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Autore: Sweet Madness    27/02/2010    2 recensioni
La vita di una giovane giornalista viene costantemente sconvolta da un sadico scrittore che guarda caso è il suo migliore amico, due fantastiche ragazze con parecchi problemi di relazione, una sorella minore che ha come unico obbiettivo renderle la vita difficile e da lui. Beh, ma lui è tutta un’altra storia...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FOS1

A/N: Okay, questa è la mia prima storia originale, spero vi piaccia!

 

Summary: La vita di una giovane giornalista viene costantemente sconvolta da un sadico scrittore che guarda caso è il suo migliore amico, due fantastiche ragazze con parecchi problemi di relazione, una sorella minore che ha come unico obbiettivo renderle la vita difficile e da lui. Beh, ma lui è tutta un’altra storia...

 

Seriously?

 

Ed ecco che Orlando Bloom si avvicina, lentamente, molto lentamente, con un sorriso da sciogliere come minimo l'intera calotta polare in un colpo solo, ah lo so che mi vuoi baciare Orly, allora che aspetti? Ah Orly quanto ti amo! Ecco, ora mi ha preso per le spalle e... mi scuote?

Apro gli occhi e chi vedo? Un indizio: non Orlando Bloom! Invece vedo qualcosa che per alcuni versi è anche meglio, vedo il mio migliore amico nonché coinquilino che mi invita "gentilmente" a svegliarmi, biascico un "buongiorno Will" e mi metto a sedere, lui risponde un buongiorno con un’aria un po’ scioccata anche se non capisco il perché, poi guardo la sveglia sul mio comodino, sono un quarto alle sette, un quarto alle sette, questa specie d’ameba decerebrata conosciuta con il nome di William Saunders mi ha svegliata praticamente all'alba quando non devo andare a lavoro prima delle dieci questa mattina, spero per lui che abbia un'ottima motivazione della serie attacco nucleare, Apocalisse, i Simple Plan in città o roba simile.

"Will, carissimo amico, potrei sapere come mai mi hai svegliato a quest'ora improponibile?" gli chiedo con un tono dolce e calmo tipo serial killer, lui rotea gli occhi e sospira.

"Auguri Alyssa" Auguri? Perché mi fa gli auguri? Per caso mi sposo con il mio Orly e non me lo ricordo?

Cavolo! Oggi è il nove Ottobre, il mio compleanno, come ho fatto a dimenticarlo? Beh presto detto, sono particolarmente abile a rimuovere le cose che non mi piacciono, e il mio compleanno è tra queste, non sono mai stata una persona da riflettori puntati addosso, comunque devo avere una faccia strana perché Will sospira di nuovo.

"Sai, sei la persona più strana che io abbia mai conosciuto Lys" ah! Senti chi parla! Rapido identikit del ragazzo che mi è davanti, alto, magrissimo, capelli di un biondo quantomeno improbabile che non può essere definito altro se non radioattivo ed occhi di ghiaccio, ma non è questo a farlo essere strano, il fatto è che il ragazzo è uno scrittore, di professione, per anni dopo il college ha scritto libri che non gli hanno mai fruttato molto, ma lui non si è mai arreso, anzi ha sempre perseverato e il suo ultimo libro è stato uno dei libri più venduti degli ultimi anni, la cosa strana a cui accennavo prima è che ora lui è multimilionario, ma si ostina a vivere in un appartamento (seppur un bellissimo attico di Manhattan) che paga quasi interamente da solo con tre ragazze, una più shekerata dell'altra, comunque deve aver intuito a cosa penso perché, improvvisamente tira fuori un sorriso e mi mette un vassoio sulle ginocchia.

"Che bello! La colazione a letto!" che bello davvero, si vede che è il mio migliore amico, tortine di crema e fragole, macedonia, tè freddo al limone, cioccolata, questo ragazzo mi vizia.

Mi avvento immediatamente sulla colazione mentre il mio amico mi guarda divertito, poi tira fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto e io gli riservo uno dei miei sguardi alla se-ci-provi-ti-squarto che però, ne sono consapevole, con lui non funzionano più da anni ormai.

"Senti a me non importa cosa pensi dei compleanni, io sono un tradizionalista e faccio i regali ai miei amici" mi dice lui neanche fosse mia madre.

