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Autore: _Bec_    03/03/2010    7 recensioni
Quello era apparentemente un noiosissimo giorno come tanti; la solita routine quotidiana anche per uno come me che di normale nella sua vita di tutti i giorni aveva ben poco. Come poteva essere normale del resto la vita di un criminale?Di un criminale diciassettenne?Di un criminale diciassettenne scappato di casa? Non poteva esserlo, punto. Primo capitolo alternativo della storia Kidnapped by Love
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – How can my life be normal

Capitolo 1 – How can my life be normal?

 

 

Quello era apparentemente un noiosissimo giorno come tanti; la solita routine quotidiana anche per uno come me che di normale nella sua vita di tutti i giorni aveva ben poco. Come poteva essere normale del resto la vita di un criminale?Di un criminale diciassettenne?Di un criminale diciassettenne scappato di casa? Non poteva esserlo, punto.

Guardai Kevin irritato e disgustato al tempo stesso; stava cantando con la sua voce orribilmente gracchiante una canzone mai sentita, riprodotta in esclusiva dal suo mp3 dell’era arcaica, di quelli patacconi e senza il minimo schermo, tipico di lui. Dio, ma proprio così cretino dovevo scegliermelo il mio migliore amico? Feci un sospiro ricordandomi, ahimè, che l’amicizia non si poteva scegliere purtroppo, così come i parenti ed io lo sapevo bene…

Eravamo lì ad aspettare su quella stupidissima sedia di quello stupidissimo corridoio, l’arrivo del nostro “capo” Johnny e, se quest’ultimo non fosse stato uno dei criminali più temuti e rispettati della città, probabilmente non avrei esitato più di tanto a spaccargli la faccia per tutte le volte che ci faceva attendere; peggio di una fottutissima donna ad un appuntamento.

Incominciai nervoso a ticchettare il piede sul pavimento, lanciando ogni tanto occhiatacce a Kevin quando osava arrivare a note talmente acute da far invidia ad una cantante lirica.

Stavo per avventarmi su di lui per prenderlo a pugni e strappargli quelle dannatissime cuffie, quando qualcuno -ringrazia il cielo Kevin- arrivò e ci informò che Johnny purtroppo non ci poteva ricevere.

Ma non mi dire…Del resto, quando mai Johnny trovava tempo per noi pulci?

Kevin non diede segno nemmeno di aver sentito, visto che si tolse le cuffie e con aria trasognante e spaesata chiese tranquillo: -Cosa?-

-Johnny non ha tempo per noi Kev.- Riassunsi sprezzante.

Lui non sembrava minimamente interessato alla cosa. –Oh beh, come se io ne avessi per lui…Oggi pomeriggio c’è una svendita al negozio di Armani in Centro, quindi tanto meglio.-

Sbuffai evitando persino di arrabbiarmi; come si faceva del resto a perdere il controllo con un soggetto così stupido?Faceva quasi pena…

Owen interruppe i miei pensieri compassionevoli tossicchiando appena. -Mi spiace contraddirti Kev…Johnny ha detto a Taylor di informarvi sul vostro prossimo compito, lo trovate nella villa di Fred.-

Fantastico. Così non solo mi sarei dovuto sorbire le lamentele di Kev che avrebbe saltato il suo inutile e maniacale shopping quotidiano, ma dovevo pure guidare fino alla villa di quel cretino di un Fred per parlare con Taylor!

 

 

Duecentoquarantaquattro, duecentoquarantacinque, duecentoquarantasei…

Ok, conoscerete tutti il detto “prima di perdere la pazienza conta fino a dieci”? Bene, io ero arrivato a duecentocinquanta, quindi vedete un po’ voi…

Kevin smise di cantare solo quando vide la villa di quel benedetto –avrei benedetto pure la pipì del suo cane se mi avesse salvato l’udito dal canto di Kevin- di un Fred.

Nonostante le mie ripetute minacce, il coglione numero uno sembrava divertirsi da morire –ma non poteva collassare?- ad irritarmi a morte.

Scendemmo dalla macchina ed entrammo nell’abitazione di Fred senza problemi; i suoi uomini ormai ci riconoscevano, non ci chiedevano nemmeno più di identificarci.

Ci dirigemmo subito verso il salone principale della casa, quello destinato alle partite di poker di giorno e alle partite di strip-poker la sera.

Fred organizzava spesso feste in casa sua a cui io e Kev eravamo stati ben lieti di partecipare più di una volta. Trovava sempre le ragazze migliori da far spogliare e, ovviamente, truccava le carte facendo in modo che fossero sempre loro a perdere e quindi a spogliarsi.

