gli occhi, come un pesce preso all’amo.
Forse fu per questo che Sai ridacchiò, sollevandosi e riappoggiando la schiena alla panchina.
Anche Ino si rialzò, pulendosi distrattamente le ginocchia dalla polvere del vialetto ghiaioso.
- Vai a casa, artista…-gli disse, voltandosi.- Inizia ad esercitarti per essere degno di me.- rise, leggera, mentre si allontanava.
Sai non perse tempo. Appena Ino scomparve dalla sua vista, si allontanò correndo dal parco, diretto a casa e al blocco da disegno che lo aspettava silenzioso sul cavalletto da pittore.

***

Due mesi dopo, il villaggio di Konoha era sepolto sotto una spessa coltre di neve.
I bambini giocavano nel parco, se ne sentiva il vociare fino da lassù.

Infagottato nel mantello pesante, una spessa sciarpa di lana avvolta ben stretta intorno alla gola, Sai osservava il paesaggio imbiancato in silenzio, semplicemente ascoltando la neve cadere in tonfi leggeri sulla terra.
Era lì da qualche minuto, quando un respirare ansante lungo il costone di Monte Eroe gli fece capire che la persona che attendeva era arrivata.
- Sai…- sbuffò, producendo una nuvoletta di vapore di dimensioni considerevoli.- Maledetto idiota, perché mi hai fatta arrampicare fino qui in cima? È una sfacchinata terribile!-
- Avresti potuto aiutarti col chakra, Ino.-
- Sai che non l’avrei fatto. Questo è un posto speciale per me, per tutti noi. E dovrebbe esserlo anche per te, in quanto shinobi di Konoha.-
Il ninja tornò a guardare il villaggio, come perso nei suoi pensieri.
- Allora?!- sbottò la kunoichi, spazientita.
- Non hai letto il biglietto che c’era insieme ai fiori?-
- Ah sì…fine umorismo. “Vieni su Monte Eroe.”- citò, un po’ pomposa.- Campanule, agrimonia ed una rosa. Vendo fiori ogni giorno, ma grazie lo stesso. Che freddo, maledizione…-
La ragazza si strinse per bene nel suo mantello. La neve turbinava intorno a loro in una danza leggera.
- Esattamente, Ino. Esattamente.-
- Esattamente…cosa?-
Sai si avvicinò alla kunoichi tranquillo, guardandola come un’amica di vecchia data.
- Il significato di quei fiori è esattamente quello che tu hai detto.-
- Fine umorismo…? - il viso di Ino era una maschera di perplessità. Inclinò leggermente il capo da un lato, cercando di concentrarsi meglio. Il cappuccio del mantello le scivolò leggermente indietro, ma lei lo fermò con la mano destra.
- No, Ino. Vogliono dire grazie.-
Non fece nemmeno in tempo a rialzare il capo, che già Sai le aveva poggiato contro il seno una cartelletta blu, piuttosto gonfia, chiusa con dello spago.
- Ci vediamo…- le disse, non appena lei la prese, cercando di aprire con le dita guantate il legaccio.
- Ma…Sai, aspetta! Cos’è questo…?-
Ma lo shinobi era già sparito oltre l’orlo del costone roccioso.
- Che tipo..- brontolò la ragazza.
Proprio in quel momento il nodo che stava tormentando si sciolse, e la cartelletta si aprì.
Sotto i fiocchi di neve, sulla cima di Monte Eroe, col vento che le tagliava la pelle del viso, Ino vide sé stessa ritratta in ogni foglio, a volte più ritratti per foglio.
In piedi, seduta, ridente, concentrata, in posizione di attacco o di difesa, triste, pensierosa, indaffarata, arrabbiata, felice, scontrosa, armata, in corsa, vestita con la divisa da ninja o con il kimono della festa, con le braccia cariche di fiori per una consegna o intenta a mangiare. Addirittura l’aveva ritratta seduta sulla panchina a gambe accavallate, il gomito poggiato sul ginocchio sinistro e il viso poggiato al pugno destro, le labbra dischiuse in un sorriso leggero e gli occhi socchiusi contro il riverbero del sole, il mantello leggermente aperto, come quel giorno al parco.
- Ma come ha…?-
Sull’ultimo foglio, in cui era ritratta evidentemente appena sveglia, le mani intente a domare i capelli, gli occhi ancora socchiusi dal sonno -tutti i disegni erano realizzati a matita, senza pennelli. Poserò per te quando sarai capace di disegnare senza chakra, si ricordò- lo shinobi aveva scritto qualcosa.
Cercò di leggere, ma la neve scendeva così fitta che le nascondeva gli ideogrammi. La spazzò impaziente.

Quando avrai finito di gelarti quassù,
se vuoi posso prepararti una tazza di the bollente.
E prima che ti chieda come ho fatto,
sappi che la finestra della mia stanza da letto si affaccia
su quella del tuo bagno, anche se non credo
tu l’abbia mai saputo.
Ma non ho detto a nessuno
quanto sei vanitosa mentre ti pettini.

Sai.

- Imbrattatele da due soldi, ora lo faccio a pezzi.-
Ma sorrideva, Ino.
Senza malinconia.

  
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