"Sai in linea di massima ti odio, ma comunque grazie di tutto, davvero" dico io sapendo che a Will fa piacere festeggiarmi, così prendo il pacchetto che lui mi porge, è incartato in una bella carta blu, che purtroppo assomiglia molto a quella di una gioielleria, infatti, il contenuto del pacchetto è una scatolina di velluto blu con su scritto Tiffany in argento, ecco fatto, lo sapevo, il solito esagerato, mi tremano le mani, apro il pacchetto e vedo una delle cose più belle che abbia mai visto in vita mia, c'è un ciondolo, d'oro bianco a forma di giglio impreziosito da piccoli brillanti e da una perla bianca.

"Will non dovevi, è stupendo" sono seriamente commossa, lui sorride.

"Stai scherzando? Non è nient'altro che un piacere farti dei regali, comunque dato che ormai sei in piedi, vestiti così fai contente anche Belle e Joanne" lui se ne va ed io ritorno al mio sconforto da compleanno, Isabelle, detta Belle e Joanne, le mie migliori amiche, io e Belle siamo cresciute insieme, siamo amiche da quando all'asilo entrambe preferivamo leggere la versione integrale di “Alice nel paese delle meraviglie” piuttosto che colorare, ah la mia Belle, un po’ mi assomiglia, siamo entrambe alte e slanciate e molto pallide, lei però ha i capelli biondi e ricci e gli occhi marroni, io invece i capelli li ho lisci e castani e i miei occhi sono verdi.

Poi c'è Jo, lei è tutta un'altra storia, l'ho conosciuta qui a New York, una volta un ragazzo mi aveva mollata e, anche se non è da me, me ne stavo in un bar piangendo su un enorme caffè e lei semplicemente mi si è avvicinata con un fazzoletto e una spalla su cui piangere, sicuramente più comoda di una tazza.

È una persona fantastica, oltre ad essere un vulcano è bellissima, non è molto alta, non come me e Fred, ma è ben proporzionata, ha la pelle scura, così come gli occhi e i capelli che sono castano scuro, è la tipica ragazza del sud, infatti viene da una cittadina della Florida che lei amabilmente chiama "la porta dell'Inferno".

Poi c'è William, lui non è americano, è inglese, di Londra, ma si è trasferito qui quando ha cominciato a frequentare l’università, è una persona speciale, ho conosciuto anche lui in un momento non proprio idilliaco, io e la mia amica eravamo infastidite da un gruppo d’idioti ubriachi e lui ci ha difeso in modo molto cavalleresco riportando numerosi lividi, un occhio nero e una cicatrice sul sopracciglio destro, credo sia allora che Belle si sia presa una cotta per lui, lei è sempre stata più romantica di me e questo improvvisato Lancillotto ha fatto decisamente colpo, e, se devo essere sincera credo che la cosa sia più che ricambiata, ma non mi impiccio, ognuno ha i suoi tempi e non voglio interferire.

Termino la mia bellissima, nonché buonissima colazione, mi alzo, faccio uno sbadiglio a dir poco enorme e mi dirigo in bagno con i vestiti in mano per prepararmi ad una giornata che si preannuncia essere molto, molto lunga.

Appena esco dalla porta della mia stanza vengo gettata sul divano da due pazze scatenate che urlano auguri in tutte le lingue conosciute e non, mentre Will ci guarda divertito.

Bravo Will bravo, deridi la tua migliore amica, ma me ne ricorderò sappilo.

"Grazie ragazze, ma non riesco a respirare" dico io con la voce ridotta ad un sussurro dalla mancanza d'aria, le due si staccano, io mi siedo in maniera decente, ora mi sono di fronte e Jo nota la collana

"E questa?" mi chiede con un sorriso "Da dove salta fuori?"

"E' il regalo di Will" e non posso fare a meno di sorridere.

"Che fiore è? E' molto bello" Ah la mia Belle, è negata per le lingue.

"E' un giglio" rispondo io prima che possa farlo il ragazzo che l'ha comprata.

"Scusate genietti, posso sapere cosa c'entra un giglio, cioè è bello, ma ti vedevo più tipo, non so, da rosa bianca" Eccone un'altra, Will mi fa segno con la mano per dirmi che risponde lui.

"C'entra, che mentre noi sprecavamo la nostra inutile vita, la ragazza oltre a prendere una laurea in giornalismo ne ha presa una anche in lingue occidentali" dice lui con aria di sufficienza.

