Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |       
Autore: Serpentina    06/03/2010    4 recensioni
Faith Irving è una giovane londinese non tanto normale dalla vita monotona con una grande passione per la musica e amici stravaganti. Tutto cambia quando conosce i fratelli Cartridge ed entra a far parte di una scalmanata band che movimenterà la sua vita più di quanto avrebbe potuto mai immaginare.
Dal capitolo 4:
"- Come sempre la tua sfiducia è commovente!- sospirò Brian, più divertito che offeso o preoccupato- E se invece portassi buone nuove?
- Tsk! Impossibile!- soffiò Faith, con le palpebre quasi completamente chiuse che davano al suo volto un che di serpentesco- Da quando ti ho conosciuto hai sempre fatto parte di eventi della mia vita che vanno dall’imbarazzante al deprimente, quindi…
- Dovresti essere meno diffidente, sai? Avere fiducia nel prossimo allunga la vita- asserì Brian inzuppando un biscotto nella cioccolata di Faith, che lo lasciò fare, limitandosi a fissarlo accigliata, per poi ribattere, perfida - Non se il prossimo sei tu!"
dal capitolo 7:
"Bramosa di vendetta ringhiò tra i denti e sibilò – Quale parte di “non toccare Puffy” non ti è chiara?
Brian, per niente intimidito dall'atteggiamento aggressivo della ragazza, sorrise e rispose tranquillamente – Ci annoiavamo! Tu eri di là con Abigail, ci avevi abbandonati ed... E' successo! Mi è praticamente saltato addosso, F, non ho potuto resistere! Mica è colpa mia se hai pupazzi maniaci omosessuali!
Faith, rossa dalla rabbia, gonfiò le guance e sbraitò – Puffy non è... E' una femmina, idiota!
Oh- esclamò Brian, palesemente divertito dall'ira della brunetta – Questo spiega molte cose- dopodichè, vedendo che Faith non smetteva di fissarlo con espressione truce prese il peluche e lo posò sul comodino, infine asserì serio – Puffy, sono stato bene con te, ma tra noi non può funzionare. Conserva il ricordo dei nostri momenti felici e... Addio-"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Union Faith



Premessa
Ciao! Sono Francesca, e nelle (molte) ore di scuola noiose ho dato libero sfogo alla mia mente folle concependo questa storia, che ho poi continuato nonostante gli impegni dell'università (non fate Medicina se volete avere una vita!). La mia amica Arianna l’ha letta e le è piaciuta tanto da “puntarmi la pistola alla tempia” per convincermi/costringermi a pubblicarla, e non ho potuto non accontentarla… Spero che piaccia…
NOTA1: molti dei personaggi principali sono ispirati a persone reali, anche se ho estremizzato in modo caricaturale vari aspetti del loro carattere.
NOTA2: questo capitolo è semplicemente di introduzione, serve più che altro a presentare i personaggi, dal prossimo si entrerà nel vivo della storia.





Happy birthday to Faith

Faith Irving era una brava ragazza.
Ottimi voti a scuola (tranne che in Educazione Fisica), figlia unica apparentemente non viziata, la cocca di mamma e papà (soprattutto papà), una buona amica per le sue amiche (quando era di buon umore), buona come il pane (tranne quando era di cattivo umore, che, stranamente, non coincideva quasi mai col ciclo)… Ma aveva un acerrimo nemico che ogni giorno faceva sentire i merda lei e mandava fuori di testa chi le stava vicino: lo specchio!
Anche quella sera ci era riuscito benissimo: Faith si sentiva sempre più di merda mentre si guardava allo specchio e sua madre stava per finire in manicomio continuando a starle dietro.
– Faith, cucciolo, sei tanto una bella ragazza, non capisco perché devi maltrattarti così.
– Io non mi maltratto, semplicemente vedo quello che i tuoi occhi di mamma si ostinano a non vedere: la realtà!
E quale sarebbe questa realtà, scusa?
Faith stava per risponderle a tono quando si aprì la porta di casa Irving e la voce del padre i Faith, il dottor Irving, echeggiò nell’ingresso (– C’è qualcuno in casa?) e Faith lasciò perdere la madre per correre a salutare il padre.
