Capitolo 1 – How can my life be normal?
Quello era apparentemente un noiosissimo
giorno come tanti; la solita routine quotidiana anche per uno come me che di
normale nella sua vita di tutti i giorni aveva ben poco. Come poteva essere
normale del resto la vita di un criminale?Di un criminale diciassettenne?Di
un criminale diciassettenne scappato di casa? Non poteva esserlo, punto.
Guardai Kevin irritato e disgustato al
tempo stesso; stava cantando con la sua voce orribilmente gracchiante una
canzone mai sentita, riprodotta in esclusiva dal suo mp3 dell’era arcaica,
di quelli patacconi e senza il minimo schermo, tipico di lui. Dio, ma proprio
così cretino dovevo scegliermelo il mio migliore amico? Feci un sospiro
ricordandomi, ahimè, che l’amicizia non si poteva scegliere
purtroppo, così come i parenti ed io lo sapevo bene…
Eravamo lì ad aspettare su quella
stupidissima sedia di quello stupidissimo corridoio, l’arrivo del nostro
“capo” Johnny e, se quest’ultimo non fosse stato uno dei
criminali più temuti e rispettati della città, probabilmente non
avrei esitato più di tanto a spaccargli la faccia per tutte le volte che
ci faceva attendere; peggio di una fottutissima donna ad un appuntamento.
Incominciai nervoso a ticchettare il piede
sul pavimento, lanciando ogni tanto occhiatacce a Kevin quando osava arrivare a
note talmente acute da far invidia ad una cantante lirica.
Stavo per avventarmi su di lui per
prenderlo a pugni e strappargli quelle dannatissime cuffie, quando qualcuno -ringrazia
il cielo Kevin- arrivò e ci informò che Johnny purtroppo non
ci poteva ricevere.
Ma non mi dire…Del
resto, quando mai Johnny trovava tempo per noi pulci?
Kevin non diede segno nemmeno di aver
sentito, visto che si tolse le cuffie e con aria trasognante e spaesata chiese
tranquillo: -Cosa?-
-Johnny non ha tempo per noi Kev.-
Riassunsi sprezzante.
Lui non sembrava minimamente interessato
alla cosa. –Oh beh, come se io ne avessi per lui…Oggi pomeriggio
c’è una svendita al negozio di Armani in Centro, quindi tanto
meglio.-
Sbuffai evitando persino di arrabbiarmi;
come si faceva del resto a perdere il controllo con un soggetto così
stupido?Faceva quasi pena…
Owen interruppe i miei pensieri
compassionevoli tossicchiando appena. -Mi spiace contraddirti Kev…Johnny
ha detto a Taylor di informarvi sul vostro prossimo compito, lo trovate nella
villa di Fred.-
Fantastico. Così non solo mi sarei
dovuto sorbire le lamentele di Kev che avrebbe saltato il suo inutile e
maniacale shopping quotidiano, ma dovevo pure guidare fino alla villa di quel
cretino di un Fred per parlare con Taylor!
Duecentoquarantaquattro, duecentoquarantacinque,
duecentoquarantasei…
Ok, conoscerete tutti il detto
“prima di perdere la pazienza conta fino a dieci”? Bene, io ero
arrivato a duecentocinquanta, quindi vedete un po’ voi…
Kevin smise di cantare solo quando vide la
villa di quel benedetto –avrei benedetto pure la pipì del suo cane
se mi avesse salvato l’udito dal canto di Kevin- di un Fred.
Nonostante le mie ripetute minacce, il
coglione numero uno sembrava divertirsi da morire –ma non poteva
collassare?- ad irritarmi a morte.
Scendemmo dalla macchina ed entrammo
nell’abitazione di Fred senza problemi; i suoi uomini ormai ci
riconoscevano, non ci chiedevano nemmeno più di identificarci.
Ci dirigemmo subito verso il salone
principale della casa, quello destinato alle partite di poker di giorno e alle
partite di strip-poker la sera.
Fred organizzava spesso feste in casa sua a
cui io e Kev eravamo stati ben lieti di partecipare più di una volta.
Trovava sempre le ragazze migliori da far spogliare e, ovviamente, truccava le
carte facendo in modo che fossero sempre loro a perdere e quindi a spogliarsi.
Per il mio diciassettesimo compleanno
ricordavo ancora il suo regalo; due graziose squillo di lusso –di quelle
belle che si pagavano una fortuna- in camera mia. Fu una nottata decisamente
interessante quella, specie con quelle due nude nel letto…
Mentre entravo in quel famoso salone, mi
ricordai che non avevo mai neanche ringraziato Fred per il regalo, davvero un
bel gesto il suo…
La sala era quasi tutta al buio e puzzava
terribilmente di fumo, cosa che fece quasi strozzare Kevin per la tosse fin da
subito. Ben gli stava. Magari a furia di tossire gli sarebbe andata via la voce
ed io avrei avuto un tanto agognato miglior amico muto.
