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Autore: MangakA_BakA    07/03/2010    1 recensioni
Rimango immobile ad osservare assorta l’uomo in preda alle convulsioni finché non smette completamente di muoversi, e il respiro lascia del tutto il suo corpo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cronaca di un omicidio.

 

Rovisto ferocemente nell’ennesimo cassetto, senza curarmi molto della confusione che creo in quel perfetto ordine, che, senza dubbio, doveva aver richiesto anni per essere messo a punto.

Devo fare in fretta, non so per quanto ancora Jeff rimarrà svenuto.

 Lui è il mio patrigno: quando avevo dieci anni i miei genitori hanno divorziato.

Niente di così tragico: conoscevo un sacco di altri bambini che avevano i genitori divorziati, inoltre i miei avevano fatto di tutto perché realizzassi gradualmente ciò che stava succedendo, in modo da non subire uno shock.

I problemi erano arrivati dopo, quando mia madre si era risposata.

Con Jeff, il notaio. A me non piaceva lui, era troppo gentile troppo perfetto, ero convinta che dovesse per forza avere qualcosa che non andava, che nascondesse qualcosa, ma ero solo una ragazzina di 13 anni e non avevo voce in capitolo. Naturalmente avevo ragione.

Erano passati appena tre mesi dal matrimonio, quando Jeff abusò di me per la prima volta.

Non mi opposi neanche, avevo troppa paura per farlo, e poi sarebbe stato inutile, vista la mia stazza pressoché insignificante.

Da allora sono passati circa tre anni. Mia madre sembra non essersi accorta di nulla, ma ogni volta che lei non è in casa e siamo soli, il notaio si diverte ancora a torturarmi.

Ormai è diventato quasi semplice sopportare: basta pensare ad altro. Chiudere gli occhi ed allontanare la mente il più possibile dalla realtà di ciò che sta succedendo, e il tempo passa in fretta, quasi senza che me ne accorga.

Ma oggi non è così. Oggi è diverso. Quando mia madre è uscita di casa, Jeff è arrivato in camera mia come al solito, ma non l’ho lasciato fare stavolta. L’ho colpito. L’ho colpito alla testa con la lampada che mi ha regalato lui a Natale.

Poi mi sono inginocchiata accanto a lui: era svenuto, ma ho preferito legargli ugualmente le mani con una cintura. Quindi mi sono fiondata in camera sua.

So che tiene un coltello nascosto in quella stanza. Uno di quelli grandi, da caccia, con il manico di legno.

 Il problema è che non ho idea di dove sia, e sono almeno dieci minuti che sto ribaltando tutti i cassetti della stanza in cerca di quel maledetto coltello.  Richiudo l’anta di un armadio con un pugno e mi dedico al cassetto del comodino. Un luccichio sul fondo attira la mia attenzione. Eccolo lì. 

Lo afferro per il caldo manico di legno, e mi sento già molto più calma, più sicura. 

Mi perdo qualche secondo ad osservare la lama d’acciaio, che brilla alla debole luce artificiale della lampada, ma vengo distratta da dei gemiti di dolore, che mi fanno trasalire: Jeff si sta svegliando.

Torno di corsa in camera mia, e lui è ancora lì come l’ho lasciato, che si trascina faticosamente a terra come un pallido verme, rivoli di sangue gli scivolano lungo la fronte.

Il suo viso è deformato dal dolore e mi guarda terrorizzato, mentre il suo sguardo indugia qualche attimo sul coltello nella mia mano.  Mi inginocchio accanto a lui e gli alzo la testa, prendendolo per i capelli. Lui digrigna i denti per il  male.

<< Jenny… >> geme, con voce roca. 

Io lo ignoro e gli appoggio la lama contro la gola, senza premere troppo.

Devo essere impazzita. Ho spesso sognato di ucciderlo in questi anni, di liberarmi di lui, ma non avrei mai pensato che l’avrei fatto veramente.  Eppure ora lo so. So che lo farò, come se non avessi più alcuna alternativa. Chiudo gli occhi, nel tentativo di dare ordine a tutti i pensieri che mi hanno assalita e che mi stanno facendo scoppiare la testa.

<< Jen, ti prego… >> 

Potrei rimanere ore ad ascoltare la sua voce disperata che mi supplica di risparmiarlo, di non ucciderlo, ma, lanciando uno sguardo all’orologio, mi rendo conto che è piuttosto tardi, e tra poco tornerà mia madre.

Mi basta un solo colpo secco per tagliargli la gola, e in un secondo il sangue inizia ad uscire a fiotti dalla ferita, inondandomi la maglietta. Jeff boccheggia, sputando il caldo liquido rosso ovunque per la stanza.

Gli schizzi continuano ad arrivare anche addosso a me, ma non mi sposto di un centimetro: rimango immobile ad osservare assorta l’uomo in preda alle convulsioni finché non smette completamente di muoversi, e il respiro lascia del tutto il suo corpo. 

Il coltello cade a terra con un tonfo e sento il rumore della porta d’ingresso che si apre, mia madre che entra in casa. I suoi passi, la sua voce che urla quando arriva in camera giungono ovattati alle mie orecchie, e non me ne curo minimamente. È un giorno importante oggi. Oggi ricomincio a vivere.

 

NdMe- allegria! Ahahahah questo era il mio tema in classe gente! Piuttosto macabro eh? Ahahahaha il prof era abbastanza perplesso ha detto tipo che non mi guarderà più con gli stessi occhi dopo questo tema…XD ma non è colpa mia se l’incipit ispirava cose strane eh…u.u ahahah! Anyway ditemi cosa ne pensate se vi va… byebye! *-*

   
 
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