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Autore: Opalix    08/03/2010    24 recensioni
PARADOSSO DI KIERKEGAARD: Se ti sposi, te ne pentirai. Se non ti sposi, te ne pentirai lo stesso.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14: FLY ME TO THE MOON

23 Dicembre, antivigilia di Natale

“Ginny per amor del cielo!”
Ginny girò la testa verso la direzione dalla quale aveva sentito arrivare la voce.
“Che c'è?!?” chiese allargando le braccia. In fondo mica stava facendo niente: erano almeno venti minuti che se ne stava immobile di fianco alla finestra dell'ufficio di Hermione... si certo, era cieca e non poteva certo guardare fuori, ma le piaceva la sensazione del vetro freddo e appannato vicino al viso. La aiutava a pensare. Non è che stesse disturbando.
“Ormai è una settimana che passi qui tutti i pomeriggi, per Merlino! Quando pensi che finirà questa storia?!?”
“Oh, devo essere così fastidiosa mentre me ne sto zitta in un angolo! Qui c'è silenzio!
“Ginny, sappiamo perfettamente tutte e due che non sei qui per il silenzio!”
“Ah no? Vuoi provare tu a riflettere su qualcosa con mia madre che ti ronza attorno?”
Hermione annuì in silenzio dovendo ammettere, almeno a se stessa, che Ginny non aveva tutti i torti... ma non era quello il punto.
“Andiamo, Ginny, dal tempo che te ne sei stata qui ad appannare il vetro avresti potuto riflettere sull'Iliade intera e vedere già Ulisse sulla strada di casa.”
“Ho bisogno di prendere in tranquillità una decisione importante,” disse Ginny, con un certo sussiego.
“No, tu hai bisogno di parlare con Draco e te ne stai qui ad aspettare che lui abbia bisogno di parlare con me per poter fingere che ops, capitavi qui per caso.”
“Non è vero!”
“Oh, si che lo è.”
“No. E comunque, visto che ti do tanto fastidio, adesso me ne torno a casa.”
“Ginny, piantala di fare la bambina!”
Ginny si appoggiò alla parete con la mano, facendo cadere una cornice con la fotografia di Ron e Rose in riva al mare.
“E che dovrei fare allora per convincerti che ho solo bisogno di pensare?” chiese, stizzita.
“In effetti potresti smetterla di pensare e fare qualcosa,” la rimbeccò Hermione, agitando la bacchetta per far tornare integro il vetro della cornice.
Ginny fece uno strillo esasperato, “che cosa?!? Cristo santo, COSA!”
“Chiamalo tu! Va da lui, mandagli una lettera... ma fa qualcosa! Se vuoi litigare ancora con lui, fallo! Ma almeno non startene qui a farti crescere la muffa sotto le scarpe mentre potresti mettere fine a questa agonia, in un modo o nell'altro!”
La rossa aprì la bocca e la richiuse un paio di volte, prima di brontolare a mezza voce, “beh, grazie per il chiaro e inequivocabile consiglio. In pratica non mi hai detto nulla.”
“Tesoro, devo ricordarti che l'ultima volta che mi sono permessa di ficcare il naso nei fatti tuoi ho combinato, come Harry mi ha fatto più volte notare, un completo casino?”
“Si ma...”
Hermione la prese per mano e la fece sedere sul divanetto in fondo allo studio, vicino al caminetto.
“Ginny, tu non parli, non dici niente a nessuno, non posso sapere cosa provi per lui... come potrei darti un consiglio se non ho la più pallida idea di cosa senti?”
“Non è quello il punto.”
“Ah no?”
Il viso di Ginny si addolcì un poco, come colpito da un pensiero troppo emozionante per restare chiuso dietro al muro dei suoi occhi vuoti.
“Tu non sai come mi ha fatto sentire...” sussurrò, “era così reale. Non potrò mai sapere fino a che punto è in grado di fingere quella sincerità.”
“Nessuno lo può sapere.”
“Si, lo ha detto anche lui...”
“Ginny, Malfoy potrà essere un arrogante imbecille, e su questo non ho il minimo dubbio, ma non è propriamente scemo. Tutto quello che posso dirti è che credo che lui ti ami... chiunque l'abbia guardato in faccia mentre il tuo nome saltava fuori nel discorso potrebbe dirtelo. Probabilmente tu sei stata l'unica cosa che non ha, in effetti, pianificato attentamente in tutta la sua vita. Lo sai, la tua famiglia potrà anche non approvare, ma...”
“Ma che si tirino tutti un'Avada Kedavra in fronte...” brontolò Ginny a mezza voce.
Hermione scoppiò a ridere.
“Precisamente. Solo tu sai quello che conta per te, nel tuo cuore. Ginny ora fammi il favore di toglierti dai piedi, così posso finire di lavorare senza la tua ansia che rende l'aria irrespirabile. Devo tornare a casa ad aiutare Rose a decorare l'albero.”
Ginny si irrigidì, piccata.
“Io non sono ansiosa!”
“No, infatti: sei soltanto ansiogena. Malfoy è sicuramente nel suo ufficio a quest'ora, perciò entra in quel camino e sparisci.”

