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Autore: Mizar19    04/03/2010    5 recensioni
Seconda classificata al "Contest delle combinazioni"
Un piccolo paesino del Colorado, nel 1895.
L'epoca del selvaggio west, con l'affascinante mito della frontiera, si sta esaurendo; le prima industrie di birra stanno mandando in rovina i saloon e i cowboy sono ormai molto lontani dai pistoleri intrepidi affascinati dall'ovest.
Ed è in quest'epoca di crisi che si intrecciano le loro storie.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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NB: Questa storia partecipa al "contest delle combinazioni" indetto da AkaneMikael. Nasce come one-shot ma per motivI di suspance ho deciso di separare i tre capitoli che la compongono. Ho deciso di utilizzare i nomi della versione italiana dell'anime per renderli più verosimili nel contesto storico in cui ho ambientato la fanfiction.

***

AUTORE: Mizar19
TITOLO: Black Forest, 1885
TRACCIA: 1. Genere: romantico/sentimentale, Prompt: arpa/rose, Canzone: All i want – U2
FANDOM: Sailor Moon
RATING: Arancione
AVVERTIMENTI: Yuri, One-shot
NOTE: Non ho nulla di particolare da scrivere, solamente che tengo molto a questo racconto e spero che lo apprezziate. Le frasi in corsivo appartengono al testo della canzone.

 

 

 

BLACK FOREST, 1885

 

 

 

[ PROLOGO ]
 

- Questo non ha alcun senso – biascicò Will, allungandosi sull’erba verde.

- Ne ha eccome -, Eles alzò un dito, evidentemente contrariata dalle sue parole.
Non sopportava di essere contraddetta, tantomeno da lui.
- Forse dal tuo punto di vista. Per come la vedo io, stai mentendo a te stessa… -, il suo tono saccente la seccava sempre più.
 Soprattutto perché sapeva che il suo migliore amico aveva pienamente ragione.
- Non sto mentendo a me stessa... io so esattamente ciò che voglio – ribatté stizzita.
Alzò gli occhi verso il limpido cielo di maggio.
Eles non aveva dubbi riguardo a ciò che voleva.
- Allora stai mentendo alle altre persone -, Will non aveva alcuna intenzione di lasciarle l’ultima parola.
- Tanto, che cosa vuoi che gliene importi alle altre persone? – replicò, sentendosi punta nel vivo.
All'apparenza era indifferente al ruolo che recitava da ormai alcuni anni.
William si alzò in piedi, deciso a non arrendersi.
- Getta la maschera Eles… non puoi negare te stessa in eterno! – la supplicò lui, parandosi d’innanzi a lei.
Lei si levò a sua volta: non gradiva trovarsi in una posizione d’inferiorità.
I suoi verdi occhi si scontrarono dolorosamente in quelli nocciola di lui.
La sua intenzione non era quella di litigare, aveva sperato in un incontro decisamente più piacevole.
- Eles è morta -, aggiustandosi il cappello gli voltò le spalle e si allontanò.
Il treno l’attendeva alle 9.00 precise. Non poteva tardare.
 
*
 
Wichita era caotica, colorata e polverosa.
Nelle sue strade vociavano bambini, uomini e donne di ogni età, a piedi o in carrozza.
Milena camminava rapida in quella confusione, la borsa di cuoio stretta al petto, per proteggerla da intraprendenti ladruncoli, e nella mano sinistra portava una leggera valigia dello stesso materiale.
La stazione non era lontana e lei era in perfetto orario, ma quella città le impediva di mantenere un atteggiamento rilassato: voleva fuggire il più rapidamente possibile.
Finalmente era sulla banchina, ora non le restava altro che cercare il suo binario.
Persa nelle sue riflessioni legate al futuro che le stava scivolando fra le dita, urtò un ragazzo e cadde a terra.
- Ehi! Guarda dove cammini – protestò lui, afferrandole una mano per aiutarla a rimettersi in piedi.
- Scusa – mormorò lei imbarazzata, attorcigliandosi fra le dita una ciocca di capelli acquamarina.
- Di nulla. Solo… presta più attenzione -,  si chinò a raccogliere gli oggetti che le erano caduti dalla borsa e, con un sorriso, glieli porse.
Lei avvampò di fronte ai suoi profondi occhi smeraldo.
Aveva pianto, lo intuì appena lui le inchiodò le pupille con il suo sguardo fermo.
Subito mille domande si affollarono nella mente della ragazza: cosa gli era accaduto? Anche lui fuggiva? Era una delusione d’amore? Problemi con la giustizia?
Quando il ragazzo si rese conto che lei lo stava scrutando con troppa attenzione, si ritrasse, quasi spaventato, e si allontanò senza una parola.
I suoi corti capelli biondi sparirono fra una marea di cappelli e cuffiette.
 

