A/N: Okay, questa è
la mia prima
storia originale, spero vi piaccia!
Summary: La vita di una
giovane
giornalista viene costantemente sconvolta da un sadico scrittore che
guarda
caso è il suo migliore amico, due fantastiche ragazze con
parecchi problemi di
relazione, una sorella minore che ha come unico obbiettivo renderle la
vita
difficile e da lui. Beh, ma lui è tutta un’altra storia...
Seriously?
Ed
ecco che Orlando Bloom si avvicina, lentamente, molto lentamente, con
un
sorriso da sciogliere come minimo l'intera calotta polare in un colpo
solo, ah
lo so che mi vuoi baciare Orly, allora che aspetti? Ah Orly quanto ti
amo!
Ecco, ora mi ha preso per le spalle e... mi scuote?
Apro gli
occhi e chi vedo? Un
indizio: non Orlando Bloom! Invece vedo qualcosa che per alcuni versi
è anche
meglio, vedo il mio migliore amico nonché coinquilino che mi
invita
"gentilmente" a svegliarmi, biascico un "buongiorno Will" e
mi metto a sedere, lui risponde un buongiorno con un’aria un
po’ scioccata
anche se non capisco il perché, poi guardo la sveglia sul mio
comodino, sono un
quarto alle sette, un quarto alle sette, questa specie d’ameba
decerebrata
conosciuta con il nome di William Saunders mi ha svegliata praticamente
all'alba quando non devo andare a lavoro prima delle dieci questa
mattina,
spero per lui che abbia un'ottima motivazione della serie attacco
nucleare, Apocalisse,
i Simple Plan in città o roba simile.
"Will,
carissimo
amico, potrei sapere come mai mi hai svegliato a quest'ora
improponibile?"
gli chiedo con un tono dolce e calmo tipo serial killer, lui rotea gli
occhi e
sospira.
"Auguri
Alyssa"
Auguri? Perché mi fa gli auguri? Per caso mi sposo con il mio
Orly e non me lo
ricordo?
Cavolo!
Oggi è il nove Ottobre, il mio compleanno, come ho fatto a
dimenticarlo? Beh
presto detto, sono particolarmente abile a rimuovere le cose che non mi
piacciono,
e il mio compleanno è tra queste, non sono mai stata una persona
da riflettori
puntati addosso, comunque devo avere una faccia strana perché
Will sospira di
nuovo.
"Sai, sei
la persona
più strana che io abbia mai conosciuto Lys" ah! Senti chi parla!
Rapido
identikit del ragazzo che mi è davanti, alto, magrissimo,
capelli di un biondo
quantomeno improbabile che non può essere definito altro se non
radioattivo ed
occhi di ghiaccio, ma non è questo a farlo essere strano, il
fatto è che il
ragazzo è uno scrittore, di professione, per anni dopo il
college ha scritto
libri che non gli hanno mai fruttato molto, ma lui non si è mai
arreso, anzi ha
sempre perseverato e il suo ultimo libro è stato uno dei libri
più venduti
degli ultimi anni, la cosa strana a cui accennavo prima è che
ora lui è
multimilionario, ma si ostina a vivere in un appartamento (seppur un
bellissimo
attico di Manhattan) che paga quasi interamente da solo con tre
ragazze, una
più shekerata dell'altra, comunque deve aver intuito a cosa
penso perché,
improvvisamente tira fuori un sorriso e mi mette un vassoio sulle
ginocchia.
"Che
bello! La
colazione a letto!" che bello davvero, si vede che è il mio
migliore
amico, tortine di crema e fragole, macedonia, tè freddo al
limone, cioccolata,
questo ragazzo mi vizia.
Mi avvento
immediatamente
sulla colazione mentre il mio amico mi guarda divertito, poi tira fuori
dalla
tasca dei jeans un pacchetto e io gli riservo uno dei miei sguardi alla
se-ci-provi-ti-squarto che però, ne sono consapevole, con lui
non funzionano
più da anni ormai.
"Senti a
me non
importa cosa pensi dei compleanni, io sono un tradizionalista e faccio
i regali
ai miei amici" mi dice lui neanche fosse mia madre.
"Sai in
linea di
massima ti odio, ma comunque grazie di tutto, davvero" dico io sapendo
che
a Will fa piacere festeggiarmi, così prendo il pacchetto che lui
mi porge, è
incartato in una bella carta blu, che purtroppo assomiglia molto a
quella di
una gioielleria, infatti, il contenuto del pacchetto è una
scatolina di velluto
blu con su scritto Tiffany in argento, ecco fatto, lo sapevo, il solito
esagerato, mi tremano le mani, apro il pacchetto e vedo una delle cose
più
belle che abbia mai visto in vita mia, c'è un ciondolo, d'oro
bianco a forma di
giglio impreziosito da piccoli brillanti e da una perla bianca.