Osservazione di Renard
L’amore è come una clessidra: quando si riempie il cuore, si svuota il cervello.

Draco, in effetti, era nel suo ufficio.
Questo però non significava che le faccende che doveva sbrigare prima di Natale stessero procedendo più di tanto: il mucchio di corrispondenza che ingombrava la sua scrivania non si era abbassando di un millimetro nelle ultime tre ore. La penna prendiappunti ronfava sonoramente appoggiata al calamaio.
Draco stava martoriando con la punta del tagliacarte il legno pregiato della scrivania, lo sguardo pensieroso fisso sul piccolo albero di Natale che adornava lo scaffale di fronte a lui – lucette multicolori che si accendevano a intermittenza, gioiose e insistenti, come ad offrire un pestifero contrappunto al suo umore mesto e malinconico.
Prese la bacchetta e, con aria truce, fece apparire un piccolo, scintillante puntale argenteo sulla cima dell'alberello, evidentemente ancora incompleto.

Un sonoro pop! annunciò la comparsa di qualcuno nel caminetto. Draco girò lo sguardo, estremamente scocciato, per vedere chi fosse così maleducato da apparire nel suo ufficio privato senza annunciarsi. Con la bocca aperta, l'insolenza che stava per uscirgli dalle labbra bloccata lì, tra la lingua e il palato, vide apparire la figura minuta di Ginny, avvolta nel suo consunto cappotto nero.

Ginny cercava con le mani il muro del camino, indecisa sul da farsi.
“Malfoy?” chiamò, imbarazzata.
Draco fu al suo fianco in un istante e la aiutò a scendere.
“Draco” la corresse.
Ginny sospirò esasperata, ma le sue labbra si aprirono in un sorriso.
“Come vuoi...”
C'era l'eco di mille parole non dette, là, nella pausa tra quelle poche sillabe casuali... Ogni risposta, ogni rassicurazione che Draco avrebbe voluto sentire era lì, come una scatola piena di scintillanti ornamenti per l'albero di Natale, per un nuovo abete che sarebbe cresciuto e, negli anni, avrebbero decorato insieme...
Forse, un giorno, le avrebbe chiesto di pronunciare a voce alta quelle parole.

In other words: please be true,
in other words: I love you.

