Light
and
Darkness
Parte
Prima
Capitolo
1:
Elena
era a lezione di storia e non aveva la minima voglia di ascoltare. Lo
sguardo
era perso fuori dalla finestra, dove la brezza estiva scuoteva le
chiome degli
alberi. Le monotone parole del professore non la toccavano nemmeno ma
quando
sentì il suo nome si riscosse: era la segretaria.
«Elena Gilbert?»
Il
professore, seccato dall’interruzione improvvisa,
guardò nella direzione della
ragazza, che si alzò in piedi.
«Sì,
sono io.» La segretaria la guardò un momento con
uno sguardo stanco e assopito.
«Professore, mi deve firmare il permesso di uscita anticipata
per la ragazza.
E’ arrivato un famigliare e dice che deve andare a casa con
urgenza.»
Così
dicendo, diede il foglio al professore, che lo guardò per un
momento prima di
firmare. Elena era ancora in piedi. Il professore la guardò.
«Allora,
che stai aspettando? Vai.» Elena lanciò uno
sguardo a Bonnie e poi raccolse le
sue cose. Era preoccupata. La prima cosa che le venne in mente fu sua
sorella,
Margaret. Magari ne aveva combinata una delle sue. Però una
richiesta di uscita
con urgenza… Si buttò lo zaino in spalla,
salutò e seguì la segretaria fuori
dalla porta; prima che si richiudesse riuscì a sentire il
professore che
ricominciava a spigare la sua noiosissima lezione.
Seguì
la signorina in segreteria, dove le diede il permesso e senza dire
niente, si
allontanò. “Che strano, forse non sta tanto
bene… di solito è cortese con me.”
Uscì dalla segreteria e si diresse al parcheggio. Non vide
la macchina di zia Judit,
ne quella di Robert. Strano, probabilmente erano nei dintorni. Rimase
ad
aspettare e lesse il premesso, per vedere chi l’aveva
firmato. Arrivò alla
fine, ma rimase stupita: non riconosceva la firma. Non era quella di
zia Judit,
fin qui era certa, e non ricordava che Robert avesse depositato la sua
firma…
Rimase un momento sbigottita, ma poi capì. Era una firma
strana, la calligrafia
era raffinata e molto elegante, sembrava la firma di un documento
risalente al
secolo scorso. Inquieta, alzò lo sguardo, che venne
catturato da un’auto nera,
parcheggiata di fronte a lei, con i finestrini oscurati, perfettamente
lucida e
pulita, con un cavallino sul cruscotto. Guardò di nuovo la
firma e non ebbe più
dubbi. “Devo andare via subito da qui!” Si
girò in fretta e si allontanò.
Ma
non fece in tempo, perché si scontrò…
contro lui. Venne leggermente sbalzata
indietro, ma una mano l’afferrò.
«Damon!»
«Buongiorno.» Disse il ragazzo,
con una
voce terribilmente attraente.
La
prima domanda che le venne in mente. «Cosa ci fai
qui!» Solo dopo pensò che era
una domanda davvero stupida. Infatti Damon, sempre con la mano di Elena
stretta
nella sua, sorrise in quel suo modo arrogante.
«Sei
stato tu!» Altra domanda stupida.
«A
fare cosa?» Rispose lui, con innocenza.
«Lo
si cosa! Oh, lasciamo perdere!» Disse lei, in un miscuglio di
rabbia,
rassegnazione ed esasperazione.
«Brava,
vedo che inizi a ragionare.»
«Damon,»
«Sì?»
«Lasciami
la mano.»
«No.»
«Cosa?!
Ma come ti…»
«Sali
in macchina.»
«No!»
«Va
bene… Fa come credi.»
Elena
lo guardò con sfida; e Damon sorrise.
«Tu
sai solo…» Non fece in tempo a finire la frase,
perché Damon mollò la presa
sulla mano di Elena, ma la afferrò per i fianchi e la
sollevò e la tenne tra le
braccia.
«Damon!
Damon! Ma che diavolo fai! Mettimi subito giù!» Ma
Damon non la ascoltò e la
mise sul sedile dalla sua ferrari nera e poi salì sul sedile
del viaggiatore e
chiuse le sicure dell’auto.
«Ma
cosa fai! Fammi scendere! Subito!» Sbraitò Elena.