"Will non
dovevi, è
stupendo" sono seriamente commossa, lui sorride.
"Stai
scherzando? Non è nient'altro che un piacere farti dei regali,
comunque dato
che ormai sei in piedi, vestiti così fai contente anche Belle e
Joanne"
lui se ne va ed io ritorno al mio sconforto da compleanno, Isabelle,
detta Belle
e Joanne, le mie migliori amiche, io e Belle siamo cresciute insieme,
siamo
amiche da quando all'asilo entrambe preferivamo leggere la versione
integrale
di “Alice nel paese delle meraviglie” piuttosto che
colorare, ah la mia Belle,
un po’ mi assomiglia, siamo entrambe alte e slanciate e molto
pallide, lei però
ha i capelli biondi e ricci e gli occhi marroni, io invece i capelli li
ho
lisci e castani e i miei occhi sono verdi.
Poi
c'è Jo, lei è tutta un'altra storia, l'ho conosciuta qui
a New York, una volta
un ragazzo mi aveva mollata e, anche se non è da me, me ne stavo
in un bar
piangendo su un enorme caffè e lei semplicemente mi si è
avvicinata con un
fazzoletto e una spalla su cui piangere, sicuramente più comoda
di una tazza.
È una
persona fantastica, oltre ad essere un vulcano è bellissima, non
è molto alta,
non come me e Fred, ma è ben proporzionata, ha la pelle scura,
così come gli
occhi e i capelli che sono castano scuro, è la tipica ragazza
del sud, infatti
viene da una cittadina della Florida che lei amabilmente chiama "la
porta
dell'Inferno".
Poi
c'è William, lui non è americano, è inglese, di
Londra, ma si è trasferito qui
quando ha cominciato a frequentare l’università, è
una persona speciale, ho
conosciuto anche lui in un momento non proprio idilliaco, io e la mia
amica
eravamo infastidite da un gruppo d’idioti ubriachi e lui ci ha
difeso in modo
molto cavalleresco riportando numerosi lividi, un occhio nero e una
cicatrice
sul sopracciglio destro, credo sia allora che Belle si sia presa una
cotta per
lui, lei è sempre stata più romantica di me e questo
improvvisato Lancillotto
ha fatto decisamente colpo, e, se devo essere sincera credo che la cosa
sia più
che ricambiata, ma non mi impiccio, ognuno ha i suoi tempi e non voglio
interferire.
Termino la
mia bellissima,
nonché buonissima colazione, mi alzo, faccio uno sbadiglio a dir
poco enorme e
mi dirigo in bagno con i vestiti in mano per prepararmi ad una giornata
che si
preannuncia essere molto, molto lunga.
Appena
esco dalla porta
della mia stanza vengo gettata sul divano da due pazze scatenate che
urlano
auguri in tutte le lingue conosciute e non, mentre Will ci guarda
divertito.
Bravo Will
bravo, deridi la
tua migliore amica, ma me ne ricorderò sappilo.
"Grazie
ragazze, ma
non riesco a respirare" dico io con la voce ridotta ad un sussurro
dalla
mancanza d'aria, le due si staccano, io mi siedo in maniera decente,
ora mi
sono di fronte e Jo nota la collana
"E
questa?" mi
chiede con un sorriso "Da dove salta fuori?"
"E' il
regalo di
Will" e non posso fare a meno di sorridere.
"Che fiore
è? E' molto
bello" Ah la mia Belle, è negata per le lingue.
"E' un
giglio"
rispondo io prima che possa farlo il ragazzo che l'ha comprata.
"Scusate
genietti,
posso sapere cosa c'entra un giglio, cioè è bello, ma ti
vedevo più tipo, non
so, da rosa bianca" Eccone un'altra, Will mi fa segno con la mano per
dirmi che risponde lui.
"C'entra,
che mentre
noi sprecavamo la nostra inutile vita, la ragazza oltre a prendere una
laurea
in giornalismo ne ha presa una anche in lingue occidentali" dice lui
con
aria di sufficienza.
"Sai Will
nonostante
io non sia particolarmente perspicace questo lo sapevo, non insultare
la mia
intelligenza" risponde l’altra.
"Oh non
direi mai una
cosa simile, fammi finire, ora ragazze, sapete dirmi come gli amici e i
familiari chiamano la nostra Alyssa"
"Credo che
a parte il
padre che la chiama Ally, tutti gli altri la chiamino Lys" dice Belle
convinta.