L'aveva presa per mano per aiutarla a scendere e ora sembrava riluttante a lasciarla, come se lei avesse potuto sparire se non l'avesse tenuta stretta a sé, ancorata a quel suo mondo finto, fasullo, che soltanto la presenza di lei riusciva a rendere reale.
Non era ancora sicuro di potersi considerare felice che lei fosse venuta.
Ginny era imprevedibile, poco ma sicuro.
Ma Draco, per qualche strano motivo – forse perchè durante la sua miserabile vita era riuscito più volte a salvare capra e cavoli, in barba ai pronostici contrari e ad un Oscuro Signore che lo voleva, nella migliore delle ipotesi, morto – era diventato, crescendo, un uomo dotato di un certo ottimismo.
“Però,” mormorò continuando a guardare, quasi incantato, il viso di Ginny, sul quale balenava un incerto sorriso, “è stato celere...”
“Chi?”
“Babbo Natale.”
Ginny aggrottò le sopracciglia, confusa.
“Non sai che se esprimi un desiderio quando metti il puntale sull'albero di Natale, quello si esaudirà entro l'anno nuovo?”
“E?”
“Beh, è soltanto l'antivigilia. E tu sei già qui.”
Un lampo di emozione passò sul viso di Ginny, ma passò e lei sorrise, maliziosa.
“E chi ti dice che, dopo aver riflettuto, io non sia venuta qui per darti definitivamente il ben servito?”
Lei, che sapeva rendere un sorriso più eloquente di mille stupide parole.
Draco la abbracciò e se la tirò più vicina.
“Non mi interessa: io avevo chiesto solo di poterti rivedere.”
“Oh, in tal caso...” Ginny gli strinse le braccia al collo, “potrei trattenermi il tempo necessario per vedere cosa mi hai regalato per Natale...”
Lei, che sapeva rendere immensamente importante una parola non detta, mentre le sue labbra pronunciavano irrilevanti idiozie.
“Quale Natale?” sussurrò Draco, “questo, il prossimo... quello che arriverà tra vent'anni?”
“Oh, sai, il Babbo Natale della mia infazia è sempre stato piuttosto avaro...” fece Ginny con noncuranza, “ho una lunga lista di desideri da esprimere...”
Draco rise e, quando le sue labbra si posarono su quelle di lei, Ginny sentì che non riusciva a smettere di sorridere.

In other words: hold my hand,
in other words: baby, kiss me.

“Ginny...”
“Ssh, non dire niente: non avevi detto di esserti già umiliato abbastanza? Adesso chiudi il becco e portami fuori a volare.”
“Adesso?”
“Adesso, domani... per i prossimi vent'anni...”
“Sai che c'è una tempesta di neve in arrivo?”
“Con te, correrò il rischio.”

Fly me to the moon
Let me play among the stars
Let me see what spring is like…


EPILOGO: MALFOY'S WAY

24 Dicembre, vigilia di Natale.

Il grande atrio di Malfoy Manor brulicava di vita sotto lo sguardo vigile di Madama Narcissa.
Le chiappe abbronzate di Jackson facevano bella mostra di sé mentre, abbarbicato sulla scala, ridipingeva la parete ovest di un rosso brillante, molto natalizio.
Dalla cappa del camino sbucavano, precariamente coperte da una paio di jeans sdruciti e macchiati di fuliggine, due chiappe altrettanto sode che, con ogni probabilità, appartenevano a uno zelante, nonché prestante, spazzacamino.
Due baldi giovani che, a giudicare dalla bella mostra che facevano del petto nudo e scolpito, non pativano minimamente il freddo dell'inverno, stavano appoggiando due scale a pioli ai lati di un immenso abete collocato proprio al centro dell'atrio e si accingevano a decorarlo con i festoni rigurgitanti dagli scatoloni ai loro piedi.
Il fischiettare allegro del giovane spazzacamino – I may be a tiny chemney sweep... - e il tintinnare delle campanelle che venivano tirate fuori dagli scatoloni e appese alle fronde dell'albero, contribuivano, insieme all'intenso profumo di abete e allo scintillio delle decorazioni, a rendere l'atmosfera festosa e spensierata.
Madama osservava, soddisfatta, il rapido svolgersi dei lavori quando il portone di ingresso si spalancò. Si volse, con l'intenzione di pregare chiunque fosse entrato di venire a disturbarla in un momento più consono, e restò di stucco, trovandosi davanti nientepopodimenochè il suo brillante figliol prodigo, che recava per mano la sua ultima conquista.
“Draco...?” il tono vagamente interrogativo con cui aveva pronunciato il nome dell'amata prole lasciava intuire senza ombra di dubbio il seguito sottinteso: sarà il caso che tu abbia una spiegazione più che soddisfacente per questa improvvisata, Draco caro.
“Mamma,” salutò Draco, inclinando appena la testa, senza staccare gli occhi da quelli gelidi e calcolatori di sua madre, “ti presento Ginevra Weasley.”