– Ciao papà, come stai?
– Stanco. Ma ho una cosa per te! – esclamò felice tirando fuori dalla borsa di lavoro una tenerissima tartarughina di cera per darla a Faith, che battè le mani felice, ringraziò il padre, prese la tartarughina e corse ad aggiungerla alla sua collezione iniziata sette anni prima; Mrs. Irving, nel vedere un nuovo elemento aggiungersi alla ormai straripante collezione della figlia, si mise una mano sulla fronte e disse la frase con la quale accoglieva ogni nuova tartaruga:
– Vediamo il lato positivo: almeno abbiamo risolto il problema delle bomboniere per il tuo matrimonio.
– Fuori di qui devo vestirmi prima che arrivino Abby, Bridge, Liz e Ash… Ah, a proposito, sistema il bagno perché non so dove Liz avrà l’ispirazione per truccarmi!
– E io non so se ho l’ispirazione per pulire!
– Che madre inutile che sei!
– Pulisciti il bagno da sola, allora.
Faith fece la linguaccia alla madre mentre se ne andava sbattendo la porta, e affrontò la giungla chiamata armadio (perché la madre si lamentava sempre dello stato del suo armadio ma la riempiva di vestiti) cantando. Faith adorava cantare, e in passato si era anche iscritta ad alcuni concorsi, ma non si era mai presentata perché si vergognava di cantare in pubblico, anche se il suo più grande sogno sarebbe stato cantare in una band (la ragazza era una contraddizione vivente!).
Dopo una mezz’ora di ricerca infruttuosa urlò:
– Maaaaaaaaammaaaaaaaaaaaa!
– Che c’è? Ti è successo qualcosa?
– Ecco io… Sarò maggiorenne tra un’ora, 35 minuti e 35 secondi, ma sono ancora incapace di vestirmi senza la mamma…
– Oh Signore! E io che credevo fosse una cosa seria!
– Questa è una cosa seria. Stasera è il mio compleanno e voglio tutti gli occhi puntati su di me, nel bene o nel male!
– Megalomane – mormorò con un sorriso la dottoressa Inving.
– Che hai detto?
– Non preoccuparti cucciolo, ora ti aiuterà la tua mamma.
Mrs. Irving si inoltrò nella giungla chiamata armadio di Faith alla ricerca di qualcosa che potesse piacerle, e disse:
– Non capisco come mai in questa giungla di vestiti non sei riuscita a trovarne uno che ti vada bene.
– Non sono i vestiti, sono io che non vado bene!
– Ancora con questa storia? Avanti, sentiamo: cos’hai che non va?
– Vuoi l’elenco completo o ti basta qualche stima? – chiese sarcastica Faith, e, non avendo ricevuto risposta, iniziò ad elencare tutti i suoi (veri e presunti) difetti.
– Allora, vediamo… Ah si: ho almeno 20 chili di troppo…
– Che esagerazione, saranno al massimo 10!
– Hai detto niente? Poi: ho le cosce chiatte e cellulitiche…
– Un pochino di cellulite sulle cosce, e solo perché non ti curi.
– Hai detto niente? Poi: ho i capelli mosci che appena c’è un po’ di umidità sembrano spaghetti al nero di seppia, la pelle grassa quindi una volta al mese mi spuntano almeno un paio di bon bon in faccia…
– Potresti coprirteli col trucco.
– Sai che non so truccarmi.
– Puoi imparare.
– Hai detto niente? Poi: ho le gambe pelose.
– Depilati più spesso.
– Mi scoccio. Poi: le braccia mosce…
– Basterebbe che facessi un po’ di ginnastica.
– Hai detto niente? Poi: ho il culo grosso e basso…
– Ma dove lo vedi?
– Lo vedo, punto. E poi, ahah, e poi… Ho un paio di abnormi pagnotte a levitazione naturale!
– Sai che molte donne pagano per avere le tue… Pagnotte?
– No, le donne pagano per avere il seno più grande, non enorme in maniera abnorme!
– Ma il tuo non è enorme, è proporzionato!
– Sarà tutto quel che vuoi, ma io sono una neodiciottenne, non una pornostar, e queste… Cose… Mi danno fastidio!
