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Autore: mery_wolf    09/03/2010    6 recensioni
[...]Roy se ne rese conto, rincominciò a pensare davvero solo in quel momento, mentre stava sopra Winry, la schiacciava sul letto con tutto il suo peso e lei ansimava in cerca di aria, ma non diceva spostati, mi fai male, fammi respirare, fammi vivere, lasciami libera.
Ansimava e gli prendeva i capelli, gli baciava il viso.
Roy non sopportava più tutta questa adorazione.
[RoyxWinryxEd - Finale]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everything We Need

(But Is Too Late)

 

Somewhere there's speaking
It's already coming in,
Oh and it's rising at the back of your mind.

 

 

Non sapeva bene com’era successo.

Più ci ripensava, più la ragione, le circostanze e i dettagli venivano confusi tra loro.

Avrebbe dovuto considerare quel momento di amnesia totale come una manna dal cielo – spesso gli capitava anche di rivivere gli incubi grazie alla sua memoria fotografica – ma proprio non ci trovava niente di avvantaggiante nel suo frullato di pensieri incoerenti.

Roy fissava il viso candido e assorto; quello che gli ondeggiava per la testa era tipo:

Dovrei andarle più vicino... non è completamente sotto l’ombrello e potrebbe bagnarsi... forse non le importa e vuole prendersi un malanno... ma cosa sta guardando, ora?

Insomma, cose in stile ragazzetto-sfigato-che-non-sa-corteggiare.

Cazzo, una vera vergogna per l’Alchimista di Fuoco.

Avrebbe dovuto darsi un contegno e farla cadere ai suoi piedi con un suo sorriso seducente e invece...

Ma si era rincoglionito, per caso?

Guardando la strada affollata di ombrelli dai colori smorzati dal grigiore delle nuvole che appesantivano il cielo, si rese conto che era caduto un imbarazzante silenzio tra lui e Winry Rockbell.

...

La ragazza aveva finito da un po’ di tempo di chiacchierare amabilmente e accortasi che veniva categoricamente ignorata dall’uomo – ovviamente, da galantuomo qual’era non se n’era accorto, occupato come non mai dalle sue speculazioni mentali – aveva taciuto.

Si erano ritrovati in silenzio, al riparo dalla pioggia sull’uscio di un bar semivuoto che puzzava di cane bagnato, con lo sguardo apaticamente alla “ti pareva che finiva così” e comicamente a disagio.

Oh, di comico c’era ben poco. Ma a guardarli da una prospettiva studiatamente lontana sembrava proprio... divertente.

“Allora”, tentò di rimettersi in gioco, l’ignobile ex-sciupafemmine. “cosa ti va di fare?”

Si sarebbe preso volentieri a calci nel culo, sì, lo ammetteva.

“Non saprei. Lei cosa...”

“Mia cara”, con un gesto dettato dalla spontaneità – o meglio: istinto da donnaiolo alla massima potenza – le posò un dito sulle labbra, ammaliante. “Non c’è bisogno che mi dai del lei.

La ragazza arrossì prontamente. “O-ok.” Poi, con una spinta di intraprendenza. “Deduco che ti faccia sentire più vecchio, dico bene?”

A quel punto Roy avrebbe dovuto incendiarsi tutto di una rabbia scatenata solo dall’insinuazione alla sua età, da parte della bionda. Invece la guardò, tentando di capire se era un modo carino di dirgli che non sarebbe caduta nella trappola dei suoi ammiccamenti da vecchio oppure solo qualche tentativo di scherzare.

Decise di riderci su, anche se nervosamente.

Winry rimase alquanto affascinata dai suoi denti perfetti che si scoprivano in quel momento d’ilarità e soprattutto dal suono della sua voce.

Di questo, Roy si compiacque silenziosamente.

Le porse il braccio e le disse sorridendo: “Ti va se andiamo a mangiare qualcosa?”. Winry restò sorpresa da quella proposta e subito il moro cercò di riparare. “Non in questo locale di così infimo livello, è ovvio. C’è un ristorante, come dire... modesto. È ad un isolato da qui e se andiamo a piedi ci godremo una bella passeggiata; guarda, c’è anche un sole magnifico!” con un gesto elegante indicò la pioggia che cadeva a catinelle dal cielo plumbeo.

