Sentivo il
freddo mattutino entrarmi nella pelle e il calore che per tutta la
notte mi
aveva accompagnata svanire.
La mia vista
divenne lentamente più nitida e i capelli neri del capitano,
furono la prima
cosa che mi riportò completamente alla realtà.
Era successo..
Credevo fosse
stato tutto un sogno, ma nonostante non potessi ancora crederci mi
sbagliavo.
Mentre
dormiva, sembrava essere il solito Rufy, l’ingenuo ragazzino
che in svariate
occasioni mi aveva salvato.
Lui, che
portava sempre il sorriso sulle labbra e che si batteva fino allo
stremo per
ciò in cui credeva.
Lui…che ora
sembrava essersi spento.
Come se la sua
allegria e voglia di vivere fossero svanite.
Accarezzai
distrattamente i suoi capelli, sentendomi, per la prima volta in sua
presenza,
insicura.
Ricordavo lo
sguardo con cui mi aveva guardato poche ore prima, la sua presa solida.
Sentivo nuovamente
il mio corpo vibrare contro di lui…ed ero stata impotente di
fermare
quell’assalto del tutto inaspettato.
Perché io ero
sua.
Lo ero sempre
stata.
Sapevo che per
lui era stato uno sfogo, una sorta di lotta contro il dolore che lo
stava
uccidendo.
Forse era
anche per questo che avevo lasciato le sue mani libere di percorrere il
mio
corpo.
Che avevo
concesso le sue labbra alle mie.
-Nami..-la sua
voce mi riportò alla realtà e senza nemmeno
rendermene conto mi ritrovai a perdermi
in quelle pozze nere.
Era sveglio.
Vidi il suo
sguardo vacillare un momento, mentre la consapevolezza di quanto
successo li
tornava alla mente.
Non disse
nulla ed io nemmeno.
Forse perché
entrambi non riuscivamo a spiegare quanto accaduto o forse
perché quel silenzio
fatto solo di sguardi, rappresentava tutto quello di cui avevamo
veramente
bisogno.
Lasciai
scendere la mia mano, che non aveva smesso di accarezzare la sua testa,
fino al
viso.
Lui la fermò
li, contro la sua.
Non mi accorsi
del cambiamento del suo sguardo, concentrata com’ero nel
ricordo di quella
notte.
Fu solo quando
scostò la mia mano osservando il livido violaceo che
spiccava ben visibile nel
polso, che mi concentrai su di lui: fissava quel
livido con tormento, rabbia, dispiacere e
per un attimo, ebbi la spiacevole sensazione che ci fosse anche
pentimento nel
suo sguardo.
Quando poi i
suoi occhi incontrarono i miei, smisi di pensare.
La sua mano,
lasciò la mia che ritirai incerta, poi scostò
leggermente le coperte, che
avvolgevano il mio corpo nudo.
Scoprì le
spalle, ed io sentì il freddo penetrarmi nella pelle.
Strinse i
denti, quasi come se provasse un forte dolore nel petto.
Aveva visto un
altro livido.
-Te ne ho
fatto altri..?-domandò, il capo basso e la mano che aveva
scostato la coperta
stretta a pugno.
Sorrisi triste
e in un certo senso anche stanca; perché ancora una volta mi
chiesi come
poteva..
Come poteva
sentirsi in colpa quando era stato lui a farmi vivere…?
Era stato lui
ad aiutarmi, a darmi una mano e a fidarsi anche dopo che lo avevo
tradito…lui
che aveva combattuto rischiando la propria vita..lui che non aveva mai
smesso
di proteggermi e di farmi ridere.
-Nami..?- mi
richiamò ed io sorrisi di cuore, avvolgendomi nel lenzuolo e
mettendomi seduta,
le gambe scomposte.
-Non so..e non
m’importa.-
Lo vidi
sollevarsi, per incontrare i miei occhi, mentre le nocche
delle sue mani
sbiancarono e il suo sguardo divenne furioso.
-Come può non
importarti?! Io ho riversato tutta la mia rabbia e frustrazione su di
te…io..-
-Ora stai meglio?-
chiesi, sorridendo spensierata e interrompendo il suo delirio.
Lui incredulo
mi fissò a lungo, per poi abbassare lo sguardo.
Non avevo
alcun bisogno di chiederli cosa stava pensando, sapevo esattamente
dov’era
rivolta la sua mente in quel momento.
-Sai..-iniziai,
sentendo i ricordi della mia infanzia tornare a galla.
-Quando hai
salvato la mia isola da Arlong…tu non hai voluto sapere
nulla del mio passato
..ne di quello che era accaduto.-
Lui non
rispose, ma ero sicura che stesse ascoltando.
-Quindi..non
sai che io non conosco la mia vera mamma e che quella che considero
tale, è
morta per proteggere me è mia sorella.-
Lo sentì
sussultare e avvertì l’intensità del
suo sguardo, verso il mio viso.
-Per molto
tempo ho creduto di essere io, la responsabile..la
responsabile della sua scomparsa. E ogni
notte, rivedevo il suo sorriso poco prima di morire…-
-Tua madre ha
sorriso?- domandò Rufy, la voce ancora leggermente sorpresa,
ma ancora spenta.