"Esatto e
in francese ‘lys’
significa giglio"
"Ok, io
ora capisco
che tu sei un appassionato di gialli, ma non potevi dircelo subito?"
chiede Joanne scuotendo la testa.
"No,
così è stato più
divertente"
"Sì,
va bene,
comunque, anche noi abbiamo dei regali per te" e detto questo sia lei
che Belle
prendono delle buste dal tavolo che prima non avevo notato, prima
prendo quella
di Jo, è rosa shocking, il suo colore preferito, la apro e tiro
fuori qualcosa
di un bell'azzurro, sembra seta, lo apro del tutto e vedo un vestito
bellissimo, di seta azzurra come avevo supposto, è senza
spalline, a fascia
sopra e ampio sotto.
"Grazie
Jo, lo adoro,
è bellissimo, ed è anche del mio colore preferito!"
"Lo so
tesoro per
questo l'ho comprato, così non avrai più scuse per non
indossare un vestito
decente" sempre la solita, da anni cerca di infondere a tutti la
passione
per la moda e lo stile, con poco successo.
Ora prendo
la busta di Belle,
è verde, la apro e vedo una scatola rettangolare, la tiro fuori
e tolgo il
coperchio, sono un paio di sandali molto belli, con il tacco un
po’ troppo alto
per i miei gusti, ma molto belli, sono argentati e guarda caso
andrebbero molto
bene con il vestito azzurro, sorrido evidentemente, anche le donne agli
opposti
si possono trovare d’accordo su qualcosa quando fanno shopping.
"Vi siete
messe
d’accordo?" chiedo.
"Più
o meno"
risponde l'amica che mi ha fatto il regalo "Comunque grazie Belle, sono
davvero commossa, adoro queste scarpe"
"Almeno
metterai
qualcosa di diverso dalle solite converse" dice Joanne con una smorfia,
quella ragazza odia le converse, lei è più un tipo da
scarpe con il tacco,
ballerine e cose del genere, anche il mio capo odia le converse,
più che altro
odia che io le indossi, dice che sono poco professionali per una
giornalista
importante come me, che io rappresento il giornale e cavolate del
genere.
A
proposito del boss, mi è
venuta un'ideuzza che forse potrebbe salvare dalla festa organizzata
per me
questa sera che consisterebbe in un giro di locali...
Potrei
andare prima a
lavoro dicendo che prima arrivo prima finisco, poi quando ritorno posso
dire
che il boss mi ha fatto lavorare molto oggi e che non me la sento di
festeggiare.
Eh
già, è una scusa ottima,
il mio capo è un despota che da bambino invece di giocare al
‘piccolo chimico’
giocava al ‘piccolo dittatore’ non faticheranno a crederci
Muahahahahah!
"Ehm
ragazzi, io vado
a lavoro, così magari prima vado e prima finisco, ok? Ci vediamo
dopo"
dico prima di fiondarmi a velocità supersonica verso la porta,
prendo al volo
il cappotto dall'appendiabiti ed esco.
Ah il mio
adorato ufficio!
Appena entro sento di essere nel posto giusto, c'è un buon
profumo, ovviamente
di gigli, io non sono così fissata, è Will, da quando per
caso gli ho detto il
significato del mio soprannome, mi ricopre letteralmente di questi
fiori, non
che mi dispiaccia, io li adoro, ma lui se non si è capito tende
a fissarsi
sulle cose, per esempio è soprannominato Spike, chiodo,
perché? Perché è un
fabbro? No, certo che no, perché ama il bricolage? Ma ovviamente
no, perché è
un serial killer che uccide le sue vittime con dei chiodi? Possibile,
ma non è
così, il vero motivo è che il nostro ragazzo aveva deciso
che voleva mettere un
quadro nella sua stanza al college e, dato che è un emerito
incapace e pure
fissato, dopo che il primo chiodo si è piegato rimanendo
conficcato nel muro
non ha pensato che sarebbe stato meglio farlo fare a qualcun altro o,
non so,
riparare prima il buco enorme che aveva scavato con il martello e poi
continuare, no, lui ha continuato imperterrito piantando chiodi nel
muro anche
in posti molto improbabili tipo sopra lo stipite della porta, e, in un
conteggio finale è risultato che di centododici chiodi solo uno
era messo in
modo vagamente accettabile, senza contare i numerosi danni alle pareti
ed ai
mobili che alla fine erano completamente ricoperti di calcinacci.
