I
personaggi di cui scrivo non mi appartengono e non ho contatti con loro. Non
pretendo di descriverli come sono in realtà, né di descrivere situazioni
realmente vissute da loro.
Quanto
scrivo non è a scopo di lucro.
Le
mie sono opere di fantasia e rivendico i miei diritti su esse solo in quanto
sono state partorite dalla mia immaginazione.
TERRORE
& RACCAPRICCIO
Questa,
devo proprio raccontarvela.
Ormai
l’episodio è stato accantonato, e anzi ha rafforzato ancora di più il legame…
ma devo proprio raccontarvelo.
Quel giorno, pomeriggio inoltrato, la mia rinomata pazienza di leader
era già stata messa a dura prova da una mattinata allucinante alle prese con
l’organizzazione di quel dannato concerto, un pranzo lampo che mi era rimasto sullo
stomaco e una serie di contrattempi più noiosi che realmente gravi.
Semplici e snervanti perdite di tempo.
Trovare il metro-e-settantasette di Kouyou che piagnucolava mugolando
qualcosa di incomprensibile accartocciato in collo a Takanori si apprestava ad
essere il colpo di grazia.
Di solito era proprio Takanori a mugolare frasi senza senso, potevi
quasi vedere le nuvolette fumettistiche sopra la sua testolina mumble mumble mumble.
Poi però di solito scriveva
canzoni sensazionali, quindi tendevo a passarci sopra di buon grado.
Dopo qualche secondo sulla soglia a fissare la scena incredulo, cercai
lo sguardo del cantante che mi rivolse un’occhiata totalmente persa.
Bene.
Mi voltai verso Yuu, indolentemente sistemato in una posa rilassata
contro il tavolo, sigaretta in mano, espressione anche più persa di Takanori.
Le mie già precarie speranze cominciarono a spegnersi del tutto.
Ryo.
Lo cercai con lo sguardo e lo trovai sulla soglia della seconda delle
tre entrate che convergevano in quell’ambiente, appoggiato allo stipite della
porta, fissava la scenetta accigliato.
Quando agganciai il suo sguardo sollevai un sopracciglio.
Io e Ryo avevamo, e abbiamo, ormai una comunicativa che va ben oltre il
dono della parola.
Alla mia muta domanda, rispose con una eloquente quanto inutile scrollata
di spalle, poi allargò le braccia che teneva conserte, tanto per sottolineare
il concetto, quindi le appoggiò sui fianchi staccandosi dallo stipite.
Proprio quando cominciavo a sentirmi solo al mondo, sembrava che
qualcuno avesse deciso di fare qualcosa.
«Kou, che è successo?» esordì.
Ottimo inizio.
Kouyou scosse la testa mugolando contro il collo di Takanori.
«Posso aiutarti, Kouyou?» chiese Yuu.
Altra scollata di testa… seguita da un brivido che lo attraversò come
una scossa.
Riconobbi chiaramente un singhiozzo che mi ghiacciò il sangue nelle
vene.
Ryo partì a passo di carica verso i due.
Takanori sembrava a sua volta sull’orlo delle lacrime.
Aveva cominciato ad accarezzare dolcemente la schiena del chitarrista
solista.
Se non fosse che era successo qualcosa
e non capivo cosa fosse, quella scenetta sarebbe stata quasi comica: di solito
era il metro e settantasette di Kouyou a coccolare e proteggere il metro e
sessantadue di Takanori.
In un nano secondo Ryo era accoccolato vicino a Kouyou e con due dita
incastrate fra il suo mento e la clavicola di Takanori, cercava dolcemente di
fargli staccare il viso dal collo del piccolo cantante.
«Kouyou… vuoi dirmi cosa è successo?» riprovò sempre con tono
abbastanza dolce.
Altro mugolio.
Ryo si accigliò. «Che significa Kou?» chiese.
«Che ha detto?» chiese Yuu, visibilmente meno indolente di prima.
«Terrore e raccapriccio» ripeté con voce flebile Takanori.
«La cosa più brutta che mi sia mai successa…» si lamentò Kouyou
improvvisamente a voce alta «che schifo…»
Per farlo si staccò da Takanori e trovò Ryo, dritto davanti a sé.