– Se ti danno così fastidio allora perché invece del viaggio non ti sei fatta regalare la mastoplastica come la figlia di quel collega di tuo padre?
– Perché io non sono una psicotica da neuro, io ho un problema serio! Guarda che il seno troppo enorme porta difficoltà a trovare reggiseni della taglia giusta, il che porta ad un calo di autostima che può portare alla depressione, e il peso di due pagnotte di questa portata causa scoliosi, che porta mal di schiena, e poi da vecchia avrò due pagnotte in caduta libera che mi arriveranno all’ombelico e non è bello da vedere!
– Come dici tu… – si arrese la madre alzando gli occhi al cielo. – Io resto dell’idea che sei una bella ragazza che si ostina a vedersi brutta ed è troppo pigra per fare qualche piccolo sforzo per migliorarsi.
– Ma allora ho parlato al muro!
– Sono sicura che ha ascoltato molto attentamente – commentò stancamente la madre. – Ti piace questo con queste? – aggiunse mettendo sul letto di Faith un vestito e le scarpe da abbinare, ma Faith lo bocciò implacabile (fortuna che a scuola doveva indossare la divisa altrimenti sarebbe arrivata a mezzogiorno), e, per quella che a mrs. Irving parve un’eternità, ne bocciò molti altri.
Dopo un po’, mrs. Irving perse la pazienza e la lasciò sola a frugare nel suo ripostiglio-armadio; dopo dieci minuti Faith uscì dalla sua stanza con in braccio un vestito viola senza spalline,con un nastro nero sotto il seno e un fiore sul petto, abbinato a un paio di decolletes nere a punta tonda con un fiocchetto davanti; solo allora disse:
– Credo che metterò questo!
– Non ti pare un po’ troppo elegante? Insomma… Non sai neanche dove ti porteranno!
– È il mio compleanno, stasera posso permettermi persino di andare in un’arena di motocross col vestito che mi ha regalato nonna l’anno scorso. E poi ricorda che so dove mi porteranno, ma loro non sanno che io so, quindi…
– E cosa dovresti sapere, scusa?
– Che stasera andiamo alla serata di musica house di un amico del buzzurro di Bridget!
– E invece dove ti portano?
– Al Cinnamon Club!
– Wow, si trattano bene le tue amiche!
– Già…Credo che mi strafogherò per bene per poi passare domani a piangere sui miei chili di troppo…
– Faith! Ora basta!
– Vado a vestirmi – annunciò la ragazza solenne, e, appena ebbe indossato il vestito e aggiunto un coprispalle (perché sempre dicembre era) e le scarpe, si stravaccò sul letto e attese che qualcuno bussasse alla porta; l’appuntamento era alle 9 p.m., quindi non si stupì di sentire il campanello trillare alle 9 p.m. spaccate, e si precipitò ad aprire alla sua amica e virtual sister Abigail Venter, la fece accomodare e disse un paio di cose sul suo vestito rosa da bambolina, colle ruches, il voile e tutto il resto.
La salda amicizia tra Abigail e Faith era un mistero che nessuno era riuscito a svelare: Faith era una brava ragazza… coll’anima nera come la musica che ascoltava (che Abigail schifava); Abigail era una brava ragazza… amante del rosa, del pizzo, dei fiocchi e delle gonne (tutte cose che Faith detestava). Un normale essere umano avrebbe faticato a capire come due persone così diverse potessero essere così amiche, ma Faith e Abigail non erano persone tanto normali, quindi…
Dopo circa 20 minuti arrivarono Ashley, Elizabeth e Bridget, quest’ultima accompagnata dal suo ragazzo, che lei chiamava “l’Amore miooo” e le sue amiche “il Buzzurro” (e non a torto: la madre di Faith dovette salutarlo colla testa girata per non scappare via di fronte a cotanta fetenzia).
Appena si fu seduta Elizabeth disse che doveva rifarsi il trucco (per nulla rovinato)e scappò in bagno; quando ebbe finito chiamò Faith in “sala trucco”, e la tenne sotto per quasi un’ora prima di essere soddisfatta del suo lavoro: Elizabeth era una maniaca di trucco e parrucco, non usciva mai di casa con un capello fuori posto (addirittura per prevenire una simile eventualità si portava sempre appresso nelle sue innumerevoli borse di Hello Kitty un kit di pronto soccorso capelli e trucco), si agghindava come se dovesse partecipare all’Oscar anche quando andava a fare la spesa, sempre ingioiellata come una matrona romana, e parlava come una professoressa di letteratura inglese dell’Ottocento (quando non parlava francese).