"Sai Will nonostante io non sia particolarmente perspicace questo lo sapevo, non insultare la mia intelligenza" risponde l’altra.

"Oh non direi mai una cosa simile, fammi finire, ora ragazze, sapete dirmi come gli amici e i familiari chiamano la nostra Alyssa"

"Credo che a parte il padre che la chiama Ally, tutti gli altri la chiamino Lys" dice Belle convinta.

"Esatto e in francese ‘lys’ significa giglio"

"Ok, io ora capisco che tu sei un appassionato di gialli, ma non potevi dircelo subito?" chiede Joanne scuotendo la testa.

"No, così è stato più divertente"

"Sì, va bene, comunque, anche noi abbiamo dei regali per te" e detto questo sia lei che Belle prendono delle buste dal tavolo che prima non avevo notato, prima prendo quella di Jo, è rosa shocking, il suo colore preferito, la apro e tiro fuori qualcosa di un bell'azzurro, sembra seta, lo apro del tutto e vedo un vestito bellissimo, di seta azzurra come avevo supposto, è senza spalline, a fascia sopra e ampio sotto.

"Grazie Jo, lo adoro, è bellissimo, ed è anche del mio colore preferito!"

"Lo so tesoro per questo l'ho comprato, così non avrai più scuse per non indossare un vestito decente" sempre la solita, da anni cerca di infondere a tutti la passione per la moda e lo stile, con poco successo.

Ora prendo la busta di Belle, è verde, la apro e vedo una scatola rettangolare, la tiro fuori e tolgo il coperchio, sono un paio di sandali molto belli, con il tacco un po’ troppo alto per i miei gusti, ma molto belli, sono argentati e guarda caso andrebbero molto bene con il vestito azzurro, sorrido evidentemente, anche le donne agli opposti si possono trovare d’accordo su qualcosa quando fanno shopping.

"Vi siete messe d’accordo?" chiedo.

"Più o meno" risponde l'amica che mi ha fatto il regalo "Comunque grazie Belle, sono davvero commossa, adoro queste scarpe"

"Almeno metterai qualcosa di diverso dalle solite converse" dice Joanne con una smorfia, quella ragazza odia le converse, lei è più un tipo da scarpe con il tacco, ballerine e cose del genere, anche il mio capo odia le converse, più che altro odia che io le indossi, dice che sono poco professionali per una giornalista importante come me, che io rappresento il giornale e cavolate del genere.

A proposito del boss, mi è venuta un'ideuzza che forse potrebbe salvare dalla festa organizzata per me questa sera che consisterebbe in un giro di locali...

Potrei andare prima a lavoro dicendo che prima arrivo prima finisco, poi quando ritorno posso dire che il boss mi ha fatto lavorare molto oggi e che non me la sento di festeggiare.

Eh già, è una scusa ottima, il mio capo è un despota che da bambino invece di giocare al ‘piccolo chimico’ giocava al ‘piccolo dittatore’ non faticheranno a crederci Muahahahahah!

"Ehm ragazzi, io vado a lavoro, così magari prima vado e prima finisco, ok? Ci vediamo dopo" dico prima di fiondarmi a velocità supersonica verso la porta, prendo al volo il cappotto dall'appendiabiti ed esco.

 

Ah il mio adorato ufficio!
Appena entro sento di essere nel posto giusto, c'è un buon profumo, ovviamente di gigli, io non sono così fissata, è Will, da quando per caso gli ho detto il significato del mio soprannome, mi ricopre letteralmente di questi fiori, non che mi dispiaccia, io li adoro, ma lui se non si è capito tende a fissarsi sulle cose, per esempio è soprannominato Spike, chiodo, perché? Perché è un fabbro? No, certo che no, perché ama il bricolage? Ma ovviamente no, perché è un serial killer che uccide le sue vittime con dei chiodi? Possibile, ma non è così, il vero motivo è che il nostro ragazzo aveva deciso che voleva mettere un quadro nella sua stanza al college e, dato che è un emerito incapace e pure fissato, dopo che il primo chiodo si è piegato rimanendo conficcato nel muro non ha pensato che sarebbe stato meglio farlo fare a qualcun altro o, non so, riparare prima il buco enorme che aveva scavato con il martello e poi continuare, no, lui ha continuato imperterrito piantando chiodi nel muro anche in posti molto improbabili tipo sopra lo stipite della porta, e, in un conteggio finale è risultato che di centododici chiodi solo uno era messo in modo vagamente accettabile, senza contare i numerosi danni alle pareti ed ai mobili che alla fine erano completamente ricoperti di calcinacci.