Taylor era seduto di spalle e non si era
minimamente accorto del nostro arrivo. Gli sbirciai da dietro le carte; tris di
assi, aveva vinto e il povero Phin stava per rimetterci soldi come sempre.
-Ehi Tay.- Lo feci sobbalzare ghignando
alla vista del suo sguardo truce.
-Ohi ragazzo, ma vuoi farmi venire un
colpo porca puttana?- Si alzò abbandonando le carte sul tavolo, segno
che la partita era interrotta lì: Phin mi doveva un favore.
-Che fumi?- Gli chiesi interessato.
-Ah una roba forte!- Si grattò la
nuca entusiasta. –Le prepara un mio amico queste, sono una bomba
ragazzo!- Si tolse la canna dalla bocca per aspirarne a pieno l’odore,
prima di riportarla alle labbra e ghignare. –Te ne faccio avere qualcuna
per 90 dollari, prezzo di favore ragazzo, eh!-
Sghignazzai; che magnanimità!
–Nah grazie, sto cercando di smettere.- E a conferma della mia frase
tirai fuori dalla tasca una delle mie sigarette e l’accesi.
-Vedo, vedo.- Rise sguaiatamente tenendosi
la pancia e tossicchiando fumo dappertutto.
Kev arricciò il naso in una smorfia
disgustata, facendosi aria con la mano destra. –Allora, che dobbiamo fare
oggi per Johnny?-
-Oh.- Improvvisamente lo scimmione parve
ricordarsi del motivo della nostra visita. –Giusto. Conoscete Tom Wayne?-
Vagamente mi ricordava qualcosa quel nome,
ma avevo conosciuto talmente tanti Tom che non riuscii a focalizzare subito la
sua faccia.
-Sì, il ciccione del Bronx…-
Annuì Kevin pensieroso.
Ah il ciccione secondo cui la mia mira era
pessima, lo conoscevo sì.
-Proprio lui.- Tay annuì con enfasi.
–Sta facendo troppo di testa sua, a Johnny non serve più.-
E quelle cinque parole bastarono a farci capire tutto.
–D’accordo.- Annuii annoiato
schioccando la lingua. Un altro noioso omicidio, sai che novità.
Una stupida parte del mio cervello si
chiese se un giorno Johnny avrebbe detto una frase del genere anche su di me,
che non gli servivo più, ma accantonai quel pensiero infastidito
senza poter evitare di tremare per un attimo di…no, non paura, io non
avevo paura, timore piuttosto.
-Portate con voi Phin, Colin, Stephen,
Michael e Paul. Tom ha tanti uomini, se siete in molti sarà più
semplice circondarlo.- Aggiunse Tay fingendo di non notare la mia smorfia.
Bastavamo noi, gli altri erano solo un intralcio! –Ordine di Johnny.- Ed ecco
lì l’ordine che noi non potevamo contestare. –Va bene.-
Acconsentii rassegnato dirigendomi di nuovo alla macchina, seguito anche da
Phin.
La villa di Tom era più piccola di
quanto ricordassi, sembrava proprio la tana di uno schifoso topo.
-Paul, Michael, voi venite con me dritti
allo studio di Tom. Kev, tu con gli altri pensa a perquisire tutta la casa e a
sgomberare gli esterni per permetterci meglio la fuga dopo.-
Sentii un mormorio di protesta ma lo
ignorai; sapevo che molti di loro non sopportavano il mio atteggiamento da capo
della situazione, ma non mi contraddissero e si prepararono a fare come avevo
detto.
Gli uomini di Tom sembravano avere appena
imparato l’uso delle armi, anzi, sembrava quasi non ne avessero mai vista
una in tutta la loro vita.
Quasi mi fecero pena due di loro quando li
colsi alle spalle mirandoli direttamente alla testa; sapevano che Johnny stava
dalla loro parte, sapevano che eravamo alleati, per questo entrare non fu un
problema, non sapevano del tradimento.
Il rumore di altri spari in sottofondo mi
metteva addosso ansia; Kevin e gli altri stavano bene?Di chi erano gli
spari?Loro…o degli uomini di Tom? Ah, che razza di idiota che ero, non
c’era mica tempo per tutto quel sentimentalismo!
Continuai imperterrito a seguire il corridoio
che portava all’ufficio di Tom, quando la vista di qualcosa mi fece
aggrottare le sopracciglia perplesso.
Mi inchinai e sfiorai con la mano una
goccia rossa ancora fresca sul tappeto che percorreva tutto il corridoio.
-Sangue?- Domandò Paul perplesso
quanto me.
Seguii con lo sguardo le altre tracce che
continuavano e sparivano dietro l’angolo. Che ci faceva del sangue fresco
lì?Qualcuno era ferito?Qualcuno ci aveva anticipato? No, impossibile,
gli uomini di Tom avrebbero fermato un altro possibile intruso.