Quando a Faith fu finalmente concesso di ammirarsi allo specchio quasi non si riconobbe: ma quanto trucco le aveva messo in faccia? Sembrava un uovo di Pasqua! Ovviamente Elizabeth fraintese la sua espressione e esclamò soddisfatta:
– Ebbene si, devo ammettere che ho davvero fatto un lavoro eccellente. Questo maquillage est marveilles!
– Non so cosa hai detto ma… ok. Ora andiamo di là che è quasi un’ora che mi tieni segregata qua dentro.
– A volte la bellezza necessita di tempo per venire allo scoperto e rifulgere della sua luce!
– Se lo dici tu… – rispose Faith poco convinta mentre andavano in salotto dove stavano Abigail seduta composta che controllava lo stato delle unghie smaltate, Ashley seduta normale che si massaggiava la gamba recentemente contusa in un incontro di karate e Bridget in braccio al Buzzurro (che da solo pesava 110kg) che facevano i piccioncini (ma dov’era la severa austerità germanica di mrs. Irving quando serviva?), poi disse:
– Io sono pronta, possiamo andare.
– Finalmente, ‘sto divano è il più scomodo che ho mai poggiato le mie chiappe! Ma dove lo avete preso?- rispose il Buzzurro cafone come sempre, e Faith, uscendo, sussurrò all’orecchio della madre:
– Disinfetta la copertura del divano mi raccomando
La donna rise, raccomandando alla figlia e alle amiche di divertirsi, poi le cinque ragazze e il Buzzurro sparirono oltre la porta dirette verso una serata esplosiva.

Il Cinnamon Club era un locale etnico molto raffinato e rinomato, e non appena ci mise piede Faith mormorò:
– Vorrei diventare maggiorenne tutti gli anni! – prima di aggiungere a voce alta – Ma… E la serata house?
– Ma quale house e house, ti abbiamo fatto una sorpresa dicevi sempre che volevi venire a mangiare qui!- rispose Bridget, che li guidò al tavolo e diede violentemente di gomito al Buzzurro perché facesse il cavaliere e aiutasse la festeggiata a sedersi, ma lui le diede una dolorosa gomitata nelle costole di risposta e chiese:
– ‘Cazzo vuoi stronza? – facendo voltare scandalizzati la coppia con bambino del tavolo accanto e i non più verdissimi invitati ai 50 anni di matrimonio di una coppia di arzilli vecchietti, ma Bridget, armata di santa pazienza, disse a bassa voce:
– È il compleanno di Faith, sii carino, aiutala a sedersi! – rispose lei per nulla turbata da come il suo ragazzo l'aveva appena appellata.
– Aiutare Faith a sedersi? E perché? Le fa forse male il culo? Irving, non sapevo hai le emorroidi, a saperlo invece di una culottes ti prendevamo delle supposte! – fu la risposta del Buzzurro, che ebbe anche il coraggio di chiedere, vedendo Faith diventare rossa e coprirsi il viso come anche le altre – Beh? Che c’è? Ah ho capito, sei arrabbiata perché le ho rovinato la sorpresa! Ma tanto prima o poi l’avrebbe scoperto scartando il regalo, no?
– Sediamoci per favore – disse perentoria Faith, incazzata perché quel buzzurro cafone le stava rovinando la festa. Fortunatamente il momento dello scartamento dei regali lo zittì per un po’, e tirò di nuovo su di morale Faith, che si beccò un paio di culottes di pizzo nero dall’aria scomodissima da Bridget e Buzzurro, un paio di orecchini da Ashley e Elizabeth e una borsa stupenda da Abby. Ringraziò felice e arrivò un cameriere che diede loro i menu chiedendo cosa volessero bere; tolta Abby, che era astemia, ordinarono tutti bevande alcoliche, ma quando anche Faith disse che per il momento volva solo della Coca Cola Bridget esclamò scandalizzata:
– Ma Faith! Non puoi prendere una Coca Cola proprio stasera! È il tuo compleanno, devi festeggiare per bene! E poi non puoi rinunciare alla soddisfazione di bere il tuo primo cocktail legale! – tutti quelli che si trovavano al tavolo, cameriere compreso, impallidirono, e Bridget, resasi conto di cosa aveva detto, cercò di riparare dicendo imbarazzata- Non che abbia mai bevuto cose illegali, ovvio! Era così per dire…
– Infatti… Però mi corregga la Coca Cola!