Winry cercò di intravedere il sole di cui parlava Roy, assottigliando gli occhi.

Si lasciò scappare un risolino divertito e si chiese se mai avessero fatto bene i fratelli Elric a lasciarla in balia di un uomo così fascinoso.

Ci pensò per un po’, mentre l’Alchimista di Fuoco aspettava ancora una sua conferma.

È solo cortesia: vuole intrattenermi, perché sa che mi annoierei a morte se restassi ad aspettare Ed tutto il tempo, pensò con un moto di fastidio dentro di sé.

Le accadeva spesso di provare questo, quando nella sua mente le parole “aspettare” ed “Edward” si allacciavano, formando un quadretto fastidioso.

Ritornò a guardare quel bell’uomo dai capelli corvini e lucenti ed accettò con un sorriso gioviale.

Per una volta, gettò via le sue paturnie in un angolo della strada e s’incamminò senza pensieri, a braccetto con Roy Mustang.

 

 

Winry si guardò attorno.

A pensarci bene, quel locale era tutto fuorché modesto.

I tavoli erano tutti ovali e disposti per la sala – immensamente grande – con la stessa distanza di venti centimetri per ognuno; ricoperti con una tovaglia di stoffa candida e drappeggiata che non ci si sarebbe mai sognati di trovare in una modesta taverna.

Le luci soffuse, le candele rosse come centrotavola erano la prova inconfutabile che Roy stesse cercando di sedurla.

Tutto questo sarebbe stato ben più lusinghiero se lo avrebbe ammesso... anche davanti a Ed.

Cercò, quindi, di sembrare più naturale possibile quando chiese al cameriere di togliere le candele e sostituirlo, magari, con un nano da giardino o qualunque altra cosa.

Il cameriere se n’era andato piuttosto stordito dalla richiesta della bionda. Lei aveva sospirato.

“Non sentirti a disagio”, le disse Roy, sotto una maschera sorniona. Le parole, però, lasciavano trapelare la sua supplica. “Devo aver sbagliato a portarti qui.”

“Vengo dalle campagne, non ho mai avuto l’occasione di partecipare ad un ballo di gala.” Gli regalò un sorriso, anche se quello che diceva era intriso di acidità. “Non c’è stato nemmeno il tempo di comperare un abito adatto.” Roy non capì e continuò a guardarla negli occhi, incuriosito dal suo modo di pensare. Winry arrossì e si guardò le mani. “Perché, in effetti, è ad un ballo di gala che mi hai portato”.

Finalmente sembrò capire, Roy.

Si guardò attorno e notò che dall’entrata vi era un gruppo di uomini d’affari con le proprie signore, agghindate pomposamente.

Orologi d’oro da taschino, monocoli, tonnellate di cipria, collane strapiene di diamanti – diavolo, veniva la nausea anche a lui, a tutta quella vista.

Sorrise a Winry con dolcezza, scambiando il suo tono di voce per rimpianto. “C’è sempre una prima volta; e sei perfetta così.”

Sfacciata quell’affermazione, ma Winry si limitò a fissarlo con incredulità bambinesca.

Si sorrisero complici – il silenzio regnava senza alcun imbarazzo.

 

You never could get it
Unless you were fed it
Now you're here and you don't know why.

 

Chiacchieravano amabilmente del più e del meno, dopo che avevano esaminato con attenzione il menù senza scegliere alcun pasto.

“Cos’è l’Escargots à la bourguignonne?

Roy rise. “B’è, vedi... Sono, mmh... lumache”.

“Che schifo!” esclamò Winry, a voce alta. “Ma come si fa a mangiarle?”

“Dai, ordiniamo questo, allora.”

“Cosa? Ma scherzi? Non se ne parla!”

“No, signorina. Sarà un’esperienza nuova e sono sicuro che ti piacerà.”

Ridevano a crepapelle, ora, e le loro risa rimbalzavano contro le pareti ed andavano a finire addosso agli uomini d’affari che storcevano il naso.