Con un singulto si gettò in ginocchio per trovarsi alla stessa altezza
in cui si trovava Ryo e gli gettò le braccia al collo. «Ryo… per tutti i Kami
cosa ho fatto…» gemette.
Ok, ero sull’orlo del panico.
Takanori mi rivolse un’occhiata agghiacciante. Stava per mettersi a
piangere.
«Kouyou… sei uscito senza uno di noi o della sicurezza?» chiesi
cautamente.
Forse qualcuno lo aveva infastidito o le fans lo avevano preso
malamente d’assalto e lui aveva reagito…
Il chitarrista fece di no con la testa, adesso saldamente ancorato a
Ryo.
Kouyou e Ryo si conoscevano da una vita. Se fossi entrato nella stanza in quel momento, non avrei trovato
niente fuori dalla norma, tranne forse il fatto che quei due erano in ginocchio
in terra.
Era successo qualcosa di così terribile da non fargli neanche cercare
il suo migliore amico e trovare conforto nella prima persona che gli era
capitata a tiro.
Non sto dicendo che Kouyou non vuole bene a Takanori, intendiamoci… anzi, ma con Ryo era proprio un’altra
dimensione: se uno dei due fosse nato donna, sarebbero stati una di quelle
coppie formate fra i banchi di scuola che vanno avanti per tutta una vita.
In quel momento mi
accorsi che Takanori, con un’espressione un po’ dolorante, si stava
vigorosamente strofinando le cosce… non aveva avuto il coraggio di lamentarsi,
ma il peso di Kouyou non era stato una passeggiata.
Ora… Kouyou è ben lungi dall’essere grasso,
ma i suoi sessantadue chili sono il peso massimo dalle nostre parti.
Tanto per farvi un’idea: io, Ryo e Yuu siamo circa cinquantacinque
chili a testa e ognuno di noi può perfettamente sollevare di peso Takanori, che
è il peso piuma… anche se si ostina a non voler dire quanto pesa e rispetto
questa sua volontà.
«Alzati Taka-chan» dissi pacato, «riattivi meglio la circolazione.»
Mi ubbidì più che volentieri.
Ryo si rialzò in piedi sollevando anche Kouyou con sé.
«Kou, mi dici cosa cazzo è successo?»
La pazienza di Ryo era molto meno rinomata della mia, specie se c’era
di mezzo Kouyou e non capiva cosa stesse succedendo.
Altro cenno negativo della testa.
Per tenere il viso contro il collo di Ryo, Kouyou doveva stare
leggermente piegato.
«Kou, per favore, dimmi cosa è successo» disse Takanori tornandogli
vicino. «Perché hai urlato?»
«Ha urlato?» ripeté Ryo.
Takanori annuì, «L’ho sentito urlare, ho sentito dei rumori strani e
poi è entrato di corsa qui gettandosi addosso a me… in queste condizioni. Non
fa che ripetere quelle parole.»
«Terrore e raccapriccio?» chiese Yuu.
Altro cenno di assenso di Takanori.
Mi mossi verso la stanza alla mia destra, Ryo era apparso sulla soglia
di quella alla mia sinistra ed evidentemente non aveva notato niente di strano.
«No Yutaka non andare là!!» scattò Kouyou separandosi appena da Ryo.
Lo ignorai.
Appena misi piede nella stanza… vidi l’incredibile.
Hellion, l’amata e venerata chitarra di Kouyou era abbandonata a terra
e dal modo scomposto in cui si trovava… due corde erano addirittura saltate.
Mi voltai verso il chitarrista incredulo. «Kouyou, cosa cazzo è
successo per farti gettare in terra Hellion?»
Yuu sbiancò.
In un attimo me lo trovai accanto.
Se c’era una cosa che accomunava quei due, era l’amore sviscerale,
quasi maniacale, per le rispettive chitarre.
Non che io e Ryo fossimo da meno eh.
Nessuno di noi era sentimentalmente occupato con un altro essere umano
e tutti sapevano che io, Kouyou, Ryo e Yuu eravamo… diciamo molto attaccati ai nostri rispettivi
strumenti.