– Un Jack e Coke la va bene?
– Perfetto grazie!
Il cameriere andò a servire la famigliola al tavolo accanto e Faith e amici scelsero che mangiare. Il Cinnamon era divertente anche perché i piatti avevano nomi di Paesi e bandiere ed erano una sorpresa, perché non si sapeva cosa ci fosse dentro se non eventuali allergeni (ad esempio indicavano la presenza di latte e derivati etc).
Quando tornò il cameriere e chiese cosa volessero ordinare Faith prese il “Real Espana” Abby “La bandiera del Sol Levante”, Elizabeth “Ellas”, Ashley dopo un po’ di indecisione imitò Abigail e il Buzzurro pensando di fare il figo - Siccome siamo dei veri Inglesi di Inghilterra, non come voi estremofiche (– Esterofile – sussurrò Elizabeth a denti stretti), io e la mia ragazza prendiamo la Stars and Stripes!
– Come scusi?- chiese il cameriere, e Bridget, cercando di rimediare all’ignoranza patologica del suo ragazzo, disse:
– Stava scherzando,ovviamente, lo sanno tutti che la bandiera inglese è la Union Jack, vero amore?
– Fanculo troia, ho detto Stars and Stripes e quella sarà! Hai capito? – disse minaccioso al cameriere che non si degnò neanche di rispondere e andò via, mentre la famigliola al tavolo accanto e i vecchietti dei 50 anni di matrimonio si voltarono di nuovo scandalizzati.
Faith fu sollevata nel constatare che il Buzzurro taceva almeno durante i pasti, lo fu meno nel constatare che lui e Bridget avevano finito da soli otto cocktail e due bottiglie di champagne… e non erano neanche arrivati al secondo!
Dopo la megalattica torta a forma di croce celtica il buzzurro propose di porre fine a quel mortorio e andare in un posto “che non puzzasse di vecchio” (facendo ovviamente voltare scandalizzati i vecchietti del tavolo vicino per la terza volta), ma Bridget chiese di restare ancora un po’, giusto il tempo di rimettersi in piedi, e Faith, viste le sue condizioni pietose (inevitabili dopo tutto l’alcool che aveva ingurgitato), non potè fare altro che acconsentire; poco dopo la natura chiamò Faith,che dovette rispondere, facendosi accompagnare da Abby (perché tutte le ragazze normali vanno in bagno accompagnate), e al suo ritorno ebbe una bella sorpresa: sfuggita al suo controllo Bridget si era messa accanto al bambino del tavolo accanto, fissandolo come fosse il demonio, spaventandolo a morte, poi, come se non bastasse, aveva anche iniziato a strattonarlo per la camicia dicendo con la voce di una che aveva bevuto troppo:
– Sei tu il bambino dell’esorcista, vero? Si sei tu! Ammettilo demonio! – spaventando quel povero bambino ancora di più. Non contenta, sentendosi male, non trovò luogo migliore per vomitare che… il piatto del bambino, che si mise a piangere, ma Bridget, come nulla fosse, esclamò solenne – Morirai a quindici anni piccolo demonio! Hai capito? Eh?!?
Stava per aggiungere altro ma la buttarono fuori dal locale, e con lei anche le sue amiche, nonché il Buzzurro (con sommo piacere di un certo cameriere).
Una volta fuori dal locale Faith dovette chiamare un taxi perché il tasso alcoolemico dell’unico patentato era ben al di sopra del limite legale, e era sicura che avrebbe dovuto pagare dei danni a qualcuno, e anche se così non fosse stato, comunque avrebbe avuto quel povero bambino traumatizzato sulla coscienza
Ma ne era valsa la pena, aveva avuto davvero un compleanno indimenticabile!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Serpentina