Narcissa scrutò entrambi i ragazzi per alcuni secondi che sembrarono eterni, per poi soffermarsi sul viso del figlio, il cui sguardo rispondeva al suo con una nuova fermezza, da uomo cresciuto.
Una battaglia mentale, un gioco a chi dei due sarebbe riuscito a rendere quel grigio delle iridi sempre più simile al colore degli aghi di ghiaccio che decoravano le grandi vetrate.
Ginevra Weasley.
Era una scelta di Draco, così come lo era stata Pansy, ma negli occhi del ragazzo che, un giorno di tanti anni prima, aveva detto “è ovvio che la sposo, mamma, che altro pensavi?”... no, non c'era quell'intensità, non c'era quella sfida. Quella decisione. Aveva detto “questa è Ginny Weasley”, ma avrebbe potuto dire “questa è la donna della mia vita, la sposerò domani”... il tono e l'espressione sarebbero stati gli stessi.
Draco aveva fatto errori in passato – oh, se ne aveva fatti – e lo sapeva: li conosceva uno per uno, tutti quegli errori così grossi da non poter fare a meno di portarne il peso, li conosceva come Narcissa conosceva il colore e il periodo di fioritura di ognuna delle sue amate rose. Forse in passato era stato un codardo, un irresponsabile, un arrogante e, come lei gli aveva fatto presente più volte e senza remore, uno stupido. Ma ora...

Yes, there were times, I'm sure you knew,
When I bit off more than I could chew,
But through it all, when there was doubt,
I ate it up and spit it out.

Draco mantenne lo sguardo alto, gli occhi fermi, fissi in quelli di Narcissa. Poteva vedere i pensieri scorrere veloci, il calcolo frenetico, eppure controllato ed efficiente, che prendeva vita dietro lo sguardo gelido.
Inspiegabilmente, Narcissa abbassò le ciglia truccate e le labbra si incurvarono per un istante, assumendo una piega enigmatica, a metà tra il dolce e l'amaro... come i ricordi di giovinezza, che col tempo sembrano scivolare via tra le dita, inconsistenti come la sabbia più fine.
Forse era stanca: stanca di predisporre la vita, sua e delle persone attorno a lei, in modo da conseguire uno scopo. Stanca di imporre, più o meno sottilmente, la propria volontà. Forse per una volta aveva calcolato che concedere fiducia a quel figlio scapestrato avrebbe potuto essere un rischio non eccessivo.
Forse aveva calcolato che stavolta la sua ferrea volontà avrebbe trovato un ostacolo troppo faticoso da abbattere a picconate.
Forse.

Regrets? I've had a few,
But then again, too few to mention.
I did what I had to do
And saw it through without exemption.
I planned each charted course -
Each careful step…

All'improvviso, successe qualcosa che nessuno dei due Malfoy avrebbe mai previsto.
Ginny ruppe il silenzio, tendendo la mano destra davanti a sé, nella direzione di Narcissa.
“Signora Malfoy, se ha finito di disapprovare in silenzio, direi che potremmo stringerci la mano per preservare almeno un'apparenza di educazione.”

Draco, per poco non si strangolava nel suo stesso respiro.
Senza preavviso, però, Narcissa sfoderò un enigmatico sorriso. Forse Ginny aveva detto la cosa giusta... giusta per cosa, non era dato saperlo. O forse Narcissa, davvero, aveva deciso di concedere a Draco la propria fiducia.
Strinse la mano di Ginny.
“Sono deliziata di conescerti, Ginevra!” trillò, “Sedetevi ragazzi, faccio portare del tea.”