Per il mio diciassettesimo compleanno ricordavo ancora il suo regalo; due graziose squillo di lusso –di quelle belle che si pagavano una fortuna- in camera mia. Fu una nottata decisamente interessante quella, specie con quelle due nude nel letto…

Mentre entravo in quel famoso salone, mi ricordai che non avevo mai neanche ringraziato Fred per il regalo, davvero un bel gesto il suo…

La sala era quasi tutta al buio e puzzava terribilmente di fumo, cosa che fece quasi strozzare Kevin per la tosse fin da subito. Ben gli stava. Magari a furia di tossire gli sarebbe andata via la voce ed io avrei avuto un tanto agognato miglior amico muto.

Taylor era seduto di spalle e non si era minimamente accorto del nostro arrivo. Gli sbirciai da dietro le carte; tris di assi, aveva vinto e il povero Phin stava per rimetterci soldi come sempre.

-Ehi Tay.- Lo feci sobbalzare ghignando alla vista del suo sguardo truce.

-Ohi ragazzo, ma vuoi farmi venire un colpo porca puttana?- Si alzò abbandonando le carte sul tavolo, segno che la partita era interrotta lì: Phin mi doveva un favore.

-Che fumi?- Gli chiesi interessato.

-Ah una roba forte!- Si grattò la nuca entusiasta. –Le prepara un mio amico queste, sono una bomba ragazzo!- Si tolse la canna dalla bocca per aspirarne a pieno l’odore, prima di riportarla alle labbra e ghignare. –Te ne faccio avere qualcuna per 90 dollari, prezzo di favore ragazzo, eh!-

Sghignazzai; che magnanimità! –Nah grazie, sto cercando di smettere.- E a conferma della mia frase tirai fuori dalla tasca una delle mie sigarette e l’accesi.

-Vedo, vedo.- Rise sguaiatamente tenendosi la pancia e tossicchiando fumo dappertutto.

Kev arricciò il naso in una smorfia disgustata, facendosi aria con la mano destra. –Allora, che dobbiamo fare oggi per Johnny?-

-Oh.- Improvvisamente lo scimmione parve ricordarsi del motivo della nostra visita. –Giusto. Conoscete Tom Wayne?-

Vagamente mi ricordava qualcosa quel nome, ma avevo conosciuto talmente tanti Tom che non riuscii a focalizzare subito la sua faccia.

-Sì, il ciccione del Bronx…- Annuì Kevin pensieroso.

Ah il ciccione secondo cui la mia mira era pessima, lo conoscevo sì.

-Proprio lui.- Tay annuì con enfasi. –Sta facendo troppo di testa sua, a Johnny non serve più.- E quelle cinque parole bastarono a farci capire tutto.

–D’accordo.- Annuii annoiato schioccando la lingua. Un altro noioso omicidio, sai che novità.

Una stupida parte del mio cervello si chiese se un giorno Johnny avrebbe detto una frase del genere anche su di me, che non gli servivo più, ma accantonai quel pensiero infastidito senza poter evitare di tremare per un attimo di…no, non paura, io non avevo paura, timore piuttosto.

-Portate con voi Phin, Colin, Stephen, Michael e Paul. Tom ha tanti uomini, se siete in molti sarà più semplice circondarlo.- Aggiunse Tay fingendo di non notare la mia smorfia. Bastavamo noi, gli altri erano solo un intralcio!  –Ordine di Johnny.- Ed ecco lì l’ordine che noi non potevamo contestare. –Va bene.- Acconsentii rassegnato dirigendomi di nuovo alla macchina, seguito anche da Phin.

 

 

La villa di Tom era più piccola di quanto ricordassi, sembrava proprio la tana di uno schifoso topo.

-Paul, Michael, voi venite con me dritti allo studio di Tom. Kev, tu con gli altri pensa a perquisire tutta la casa e a sgomberare gli esterni per permetterci meglio la fuga dopo.-

Sentii un mormorio di protesta ma lo ignorai; sapevo che molti di loro non sopportavano il mio atteggiamento da capo della situazione, ma non mi contraddissero e si prepararono a fare come avevo detto.

Gli uomini di Tom sembravano avere appena imparato l’uso delle armi, anzi, sembrava quasi non ne avessero mai vista una in tutta la loro vita.

Quasi mi fecero pena due di loro quando li colsi alle spalle mirandoli direttamente alla testa; sapevano che Johnny stava dalla loro parte, sapevano che eravamo alleati, per questo entrare non fu un problema, non sapevano del tradimento.

Il rumore di altri spari in sottofondo mi metteva addosso ansia; Kevin e gli altri stavano bene?Di chi erano gli spari?Loro…o degli uomini di Tom? Ah, che razza di idiota che ero, non c’era mica tempo per tutto quel sentimentalismo!

Continuai imperterrito a seguire il corridoio che portava all’ufficio di Tom, quando la vista di qualcosa mi fece aggrottare le sopracciglia perplesso.

Mi inchinai e sfiorai con la mano una goccia rossa ancora fresca sul tappeto che percorreva tutto il corridoio.

-Sangue?- Domandò Paul perplesso quanto me.

Seguii con lo sguardo le altre tracce che continuavano e sparivano dietro l’angolo. Che ci faceva del sangue fresco lì?Qualcuno era ferito?Qualcuno ci aveva anticipato? No, impossibile, gli uomini di Tom avrebbero fermato un altro possibile intruso.

