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Autore: Caska    24/07/2005    6 recensioni
Miki e Yu si amano.Tuttavia il destino avverso li porterà verso sentieri tra loro lontani e opposti. Riusciranno i due a ricongiungersi e a vivere finalmente quell'amore che da sempre li lega?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui, all’ultimo capitolo

Eccoci qui, all’ultimo capitolo. Colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno seguito la mia storia e in particolare coloro che l’hanno recensita: sinceramente non mia spettavo di ricevere tanti consensi e la cosa mi ha reso davvero molto felice. Ma ora bando alle ciance! Ecco a voi l’epilogo.

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L’amore supera ogni cosa…

 

Capitolo 14

 

All’incirca un anno dopo.

 

Il campanello suonò.

Jin: “Cara? Vai tu ad aprire?”

Quando Chiyako aprì la porta, si trovò di fronte un uomo alto, robusto, con occhi e capelli scuri, chiaramente non di quelle parti, dato i suoi evidenti lineamenti non orientali.

Chiyako: “Si?”

??: “Salve. E’ la residenza dei coniugi Koishikawa e Matsura?”

Chiyako: “Si… desidera?”

??: “Io sono il sergente James Carter. Vengo da New York. Dovrei parlare con voi di una questione importante. Posso entrare?”

Chiyako: “Oh… certo… si accomodi.”

Carter: “Grazie.”

Chiyako: “Io sono Chiyako. Questi sono Jin, mio marito; Yoji e Rumi, i coniugi Matsura.” – disse la donna indicando gli altri uno ad uno mentre questi giungevano verso l’ingresso – “ E questo è il sergente Carter da New York. Prego.” – gli disse indicando il salotto.

Fecero accomodare l’ospite e nel giro di dieci minuti fu servito del tè con biscotti.

Jin: “Allora sergente…” – iniziò l’uomo – “… di cosa deve parlarci?”

Il sergente Carter sembrava molto stanco, sia fisicamente che psicologicamente, quasi come il trovarsi lì in quel momento fosse per lui una tortura.

Carter: “Sono venuto qui personalmente dall’America per darvi questa notizia che… credetemi… non avrei mai voluto darvi…”

L’atmosfera cominciava a farsi tesa; tutti avevano capito che questa “notizia” non era sicuramente buona, anzi i loro sensi li avvertirono che sarebbe stata oltremodo cattiva, orribile, ma tutti sperarono semplicemente che non fosse così.

Carter: “Sono qui… per darvi una notizia che riguarda i vostri figli… Yu e Miki…”

Ormai neanche un capello si muoveva in quella stanza, nessun respiro era udibile… solo la paura.

Carter: “… purtroppo… tre giorni fa… sono entrambi deceduti in un incidente stradale.”

Sembrava fosse giunta una nuova era glaciale: nessuno si muoveva, nessuno parlava, nessuno respirava; erano lì, quattro genitori shockati da quelle parole e atterriti dal dolore, che fissavano quell’uomo come se si aspettassero che smentisse quello che aveva appena detto. Ma il tempo passava e quell’uomo non parlava. Nessuno seppe dire quanti minuti passarono prima che Yoji parlasse, ma a tutti sembrò un’eternità.

Yoji: “C-come… è successo?” – la sua voce tremava, rotta dal nodo alla gola che si stava formando a causa delle imminenti lacrime.

Carter: “I due ragazzi erano di ritorno da una cena al ristorante… avevano festeggiato il loro primo anniversario di matrimonio e…”

Rumi: “Si sono sposati?!” – lo interruppe la donna con espressione sorpresa.

Carter: “… si…” – la reazione della donna non stupì il sergente: sembrava quasi che lui conoscesse più cose di quanto desse a vedere.

Carter: “… ritornavano verso il loro appartamento quando all’improvviso, da una strada sulla destra, è sbucata fuori un’altra auto; il guidatore era ubriaco e puntava dritto su di loro. Yu per evitarlo ha sterzato, ma la strada era bagnata e ha perso il controllo dell’auto, che si è ribaltata più volte per circa cinquanta metri. Sono… entrambi morti sul colpo… mi dispiace.”

Ormai ognuno di loro era preda delle lacrime, persino il sergente Carter, il quale nonostante questo, aveva mantenuto un tono calmo nel raccontare i fatti. Questo poteva significare solo una cosa.