I've loved, I've laughed and cried,
I've had my fill - my share of losing.
But now, as tears subside,
I find it all so amusing.

Considerata la sua estrazione sociale, Draco doveva ammettere che Ginny se la cavava piuttosto bene con l'aristocratichese.
Era riuscita a prendere un tea con Madama Narcissa Malfoy, senza che le perfette maniere da padrona di casa di quest'ultima riuscissero a metterla in soggezione, chiacchierando con lei di mille piccole cose senza, in effetti, dire assolutamente nulla.
Nonostante l'estrema facilità con cui Narcissa avrebbe potuto mettere Ginny in difficoltà sfruttando la sua condizione di non vedente, con grande sorpresa di Draco, Madama si comportò invece in maniera ineccepibile, sfoderando quella delicata cortesia in grado di mettere chiunque a proprio agio, frutto della rigida educazione al galateo a cui ogni ragazza di buona famiglia era sottoposta fin dalla prima infanzia.
“Se gradisci dei pasticcini alla frutta sono proprio davanti a te, Ginevra...” disse Narcissa, quasi distrattamente, come se fosse abituata a fornire a chiunque indicazioni sulla posizione delle vettovaglie sul tavolo.
Mentre lo diceva seguiva con uno sguardo compiaciuto il progredire dei lavori sull'enorme albero di Natale che, sotto i loro occhi, si stava trasformando in una gigantesca accozzaglia di lucette e palline scintillanti.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso nell'atrio un ragazzo aitante, con i jeans strappati e infangati fino a metà coscia, una camicia color kaki altrettanto sporca e un cappello da cowboy dal quale sfuggivano lunghi capelli biondi. Sorreggeva una fioriera colma di meravigliose stelle di Natale, rosse e bianche, che avrebbe richiesto lo sforzo congiunto di due uomini normali per essere trasportata con quella facilità. Stava per appoggiare la fioriera a lato dello scalone quando Madama Narcissa, che dimostrava così di essere sempre molto attenta a ciò che succedeva nella sua casa, espresse il suo disaccordo.
“No, Tristan, per favore...” lo richiamò a voce appena più alta del normale, “quella deve andare in cima alla scala, se non ti dispiace. Qui a pianterreno vorrei le due fioriere grandi con le composizioni di agrifoglio... uno da ogni lato.”
Draco, che dava le spalle allo scalone, si voltò appena in tempo per vedere il caro Tristan assentire con un sorriso obbediente, ricaricarsi in spalla l'enorme vaso con un guizzo più che evidente dei bicipiti scolpiti, e accingersi a collocarlo trentacinque gradini più in alto.
Deglutì rumorosamente il proprio tea, scottandosi l'esofago.
Sua madre, invece di rimproverarlo per la maleducazione, gli rivolse uno sguardo in tralice.
“Almeno questa volta non dovrai preoccuparti per l'avvenenza dei miei giardinieri, no?” gli disse, prima di alzarsi e avviarsi su per le scale, proprio dietro al cowboy.
“Dove vai?” le chiese Draco precipitosamente, spostando lo sguardo atterrito da lei a Tristan e viceversa.
Narcissa si volse, scoccandogli uno sguardo piccato.
“Per tua informazione, ho moltissime cose da fare per organizzare il tuo secondo matrimonio! Mi pare evidente che siamo terribilmente in ritardo se volete sposarvi a capodanno!”
“Ma noi non abbiamo mai detto di...”
Narcissa lo zittì con un gesto distratto della mano.
“Ci sono mille persone da chiamare subito. Il catering farà un sacco di storie per il preavviso così breve, e anche il fioraio... Dio solo sa quanto è difficile trovare orchidee bianche di questa stagione, e con il colore dei capelli di Ginevra è ovvio che il rosa e il viola sono fuori questione. E poi stavo pensando che sarebbe appropriato scegliere un tema profumato oltre all'armonia cromatica, per il ricevimento... sarebbe così innovativo! Oh, ho mille cose da fare… e voi due ragazzi avrete il matrimonio più invidiato degli ultimi vent'anni!”