Trombami (nome della tizia con cui usciva
all’epoca), ma lascia stare En!!!,
era stato l’elegante riassunto di Yuu qualche anno prima… ok, forse da qualche
parte su questo pianeta c’è veramente la donna della mia vita, ma si deve
essere nascosta bene e al momento la mia batteria non aveva eguali su due
gambe, e per gli altri tre era la stessa cosa.
Vidi Yuu entrare e precipitarsi verso la chitarra a braccia tese, come
un amorevole padre che corre a raccattare la figlioletta che, alle prese con i
primi passi, è sbarellata in terra.
«YUU NON ENTRARE IN QUELLA STANZA!!» urlò Kouyou fuori di sé.
Takanori cominciò a piangere.
Inutile dire che Yuu non lo ascoltò e riprese Hellion da terra come si solleva
un neonato dalla culla.
«Kouyou, prima che mi incazzi seriamente, DIMMI COSA E’ SUCCESSO!!!!»
esplose Ryo.
Yuu tornò nella stanza con Hellion.
Tornai a fissare la stanza impotente.
Cosa dannazione era successo fra quelle mura per…?
Improvvisamente la mia attenzione fu catalizzata da una macchia scura
sul pavimento.
Aguzzai la vista ma non riuscii a capire di cosa si trattasse.
Feci tre passi dentro e mi chinai appena in avanti.
Feci un salto indietro appena il mio cervello mise insieme tutti i
pezzi.
Oh sacra Amaterasu… non poteva essere.
Kouyou aveva cominciato a lamentarsi.
Non voleva guardare Hellion, da quello che potevo capire.
Altro che terrore e raccapriccio… quello era un disastro di proporzioni
mastodontiche… una tragedia.
Kouyou ed Hellion erano ad un passo dal divorzio.
Tornai nell’altra stanza e…
«Ha usato Hellion per uccidere uno scarafaggio» informai con tutta la flemma
che possedevo l’audience.
Yuu divenne ancora più bianco, l’espressione di Ryo non riuscirò a definirla
neanche se rinasco altre cento volte, Takanori ripiombò sulla sedia che aveva
lasciato da poco perché le gambe sembrarono cedere.
Kouyou serrò la stretta intorno a Ryo. «Mi… mi sono disteso un attimo
per riposarmi… Hellion era come al solito su di me… quando… quando ho riaperto
gli occhi quel… quel mostro mi stava
guardando in faccia… era su Hellion, per tutti i Kami! Sulla mia bimba!»
Singhiozzò «Sono balzato in piedi con un urlo… il mostro è volato in terra, ma
ha cominciato ad avanzare verso di me… e io… io… Ryo aiutami…» implorò.
Yuu fissava Hellion senza crederci.
«Kouyou, riprendi immediatamente Hellion» ordinò calmo Ryo.
«Non voglio guardarla… l’ho sbatacchiata in terra Ryo… mi odierà… cosa
ho fatto…»
«Kouyou, sono anni che la proteggi e la coccoli. Oggi lei ha protetto
te… il minimo che tu possa fare è coccolarla come e più del solito.»
Silenzio.
Era stato davvero quel distillato di senso pratico chiamato Ryo Sukuzi
a parlare?
«Si… si è rotta?» chiese il chitarrista con un tono di voce già diverso
senza staccare il viso dal collo di Ryo.
Yuu annuì a Ryo in risposta.
«Ha riportato qualche ferita, ma c’era da immaginarselo, ti pare?»
riprese dolcemente Ryo con una carezza fra i capelli di Kouyou «Avanti,
prendila Kou, non puoi abbandonarla così.»
Se adesso ammetto che mi veniva da piangere, mi prendete per un
cretino?
Pazienza: mi veniva da piangere.
Kouyou finalmente si convinse e abbandonò il rifugio contro il collo di
Ryo per affrontare la sua bimba.
Yuu gliela porse con tutta la delicatezza del caso… e mentre le mani di
Kouyou tornarono su di lei, i suoi occhi si riempirono di lacrime.
«Oh bambina, potrai mai perdonarmi…»
Toccò le corde che si erano staccate.
«Prova a suonarla» disse Ryo.
Kouyou lo guardò terrorizzato. «Adesso? Così?»
«Adesso. Così.»