Ah Will,
sai a volte sembri
uno psicopatico e forse un po’ lo sei...
Improvvisamente
la porta
del mio ufficio alle mie spalle si spalanca sbattendo contro il muro e
io
faccio un salto di qualcosa come dieci metri, mi giro, ma prima ancora
di farlo
so benissimo chi è, solo una persona spalanca le porte in questo
modo senza
neanche la decenza di bussare, mi giro ed infatti chi vedo?
Lei; degna
segretaria del
boss, nonché progenie del demonio, Katherine Leaves (tadadadan
tadadadan ecco
che come in tutti i momenti di tensione che si rispettino ci sono le
note
iniziali della quinta sinfonia di Beethoven), alta, magra, anche
troppo, bionda
e occhi di ghiaccio, più o meno dello stesso colore di William,
ma sono molto
diversi dai suoi, quando guardi Will negli occhi vedi comunque uno
sguardo
vivo, caldo, amichevole, invece il suo è proprio di ghiaccio,
gela le persone,
fa venire i brividi, comunque lei oltre ad essere la persona più
fredda che io
conosca è anche una specie di maniaca, apre le porte degli
uffici così come ha
fatto come il mio perché così coglie di sorpresa le
persone e può impicciarsi
di quello che stanno facendo, credo che abbia notato il salto da record
che ho
fatto e in faccia le si stampa un sorriso compiaciuto.
"Che
c'è Roth,
qualcosa da nascondere?" mi chiede sempre con quel dannato sorriso.
Ma certo
che ho qualcosa da
nascondere, il fatto che ti odio strega e ovviamente anche che oggi
è il mio
compleanno.
"Buongiorno
anche a
lei signorina Leaves, comunque no, io non nascondo nulla, anche se lei
mi sta
nascondendo il motivo della sua visita" Ah sono troppo educata, da come
ci
parliamo sembra che lei sia la giornalista ed io la segretaria del
capo, ma
finalmente dopo la mia risposta il sorrisino scompare e lei ricomincia
a
parlare.
"Il signor
Sullivan ti
vuole vedere" il boss in persona, che vorrà da me alle otto e
mezzo del
mattino? L'unico modo per scoprirlo è lasciare il comfort del
mio ufficio e
avventurarmi in terre inesplorate sperando bene.
Esco dal
mio ufficio con il
mastino che mi segue attraverso la stanza piena di scrivanie, tre
secondi e
sono davanti alla porta dell'ufficio del capo, busso e aspetto.
"Avanti"
mi dice
il capo dopo qualche secondo, io entro e lui mi accoglie con un
sorrisone
venendomi incontro, ah brutto segno, il capo non è mai gentile.
"Alyssa
Roth, la mia
giornalista migliore, prego, accomodati, devo chiederti un favore" oh
pessimo segno, se è così gentile vorrà chiedermi
qualcosa che sa che io non
voglio fare, perché sono venuta presto oggi?
Per
evitare una tortura mi
sono condannata ad affrontarne un'altra, grrr dannato Karma! Dannato
ciclo
cosmico!
Mi siedo
un po’ diffidente,
il capo fa un cenno alla Leaves che esce dalla stanza con un sorriso
compiaciuto sulle labbra, ah, lei lo sapeva brutta strega, io uno di
questi
giorni la squarto quella lì.
"Allora
Alyssa, che mi
racconti eh? Ti trovi bene qui al giornale giusto?" mi chiede con fare
premuroso.
"Certo
signore, mi
piace stare qui" dico io sempre più intimorita da
quest’inaspettata
gentilezza.
"Senti non
voglio
girarci intorno, mi serve un favore da te" ah finalmente lo riconosco.
"Mi dica
di cosa si
tratta e vedrò se posso accontentarla"
"Allora,
ti ricordi
quando facevi tu le interviste?"
"Certo"
Ovvio che
me lo ricordo, non mi piaceva molto, ma i lettori mi adoravano
perché,
innanzitutto non era la solita intervista, oltre alle solite domande ne
facevo
anche di ehm particolari, poi scrivevo anche delle mie impressioni e i
miei
pensieri, cose di questo genere, poi però grazie a queste
interviste i capi
hanno visto il mio potenziale e mi hanno affidato la pagina
dell'opinionista
dove posso esprimere le mie idee, e poi occasionalmente faccio anche
dei pezzi
di cronaca, allora il mio posto l'ha preso un ragazzo, un certo Samuel
Anderson, un tipo non proprio simpaticissimo, ma abbastanza bravo.
