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Autore: Clovely    06/03/2010    7 recensioni
Gli occhi di Elena sono azzurri come il cielo. Quelli di Damon neri come la notte. E come si dice, gli occhi sono lo specchio dell'anima... Elena e Damon sono tanto diversi, ma nel profondo, sono molto simili. Una fan fiction su questi personaggi, e su una storia d'amore per niente sempilce, ostacolata da vampiri millenari e legami indissolubili. Tra amore e odio, la mia storia sul malvagio vampiro Damon, e la bellissima umana Elena. Vi prego, leggete e commentate!
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Light and Darkness

Parte Prima

Capitolo 1:

 

Elena era a lezione di storia e non aveva la minima voglia di ascoltare. Lo sguardo era perso fuori dalla finestra, dove la brezza estiva scuoteva le chiome degli alberi. Le monotone parole del professore non la toccavano nemmeno ma quando sentì il suo nome si riscosse: era la segretaria. «Elena Gilbert?»

Il professore, seccato dall’interruzione improvvisa, guardò nella direzione della ragazza, che si alzò in piedi.

«Sì, sono io.» La segretaria la guardò un momento con uno sguardo stanco e assopito. «Professore, mi deve firmare il permesso di uscita anticipata per la ragazza. E’ arrivato un famigliare e dice che deve andare a casa con urgenza.»

Così dicendo, diede il foglio al professore, che lo guardò per un momento prima di firmare. Elena era ancora in piedi. Il professore la guardò.

«Allora, che stai aspettando? Vai.» Elena lanciò uno sguardo a Bonnie e poi raccolse le sue cose. Era preoccupata. La prima cosa che le venne in mente fu sua sorella, Margaret. Magari ne aveva combinata una delle sue. Però una richiesta di uscita con urgenza… Si buttò lo zaino in spalla, salutò e seguì la segretaria fuori dalla porta; prima che si richiudesse riuscì a sentire il professore che ricominciava a spigare la sua noiosissima lezione.

Seguì la signorina in segreteria, dove le diede il permesso e senza dire niente, si allontanò. “Che strano, forse non sta tanto bene… di solito è cortese con me.” Uscì dalla segreteria e si diresse al parcheggio. Non vide la macchina di zia Judit, ne quella di Robert. Strano, probabilmente erano nei dintorni. Rimase ad aspettare e lesse il premesso, per vedere chi l’aveva firmato. Arrivò alla fine, ma rimase stupita: non riconosceva la firma. Non era quella di zia Judit, fin qui era certa, e non ricordava che Robert avesse depositato la sua firma… Rimase un momento sbigottita, ma poi capì. Era una firma strana, la calligrafia era raffinata e molto elegante, sembrava la firma di un documento risalente al secolo scorso. Inquieta, alzò lo sguardo, che venne catturato da un’auto nera, parcheggiata di fronte a lei, con i finestrini oscurati, perfettamente lucida e pulita, con un cavallino sul cruscotto. Guardò di nuovo la firma e non ebbe più dubbi. “Devo andare via subito da qui!” Si girò in fretta e si allontanò.

Ma non fece in tempo, perché si scontrò… contro lui. Venne leggermente sbalzata indietro, ma una mano l’afferrò.

«Damon!»

«Buongiorno.» Disse il ragazzo, con una voce terribilmente attraente.

La prima domanda che le venne in mente. «Cosa ci fai qui!» Solo dopo pensò che era una domanda davvero stupida. Infatti Damon, sempre con la mano di Elena stretta nella sua, sorrise in quel suo modo arrogante.

«Sei stato tu!» Altra domanda stupida.

«A fare cosa?» Rispose lui, con innocenza.

«Lo si cosa! Oh, lasciamo perdere!» Disse lei, in un miscuglio di rabbia, rassegnazione ed esasperazione.

«Brava, vedo che inizi a ragionare.»

«Damon,»

«Sì?»

«Lasciami la mano.»

«No.»

«Cosa?! Ma come ti…»

«Sali in macchina.»

«No!»

«Va bene… Fa come credi.»

Elena lo guardò con sfida; e Damon sorrise.

«Tu sai solo…» Non fece in tempo a finire la frase, perché Damon mollò la presa sulla mano di Elena, ma la afferrò per i fianchi e la sollevò e la tenne tra le braccia.