-Fate attenzione, mi raccomando.- Era sempre meglio restare vigili e attenti, ci poteva essere qualcuno con Tom.

Loro annuirono e ripresero a camminare con più cautela, senza abbassare minimamente le armi.

Come immaginavo, appena svoltato l’angolo trovammo due uomini armati, pronti a fare fuoco.

Li anticipammo mirando il più in fretta possibile ai loro punti vitali; testa e cuore.  Qualche proiettile partì dalle loro armi, ma fortunatamente riuscimmo ad evitare di essere colpiti. E poi chi è che aveva una pessima mira Tom?I tuoi uomini…

-Andrew, Drake!- La voce di un uomo dietro quella porta ci fece sussultare. Era Tom e probabilmente era da solo, visto che udimmo solo la sua voce.

Entrai deciso dalla porta stampandomi un ghigno vittorioso in faccia; sarebbe stato un gioco da ragazzi farlo fuori, un colpo e via.

Quello che non avevo minimamente calcolato era la presenza di un’altra persona. No, quello l’avevo calcolato, era la presenza di quella persona ad avermi lasciato per un attimo perplesso. Difficile non notarla, visto i capelli rossi che saltarono subito all’occhio.

Una ragazza? Che ci faceva una ragazza lì? Impossibile anche solo minimamente pensare che fosse una puttana, era seduta e legata come un ostaggio.

Beh, magari Tom si divertiva a legarle e a farci giochetti erotici con le sue…ma no, lei stava pure sanguinando e poi era troppo giovane per quello schifoso…A meno che lui non si divertisse con le ragazzine…Bah, affari suoi.

Distolsi lo sguardo da lei fintamente annoiato prima di rivolgermi a Tom. –Non sono reperibili.- Poveri Andrew e Drake…avrebbero dormito per molto, molto tempo…

-Avevi bisogno di loro per caso?- Chiesi in tono quasi gentile, quasi.

Entrambi osservarono i corpi dei due uomini esanimi dietro di noi e vidi la ragazza sgranare gli occhi terrorizzata, prima di distogliere lo sguardo dalle loro carcasse. Decisamente non era una prostituta, ma un ostaggio; meglio così, avevamo un motivo in più per far fuori Tom visto che faceva sempre di testa sua le cose.

-N-No…- Tom, Tom, Tom…poteva esistere un essere più patetico di lui?No.

-Ottimo- Conclusi con noncuranza, guardandomi intorno; quello studio era davvero orribile.

-È da tanto che non ci si vede Tom, eh?- Chiesi divertito, camminando circospetto per la stanza, ma tenendo sempre gli occhi saldamente ancorati su di lui per impedire che scappasse.

-G-Già…- Povero Tom, tremava come un patetico pulcino bagnato…

-Hai ragione è da tanto che non ci si vede ragazzo!- Due anni Tom, non più di tanto…ero sempre lo stesso moccioso incapace di usare un’arma in fondo.

Riportai per un attimo il mio sguardo sulla ragazza e notai con un certo fastidio che mi stava ancora fissando. Ma che aveva da guardare? Ok, ero figo, ma lei mi guardava con occhi sgranati, neanche avesse avuto un fantasma davanti!

Le labbra mi si incurvarono in un lieve sorrisetto non appena constatai che comunque non era affatto male, anzi, era molto carina. Con quell’espressione buffa poi, faceva veramente ridere. No, un momento, avevo pensato buffa?Era un modo troppo…tenero di riferirsi ad una ragazza, ridicola era meglio.

Spostai nuovamente lo sguardo, fingendo interesse per quegli orribili soprammobili che arredavano quella topaia.

 -Questo è d’oro?- Domandai indicando una statuetta a caso.

-S-si certo.- Rispose obbediente Tom.

Alzai le spalle e infilai la statuetta nella tasca; se era tutta d’oro ci avrei guadagnato.

-Come mai da queste parti?- Mi chiese deglutendo nervoso.

Allargai il mio ghigno beffandomi della sua espressione terrorizzata; come poteva essere tranquillo del resto, di fronte a noi tre che eravamo armati?

-Non lo immagini?- Domandai perfidamente divertito.

Incrociai le braccia al petto, pronto a sentire qualsiasi cavolata mi avrebbe risposto…

 

 

 

*To be continued here*

 

Dato che non avevo niente da fare l’altro giorno -o meglio, avevo da studiare, ma non mi andava xD- mi sono messa a scrivere ‘sto delirio qua :P

Questo sarebbe solo un inizio diverso della storia originale; dato che adoro scrivere dal punto di vista del mio protagonista maschile, mi sono cimentata con quest’altro suo pov che spero vi sia piaciuto :D

Ringrazio in anticipo chiunque decida di leggere o recensire, un bacione grande, Bec =)

 

 

 

 

 

   
 
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