«Non
così in fretta, Elena.» Disse Damon, guardandola
intensamente. Damon accese la
macchina e partì. Elena incrociò le braccia e
guardò fuori dal finestrino il
paesaggio che scorreva veloce, ignorando Damon.
«Allora,
dove vorresti andare? Luogo chiuso o luogo aperto?» Disse,
guardandola. «Voglio
andare a casa mia»
«Ah,
allora luogo chiuso.» Era incredibile come riuscisse a
ribaltare le situazioni per
farle arrivare in suo favore, ed era anche esasperante.
«No!»
Disse, ora fissandolo.
«Ok,
vada per il luogo aperto, allora»
«Damon!»
Lo fissò e lui le prese una mano, ma Elena la tolse subito e
tornò a guardare
fuori dal finestrino.
Passò
più o meno un quarto d’ora (Damon guidava molto
velocemente).
«Eccoci.»
Le aprì la portiera, ma lei non si mosse.
«Uff,
Elena, non costringermi di nuovo.» Elena lo guardò
con rabbia, ma scese
dall’auto: non le andava di essere trattata come una
bambolina.
«Damon,
sai che potrei denunciarti, vero? E lo farò. Questo
è rapimento!»
Sbraitò
la ragazza guardando accigliata Damon.
«Tecnicamente
ho il permesso.» Disse lui sogghignando e guardando il
foglietto firmato e
assolutamente in regola, se non fosse per il fatto che lui non
è un famigliare.
Elena
continuò a guardarlo truce, ma lui iniziò a
camminare trascinandosela dietro.
Fecero
qualche passo a piedi e Elena continuò ostinatamente a
guardarsi le scarpe. Poi
Damon si fermò e Elena fece lo stesso.
«Eccoci.»
Disse semplicemente. Elena alzò lo sguardo e rimase
sbalordita: il lago. Questo
non sfuggì a Damon.
«Ti
piace allora.»
«Forse.»
«Vieni.»
Disse, e si incamminò, sospingendo Elena poggiandole una
mano dietro la
schiena. Elena camminò. Arrivarono fino alla riva del lago.
Damon si sedette e
guardò Elena, lei invece guardò il lago, il bosco
e le montagne che lo
circondavano. A quell’ora del mattino il cielo era limpido e
ancora striato di
rosa. Era uno spettacolo davvero gradevole, considerato che lei doveva
essere a
scuola, dove al massimo poteva guardare il triste e vuoto giardino
dalla
finestra. Damon poteva essere dolce? Non lo sapeva.
Lo
guardò e si sedette al suo fianco.
«Vedo
che ti sei addolcita.»
Non
rispose, ma guardò la liscia superficie del lago.
«Elena…»
Disse, lei lo guardò e vide i suoi occhi. Non erano
arroganti o strafottenti,
ma vedeva qualcosa di diverso, c’era desiderio, passione,
amore?
«Perché
mi hai portata qui?»
Damon
sospirò e guardò il lago.
«Lo
sai il perché.»
Damon
si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita, poi con
l’altra mano le spostò una
ciocca di capelli.
«No,
non lo so.»
Disse
lei allontanandosi di poco.
Damon
ridacchiò.
«E’
così allora. Vuoi che ti spieghi?»
Rise
ancora.
«Perché
tu mi piaci, Elena. Noi due siamo uguali. Belli, desiderabili,
testardi. Noi
otteniamo sempre quello che vogliamo.»
Questa
volta fu Elena a ridere.
«E
anche modesti vedo!»
«Perché
non mi vuoi dare una possibilità, Elena? Staresti meglio con
me.»
La
ragazza ci pensò. Forse aveva ragione. Forse sotto sotto
anche in lui c’era del
buono.
«Elena…»
Lui si avvicinò. «Concedimi una
possibilità.» Sussurrò al suo orecchio.
«Tu
sei cattivo.»
Disse
lei, che però si sentiva già persa, attratta
inesorabilmente da Damon.
Sentì
la sua risata nell’orecchio.
«Sono
quello che sono Elena. Io sono un vampiro.»
Sentì
il suo respiro vicino, ma non lo allontanò. Non riusciva, non riusciva ad allontanarlo. Ma era
sicura che non la stava
soggiogando. Quello che provava e pensava, era ciò che lei
sentiva
davvero.