Jin: “… lei… li conosceva vero?”

Carter: “… li ho conosciuti tre mesi dopo il loro arrivo in America. Yu ha progettato la mia casa… e Miki l’ha arredata per me. Lo ha fatto come piacere personale: sapete io non ho moglie e si sa… le donne hanno un dono per certe cose…”

Il suo sorriso amaro tradiva un dolore profondo, nascosto sotto una maschera di professionalità.

Carter: “E’ per questo motivo che ho preferito venire a dirvelo di persona; una telefonata sarebbe stata un insulto alla nostra amicizia.”

Chiyako: “… almeno… erano felici… della loro vita?” – disse lei tentando di contenere il dolore atroce che la stava uccidendo.

Carter: “… si… erano molto felici… quando erano insieme niente esisteva per loro, se non il loro amore…”

Passarono altri tragici minuti di silenzio, poi il sergente parlò di nuovo.

Carter: “Ora è meglio che vada. Rimarrò qui in città per qualche giorno: devo consegnarvi i documenti necessari per poter riportare i vostri figli a casa; li dovete firmare e riconsegnarmeli. Non li ho portati con me oggi perché… semplicemente non mi sembrava il caso.”

Poi estrasse un piccolo astuccio argentato dall’interno della giacca, da dove prese un cartoncino bianco che porse a Yoji.

Carter: “Questo è il mio numero di cellulare. Quando ve la sentirete chiamatemi.”

Così dicendo osservò ancora per qualche secondo quelle quattro statue di ghiaccio, desiderando di non aver mai messo piede in quella casa, per poi girarsi e dirigersi verso la porta. Ma improvvisamente si fermò e tornando sui suoi passi, prese coraggio e disse:

Carter: “Yu e Miki… erano due persone fantastiche. Nonostante io sia nato a New York, mi sono sempre sentito solo in qualche modo… escluso dal mondo… finché non li ho conosciuti. Loro incarnavano tutto ciò che io avevo sempre cercato nella gente e in me stesso e anche se ho goduto per poco tempo della loro straordinaria compagnia… ne sarò grato a Dio per sempre…” – poi continuò – “… loro… mi hanno raccontato la verità… so del loro legame di sangue… so quello che hanno dovuto passare e posso capire le ragioni che hanno dettato le vostre azioni… ma quello che volevo dirvi, anzi… che loro… avrebbero voluto dirvi… è che vi avevano perdonato… per ogni cosa e so con certezza… che non avrebbero voluto che voi vi sentiste responsabili per la loro scomparsa. Arrivederci.”

Nel momento in cui quelle parole arrivarono dritte ai loro cuori, i quattro finalmente si resero consapevoli della realtà: i loro due figli erano morti, non sarebbero mai più tornati. Era più di un anno che non avevano contatti e le loro ultime parole erano state di odio, ma… nonostante questo… erano stati perdonati.

Rumi: “Miki… Yu… NOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!”

Jin: “… i miei bambini…”

Improvvisamente nessuno di loro sembrò resistere un secondo di più al dolore. Rumi in preda alla disperazione si accasciò a terra, urlando a squarciagola i nomi dei due ragazzi come se questo potesse farli tornare. Ben presto Chiyako s’inginocchiò accanto a lei, stringendola forte a se, subito seguita da Jin e Yoji. I quattro rimasero così, a terra, piangendo, disperandosi e invocando i loro figli.

 

[…]

 

I giorni seguenti furono uno strazio. Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di contattare il sergente Carter: farlo avrebbe significato rendere la cosa definitiva e non uno di loro aveva il coraggio di accettarlo. Poi, un giorno, Jin decise che era tempo di andare avanti. Verso le quattro del pomeriggio, si diresse verso l’ingresso. Aveva appena lasciato Rumi in camera: dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si era finalmente addormentata; anche Yoji e Chiyako erano chiusi in camera ormai da qualche giorno, senza avere la forza di uscire. La tragedia aveva ironicamente fatto riunire le vecchie coppie, quasi come ognuno di loro volesse compiangere solo il proprio figlio, quello che avevano cresciuto e accompagnato per gran parte della sua giovane vita.