“Piacermi, addirittura? Ma chi è il pazzo che mangerebbe tale viscidume?”

La risata di Roy sfociò subito in leggera isteria quando si accorse, con somma incredulità, di aver oltraggiato un anziano signore che si stava cimentando nell’assaggiare la pietanza criticata da Winry.

Notando l’espressione del moro anche la ragazza si voltò e, resasi conto della tremenda gaffe, arrossì violentemente cercando di trattenere le risate.

“Dio, Wirny, prega che quello non sia qualcuno dei piani alti dell’esercito...” sennò la sua scalata al potere era assolutamente fottuta.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: le risate della bionda si scatenarono, senza freni, pieni di quell’ilarità cristallina. Un suono che credeva di aver dimenticato.

Era bello ricredersi.

“Oddio! Devo smetterla, mi stanno fissando tutti!” ma continuava a ridere.

“B’è, è meglio che ti fermi subito, altrimenti ci dovrò pensare io...” ammiccò, senza neanche pensarci.

Winry si zittì all’istante, cogliendo perfettamente la sua insinuazione da uomo adulto e vaccinato.

Ma il modo in cui lo guardava la ragazza escludeva a priori l’idea che Roy potesse essere sano – sano di mente.

Come poteva pensare di poter ammiccare così spudoratamente una ragazzina di tale e magnifica innocenza?!

Roy avrebbe potuto essere suo padre. E non era mica una donnetta di strada, lei!

Lei era la preziosissima amica d’infanzia degli...

“Elric...”.

“Come?” s’incuriosì la bionda in questione, al suo sussurro colpevole.

Roy si riscosse. “Ehm, dicevo solo che...!” non seppe cosa aggiungere. Poi trovò una scusa: “Non sapevo se in quanto a rumorosità gli Elric abbiano imparato da te, o tu da loro.”

Lei si asserì tutta d’un colpo. “B’è...” Pensò a lungo a cosa rispondere.

“Credo che io abbia assimilato tutto di loro. Ad esempio il modo in cui Ed guarda il cielo: a volte mi riscopro a guardarlo nella stessa posizione in cui si mette lui. Il modo in cui si lega i capelli, chinando la testa e chiudendo gli occhi.

Tra poco finirò per corrugare la fronte anch’io.” rise senza entusiasmo, lentamente.

Imitò il gesto e poi si fermò. Forse era ridicola, ma poco le importava.

Roy la osservava attentamente, pensando che quello non era altro che un modo per non sentire troppo la mancanza dei due fratelli, quando erano via.

“Quanti particolari.” Osservò lui, serio.

“È diventato più forte di me” Winry piegò leggermente la testa, nell’azione d’incontrare il suo sguardo scuro e fece un sorriso tirato.

Scorse una traccia di Edward Elric, in lei, come un segno sulla pelle che veniva fuori solo se menzionato.

La maniera in cui sorrideva Winry assomigliava incredibilmente a quella di Acciaio quando cercava di essere amorevole e proprio non gli andava giù.

Si chiese se quella ragazza non tenesse un gran peso dentro il petto e non avesse l’urgenza di parlarne con qualcuno per condividerne la fatica di sostenerlo.

 

“Vuoi parlarmene?” la domanda sorse spontanea.

Spontaneità con cui raramente si comportava.

Winry contrasse le labbra rosee e guardò altrove, imbronciata. “Figuriamoci se voglio parlare di un bambino come Ed!”, sbottò.

“Ma io non ti ho chiesto di parlarmi di Acciaio...” oh, non avrebbe dovuto usare i suoi giochetti di psicologici con Winry, ma era una tentazione troppo forte. Lei deglutì, irrigidendosi. “Ma va bene: dì quello che ti senti di dire.”

Quell’azione di bontà non era da lui; ma fatto stava che non avrebbe sopportato di metterla a disagio.

Roy tentava di rendersi più piacevole possibile, per quanto fosse possibile. “Ed è infantile, quindi. B’è, ci si accorge di questo un po’ troppo presto, non credi?” la esortò ancora a parlare.