-si..poco
prima che Arlong le sparasse..ha sorriso…non avevo mai
capito perché l’aveva
fatto..fino a quando non ho incontrato te.-
Non fiatò e
per lunghi attimi nemmeno io parlai.
Sentivo
nuovamente il dolore alla spalla destra e il terriccio contro le
ginocchia.
Chiusi gli
occhi, ricordando la presa solida con cui aveva afferrato la mia mano.
-Bellmere ha
sorriso perché in quel momento era felice..-
sentì i miei occhi inumidirsi, ma
continuai comunque a mostrarli il mio sorriso.
Perché ora
dovevo essere io la sua ‘Ancora.
Ora, era mio
compito sorreggerlo, come lui aveva fatto con me.
-felice di
aver sacrificato la sua vita..perché io e mia sorella
potessimo vivere..-
Voltai
leggermente il capo, guardando le lacrime del mio capitano cadere verso
il
lenzuolo e la sua mano, nascondere gli occhi.
Tremava,
esattamente come me tanto tempo prima.
-quindi..devi
smetterla di pensarci Rufy..-Lui non rispose, lasciando passare
interminabili
attimi, nei quali un senso di strana rabbia mi pervase..
-Lui ti ha
donato la sua vita..vuoi veramente sprecarla
così?!-esclamai, mettendo sicurezza
in ogni parola che dicevo.
-Come posso
vivere…con l’immagine della sua morte nella
mente..dimmi come Nami!?- urlò le
ultime parole, mostrando il viso coperto dalle lacrime, che offuscarono
anche i
miei occhi.
E la rabbia
sfumò via..
-Devi
farlo…per lui…-il mio sussurro sembrò
espandersi nell’aria, fermando il
tempo per un solo attimo…..
-Devi
continuare a vivere, anche per lui…-
….poi
riprese la sua corsa irrefrenabile.
Le sue mani
scattarono in avanti, poggiandosi sulle mie spalle e il suo viso
affondò sul
mio seno.
Lo avvolsi
come una mamma fa col suo bimbo, cercando di infonderli la forza, che
un tempo
lui stesso mi aveva trasmesso.
-Rufy,
ascoltami molto bene..Ace desiderava tanto che tu vivessi, che
realizzassi i
tuoi sogni…perciò non devi pensare che la sua
comparsa sia stata colpa tua..-
Sentì le mani
stringere convulsamente la mia vita, aggrapparsi quasi con disperazione
ad
essa.
-Lui ti voleva
bene, molto bene…ti ha dato la sua vita.. per
amore…ora capisci?-chiesi, senza
aspettarmi una risposta.
Il silenzio
calò sulla stanza, interrotto solamente dal battere
incessante dei nostri
cuori, fin quando Rufy non rialzò il viso, posato fino a
quel momento nel mio
seno, scostandosi lentamente da me.
-Rufy..?-chiamai,
sentendomi stranamente smarrita dalla sua lontananza.
Lui guardò i
miei occhi, con espressione seria.
Sentivo
l’agitazione di quel momento, dalla scelta che avrebbe
preso….e trattenni
inconscia mente il fiato.
Un borbottio
proveniente dalla sua pancia, spezzò la tesa atmosfera e
l’esclamazione che
seguì subito dopo mi lasciò di stucco..
-Ho Fame!-
.. ….
Facendomi esplodere come una bomba ad orologeria.
Senza
calibrare minimamente la forza,spedì contro la sua testa
bakata un pugno
madornale.
Spedendo la
sua faccia contro il materasso.
Lui rialzò
immediatamente il viso, e con espressione ferita chiese:
-Posso sapere
perché lo hai fatto?-
-È me lo chiedi
ZUCCONE !?!-esclamai isterica, avvolgendomi meglio nel lenzuolo e
uscendo dal
letto.
-Io mi
preoccupo e questo pensa al cibo..non lo sopporto!- borbottai,
avanzando verso
il bagno della stanza.
-Nami..- mi
chiamò ed io con ancora un diavolo per capello domandai:
-Che
c’è?!-
voltandomi velocemente e ritrovandomelo a pochi centimetri.
Non mi ero
accorta che si era spostato dal letto, ne che si fosse mezzo vestito,
troppo
concentrata com’ero nella frustrazione del momento.
Vidi il suo
fedele cappello di paglia tra le mani e quando me lo posò
nella testa, sentì il
mio cuore sussultare.
Con la mano
poggiata nel mio capo, mi avvicinò al suo petto, sussurrando
con voce roca:
-Grazie…
..Nami. –
Sentì le mie
guance divenire rosse e d’istinto abbassai il viso, sentendo
uno strano calore
invadere tutto il mio corpo.
Quando si
scostò, lo vidi sorridere.
Sorridere come
durante il nostro primo incontro e senza nemmeno accorgermene ricambiai.
-Bene..vado a
prendere qualcosa da mangiare..una volta che ci saremo ricaricati,
andremo alla
ricerca degli altri…-mormorò, infilandosi la
maglietta e avvicinandosi alla
porta.
-E
poi?-domandai, stringendo di più il lenzuolo sul mio corpo.
-..si riprende
l’avventura, mi pare ovvio…- mi rispose, uscendo
dalla stanza.
Sospirai,
toccando il cappello di paglia nella mia testa, era tornato il solito
Rufy…