Jin era ormai giunto di fronte al telefono. Accanto vi era il biglietto da visita del sergente Carter: aveva deciso di chiamarlo, non potevano andare avanti in questo modo, doveva fare qualcosa. Allungò la mano per prendere il biglietto, quando il suo sguardo fu attratto da qualcosa. Tra la posta ricevuta i giorni precedenti, vi era una lettera che attirò particolarmente la sua attenzione; non ci aveva fatto caso prima dato che in quel momento la posta era sicuramente l’ultimo dei loro problemi… ma quel francobollo non lasciava dubbi. Prese in mano la busta e non appena lesse il nome del mittente, il battito del suo cuore si fermò e il sangue si gelò nelle sue vene.

Jin: “Oh mio Dio!!”

Impiegò pochissimo tempo a svegliare gli altri e a farsi raggiungere.

Chiyako: “Cosa c’è Jin? Cos’hai da urlare tanto?” – disse la donna terrorizzata.

L’uomo sventolando la lettera di fronte i loro occhi disse tremando:

Jin: “E’… una lettera che viene dall’America… è da parte di Yu e Miki!!”

Chiyako, Rumi & Yoji: “COSA!!!!”

Jin: “Si… è stata spedita il giorno prima… del loro incidente!!”

Yoji: “Aprila!!”

 

“Cari Yoji, Jin, Rumi e Chiyako

siamo noi. Yu e Miki. Non chiedeteci il motivo di questa lettera perché non sapremmo cosa rispondervi. Abbiamo solo capito che era tempo.

Domani sarà il nostro anniversario di matrimonio. Ebbene si, ci siamo sposati, un mese dopo essere arrivati in America. Sappiamo cosa potreste pensare al riguardo, sappiamo anche che è moralmente sbagliato, ma abbiamo comunque deciso di concederci almeno questo. È stata una cerimonia semplice, c’eravamo solo noi e i miei vecchi compagni d’università: avreste dovuto vedere Miki, era davvero bellissima. Ci è dispiaciuto non avervi al nostro fianco, ma le ferite erano ancora troppo dolorose per noi e poi sapevamo che non sareste stati d’accordo. Comunque non temete: ogni mattina al nostro risveglio ed ogni sera quando andiamo a dormire, i sensi di colpa e l’angoscia sono sempre lì, non ci abbandonano mai. Ma nonostante questo, noi continuiamo a vivere. Fintanto che saremo insieme, nulla potrà mai spaventarci. Dopotutto abbiamo già sacrificato qualcosa a causa della morale e dell’etica: sto parlando del nostro bambino. Appena giunti a New York, Miki scoprì di essere incinta. Non potete immaginare la sua felicità, ma sapevamo fin dall’inizio che si trattava di una felicità che non sarebbe durata. Non sarebbe stato giusto portare avanti la gravidanza sapendo la verità, ne per noi ne per il futuro bambino. Così, seguendo la ragione, la morale, i principi, ma andando contro il nostro cuore, abbiamo deciso di interrompere la gravidanza. Tra i due quella che ha sofferto maggiormente è stata Miki: per giorni non ha fatto altro che piangere in silenzio, fissando fuori dalla finestra, ma presto, con l’aiuto dei nostri amici, facendole sentire la mia costante presenza, nonché il grande amore che ci unisce, è riuscita a superare il dolore per la perdita sia del bambino, sia della sua possibilità di essere una madre in futuro. Ma nonostante tutto questo, noi non ci siamo mai abbandonati, non ci siamo mai arresi; abbiamo lottato… stiamo ancora lottando e probabilmente lotteremo per tutta la vita, ma sicuramente ne vale e ne varrà sempre la pena.

Voglio che sappiate però che con queste parole non intendiamo rinfacciarvi nulla, ne vogliamo farvi sentire responsabili. Si è vero, voi ci avete mentito su molte cose e noi ne abbiamo sofferto, ma solo ora, a distanza di un anno, abbiamo capito che come è stato doloroso per noi, lo è stato anche per voi: convivere continuamente con un segreto così grande ed essendo sempre più consapevoli di quello che stava nascendo tra di noi, non avere il coraggio necessario per impedirlo. Noi capiamo, nonostante le nostre ultime parole nei vostri confronti siano state di odio. È per questo che vi scriviamo in realtà: per chiedervi scusa e per dirvi che in fondo al nostro cuore vi abbiamo concesso da tempo il nostro perdono. Non vogliamo che continuiate a vivere credendo di non averci donato altro che dolore: voi ci avete cresciuto dandoci tutto l’amore di cui eravate capaci e che vi piaccia o no, è quell’amore che ci unisce ogni giorno di più.