Ah Will, sai a volte sembri uno psicopatico e forse un po’ lo sei...

Improvvisamente la porta del mio ufficio alle mie spalle si spalanca sbattendo contro il muro e io faccio un salto di qualcosa come dieci metri, mi giro, ma prima ancora di farlo so benissimo chi è, solo una persona spalanca le porte in questo modo senza neanche la decenza di bussare, mi giro ed infatti chi vedo?

Lei; degna segretaria del boss, nonché progenie del demonio, Katherine Leaves (tadadadan tadadadan ecco che come in tutti i momenti di tensione che si rispettino ci sono le note iniziali della quinta sinfonia di Beethoven), alta, magra, anche troppo, bionda e occhi di ghiaccio, più o meno dello stesso colore di William, ma sono molto diversi dai suoi, quando guardi Will negli occhi vedi comunque uno sguardo vivo, caldo, amichevole, invece il suo è proprio di ghiaccio, gela le persone, fa venire i brividi, comunque lei oltre ad essere la persona più fredda che io conosca è anche una specie di maniaca, apre le porte degli uffici così come ha fatto come il mio perché così coglie di sorpresa le persone e può impicciarsi di quello che stanno facendo, credo che abbia notato il salto da record che ho fatto e in faccia le si stampa un sorriso compiaciuto.

"Che c'è Roth, qualcosa da nascondere?" mi chiede sempre con quel dannato sorriso.

Ma certo che ho qualcosa da nascondere, il fatto che ti odio strega e ovviamente anche che oggi è il mio compleanno.

"Buongiorno anche a lei signorina Leaves, comunque no, io non nascondo nulla, anche se lei mi sta nascondendo il motivo della sua visita" Ah sono troppo educata, da come ci parliamo sembra che lei sia la giornalista ed io la segretaria del capo, ma finalmente dopo la mia risposta il sorrisino scompare e lei ricomincia a parlare.

"Il signor Sullivan ti vuole vedere" il boss in persona, che vorrà da me alle otto e mezzo del mattino? L'unico modo per scoprirlo è lasciare il comfort del mio ufficio e avventurarmi in terre inesplorate sperando bene.

Esco dal mio ufficio con il mastino che mi segue attraverso la stanza piena di scrivanie, tre secondi e sono davanti alla porta dell'ufficio del capo, busso e aspetto.

"Avanti" mi dice il capo dopo qualche secondo, io entro e lui mi accoglie con un sorrisone venendomi incontro, ah brutto segno, il capo non è mai gentile.

"Alyssa Roth, la mia giornalista migliore, prego, accomodati, devo chiederti un favore" oh pessimo segno, se è così gentile vorrà chiedermi qualcosa che sa che io non voglio fare, perché sono venuta presto oggi?

Per evitare una tortura mi sono condannata ad affrontarne un'altra, grrr dannato Karma! Dannato ciclo cosmico!

Mi siedo un po’ diffidente, il capo fa un cenno alla Leaves che esce dalla stanza con un sorriso compiaciuto sulle labbra, ah, lei lo sapeva brutta strega, io uno di questi giorni la squarto quella lì.

"Allora Alyssa, che mi racconti eh? Ti trovi bene qui al giornale giusto?" mi chiede con fare premuroso.

"Certo signore, mi piace stare qui" dico io sempre più intimorita da quest’inaspettata gentilezza.

"Senti non voglio girarci intorno, mi serve un favore da te" ah finalmente lo riconosco.

"Mi dica di cosa si tratta e vedrò se posso accontentarla"

"Allora, ti ricordi quando facevi tu le interviste?"

"Certo" Ovvio che me lo ricordo, non mi piaceva molto, ma i lettori mi adoravano perché, innanzitutto non era la solita intervista, oltre alle solite domande ne facevo anche di ehm particolari, poi scrivevo anche delle mie impressioni e i miei pensieri, cose di questo genere, poi però grazie a queste interviste i capi hanno visto il mio potenziale e mi hanno affidato la pagina dell'opinionista dove posso esprimere le mie idee, e poi occasionalmente faccio anche dei pezzi di cronaca, allora il mio posto l'ha preso un ragazzo, un certo Samuel Anderson, un tipo non proprio simpaticissimo, ma abbastanza bravo.