THE END.

Forse non vi aspettavate un finale così, ma questo è l’unico modo in cui io vedevo la fine della storia! Scusate se ci ho messo tanto, ma ho dovuto consegnare la tesi di dottorato perciò non arrabbiatevi… anzi, fatemi l’in bocca al lupo! ^__^
NdA: la canzone che ho scelto per l’ultimo capitolo è “Fly me to the moon”, mentre quella dell’epilogo è “My Way”, entrambi dei successi di Frank.
Tristan è un omaggio al Brad Pitt di “Vento di Passioni”, che ho rivisto per caso l’altro giorno e non ho potuto fare a meno di vedere nel piccolo harem di Madama.

Mi sono divertita a scrivere questa storia e mi dispiace di essere stata incostante nell’ultimo periodo. Vi ringrazio tutte per avermi seguito e vi mando un grosso bacio! Il bacio più speciale va a Chiara, Euridice e Savannah, le tre Grazie, e a Saty!

Altovoltaggio: grazie! Se Narcissa ti è sembrata il miglior personaggio, spero che questo finale ti sia piaciuto!
Francy70, nefertari83, maricuccia, karyn1986: grazie a tutte, specialmente per gli apprezzamenti su Narcissa, che spero vi abbia colpito positivamente anche stavolta.
Saty: tesoro, sai quanto ti adoro! Un bacione!
Seven: un grazie enorme anche te!
Summer_Black: grazie, sono contenta che quella frase ti abbia colpita!
Vulcania: apprezzo la serietà che metti nel recensire, e ti ringrazio per i commenti sempre puntuali e attenti, ma ti assicuro che, per quanto riguarda la prima questione, devi aver travisato qualcosa. Non vorrei continuare una discussione che ritengo abbastanza inutile, ma non amo che mi si mettano in bocca parole che non ho mai nemmeno pensato di pronunciare: non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di “credermi un’autrice compiuta” anche perché non mi ritengo un’autrice punto (se mai una fanwriter, ma per essere autori bisogna aver pubblicato qualcosa e le uniche pubblicazioni di cui posso vantare la “maternità” si trovano sull’Applied Environmental Microbiology è questo fa di me soltanto una scienziata), né tantomeno che “tutti siano degli emeriti scemi e io l’unica che capisce qualcosa di scrittura”. Di conseguenza, se io devo abbassare la cresta, tu dovresti forse abbassare un po’ il tiro. Io ho solo fatto presente che sono anni che scrivo su efp perciò ho visto discussioni sulla questione IC/OOC (riferite sia a me personalmente sia ad altri fanwriter) andare avanti per più tempo di quanto non fosse consono e non approdare a nulla, quindi la ritengo una questione un po’ sterile. Ho anche spiegato perché, in mia opinione, questa fan fiction non è OOC: non credevo di fare nulla di male. La tua accusa di non sapermi mettere in discussione mi sembra del tutto fuori luogo, anche perché durante gli ultimi cinque anni ho sempre risposto educatamente a chiunque mi abbia mai fatto notare qualcosa che non andava, e ho sempre tenuto in considerazione i consigli di chi recensiva per poter fare di meglio nelle ff successive. Non so cosa ci si aspettava da me perché io dimostrassi di “mettermi in discussione”. Che stravolgessi completamente la fan fiction? Comunque, visto che sono troppo pigra per impuntarmi su qualcosa, ho aggiunto l’avvertimento. Grazie comunque per essere arrivata in fondo a leggere un fan fiction che non ti convinceva del tutto e mi dispiace per il piccolo disaccordo che abbiamo avuto.
Stellina e Sissichi: è molto bello ritrovarvi anche se la storia è già finita!!! Un bacio enorme e un grazie a tutte e due!

   
 
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