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Autore: LaMicheCoria    09/03/2010    1 recensioni
Una raccolta targata Nemeryal sulla coppia GaaLee^^ (Shonen Ai)
#1: "Lee, ti prego..."(Comico-R.Verde)#2: "What Have You Done?" (Drammatico - R. Arancione)#3: "Cattiva Influenza" (Comico - R.Verde - Accenno ShinoTemari)#4: "Istante" (Drammatico; R.Verde; Accenno KankuroShino) #5: "Ma come succede che..?" (Commedia - R.Verde - NejiTen presente) #6: "Ritardo" (Malinconico - R.Verde - Accenno NaruHina)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rock Lee, Sabaku no Gaara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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#6

#6
Titolo:
Ritardo
Genere: Malinconico
Avvertimenti: One Shot – Shonen Ai
Ambientazione: Konoha. Almeno sessant’anni dopo la serie Shippuden.
Musica: Alone Piano Version – Saiyuki Original Soundtrack
Note: Lievissimo Accenno NaruHina
Ringraziamenti: a Silentsky ovviamente, che prima o poi dovrò pagare per tutto il lavoro che fa, Pimplemi_chan per il commento e per gli scleri su MSN e Sushipreocotto_chan per il commento^^ Ringrazio inoltre Pimplemi chan, Seiten Taisei90, Shairah e Sushiprecotto per aver messo la Raccolta fra le Preferite, e Amicamia, Lady Moon, Lusty, meg89 e Pimplemi per averla messa fra le Seguite.

Dedica: Sono due, ma per me valgono per mille! Sono Silentsky e Pimplemi_chan!

 

Le fronde degli alberi vibravano pigre, scosse dal soffio sottile del vento.
I raggi del sole scivolavano scarlatti sul cielo tinto di rosso, posandosi con delicatezza sulla via lastricata del cimitero di Konoha, e le tombe brillavano candide sotto il loro tocco passeggero.
Le lapidi bianche erano circondate da corolle di fiori profumati e da mazzi e corone i cui petali colorati, staccandosi, si erano lasciati cadere sulla superficie levigata; bacchi di incenso odoroso spandevano il loro fumo pungente e dolciastro, abbracciando le tombe fra le proprie spire spruzzate di violetto.
Tutto era immerso nel silenzio e non vi era nessuno a fare visita ai defunti.
Nessuno, tranne un’ombra seduta a gambe incrociate davanti alla tomba di un giovane ninja, caduto molti anni prima durante la sanguinosa guerra contro Akatsuki.
In verità, non era raro che la figura si attardasse lì davanti, il viso rivolto al cielo azzurro, le braccia distese dietro la schiena, i grandi occhi neri scintillanti e le ciocche scure del taglio a scodella scosse dal vento.
Non faceva nulla, non diceva nulla.
Rimaneva fermo, seduto sull’erba, in silenzio.
E aspettava.
Nessuno sapeva cosa, nessuno sapeva il perché.
Nessuno gli aveva mai rivolto la parola, a onor del vero, e alcuni dicevano persino che fosse solo frutto della fantasia dei bambini che venivano ad occuparsi delle lapidi.
C’era stato, però, molto tempo prima, qualcuno che per anni si era fermato davanti alla tomba, spinto da quelle voci insistenti, dal pigolare eccitato di qualche piccolo ninja che raccontava di aver visto l’ombra e di essere quasi riuscito a rivolgerle la parola.
Ma gli anni erano passati, accavallandosi l’uno sull’altro e confondendosi, passato e futuro, presente e ricordo, speranza e delusione, e alla fine, quell’uomo stanco, coi capelli scuri tagliati a scodella ingrigiti dal tempo, si era accasciato ai piedi della lapide, le spalle piegate dall’età e dal dolore della perdita.
Lo avevano deposto con tutti gli onori accanto a quella candida tomba con l’incisione di un fiore di loto posta sotto il simbolo di Konoha.
Il giorno del funerale del povero Maestro privato di ogni speranza, i bambini giurarono di aver visto l’ombra dal taglio a scodella carezzarne la lapide, ridendo e piangendo insieme.
Ma nessuno aveva creduto alle storie di quei piccoli guerrieri.
Era bastato l’esempio del loro amico adulto e piegato dal dolore per dissuaderli dal provare qualche speranza di rivedere, anche solo per una volta, il loro compagno dai capelli neri e le folte sopracciglia.
La fantasia non era reale, come invece lo erano il dolore e la morte. Era inutile rincorrere un ricordo.
La perdita del Maestro lo aveva dimostrato.
Però quella figura c’era.
Era lì.
E aspettava.
Aspettava da molti anni, ma non era impaziente.
Sapeva che prima o poi, la sua attesa sarebbe stata ricompensata, doveva stare solo lì, fermo, immobile, in silenzio, ad aspettare senza fretta.
E in quel tramonto rosseggiante, la sua attese ebbe finalmente fine.
Levò gli occhi verso il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi di ghiaccio comparso d’improvviso davanti a lui, che lo fissava in silenzio.
L’ombra, quieta, sorrise.
-Ti perdono il ritardo, questa volta-

 

Da quella sera, i bambini non videro più ricomparire la figura solitaria davanti alla lapide del Loto.
Dapprima si rattristarono, perché per loro era come aver perso un amico silenzioso che li guardava sempre con un sorriso radioso sul viso, poi si rallegrarono e risero, risero tanto, perché l’ombra dal taglio a scodella aveva finalmente trovato ciò che cercava.
Rideva anche la piccola nipote dell’Hokage Uzumaki, mentre trotterellava verso casa con la manina stretta in quella rugosa della nonna Hinata, che le sorrideva dolcemente attraverso le labbra secche, gli occhi simili a specchi perlati, arrossati per il pianto.
La piccola rideva e la nonna piangeva.

Piangeva, perché solo qualche giorno prima era arrivata al Palazzo dell’Hokage la notizia che il Kazekage Sabaku no Gaara si era spento nel silenzio della sua stanza.

   
 
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