Winry strinse i denti e ritornò a fissare le sue mani intrecciate.

“Credevo che lo fosse.

Insomma, pensavo che fosse la verità: è un bambino che dopo essere caduto dalla bicicletta piagnucola per essersi sbucciato un ginocchio e continua anche dopo che la ferita si è rimarginata, ma ne è rimasta la cicatrice. Allora inizia a grattare con le unghie su quel punto, cerca di toglierla e non ci riesce. Rincomincia a sanguinare e frigna di nuovo.” Fece una pausa, forse perché si era resa conto di essere stata troppo rude nei confronti di Edward.

“È un esempio stupido da fare, non ci credo più neanche io.

Ho capito che Ed non è più un bambino. Non lo è mai stato completamente, per il peso che porta tutt’ora sulle spalle. Anche più grande del mio.

Non sono capace di capirlo e la cosa più facile, per me, è sempre stata quella di classificarlo come infantile.”

Era un ragionamento abbastanza contorto, ma filava. Filava con un che di amaro.

Winry alzò gli occhi per accertarsi che Roy non si annoiasse, con i suoi discorsi.

“Ti ascolto”, incrociò le braccia al petto, la sua aria era educatamente interessata.

“Ed farebbe di tutto per non sembrare ancora un bimbo.”

“Tremendamente vero”, ridacchiò lui.

Il cameriere si fermò al loro tavolo per chiedere se avessero deciso cosa ordinare. Roy diede un’occhiata all’orologio – le 19.31 – e poi lo liquidò in malo modo.

Fece segno a Winry di continuare ed una scintilla le illuminò gli occhi cobalto. “È più maturo. O forse lo è sempre stato ed io non me ne sono mai accorta... Il suo viso è più adulto e le sue spalle... Sì, l’ho notato da un po’: le sue spalle sono davvero larghe.”

“Quelle di un uomo, insomma.” L’assecondò Roy, annuendo.

“Ma se sua madre fosse morta in tempi migliori, credo che loro due non esiterebbero a riportarla in vita, malgrado la maturità e tutto il resto. Il dolore di perdere qualcuno è tale da non farti rendere conto dell’enorme sbaglio che stai commettendo.

Ecco, adesso, invece, sono convinta di riuscire a capirli meglio. Cioè, anch’io ho...”

 

Nel bel mezzo del discorso che lo aveva portato sull’orlo di una curiosità morbosa, ecco che un fulmine illuminò il cielo e le porte del ristorante di lusso si spalancarono, lasciando entrare l’umidità della pioggia ed una sagoma incappucciata.

I brividi percorsero la schiena di entrambi quando Ed, con il suo solito cappotto rosso – fradicio – fece la sua entrata trionfale e furiosa, mentre fuori il boato del tuono di prima spaccava il cielo.

“Parli del diavolo...”, mormorò Roy, non così sorpreso, oltretutto.

E sì, Edward era comparso come un qualche seguace diabolico di Satana, con quel rosso a fasciargli il corpo e il cappuccio a nascondere la sua espressione.

Tutta la farsa da ragazzo malvagio crollò, quando Ed si tolse il cappuccio e andò verso di loro con un’espressione apprensiva. “Winry!”

Le prese le mani tra le sue, piacevolmente ruvide e gelide.

“Ti ho cercata dappertutto. Temevo che ti avessero rapito, che spavento...!”

“Hai così poca fiducia di me, Acciaio?” lo interruppe Roy, con un sorrisetto obliquo.

Ed lo fulminò con lo sguardo, con un’espressione piena di astio. “Certo che sì! Le pare il caso lasciare Winry in custodia ad un fiammifero inutilmente bagnato?”

Roy evitò con tutte le sue forze di non ritirarsi in un angolino della disperazione e annotarsi nel suo taccuino della trucida verità la frase ‘con la pioggia sono inutile’.

“Se fosse stato per me, l’avrei lasciata al Comandante Supremo in persona, piuttosto che a lei!”, borbottò con un sorriso arrabbiato.

“Che onore.”