«Damon! Damon! Ma che diavolo fai! Mettimi subito giù!» Ma Damon non la ascoltò e la mise sul sedile dalla sua ferrari nera e poi salì sul sedile del viaggiatore e chiuse le sicure dell’auto.

«Ma cosa fai! Fammi scendere! Subito!» Sbraitò Elena.

«Non così in fretta, Elena.» Disse Damon, guardandola intensamente. Damon accese la macchina e partì. Elena incrociò le braccia e guardò fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce, ignorando Damon.

«Allora, dove vorresti andare? Luogo chiuso o luogo aperto?» Disse, guardandola. «Voglio andare a casa mia»

«Ah, allora luogo chiuso.» Era incredibile come riuscisse a ribaltare le situazioni per farle arrivare in suo favore, ed era anche esasperante.

«No!» Disse, ora fissandolo.

«Ok, vada per il luogo aperto, allora»

«Damon!» Lo fissò e lui le prese una mano, ma Elena la tolse subito e tornò a guardare fuori dal finestrino.

Passò più o meno un quarto d’ora (Damon guidava molto velocemente).

«Eccoci.» Le aprì la portiera, ma lei non si mosse.

«Uff, Elena, non costringermi di nuovo.» Elena lo guardò con rabbia, ma scese dall’auto: non le andava di essere trattata come una bambolina.

«Damon, sai che potrei denunciarti, vero? E lo farò. Questo è rapimento!»

Sbraitò la ragazza guardando accigliata Damon.

«Tecnicamente ho il permesso.» Disse lui sogghignando e guardando il foglietto firmato e assolutamente in regola, se non fosse per il fatto che lui non è un famigliare.

Elena continuò a guardarlo truce, ma lui iniziò a camminare trascinandosela dietro.

Fecero qualche passo a piedi e Elena continuò ostinatamente a guardarsi le scarpe. Poi Damon si fermò e Elena fece lo stesso.

«Eccoci.» Disse semplicemente. Elena alzò lo sguardo e rimase sbalordita: il lago. Questo non sfuggì a Damon.

«Ti piace allora.»

«Forse.»

«Vieni.» Disse, e si incamminò, sospingendo Elena poggiandole una mano dietro la schiena. Elena camminò. Arrivarono fino alla riva del lago. Damon si sedette e guardò Elena, lei invece guardò il lago, il bosco e le montagne che lo circondavano. A quell’ora del mattino il cielo era limpido e ancora striato di rosa. Era uno spettacolo davvero gradevole, considerato che lei doveva essere a scuola, dove al massimo poteva guardare il triste e vuoto giardino dalla finestra. Damon poteva essere dolce? Non lo sapeva.

Lo guardò e si sedette al suo fianco.

«Vedo che ti sei addolcita.»

Non rispose, ma guardò la liscia superficie del lago.

«Elena…» Disse, lei lo guardò e vide i suoi occhi. Non erano arroganti o strafottenti, ma vedeva qualcosa di diverso, c’era desiderio, passione, amore?

«Perché mi hai portata qui?»

Damon sospirò e guardò il lago.

«Lo sai il perché.»

Damon si avvicinò alla ragazza e le cinse la vita, poi con l’altra mano le spostò una ciocca di capelli.

«No, non lo so.»

Disse lei allontanandosi di poco.

Damon ridacchiò.

«E’ così allora. Vuoi che ti spieghi

Rise ancora.

«Perché tu mi piaci, Elena. Noi due siamo uguali. Belli, desiderabili, testardi. Noi otteniamo sempre quello che vogliamo.»

Questa volta fu Elena a ridere.

«E anche modesti vedo!»

«Perché non mi vuoi dare una possibilità, Elena? Staresti meglio con me.»

La ragazza ci pensò. Forse aveva ragione. Forse sotto sotto anche in lui c’era del buono.

«Elena…» Lui si avvicinò. «Concedimi una possibilità.» Sussurrò al suo orecchio.

«Tu sei cattivo

Disse lei, che però si sentiva già persa, attratta inesorabilmente da Damon.

Sentì la sua risata nell’orecchio.

«Sono quello che sono Elena. Io sono un vampiro.»