Non so se un giorno ci rivedremo: nonostante il nostro perdono, è ancora troppo presto per noi pensare che tutto possa tornare come prima, ma io sono sicuro che quel giorno giungerà prima o poi.

In fondo ai nostri cuori, voi sarete sempre i nostri genitori… e noi… saremo sempre i vostri figli.

Con tutto il nostro affetto

Yu e Miki.”

 

Nessun tipo di reazione seguì quelle parole… solo la disperazione.

 

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“Una ben triste pace

è quella che ci reca questo giorno.

Quest’oggi il sole, in segno di dolore,

non mostrerà il suo volto sulla terra.

Ed ora andiamo via da questo luogo,

per ragionare ancora tra di noi

di tutti questi tristi accadimenti.

Per essi, alcuni avranno il mio perdono,

altri, la loro giusta punizione;

 ché mai vicenda fu più dolorosa

di questa di Giulietta e del suo Romeo.”

-William Shakespeare-

 

[…]

 

Tre mesi dopo

 

Era una fresca giornata primaverile. Il sole non troppo caldo faceva capolino tra le foglie dei grandi alberi che popolavano il cimitero cittadino. Un uomo e una donna camminavano tra le tombe, quando lo sguardo di lei fu attirato da una lapide in particolare, di marmo, sulla quale vi era una foto raffigurante due ragazzi: lui aveva folti capelli biondi, occhi molto grandi e profondi color nocciola ed un enorme sorriso; lei aveva capelli lunghi castano-rossi raccolti in una coda alta, occhi scuri e sorriso radioso. Erano abbracciati ed erano entrambi felici.

Donna: “Guarda tesoro… questi due ragazzi avevano la nostra stessa età…” – si avvicinò per leggere – “… Yu e Miki Matsura. Erano sposati.” – poi ritornò con gli occhi alla foto – “Sembrano davvero felici… però… così giovani… che tragedia.”

Ma la sua attenzione era stata attirata dal lungo epitaffio scritto al di sotto dei loro nomi, che lei lesse ad alta voce.

 

Donna: “Qui giacciono due persone splendide, due angeli, le cui vite ci sono state sottratte troppo presto; due anime gemelle, che a causa della stupidità e dei pregiudizi degli uomini, non hanno potuto vivere insieme la vita che avrebbero voluto; due anime che il destino alla fine ha fatto incontrare, ma che poi ha diviso immediatamente.

Noi che rimaniamo qui senza di voi, invochiamo il vostro perdono e speriamo che ovunque voi siate o in un tempo e in un luogo non lontano, possiate vivere finalmente in pace quell’amore che troppo a lungo avete rincorso in questa vita.

Perché l’amore supera ogni cosa, persino la morte.

Con affetto

I vostri genitori.”

 

Lassù, da qualche parte nel cielo, due ragazzi sorrisero a quelle parole, sicuri che quel tempo e quel luogo sarebbero giunti per loro… prima o poi.

 

FINE

 

 

 

 

Finito. Sono sicura che molti di voi si arrabbieranno con me per aver scelto un finale come questo, ma credetemi… io stessa sono stata indecisa fino alla fine: scrivere un lieto fine o no? Ho deciso per la strada più triste, ma c’è un motivo: non voglio dire che il vero amore debba finire sempre male, anzi, ma a parer mio questo è sicuramente uno dei modi migliori da utilizzare se si vuole descrivere il vero amore, quello profondo, duraturo… eterno. Non so se sono riuscita ad essere chiara, ma ho pensato che fosse un buon finale.

Chiedo scusa a tutti quelli che si aspettavano un epilogo diverso; sono pronta a ricevere i vostri insulti ;)

Ringrazio ancora tutte quelle persone che mi hanno sostenuto o hanno solo letto la mia storia. Spero di tornare presto con un nuovo racconto per voi.

Grazie veramente di cuore a tutti quanti.

A presto.

 

Caska

 

 

 

 

 

  
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