Lui
lentamente poggiò le labbra sul suo collo. Elena chiuse gli
occhi, e reclinò la
testa all’indietro, anche se sapeva che non stava per
morderla.
Le
mise una mano sul suo collo e continuò a sfiorarlo
lentamente con le labbra.
Elena
non resisteva, si sentiva attratta da Damon, e rischiava di perdere il
controllo.
Allora
cinse le spalle di lui con le braccia.
Damon
si fermò allora lei aprii gli occhi, e lo guardò.
Rideva.
«Mi
stai prendendo in giro?»
Disse
lei, sentendosi arrossire.
Lui
scosse la testa, poi si allontanò si scatto, lasciando Elena
attonita.
Si
alzò in piedi e le sorrise, poi, si levò la
maglia e le scarpe, e si buttò nel
lago.
Tutto
questo accadde molto velocemente, come solo un vampiro poteva fare.
«Damon!»
Urlò la ragazza. Ma il ragazzo non riemerse.
Guardò l’acqua liscia aspettando
di vederlo riemergere. Incrociò le braccia e
preparò un espressione
imbronciata.
Damon
rispuntò qualche attimo dopo, ridendo.
«Sai
che potrei stare sottacqua più di un ora senza
respirare?»
«Damon!»
Ma
Elena non riuscì a mantenere la sue espressione imbronciata.
La dolce risata di
Damon era contagiosa e anche lei si mise a ridere.
Si
sentiva leggera, si sentiva bene. E le sembrava strano. Ma era
piacevole.
Si
chinò e si tolse scarpe e calze, rigirando i pantaloni sino
al ginocchio, e si
avvicinò alla riva.
Damon
nuotò finchè non si trovò sdraiato a
riva.
Elena
immerse i piedi e si sedette su un piccolo scoglio a riva.
Si
guardarono senza dire nulla.
«Non
entri anche tu?» Disse lui guardando con desiderio la
maglietta della ragazza.
Questa
volta fu lei a ridere, scuotendo la testa.
«Forse
tu non senti il freddo, ma io sì.»
Damon
si mise seduto, poco più avanti di Elena. I loro volti erano
vicinissimi.
«Allora,
me la dai questa possibilità.»
Prese
l’iniziativa, come aveva sempre amato fare. Prese il viso di
Damon tra le sue
mani. Era bagnato e l’acqua era davvero gelida. Elena ebbe un
tremito, ma non
le importò.
Fissò
un istante i suoi occhi. Occhi neri come la notte dentro i suoi occhi
blu come
il cielo. Oscurità e luce. Tanto diversi, ma allo stesso
tempo simili, e uniti.
Senza
ulteriore indugio poggiò le sue labbra su quelle di Damon.
Per
un istante sembrò confuso, come se non si aspettasse questa
reazione da lei, ma
poi iniziò a baciarla, con amore, desiderio.
Le
cinse i fianchi, bagnandole la maglietta.
Elena
inarcò la schiena, rabbrividendo per il freddo, ma non se ne
preoccupò, perché
da dentro di lei arrivava un calore, che la scaldò in un
istante.
Passò
le dita tra i riccioli scuri e bagnati di Damon, intrecciandoci le dita
e
stringendo il corpo
al suo, senza più
preoccuparsi del freddo.
Le
loro labbra danzavano assieme, prendendo confidenza, ma era come se si
aspettassero da tempo. Si baciarono con ardore, ma non con violenza.
Elena
non aveva mai pensato che Damon potesse essere così.
“Forse
non è così sbagliato. Forse è la
scelta giusta. Forse ha davvero bisogno di me.
Ci sarebbe qualcosa di male, di sbagliato in questo? No, non credo
proprio.”
Questa
fu l’ultima cosa che Elena Gilbert riuscì a
pensare, prima di perdersi
completamente in lui.
Ciao!
Spero vi sia piaciuta questa storia!! L’avevo scritta mesi
fa, poi solo oggi
l’ho ritrovata sul computer, l’ho ultimata e
modificata!
Vi
prego, se la leggete, fatemi sapere cosa ne pensate! Mi farebbe davvero
piacere!
Almeno
saprei se proseguire o farla diventare un one-shot!
Grazie
davvero!
Cecy