Kouyou la imbracciò titubante e lievemente cominciò un arpeggio… che
uscì divino come al solito.
Lo vidi spalancare la bocca incredulo. «Funziona… non mi ha
abbandonato…» mormorò.
«Sai cosa facciamo adesso?» riprese Ryo «La portiamo subito ad
aggiustare e sostituire le corde e le faremo un check up completo, ok? Si merita un po’ di cure, dopo
averti salvato da un attacco del genere.»
Kouyou annuì rincuorato con il primo timido sorriso dopo il disastro.
Seguì Ryo nell’altra stanza senza separarsi da Hellion.
Passando vicino a Takanori, seduto sulla sedia dove l’avevo trovato, si
chinò su di lui e gli posò un bacio sulla sommità della testa, «Arigatou
Taka-chan. Se non ci fossi stato tu, mi sarei buttato dalla finestra.» Si voltò
verso di noi, «Torniamo il prima possibile.»
Io annuii semplicemente, non vidi cosa fece Yuu perché ero concentrato
su Kouyou.
Quando sparì nell’altra stanza, mi voltai verso Yuu.
«Ehi… come va?» chiesi.
«Vado a lucidare le mie En» fu la risposta.
Allora stava andando meglio del previsto.
Rimanemmo solo io e Takanori.
«Yutaka, che… che facciamo?» mi chiese.
«Ci andiamo a prendere un bel caffè e magari anche un pezzo di dolce.
Abbiamo sventato la fine del mondo. Ce lo meritiamo.»
Gli tesi una mano e con un salto il cantante si mise in piedi e mi
corse incontro.
Mi prese la mano come un bambino.
«Finite le lacrime?» chiesi.
«Certo. Ryo ha calmato Kouyou, Kouyou ed Hellion non divorziano, Yuu
sta coccolando le sue En e tu preferisci me alla tua batteria… cosa posso
volere di più dalla vita?»
Sorrisi, «Basta che la mia bimba non ti senta…»
Takanori mi si avvicinò con fare cospiratore, «Solo per oggi.
Manterremo il segreto.»
Passando davanti al
vetro che divide la parte insonorizzata dal resto lanciai un’occhiata alla mia
batteria.
Era lì, possente e
rassicurante. Sono qui e qui mi
ritroverai, stai tranquillo, non me ne vado. Pensa a loro adesso. Ci vediamo
dopo e faremo scintille come al solito.
Le sorrisi e portai Takanori a fare merenda.
Sì sa, uno spavento si compensa con dolcezza e comprensione. Io ho una
scorta infinita di entrambe queste cose, modestamente… ma Takanori è anche
goloso da far spavento, quindi spesso completo la cura con un dolce.
Da quel giorno terrore & raccapriccio, proprio
inteso con la & commerciale, è
diventato uno slogan… un riassunto, quasi.
Che devo dirvi.
Siamo ben lungi dall’essere persone
normali e me ne vanto… le cosiddette persone
normali sono ben lungi dall’essere arrivate dove siamo arrivati noi.
No, la normalità, o ciò che
la massa considera tale, non fa per me… non fa per noi.
Mi impedirebbe di portare a spasso Takanori tenendolo per mano, di rassicurare
Yuu convinto di aver trovato una nuova ruga (non ne ha, ma gli piace così tanto
sentirselo ripetere… specie dopo una delle spedizioni polverizza-l’autostima-di-Yuu di Ryo), di passare intere nottate in
sala prove con Ryo a cercare un nuovo
tessuto ritmico, come lo chiamiamo noi… di rischiare un attacco cardiaco se
Kouyou uccide uno scarafaggio a suon di chitarrate.
Terrore & raccapriccio, proprio. Che vita sarebbe, la mia, senza
tutto questo?
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NOTE:
Quando mi è venuta l’idea ho pensato ad un qualcosa di demenziale.
Non sono tanto sicura di esserci riuscita, ma pazienza.
Terrore & raccapriccio è un’espressione che ho usato fin da ragazzina per
etichettare cose e/o situazioni fastidiose o che non mi piacciono e un paio di
giorni fa mi è riscappata di bocca dopo un sacco di tempo.
Anche io ho un odio atavico per gli scarafaggi.
Detto tutto, mi sembra. XD