Sentì il suo respiro vicino, ma non lo allontanò. Non riusciva, non riusciva ad allontanarlo. Ma era sicura che non la stava soggiogando. Quello che provava e pensava, era ciò che lei sentiva davvero. 

Lui lentamente poggiò le labbra sul suo collo. Elena chiuse gli occhi, e reclinò la testa all’indietro, anche se sapeva che non stava per morderla.

Le mise una mano sul suo collo e continuò a sfiorarlo lentamente con le labbra.

Elena non resisteva, si sentiva attratta da Damon, e rischiava di perdere il controllo.

Allora cinse le spalle di lui con le braccia.

Damon si fermò allora lei aprii gli occhi, e lo guardò.

Rideva.

«Mi stai prendendo in giro?»

Disse lei, sentendosi arrossire.

Lui scosse la testa, poi si allontanò si scatto, lasciando Elena attonita.

Si alzò in piedi e le sorrise, poi, si levò la maglia e le scarpe, e si buttò nel lago.

Tutto questo accadde molto velocemente, come solo un vampiro poteva fare.

«Damon!» Urlò la ragazza. Ma il ragazzo non riemerse. Guardò l’acqua liscia aspettando di vederlo riemergere. Incrociò le braccia e preparò un espressione imbronciata.

Damon rispuntò qualche attimo dopo, ridendo.

«Sai che potrei stare sottacqua più di un ora senza respirare?»

«Damon!»

Ma Elena non riuscì a mantenere la sue espressione imbronciata. La dolce risata di Damon era contagiosa e anche lei si mise a ridere.

Si sentiva leggera, si sentiva bene. E le sembrava strano. Ma era piacevole.

Si chinò e si tolse scarpe e calze, rigirando i pantaloni sino al ginocchio, e si avvicinò alla riva.

Damon nuotò finchè non si trovò sdraiato a riva.

Elena immerse i piedi e si sedette su un piccolo scoglio a riva.

Si guardarono senza dire nulla.

«Non entri anche tu?» Disse lui guardando con desiderio la maglietta della ragazza.

Questa volta fu lei a ridere, scuotendo la testa.

«Forse tu non senti il freddo, ma io sì.»

Damon si mise seduto, poco più avanti di Elena. I loro volti erano vicinissimi.

«Allora, me la dai questa possibilità.»

Prese l’iniziativa, come aveva sempre amato fare. Prese il viso di Damon tra le sue mani. Era bagnato e l’acqua era davvero gelida. Elena ebbe un tremito, ma non le importò.

Fissò un istante i suoi occhi. Occhi neri come la notte dentro i suoi occhi blu come il cielo. Oscurità e luce. Tanto diversi, ma allo stesso tempo simili, e uniti.

Senza ulteriore indugio poggiò le sue labbra su quelle di Damon.

Per un istante sembrò confuso, come se non si aspettasse questa reazione da lei, ma poi iniziò a baciarla, con amore, desiderio.

Le cinse i fianchi, bagnandole la maglietta.

Elena inarcò la schiena, rabbrividendo per il freddo, ma non se ne preoccupò, perché da dentro di lei arrivava un calore, che la scaldò in un istante.

Passò le dita tra i riccioli scuri e bagnati di Damon, intrecciandoci le dita e stringendo il  corpo al suo, senza più preoccuparsi del freddo.

Le loro labbra danzavano assieme, prendendo confidenza, ma era come se si aspettassero da tempo. Si baciarono con ardore, ma non con violenza.

Elena non aveva mai pensato che Damon potesse essere così.

“Forse non è così sbagliato. Forse è la scelta giusta. Forse ha davvero bisogno di me. Ci sarebbe qualcosa di male, di sbagliato in questo? No, non credo proprio.”

Questa fu l’ultima cosa che Elena Gilbert riuscì a pensare, prima di perdersi completamente in lui.

 

 

 

Ciao! Spero vi sia piaciuta questa storia!! L’avevo scritta mesi fa, poi solo oggi l’ho ritrovata sul computer, l’ho ultimata e modificata!

Vi prego, se la leggete, fatemi sapere cosa ne pensate! Mi farebbe davvero piacere!

Almeno saprei se proseguire o farla diventare un one-shot!

Grazie davvero!

Cecy

   
 
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