"Ok, poi ovviamente sai che il tuo posto l'ha preso Anderson"

"Sì certo"

"Bene, quell'idiota è passato al San Francisco Cronichles e ci ha lasciato scoperta la rubrica, quindi volevo chiederti di coprirla, sarà solo per un po’, te lo prometto"

"Ma io ho anche il mio di lavoro!" protesto.

"Lo so, lo so, ma davvero, sarà solo per qualche tempo, finché non troviamo un'altro"

"D’accordo" dico io rassegnata.

"Ok benissimo" dice lui tutto contento, stile gongolo dei sette nani "la tua prima intervista è questa mattina alle undici al ‘Four Season’, sai arrivarci giusto?"

"Oggi alle undici? Ma è impossibile, non so neanche chi devo intervistare, non ho le domande pronte, non sono preparata"

"Oh dovrai intervistare un architetto, quello che sta progettando quel grande edificio a sud di main street, mi sembra si chiami Liam O'Connor"

"Oh grazie boss, tu sì che sei veramente d'aiuto" ride, che si ride voglio sapere, mi ha messo in un bel casino, e ora che faccio?

 L'unica cosa possibile credo sia chiudermi in ufficio a studiare la biografia ed il progetto di questo Liam.

Liam, sarà scozzese? O magari è irlandese, comunque, non è questo il mio problema più grande adesso.

Esco di corsa dall'ufficio e trovo la Leaves dietro la porta, probabilmente è rimasta ad ascoltare la nostra conversazione, ma non me ne curo più di tanto, vado a passo spedito verso l'ufficio, chiudo la porta a chiave, tanto per evitare altre incursioni, e mi siedo alla mia scrivania pregando perché il computer non ci metta troppo ad accendersi.

 

Ormai sono le dieci e mezza, da questa mattina sono riuscita a bere la bellezza di tre caffè e ora sorseggio il quarto mentre mi sbrigo per non fare tardi all'intervista a tradimento.

In un'ora circa sono riuscita ad imparare metà della vita di questo tizio e del suo progetto, purtroppo non ho trovato foto quindi dovrò andare alla ceca sperando di non trovare psicopatici sulla via, all'improvviso squilla il telefono, metto una mano nella tasca del lungo cappotto nero che indosso e tiro fuori il telefono.

"Pronto?"

"Ehi Lys sono Will"
"Oh ciao Will, è successo qualcosa?"

"No, no stai tranquilla, il fatto è che ti ho chiamata al telefono dell'ufficio, ma quella strega della segretaria mi ha detto che non c'eri aggiungendo che non è permesso usare il telefono per chiamate personali in ogni caso, comunque volevo sapere dov'eri"

"Ah, non puoi capire, Anderson, quello delle interviste se n’è andato e Sullivan, con un preavviso di due ore, mi ha mandato a coprire un suo servizio, guarda sono a dir poco incavolata" mentre parlo guardo l'orologio che ho al polso, cavolo è tardi e mi manca ancora un bel pezzo fino all'hotel.

"Mi dispiace, ma riesci ad esserci per la cena?"

"Sì, credo di sì, sarò molto stanca, ma ci saròòòòòò" mentre parlavo non facevo molta attenzione alla strada e sono inciampata, chiudo gli occhi aspettando l'impatto.

Ehi non c'è nessun impatto!

Riapro gli occhi e mi trovo davanti una faccia, una bella faccia, mi guardo un attimo attorno, sono in posizione eretta, guardo il mio salvatore, mi prenderà per una cerebrolesa, ma non riesco a staccare gli occhi da lui, è bello come un angelo, è alto, molto alto, i capelli sono castani così come gli occhi, a costo di ripetermi, è veramente bellissimo.

"Sta bene signorina?" mi chiede lui, *sospiro sognante*, ha anche una voce bellissima.

"S-sì, non è niente, grazie"

Lui sorride ed entra in un taxi, io lo guardo andare via tipo ebete, poi ritorno in me, sento qualcuno che mi chiama in lontananza, cavolo ho lasciato Will al telefono!

"Lys ci sei? E' tutto ok?"

"Sì eccomi, ero inciampata"

"Sei sempre la solita, ora sbrigati però o farai tardi ci vediamo dopo, ciao"

"Ciao" ancora un po’ intontita mi dirigo velocemente verso il luogo dell'intervista sperando di non arrivare troppo in ritardo.

  
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