-Fate attenzione, mi raccomando.- Era
sempre meglio restare vigili e attenti, ci poteva essere qualcuno con Tom.
Loro annuirono e ripresero a camminare con
più cautela, senza abbassare minimamente le armi.
Come immaginavo, appena svoltato
l’angolo trovammo due uomini armati, pronti a fare fuoco.
Li anticipammo mirando il più in
fretta possibile ai loro punti vitali; testa e cuore. Qualche proiettile partì dalle
loro armi, ma fortunatamente riuscimmo ad evitare di essere colpiti. E poi chi
è che aveva una pessima mira Tom?I tuoi uomini…
-Andrew, Drake!- La voce di un uomo dietro
quella porta ci fece sussultare. Era Tom e probabilmente era da solo, visto che
udimmo solo la sua voce.
Entrai deciso dalla porta stampandomi un
ghigno vittorioso in faccia; sarebbe stato un gioco da ragazzi farlo fuori, un
colpo e via.
Quello che non avevo minimamente calcolato
era la presenza di un’altra persona. No, quello l’avevo calcolato,
era la presenza di quella persona ad avermi lasciato per un attimo
perplesso. Difficile non notarla, visto i capelli rossi che saltarono subito
all’occhio.
Una ragazza? Che ci faceva una ragazza
lì? Impossibile anche solo minimamente pensare che fosse una puttana,
era seduta e legata come un ostaggio.
Beh, magari Tom si divertiva a legarle e a
farci giochetti erotici con le sue…ma no, lei stava pure sanguinando e
poi era troppo giovane per quello schifoso…A meno che lui non si
divertisse con le ragazzine…Bah, affari suoi.
Distolsi lo sguardo da lei fintamente
annoiato prima di rivolgermi a Tom. –Non sono reperibili.- Poveri Andrew
e Drake…avrebbero dormito per molto, molto tempo…
-Avevi bisogno di loro per caso?- Chiesi
in tono quasi gentile, quasi.
Entrambi osservarono i corpi dei due
uomini esanimi dietro di noi e vidi la ragazza sgranare gli occhi terrorizzata,
prima di distogliere lo sguardo dalle loro carcasse. Decisamente non era una
prostituta, ma un ostaggio; meglio così, avevamo un motivo in più
per far fuori Tom visto che faceva sempre di testa sua le cose.
-N-No…- Tom, Tom, Tom…poteva
esistere un essere più patetico di lui?No.
-Ottimo- Conclusi con noncuranza,
guardandomi intorno; quello studio era davvero orribile.
-È da tanto che non ci si vede Tom,
eh?- Chiesi divertito, camminando circospetto per la stanza, ma tenendo sempre
gli occhi saldamente ancorati su di lui per impedire che scappasse.
-G-Già…- Povero Tom, tremava
come un patetico pulcino bagnato…
-Hai ragione è da tanto che non ci
si vede ragazzo!- Due anni Tom, non più di tanto…ero sempre lo
stesso moccioso incapace di usare un’arma in fondo.
Riportai per un attimo il mio sguardo
sulla ragazza e notai con un certo fastidio che mi stava ancora fissando. Ma
che aveva da guardare? Ok, ero figo, ma lei mi guardava con occhi sgranati,
neanche avesse avuto un fantasma davanti!
Le labbra mi si incurvarono in un lieve
sorrisetto non appena constatai che comunque non era affatto male, anzi, era
molto carina. Con quell’espressione buffa poi, faceva veramente ridere.
No, un momento, avevo pensato buffa?Era un modo troppo…tenero
di riferirsi ad una ragazza, ridicola era meglio.
Spostai nuovamente lo sguardo, fingendo
interesse per quegli orribili soprammobili che arredavano quella topaia.
-Questo è d’oro?- Domandai
indicando una statuetta a caso.
-S-si certo.- Rispose obbediente Tom.
Alzai le spalle e infilai la statuetta
nella tasca; se era tutta d’oro ci avrei guadagnato.
-Come mai da queste parti?- Mi chiese
deglutendo nervoso.
Allargai il mio ghigno beffandomi della
sua espressione terrorizzata; come poteva essere tranquillo del resto, di
fronte a noi tre che eravamo armati?
-Non lo immagini?- Domandai perfidamente
divertito.
Incrociai le braccia al petto, pronto a
sentire qualsiasi cavolata mi avrebbe risposto…
*To be continued here*
Dato che non avevo niente da
fare l’altro giorno -o meglio, avevo da studiare, ma non mi andava xD- mi
sono messa a scrivere ‘sto delirio qua :P
Questo sarebbe solo un inizio
diverso della storia originale; dato che adoro scrivere dal punto di vista del
mio protagonista maschile, mi sono cimentata con quest’altro suo pov che
spero vi sia piaciuto :D
Ringrazio in anticipo chiunque
decida di leggere o recensire, un bacione grande, Bec =)