"Ok, poi
ovviamente
sai che il tuo posto l'ha preso Anderson"
"Sì
certo"
"Bene,
quell'idiota è
passato al San Francisco Cronichles e ci ha lasciato scoperta la
rubrica,
quindi volevo chiederti di coprirla, sarà solo per un po’,
te lo prometto"
"Ma io ho
anche il mio
di lavoro!" protesto.
"Lo so, lo
so, ma
davvero, sarà solo per qualche tempo, finché non troviamo
un'altro"
"D’accordo"
dico
io rassegnata.
"Ok
benissimo"
dice lui tutto contento, stile gongolo dei sette nani "la tua prima
intervista è questa mattina alle undici al ‘Four
Season’, sai arrivarci
giusto?"
"Oggi alle
undici? Ma
è impossibile, non so neanche chi devo intervistare, non ho le
domande pronte,
non sono preparata"
"Oh dovrai
intervistare un architetto, quello che sta progettando quel grande
edificio a
sud di main street, mi sembra si chiami Liam O'Connor"
"Oh grazie
boss, tu sì
che sei veramente d'aiuto" ride, che si ride voglio sapere, mi ha messo
in
un bel casino, e ora che faccio?
L'unica cosa possibile credo sia chiudermi in
ufficio a studiare la biografia ed il progetto di questo Liam.
Liam,
sarà scozzese? O
magari è irlandese, comunque, non è questo il mio
problema più grande adesso.
Esco di
corsa dall'ufficio
e trovo la Leaves dietro la porta, probabilmente è rimasta ad
ascoltare la
nostra conversazione, ma non me ne curo più di tanto, vado a
passo spedito
verso l'ufficio, chiudo la porta a chiave, tanto per evitare altre
incursioni,
e mi siedo alla mia scrivania pregando perché il computer non ci
metta troppo
ad accendersi.
Ormai sono
le dieci e
mezza, da questa mattina sono riuscita a bere la bellezza di tre
caffè e ora
sorseggio il quarto mentre mi sbrigo per non fare tardi all'intervista
a
tradimento.
In un'ora
circa sono
riuscita ad imparare metà della vita di questo tizio e del suo
progetto,
purtroppo non ho trovato foto quindi dovrò andare alla ceca
sperando di non
trovare psicopatici sulla via, all'improvviso squilla il telefono,
metto una
mano nella tasca del lungo cappotto nero che indosso e tiro fuori il
telefono.
"Pronto?"
"Ehi Lys
sono
Will"
"Oh ciao Will, è successo qualcosa?"
"No, no
stai
tranquilla, il fatto è che ti ho chiamata al telefono
dell'ufficio, ma quella
strega della segretaria mi ha detto che non c'eri aggiungendo che non
è
permesso usare il telefono per chiamate personali in ogni caso,
comunque volevo
sapere dov'eri"
"Ah, non
puoi capire,
Anderson, quello delle interviste se n’è andato e
Sullivan, con un preavviso di
due ore, mi ha mandato a coprire un suo servizio, guarda sono a dir
poco
incavolata" mentre parlo guardo l'orologio che ho al polso, cavolo
è tardi
e mi manca ancora un bel pezzo fino all'hotel.
"Mi
dispiace, ma
riesci ad esserci per la cena?"
"Sì,
credo di sì, sarò
molto stanca, ma ci
saròòòòòò" mentre parlavo non
facevo molta attenzione
alla strada e sono inciampata, chiudo gli occhi aspettando l'impatto.
Ehi non
c'è nessun impatto!
Riapro gli
occhi e mi trovo
davanti una faccia, una bella faccia, mi guardo un attimo attorno, sono
in
posizione eretta, guardo il mio salvatore, mi prenderà per una
cerebrolesa, ma
non riesco a staccare gli occhi da lui, è bello come un angelo,
è alto, molto
alto, i capelli sono castani così come gli occhi, a costo di
ripetermi, è
veramente bellissimo.
"Sta bene
signorina?" mi chiede lui, *sospiro sognante*, ha anche una voce
bellissima.
"S-sì,
non è niente,
grazie"
Lui
sorride ed entra in un
taxi, io lo guardo andare via tipo ebete, poi ritorno in me, sento
qualcuno che
mi chiama in lontananza, cavolo ho lasciato Will al telefono!
"Lys ci
sei? E' tutto
ok?"
"Sì
eccomi, ero
inciampata"
"Sei
sempre la solita,
ora sbrigati però o farai tardi ci vediamo dopo, ciao"
"Ciao"
ancora un
po’ intontita mi dirigo velocemente verso il luogo
dell'intervista sperando di
non arrivare troppo in ritardo.