“Oh, dai Ed! Ro... il colonnello è stato davvero gentile a prendersi cura di me, dico sul serio! Perché non provi ad essere più garbato, a volte sei davvero un buzzurro!”, gli tirò giocosamente un orecchio e rise.

Ed non fu in grado di ribattere, ma indossò lo stesso il broncio. “Comunque sia, adesso che io e Al abbiamo finito le nostre ricerche in libreria puoi venire in albergo, così mettiamo qualcosa sotto i denti.” Le prese la mano per trascinarla via, ma lei esitò.

“A dire il vero...” iniziò a balbettare, alquanto imbarazzata dalla situazione.

“A dire il vero stavo offrendo una cena io alla signorina.” Completò Roy con un sorriso a trentadue denti scintillanti e perfetti.

Andò a tastare il portafogli nella tasca del pantalone.

“Bene!” s’illuminò Ed, sorridendo esultante.

Sia Winry che Roy lo guardarono sbigottiti, con un grande “EEEH?!” stampato in fronte.

Il suo, era qualcosa che precedeva la tempesta.

Qualcosa di orribile, a detta di chi lo conosceva bene.

“Se proprio insiste, vuol dire che la nostra cena l’addebiteremo sul suo conto!”

...

Roy si rimangiava tutto: quel nano era davvero, ma davvero malvagio!

Con un gesto energico fece alzare Winry dalla sedia e le circondò le spalle con un braccio – quello buono –, protettivo.

La spintonò fuori dal locale, giocoso, mentre lei cercava in un modo e nell’altro di salutare cortesemente l’Alchimista di Fuoco.

Li lasciò andare via, con la stessa espressione che ha un genitore verso i figli che giocano felici.

Da lontano, con una sorta di gratitudine negli occhi – e straordinaria educazione che non era da lui – Edward gli fece il saluto militare, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Roy sospirò, stanco. Il cameriere di prima (ma che gran rompipalle)  con l’aria alla “ti sta bene, vecchiaccio!” gli chiese se la sua amica ritornava. Scosse la testa e il ragazzo dai capelli rossi e le labbra carnose sparecchiò il posto di fronte.

Quando se ne andò, finalmente, Roy poté rimirare la porta chiusa.

, pensò poi. Edward aveva delle spalle davvero larghe.

 

TO BE CONTINUED...

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Note della pseudo-autrice della malora:

OMG una coppia inusuale, eh?! Sorpresi?

Non mi uccidete, plese. ò___ò Credo che sia la cosa più... strana che abbia scritto. E non affermo affato che questo esperimento sia riuscito, come dire... bene. Insomma, non a tutti piacerà. E non so neanche se aver caratterizzato per bene i personaggi. Bhà .____.

B'è, avete presente quando cercate una precisa storia, su un preciso argomento e non riuscite a trovarla? Sì, non a tutti sarà successo, magari sono solo io la scema a cui accadono cose del genre! XD Comunque sia, l'idea di scrivere una RoyxWinry è nata nell'esatto momento in cui mi sono resa conto che nessuno ci aveva scritto sù - oppure sì, ma io non sono stata capace di trovarlo.

Se è così, avvertitemi. Ma visto che non ne ho letta nessuna non potrà essere plagio, indi per cui non la cancellerò. è___é Andrò avanti finchè non la finisco, siccome è molto lunga ed io non ho le idee cristalline.

Nella vita si sperimenta e se non lo facciamo noi, chi altro lo potrebbe fare? Basta, sono già in crisi di mio perchè sò per certezza che non piacerà. Ma ho avuto il mio momento di gloria, sto postando direttamente dopo aver visto in diretta su MTV una puntata di FMA Brotherhood e... ç_____ç Oddio, oddio, oddio perchè questa serie animata mi piace più della prima? XD

Ah sì: il testo della canzone che ho usato è dei Vertical Horizn, Everything You Want. Mia fonte principale d'ispirazione ù.ù

Accetto a braccia aperte commenti, consigli e tutto quello che volete voi. Ma sopratutto pareri.

Vi saluto, gente <3

Wolf.

*Svanisce*

  
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