[ CAPITOLO 1 ]
 

Indugiò alcuni istanti, guardandosi attorno nervosamente, alla ricerca di quei riccioli acquamarina.
Voleva accertarsi che quella ragazza non la stesse seguendo.
Il suo sguardo cristallino l’aveva turbata: pareva aver intuito tutto della sua vita, rubandoglielo dagli occhi.
Fece un respiro profondo, poi si avvicinò al bordo della piattaforma, sgomitando fra la folla per conquistare un po’ d’aria.
Ora non le restava che attendere il fischio penetrante della vecchia locomotiva.
 
*
 
Erano in molti ad attendere il treno per Colorado Springs e in mezzo a quella calca aveva irrimediabilmente perso di vista quello strano ragazzo.
Quando la pesante locomotiva fermò la sua corsa in una nuvola di vapore, tutti si pressarono contro le porte per conquistarsi un posto a sedere.
Ormai rassegnata, s’intrufolò fra i passeggeri e riuscì a raggiungere uno scompartimento non senza fatica.
L’aria era soffocante e dopo aver sistemato la valigia sulla rete sopra il suo sedile, aprì il finestrino.
Il suo scompartimento era vuoto e sperava rimanesse tale ancora per un bel po’.
Non amava molto la compagnia.
Estrasse un libro dalla borsa di cuoio, pregustando la sua tranquilla traversata del Kansas.
 
*
 
Pieno.
Pieno.
Pieno.
Tutti occupati quei dannatissimi scompartimenti!
Era irritata sia per il caldo che per quella insensata folla frettolosa. Si appoggiò per alcuni secondi ad un finestrino.
Cosa doveva fare tutta questa gente a Colorado Springs?
Continuò la sua ricerca, ripetendo meccanicamente gli stessi gesti: aprire la porta, “scusate, non avevo visto che era già pieno”, chiudere la porta, passare a quella successiva.
Aveva ormai perso ogni speranza e già si immaginava a trascorre le successive ore in piedi nel corridoio, quando trovò uno scompartimento completamente vuoto, eccezion fatta per una ragazza con il naso immerso nella pagine di un libro.
Era lei. Era la ragazza dai riccioli acquamarina, quella che attraverso una sola occhiata aveva toccato la sua anima, il suo segreto.
Il respiro le si bloccò in gola.
 
*
 
Il treno proseguiva rapido la sua corsa, attraverso le grandi praterie e gli ampi spazi aperti, dove l’occhio poteva vagare indisturbato per molti chilometri.
Quelle immense distese di nulla l’avevano sempre affascinata.
Anche nel libro che leggeva veniva descritta una situazione simile. Le sfuggì un sorriso.
Quando udì il fruscio della porta scorrevole, alzò gli occhi.
Il ragazzo che si era data tanta pena di cercare era a meno di due metri da lei.
- E’ libero… - mormorò, nonostante fosse evidente.
Lui pareva esitare, quasi bloccato sulla soglia di quello scompartimento che all’improvviso le parve dilatarsi, fino a raggiungere dimensioni spropositate.
Fu così che sentì il vuoto attorno a lei.
Desiderava ardentemente che quello sconosciuto si sedesse proprio di fronte a lei, desiderava parlare con lui, udire ancora la sua voce, osservare meglio quei suoi occhi smeraldo e afferrare ciò che nascondeva.
 
*
 
Non seppe spiegarsi cosa la spinse ad entrare e ad accomodarsi proprio di fronte a lei. In quel momento non riusciva a pensare a nulla, fuorché alla graziosa ragazza dai grandi occhi turchesi.
- Ciao… - mormorò dopo aver sistemato la sua borsa.
Lei gli sorrise timidamente di rimando.
- Scusa per come ti ho lasciata prima… non era mia intenzione… - tentò di scusarsi.
Doveva assolutamente riacquistare la sua stoica calma.
- Figurati, immagino avessi fretta di trovare un posto a sedere -, sorrise reclinando la testa verso destra.
- Un po’… -
Restarono in silenzio, scrutandosi vicendevolmente.
Eles era incantata dai riflessi che il sole disegnava sui suoi capelli.
- Come ti chiami? – le domandò rompendo quella quiete momentanea.
- Milena –
Sarà stata la soffice labiale iniziale, o la delicata liquida centrale, o forse ancora quella “e” vibrante, ma quel nome le calzava a pennello.
- Tu, invece? –
Eles deglutì a fatica, ripensando alla maschera di cui aveva parlato Will.
- Thomas -, non ci era riuscita.
Aveva fallito per l’ennesima volta.
- E’ un bel nome – mormorò lei, riponendo il libro che fino a quel momento aveva tenuto aperto sulle ginocchia.
Chiaro segno che desiderava chiacchierare.
Nonostante la sua indole solitaria e riservata, desiderava inspiegabilmente conversare con il ragazzo biondo che la osservava con insistenza.
- Per quale motivo vai a Colorado Springs? – domandò Milena, in un momento di estrema curiosità.
Gli interrogativi attorno a quel ragazzo le parevano sempre più grandi. Era come se le sfuggisse qualcosa, anche se non era esattamente sicura di cosa.
- In realtà Colorado Springs non è la mia meta finale. Vivo e lavoro in un paesino a pochi chilometri dalla città -
- Anch’io devo andare in un paesino lì attorno… -, abbassò il capo, come sconfitta da una volontà opprimente che la soffocava.
- Mi sembri una ragazza di cultura, leggi e sicuramente sei molto brillante… come mai ti vuoi rinchiudere in posto dimenticato da Dio? –
- Devo assistere la mia prozia, è anziana ed è molto malata. Prima se ne occupava la nonna, ma è mancata da poco… -
- Vuoi bene alla tua prozia? Dev’essere così per lasciarti tutto alle spalle e partire –
- No, l’ho vista due volte in tutta la mia vita. Il fatto è che sono l’unica donna di casa, quindi mio padre mi ha obbligata a partire per prendermi cura di lei. Mi ha spedita via da casa, come si fa con un pacco postale -, il tono di Milena era aspro e rancoroso.
- Immagino non sia stata una partenza semplice –
Eles era ammaliata dalla sua voce, sarebbe potuta restare ad ascoltarla per tutto il giorno, così tentava di invogliarla a raccontarle più dettagli su quella vita da cui si stava allontanando.
- Oltre ad avere lasciato gli amici, ho dovuto interrompere i miei studi. Non solo quelli scolastici, ma anche quelli musicali… -, dal tono della sua voce era intuibile quanto ne fosse addolorata e Eles si sentiva partecipe di quella sofferenza.
- Suoni uno strumento? –
- Sì, l’arpa –
Per i successivi quindici minuti, Milena le narrò del suo strumento, di come ne era rimasta affascinata, quando, all’età di cinque anni, l’aveva visto per la prima volta nel salotto di amici di famiglia, di come aveva imparato con lentezza a pizzicare le sue corde producendo una dolce melodia, di come amasse suonare per ore e ore accompagnando le sue composizioni con il canto.
Milena era accorata: da molto tempo ormai non apriva il suo cuore e il suo animo a qualcuno e i ricordi legati alla musica erano per lei i più cari.
Fu allo stesso modo che Eles venne a sapere del suo profondo amore per i libri e per le novità, di quanto mal tollerasse le chiusure mentali e fisiche, ovvero gli stereotipi e gli spazi angusti, di come, per sfuggire ad essi, ricercasse continuamente ampi spazi aperti e nuovi orizzonti, anche con l’aiuto della musica.
- Perché solo con la conoscenza e il ritmo giusto puoi trovare il tuo posto nel mondo -
Nessun’altra creatura prima era riuscita ad esercitare un simile fascino su di lei, mai.
Eppure quella ragazza dagli occhi turchini, che stava aprendo a lei la sua anima in un afoso e appiccicoso scompartimento di una vecchia locomotiva attraverso il Kansas, riusciva davvero ad attraversare la sua maschera, pur non cogliendo ancora il suo segreto.
- Thomas? –
- Sì? –
- Da cosa stai scappando? –
Eles non seppe come ribattere: era rimasta spiazzata.
La salvò il fischio della locomotiva: erano quasi arrivati a Colorado Springs.
Si alzò in piedi, afferrò la sua valigia e aprì la porta scorrevole.
- Aspetta! -, Milena le posò una mano sul gomito. Lei non poté fare a meno di bloccarsi e voltarsi verso di lei.
- Thomas, da cosa fuggi? – ripeté la domanda, osservandola intensamente.
- Il problema non è da cosa, ma perché -, con un leggero strattone si liberò della sua presa e scivolò fuori.
Milena si lasciò sfuggire un’imprecazione, poi raccolse le sue cose e si precipitò fuori dallo scompartimento.
Svanito.
Il ragazzo pareva essere stato ingoiato dalla moltitudine di persone che si erano riversate nel corridoio, ansiose di essere le prime a posare piede in Colorado.
   
 
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